Blog di Marco Castellani

Mese: Dicembre 2006

Indagando sotto la superficie di Marte…

Marte sta mostrando agli scienziati la sua faccia più “antica”, ben nascosta, finora, sotto la sua superficie. Questo è possibile grazie ad un pionieristico radar di cui è equipaggiato il Mars Express, realizzato insieme dalla NASA e dall’Agenzia Spaziale Europea, ESA…

Osservazioni del primo progetto che riesce ad esplorare un pianeta sotto la sua superficie (grazie ad un radar ad o­nde sonore), suggeriscono fortemente come gli antichi crateri da impatto in realtà non siano visibili in superficie, ma si trovino ormai al di sotto di questa, nascosti dai lisci e regolari pianori dell'emisfero nord di Marte.

La tecnica che viene impiegata per “mappare” gli strati nascosti del pianeta si basa su emissione di o­nde sonore, che penetrano al di sotto degli strati superficiali di Marte.

“E' quasi come avere una visione a raggi X”, ha detto il dr. Thomas Watters del National Air and Space Museum's Center for Earth and Planetary Studies, (Washington), “Oltre a torvare bacini da impatto precedentemente sconosciuti, abbiamo anche potuto confermare che alcune lievi depressioni topografiche del terreno, mappate in precedenza, sono collegate a caratteristiche da impatto”

Studi di come Marte si è evoluta aiutanbo a comprendere anche la storia evolutiva del nostro pianeta. Difatti, alcuni caratteri delle forze al lavoro qualche miliardo di anni fa sulla Terra, sono ben più evidenti su Marte, poiche', sul nostro pianeta, molte tracce sono state cancellate a motivo dell'attività tettonica terrestre, più attiva di quella del pianeta Marte… I risultati di tale indagine sono in pubblicazione sulla rivista “Nature”.

I ricercatori hanno usato il Mars Advanced Radar for Subsurface and Ionospheric Sounding, fornito dalla NASA e dall'Agenzia Spaziale Italiana: un altro piccolo ma importante risultato per la ricerca nel Sistema Solare, in cui il nostro paese ha un ruolo non trascurabile!

NASA-JPL Press Release

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Gli alti monti di Titano…

Le più alte montagne mai viste su Titano, nascoste da un fitto strato di nuvole, sono state appena riprese dalla sonda Cassini della NASA…


“Vediamo un insieme imponente di rilievi, che mi ricorda le montagne della Sierra Nevada negli Stati Uniti occidentali. L'insieme dei rilievi è continuo e si estende per circa 100 miglia”
, ha detto il dr. Bob Brown (University of Arizona, Tucson), leader del team che si occupa degli strumenti per creare mappe nelle bande visibili e infrarossa della sonda Cassini…


NASA JPL Press Release

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Le stelle giganti di Pismis 24…

Il piccolo ammasso aperto chiamato Pismis 24 è nel nucleo della nebulosa NGC6357 nel Sagittario, a circa 8000 anni luce dalla Terra. Alcune delle stelle che ne fanno parte, risultano estremamente massive, ed emettono intensa radiazione in banda ultravioletta…

L’oggetto più luminoso nella figura viene chiamato “Pismis 24-1”. Si pensava in passato fosse grosso come 200 o 300 volte il Sole… Tale stima ne avrebbe fatto l’oggetto stellare di gran lunga più massivo conosciuto nella nostra Galassia, oltrechè (e qui è il problema…!) considerevolmente sopra il valore di massa più grande possibile, secondo la teoria, per le stelle singole, che si aggira intorno a 150 volte la massa del Sole.

Il telescopio spaziale Hubble è riuscito a risolvere il problema, mostrando che tale oggetto in precedenza ritenuto “singolo”, è in realtà un sistema di due stelle, che orbitano una attorno all’altra. Ognuna di queste stelle si ritiene abbia massa intorno a 100 volte quella del Sole: certamente molto, ma non in disaccordo con le teorie dell’evoluzione stellare…!


Credit: NASA, ESA, and J. Maíz Apellániz (Instituto de Astrofísica de Andalucía, Spain)

Le immagini di NGC6357 sono state acquisite con lo strumento “Wide Field” e con la “Planetary Camera” di Hubble, nell’aprile del 2002.



http://hubblesite.org/newscenter/archive/releases/2006/54/

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L’importanza dell’ambiente nell’evoluzione delle galassie…

Utilizzando lo strumento VIMOS montato sul Very Large Telescope (ESO), un team di astronomi italo-francese, ha potuto mostrare come l'ambiente eserciti un forte influsso nella modalità con la quale le galassie si formano e si evolvono…

Gli scienziati, per la prima volta hanno “cartografato” parti molto lontane dell’Universo, mostrando come la distribuzione delle galassie sia essa stessa evoluta considerevolmente nel tempo, in funzione della natura dello spazio intorno alle galassie stesse (un effetto di “ambiente”, potremmo dire)



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Un plot della distribuzione delle galassie nello spazio (Credits: ESO)

Questa scoperta abbastanza sorprendente, pone nuove sfide per le teorie di formazione ed evoluzione delle galassie, chiamate dunque a rendere ragione di queste nuove evidenze… l’influenza dell’ambiente è importante per tutta la “vita” della galassia, e non solamente al momento della sua formazione.

