Nell’attesa del lancio, pianificato per domattina poco dopo le dieci, segnalo che sulla pagina di Youtube dell’ESA è stata allestita una interessante playlist con una serie di video esplicativi della missione di GAIA
La lingua è ovviamente quella inglese, ma molti video sono sufficientemente esplicativi anche a livello di immagini. Anzi, devo dire che sono realizzati molto bene. Se non altro, vi consiglio di ammirare il secondo video, vale la pena per avere una idea veloce della missione, e dei suoi obiettivi, davvero ambiziosi. Inoltre si apre con una bella metafora visiva, che unisce i granelli di sabbia alle sterminate stelle, che trovo veramente efficace.
Manca poco, pochissimo. Tre giorni al lancio. Certo è una cosa strana, in un certo senso. Quando lavori per anni sul progetto di una sonda, in qualche modo ti abitui. Ti abitui, intendo, alla percezione che il lancio sia una cosa estremamente remota, assolutamente distante nel tempo. Dici spesso “quando Gaia volerà…” e non puoi non pensare ad un futuro lontano, qualcosa che rimane comunque distante.
Poi il tempo ha questa qualità particolare. Che continua a scorrere. Non so se ci avete fatto caso, probabilmente sì. Anzi, i meno giovani tra noi, anche con qualche apprensione… forse. O forse no. In fondo il tempo che passa ha una sua bellezza. Comunque, piaccia o no, siccome il tempo passa, ormai ci siamo.
Il poster preparato per il lancio di Gaia… (Crediti: ESA)
Di Gaia abbiamo parlato diverse volte, se volete saperne di più sulla sonda che rivoluzionerà la nostra conoscenza della Via Lattea (e di tante altre cose del cielo, dai quasar ai corpi minori del Sistema Solare) vi consigliamo un’occhiata ai nostri articoli passati. Per avere invece le ultime novità – direi quasi, ora per ora – dei febbrili preparativi al lancio, la tappa obbligata è il blog ufficiale, purtroppo disponibile solo nel linguaggio anglofono (per il resto, facciamo noi quel che possiamo).
Così dal blog possiamo apprendere come Gaia sia stata posizionata sul lanciatore (post del 12 dicembre) e finalmente tutti i pezzi siano stati messi a posto per il lancio, accoppiando la sonda al lanciatoreFregat (post di oggi). Come si può evincere anche dall’esame sommario dei post, le operazioni sono state tutt’altro che semplici, implicando lavoro accurato e dedizione da parte del team. Oggi più che mai, il lancio di una sonda del genere è il concretizzarsi della vittoria di una collaborazione internazionale a più livelli, dagli ingegneri del lancio a chi scrive il software di gestione, fino a chi (come noi) si occupa di parti del software scientifico, quello che ha il compito di digerire i dati che Gaia invierà a terra: di questo magari ne parleremo nei prossimi post, andando un pochino nel dettaglio.
Il lancio dunque è previsto per giovedì 19 dicembre ore 9:12:19 UTC (corrispondenti alle 10:12:19 orario italiano). Solo, non mi chiedete perché la data di lancio possa essere precisa al secondo, perché non vi saprei rispondere… 😉
La missione PLATO è una delle tre selezionate dall’ente spaziale europeo (ESA) per lo studio di fattibilità nell’ambito di un programma chiamato “ESA Cosmic Vision” 2015-2025. Lo scopo principale della missione è lo studio di sistemi planetari extrasolari tramite identificazione ed analisi dei “transiti” (il passaggio del pianeta davanti alla sua stella).
PLATO (PLanetary Transits and Oscillations of stars) è arrivata quasi all’esame finale. A metà dell’anno prossimo (giugno 2011) ci sarà infatti la scelta di due missioni da finanziare, in una rosa di tre, tra le quali c’è appunto anche PLATO. Il suo obiettivo è la completa caratterizzazione dei pianeti e delle loro stelle ospiti. Questo implica l’analisi sismica delle stelle attorno alle quali orbitano i pianeti. Tramite PLATO si confida di poter ottenere stime precise di età, massa e raggi delle stelle, che sono parametri importantissimi per ricavare le stesse quantità, questa volta per i pianeti.