Press Release INAF


Press Release ESO

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C’e’ ancora acqua su Marte?

Alcune fotografie NASA hanno rivelato la presenza di sedimenti chiari visti sulla superficie del pianeta, che sembrano suggerire che nel corso degli ultimi sette anni, sia avvenuto un trasporto di materiale ad opera dell’acqua…

“Tali osservazioni forniscono la più decisa evidenza finora prodotta, di come l’acqua ancora fluisca, in alcune occasioni, sulla superficie di Marte”, ha detto Michael Meyer, a capo del NASA’s Mars Exploration Program.


La forma dei sedimenti evidenziati nella figura (Credits: NASA/JPL/Malin Space Science Systems), sostengono alla NASA, è esattamente quella che ci si sarebbe attesi, se il trasporto del materiale fosse stato causato da un flusso d’acqua.

La scoperta è davvero notevole, ed è stata resa possibile dal confronto fotografico della stessa zona del pianeta, ripresa a distanza di alcuni anni. Se viene confermata, implica ben di più del fatto che vi sia stata acqua liquida sul pianeta, in qualche lontana epoca: implica infatti che al presente, sotto alcune condizioni, si verifichino ancora flussi di acqua sulla superficie di Marte, verosimilmente da acqua che proviene dagli strati interni del pianeta.

Davvero una scoperta incredibilmente importante, per la comprensione del nostro Sistema Solare, ed anche per lo studio delle possibilità che altri pianeti possano costituire un ambiente adatto alla vita!



NASA Press Release

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Grandi o piccoli che siano…

Un articolo appena pubblicato sulla rivista Nature, rivela come i processi all’opera nei buchi neri di ogni dimensione, dovrebbero essere assolutamente gli stessi, e dunque i giganteschi buchi neri “supermassivi” che spesso si trovano al centro di grandi galassie, sarebbero in realtà semplicemente versioni “riscalate” degli assai più piccoli buchi neri galattici…

Per molti anni gli astronomi hanno cercato di comprendere le similarità tra buchi neri di massa “stellare”, presenti anche nella Via Lattea, e i giganteschi buchi neri supermassivi, considerati il motore centrale dei nuclei galattici attivi (AGN).

In particolare, si ritiene che questi tipi così diversi di buchi neri, varino comunque allo stesso modo, forse però su tempi scala diversi, in dipendenza dalla massa del buco nero stesso. Se questo fosse confermato, sarebbe di grande interesse, poichè i ricercatori potrebbero determinare come variano gli AGN su tempi scala cosmologici studiando i buchi neri galattici, la cui magnitudine apparente è assai più elevata (essendo più vicini a noi), e la cui evoluzione dovrebbe pertanto essere ben più rapida.

I risultati di tale promettente studio, vengono pubblicati oggi sulla rivista internazionale Nature. Le osservazioni alla base di tale lavoro sono state condotte utilizzando il “Rossi X-ray Timing Explorer” della NASA e l’osservatorio in banda X di “XMM Newton”


PPARC Press Release

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“Qui base luna…”

La NASA ha recentemente reso pubblici i suoi piani concernenti la costruzione di una “base lunare” stabile entro il 2004…

L’idea allo stato attuale, prevede la costruzione graduale, in diversi anni, di una base stabile in uno dei poli lunari, che ricevono costantemente luce dal Sole, e pertanto presentano minori fluttuazioni di temperatura.

La base inizierà come una costruzione molto piccola nel 2020 ma (sempre secondo i piani della NASA) crescerà progressivamente nel tempo, con la speranza di arrivare a poter ospitare equipaggi per soggiorni di diversi mesi, e a costituire una base di appoggio per le missioni future verso Marte…


http://space.com/news/061204_nasa_moon.html


http://science.slashdot.org/science/06/12/05/0054219.shtml

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N49, la più brillante della Grande Nube…

Il sito di Chandra ospita una suggestiva immagine di N49, la supernova più brillante in banda ottica della Grande Nube di Magellano…

L’immagine è realizzata in falsi colori, tramite una composizione di dati di bande assai diverse, provenienti da diversi telescopi. Questa ci restituisce con un colore blu la parte della supernova più calda, che emette in banda X a motivo del gas a temperatura di qualche milione di gradi, nel centro dell’immagine. Gas assai più freddo, invece, viene mostrato con colore rosso (in realtà emette in banda infrarossa), rilevato dal telescopio spaziale Spitzer.





Credit: X-ray: NASA/CXC/Caltech/S.Kulkarni et al.; Optical: NASA/STScI/UIUC/Y.H.Chu & R.Williams et al.; IR: NASA/JPL-Caltech/R.Gehrz et al.

La cosa interessante, è che dallo studio dei dati si rileva come la gran parte della radiazione in banda infrarossa è generata dal gas caldo, mentre gli astronomi si sarebbero attesi che il contributo dalle particelle di polvere, fosse il più rilevante in tale banda…



http://chandra.harvard.edu/photo/2006/n49/

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