Una delle idee portanti del progetto è che tutti i sistemi planetari che PLATO scoprirà potranno essere successivamente osservati da Terra e dalla spazio, con altri strumenti (ecco perché PLATO è stato pensato per rilevare solo le stelle più luminose, ma in un amplissimo arco di cielo). Questo, allo scopo di completare la caratterizzazione dei parametri delle orbite, e definire le proprietà fisico-chimiche dei pianeti e delle loro atmosfere.
PLATO è ideato per cercare pianeti attorno a stelle brillanti. In particolare l’attenzione del progetto è verso pianeti simili alla Terra, ovvero piccoli pianeti in orbite con durata paragonabile ad un anno attorno a stelle di tipo solare.
Una immagine di fantasia di un pianeta in transito davanti alla sua stella (Crediti: NASA, ESA and G. Bacon)
Tra i requisiti scientifici primari sono stati individuati cinque “campioni” di stelle (al momento i cataloghi sono in corso di definizione), per un totale di più di 250.000 oggetti stellari. Il monitoraggio fotometrico è abbastanza lungo (si pensa superiore ai tre anni). Come già accennato, il campo di vista è molto ampio… anzi davvero enorme: superiore ai mille gradi quadrati (per un veloce confronto, si pensi solo che CoRoT copre appena quattro gradi quadrati, e Keplero arriva a circa cento). La copertura di cielo di PLATO è stimata attorno al 42%, davvero un punto di forza per la missione.
L’equipaggiamento osservativo è di tutto rispetto: abbiamo ben 34 camere a largo campo, divise in quattro set di otto camere ognuna. Ogni set punterà la stessa zona di cielo (per massimizzare il rapporto segnale/rumore); in più sono previste due camere “fast” che dovranno fornire informazioni di “colore” raccogliendo la luce in due diverse bande.
Interessante e innovativa (ed anche … rischiosa) l’idea di far svolgere una gran parte di attività di elaborazione dei dati direttamente a bordo della sonda. Questa è di fatto una necessità, perché altrimenti il flusso richiesto di dati verso terra sarebbe così elevato da risultare tecnicamente improponibile. Già così – tra scienza e informazioni di gestione della sonda – si prevede di dover gestire una vera valanga di dati (circa 110 Gbits al giorno)
Nel Progetto PLATO in Italia sono coinvolti numerosi istituti scientifici. Sono oltre quaranta i ricercatori (tra cui il sottoscritto…) coinvolti in questa prima fase del progetto. I maggiori contributi del team italiano si attendono su diversi aspetti: identificazione delle regioni di cielo dove puntare i telescopi, definizione dei cataloghi di oggetti stellari da far “digerire” a PLATO prima del lancio, stima delle capacità fotometriche delle camere, studio dell’attività delle stelle indagate da PLATO, stime preventive del numero di pianeti extrasolari che PLATO potrebbe scoprire… insomma, ce ne è di roba da fare.. sperando che PLATO passi l’esame finale, a metà del prossimo anno.
Auguri PLATO! GruppoLocale seguirà da vicino il tuo percorso verso (speriamo) la realizzazione ed il lancio: a proposito, se tutto va bene, PLATO partirà nel 2018. Sembra lontano ma non lo è. I lavori fervono…
Così, eccomi per la seconda volta a parlare di un soggiorno a Cambridge, sempre per il progetto Gaia dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA). Stavolta c’era da fare parecchio, risistemare le procedure di riduzione dati in vista di una maggiore efficienza. Il giorno si stava all’Istituto di Astronomia, il pomeriggio e la sera si gironzolava per Cambridge, magari con una sosta in qualche pub.
A spasso per Cambridge… 🙂
Arrivare a Cambridge non è cosa da lasciare indifferente il mio cuore. E’ come un anticipo di autunno, ma dell’autunno che piace a me, dove i colori risaltano e si è come attratti da una prospettiva di intimità con il proprio cuore, dalla possibilità che risuoni con la natura, con i parchi verdi, l’aria tersa, che si allarghi nello spazio intorno…
Poi certo, c’è il lavoro, la sua sfida. Le conquiste e le tensioni. La soddisfazione di un attimo, il timore dell’attimo successivo. Discese ardite e risalite. E’ giusto il codice? Va cambiato? Il lavoro fatto finora è adeguato? Lo sto facendo sufficientemente bene? Tante volte mi sono risuonate in testa queste domande (e la risposta dipendeva dall’umore del momento….)
Poi le sere a parlare con i colleghi di Roma, compagni di questa buffa avventura. Capire che ogni persona è un universo, un insieme di giudizi e valutazioni e un punto unico sulla vita e sul mondo. Viene fuori meglio la sera parlando, quando magari si è a stretto contatto per una settimana, che nella routine lavorativa ordinaria. In orario di ufficio si è tutti più trattenuti.
Il contatto discreto con la moglie, come una cornice a tutto quel che succedeva. Due parole al telefono, la sera. I messaggini, più affettuosi del solito, segnali di riferimento per non perdere il tragitto. Seguire il sentiero. Parlavano, anche sotto le parole. Quel che per pudore non veniva scritto a lettere, era comunque chiaro. Dicevano io sono con te, stai tranquillo.
La sera in stanza leggevo qualche pezzetto di Tracce e di una rivista di computer (il primo per farmi “sentire” sul cammino, il secondo per sgombrare la mente stanca dal giorno passato alle riunioni). Avevo anche La storia infinita ma sono andato avanti poco.
Alti e bassi. Ma la cosa di cui sono davvero grato, è che in ogni momento, in ogni giornata, c’erano sempre due o tre cose che capitavano, a volte anche piccole piccole, ma che sembravano arrivare con un significato specifico. Spesso usando la posta elettronica (ma il mezzo è quanto mai ininfluente). Una cara amica che si faceva sentire, un apprezzamento inatteso di un lavoro di qualche tempo fa… Come dire, ecco dove puoi guardare oggi, per sentirti confortato. E’ ragionevole ma non viene imposto. A te la scelta….
Senza forzare la libertà, ma come suggerendo delicatamente…
Su tutto, la sensazione che malgrado tutte le debolezze, i limiti, esista una strada, che si può percorrere…
Mentre prosegue l’esplorazione del cielo, anche il record per il più grosso asteriode mai visitato da una sonda spaziale, si sposta sempre più avanti. Come abbiamo dettagliato nei giorni scorsi, proprio in questo mese di luglio la sonda Rosetta dell’ESA è passata nei pressi dell’asteroide 21 Lutetia, e nel passaggio ha “approfittato” per prendere un bel pò di immagini e di dati. L’obiettivo principale della missione era quello di determinare meglio la storia dell’asteroide, in particolare investigare l’origine della sua inusuale colorazione.
Pur essendo piuttosto piccolo (va considerato che non ha nemmeno abbastanza massa da far sì che la gravità lo “sagomi” in una forma sferica), infatti, Lutetia racchiude in se diversi misteri per gli studiosi, a partire dalla sua composizione, ancora non ben conosciuta.
Lutetia al confronto con altri asteroidi già "visitati" Crediti: ESA, NASA, JAXA; Montage: Emily Lakdawalla (Planetary Society)
Raffigurato in alto a destra, il “grosso sasso” (circa 100 km di diametro) viene mostrato in confronto con altri nove asteroidi e quattro comete che sono pure state visitate, in tempi diversi, da sonde inviate da Terra. Lutetia orbita nella fascia principale degli asteroidi, ed è di grande interesse anche perché si presenta come un residuo (piuttosto… butterato di crateri!) dei giorni in cui il Sistema Solare era molto giovane.
La sonda Rosetta, non paga dei risultati ottenuti (per fortuna), continua la sua missione che la vuole destinata ad un atterraggio sulla cometa Churyumov-Gerasimenko nell’anno 2014…. buon viaggio, Rosetta!
Il satellite Gaia (Global Astrometric Interferometer for Astrophysics), una missione astrometrica di grande importanza (ne parlammo tra i primissimi articoli di GruppoLocale), sviluppata dall’ESA (Agenzia Spaziale Europea), dovrà aspettare qualche mese in più, rispetto alla data del lancio originariamente programmata per la fine del 2011.
Una immagine di fantasia del satellita Gaia in funzione Crediti immagine: ESA/Medialab
Il team infatti ha appena reso noto ai ricercatori coinvolti nel progetto che, dopo aver investigato diversi scenari compatibili con la massa del satellite, le richieste di sicurezza e la potenza disponibile, la data di lancio dovrà essere spostata in avanti, verosimilmente nella primavera del 2012.
Aspetteremo un pò di più, ma visti gli obiettivi di Gaia, probabilmente ne varrà la pena…
Quanta parte ha il software open-source nel contesto della ricerca scientifica odierna? Da ricercatore astronomo, amante e fruitore di software open source, tentare di approfondire la domanda mi intriga parecchio…
Quanta parte ha il software open-source nel contesto della ricerca scientifica odierna? Da ricercatore astronomo, amante e fruitore di software open source, tentare di approfondire la domanda mi intriga parecchio…
…Orbene, lo spunto per parlarne ora mi viene dall’osservazione degli strumenti software che vengono adottati in un grande progetto al quale anche io sto prendendo parte, ovvero la definizione delle procedure di trattamento ed analisi dei dati fotometrici che dovranno essere prodotti dalla sonda dell’ESA(L’Agenzia Spaziale Europea) chiamata Gaia: la sonda dovrà essere lanciata nel 2012, ma già da tempo il lavoro per la definizione delle opportune procedure è attivo a pieno regime.
A mio parere, già un semplice, scarno elenco degli strumenti software utilizzati dai vari team di Gaia – coordinati attraverso una rete europea di istituti scientifici – sarebbe forse sufficiente per capire che il software open-source (permettetemi la brutale banalizzazione) va alla grande, ovvero – per dirla in termini più elaborati – gode ormai di uno spazio definito e fondamentale di applicazioni e ambiti ben consolidato, perlomeno nella ricerca scientifica.
Una immagine di fantasia della sonda GAIA nello spazio Photo: ESA/Medialab
A illustrazione di ciò, mi sono divertito a stilare un elenco (incompleto) del software open source usato correntemente nello sviluppo delle procedure di riduzione dati di Gaia, redatto semplicemente ponendo mente agli strumenti che vengono adoperati, da me o dai miei colleghi, per il lavoro quotidiano all’interno del progetto medesimo..
Il catalogo, dunque, è questo…:
Java: è il linguaggio del software di analisi e riduzione dati. Tutte le procedure devono essere per forza scritte in Java, per decisione di ESA. Questo comporta una serie notevole di benefici in termini di indipendenza dall’hardware, portabilità, modularità etc… troppo estesi per essere spiegati compiutamente in questa sede.
Eclipse: è l’ambiente di sviluppo fortemente consigliato (come dire, fate come vi pare, ma non si ha supporto con altri ambienti….)
SVN: tutto il codice è posto sotto controllo revisione, utilizzando subversion
MediaWiki : vi è un wiki ad accesso riservato, molto esteso, in cui è riportata tutta la documentazione del progetto, i meeting e i vari seminari di aggiornamento per i vari team, la documentazione… una mini wikipedia tematica, in soldoni…
Hudson, uno strumento per eseguire automaticamente i test del codice, ad intervalli programmati e presentare dei report su pagina web
Cobertura è lo strumento in grado di calcolare la percentuale del codice accessibile alle procedure di test
Mantis è uno strumento per il controllo e la gestione di “bachi” nel progetto
Probabilmente c’è anche dell’altro, ma al momento non mi sovviene 🙂
La cosa interessante è che tutto questo software è rilasciato su licenza GPL (General Public License) o similare; il che facilita di molto la possibilità di diffusione ed utilizzo dello stesso: non c’è necessità di acquisire licenze proprietarie e restrittive (o farle acquisire dal proprio istituto…): ordinariamente, si scarica il software e si comincia ad utilizzarlo da subito. Tutto qui. Non è male, direi, sia per la propria “produttività scientifica personale” sia per l’indubbio beneficio che questo ha nell’ambito del progetto vero e proprio. Vi immaginate quanto tempo (del ricercatore) e denaro (del contribuente) andrebbe speso se si dovessero acquisire licenze (rinnovi, chiavi software…) per tutte queste cose?
PS naturalmente non tutto è open source in Gaia: ad esempio, come sistemi operativi adottati nei vari desktop e laptop dedicati al progetto, c’è da dire che convivono tutti e tre i principali OS, ovvero linux, MacOS e Windows, in varie miscele, a seconda dei posti e dei singoli ricercatori… Non ne ho ancora incontrato nessuno però che usa Vista, a proposito… :-))