Blog di Marco Castellani

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Aggiornamenti dal Telescopio Spaziale Hubble

L’occhio nero di M64

La cosiddetta “galassia occhio nero” (per le cronache, rubricata con il nome di Messier 64) è assai conosciuta tra gli astronomi perché per vederla – nella costellazione della Chioma di Berenice – basta un piccolo telescopio. Il soprannome deriva da una banda scura di polvere che passa davanti al centro galattico.

La galassia M64 vista dal Telescopio Spaziale Hubble Crediti: NASAESAHubbleHLAProcessing: Jonathan Lodge

Qui la vediamo in una immagine riprocessata del Telescopio Spaziale Hubble. Per quanto ben visibile, M64 si trova alla bellezza di 17 milioni di anni luce da noi. L’enorme nuvola che oscura parzialmente la regione centrale è un addensamento imponente di stelle giovani blu, con il bagliore rossiccio dell’idrogeno associato a queste regioni di formazione.

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Il mistero di CW Leonis

Bene, cosa stia accadendo intorno alla stella CW Leonis, la stella al carbonio più vicina di tutte, non è per nulla chiaro.

La stella al carbonio CW Leonis vista da Hubble
Crediti: ESANASAHubbleT. Ueta (U. Denver), H. Kim (KASI)

La stella appare di colore arancione a motivo del carbonio disperso nei suoi strati atmosferici, proveniente dalle reazioni interne di fusione nucleare.
Questo è ben compreso. Quello che desta meraviglia – ed è bellissimo a vedersi – è la complessità della nebulosa intorno alla stella, il suo splendido intreccio di strati, indicazione preziosa di quel che ancora non siamo riusciti a comprendere.

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Una risposta che non pensavo possibile

Questa meraviglia è una vista di Hubble dell’ammasso globulare chiamato NGC 6544, una regione densamente popolata (decine di migliaia di stelle) a circa ottomila anni luce da noi, dentro la Via Lattea.

L”ammasso globulare NGC 6544 visto da Hubble
Crediti: ESA/Hubble & NASA, W. Lewin, F. R. Ferraro

Di ammassi globulari ce ne sono circa 170 nella Galassia, variamente popolati. Sono preziosissimi non solo per la loro bellezza (pienamente svelata da Hubble) ma per quanto abbiamo imparato e stiamo ancora imparando, sulle stelle e sul nostro universo in senso più generale.

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Splendore in Laguna

Per quanto sia già stata mostrata in varie foto anche in questo nostro sito, la Nebulosa Laguna è indubbiamente spettacolare, tanto che vale la pena dedicarle un’altra occhiata (soprattutto quando vengono diffuse immagini magnifiche come questa qui sotto).

La splendida Nebulosa Laguna
Crediti: NASAESAHubbleProcessing: Francisco Javier Pobes Serrano

A circa cinquemila anni luce da noi, è sede di intensissima formazione stellare. L’immagine copre un’area di circa quindici anni luce, ed è ottenuta da diversi scatti del Telescopio Spaziale Hubble acquisiti in vari colori e poi assemblati insieme, per restituire debitamente la splendida varietà del contesto.

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Caronte, luna di Plutone

Permettete, ma davanti ad immagini come questa ci si può ancora, legittimamente, emozionare. Questa è Caronte, la luna più grande di Plutone.

I satelliti naturali di questo pianetino sono ben cinque. Caronte è stato scoperto soltanto nel 1978 e forma quasi un sistema binario con il piccolo pianeta (la sua massa è circa un ottavo rispetto a Plutone), mentre gli altri quattro sono decisamente più piccoli.

La luna di Plutone chiamata Caronte, vista dalla sonda New Horizons
Crediti: NASAJohns Hopkins Univ./APLSouthwest Research InstituteU.S. Naval Observatory

La meraviglia viene dal fatto di poter ammirare una immagine per ottenere la quale ci sono voluti dieci anni di viaggio della sonda New Horizons, una immagine acquisita quando la sonda era ad appena 1200 chilometri dalla superficie di Caronte (la distanza media tra Terra e Plutone si aggira intorno ai cinque miliardi di chilometri). Questa immagine in un certo senso porta all’esistenza la luna Caronte, ci permette di “risolverla” come un corpo celeste di cui ci si può occupare. Possiamo vederla, capire come è fatta, seguire le sue variazioni di colore con una risoluzione che scende addirittura sotto i tre chilometri! Perfino Hubble, può fare ben poco se si tratta di Caronte, come abbiamo visto.

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La medusa catturata da Hubble

La galassia medusa JW39 fluttua serenamente nello spazio, in questa immagine del Telescopio Spaziale Hubble. O perlomeno, così sembra.

La galassia “medusa” JW39
Crediti: ESA/Hubble & NASA, M. Gullieuszik and the GASP team

A dispetto delle apparenze, la galassia si trova a nuotare in un ambiente ferocemente ostile: un ammasso di galassie. Rispetto alle loro controparti isolate, infatti, le galassie negli ammassi combattono delle aspre battaglie. E ne portano i segni: spesso appaiono distorte dall’attrazione gravitazionale di vicini invadenti (e grandi), che le possono distorcere in una varietà infinita di modi. Tutto sommato, per l’ambiente in cui si trova, JW39 conserva una apparenza tutto sommato ordinata e simmetrica.

Con una parola (troppo) in voga, potremmo forse chiamarla una galassia resiliente. A guardarla bene, questa maestosa galassia lontana quasi un miliardo di anni luce da me, mi insegna che si può splendere anche nella fatica, si può brillare anche dentro la battaglia.

Certo, io me lo scordo sempre. Ma forse lei, sta lì per questo.

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Qualcosa da riscoprire

A circa 26000 anni luce da noi (inezie, per gli intrepidi navigatori del cosmo), c’è questo tesoro: si chiama NGC 6325, è un ammasso globulare ma soprattutto è un agglomerato di stelle così bello, a vedersi, che non so come mai non ne ho scritto prima di oggi.

Il meraviglioso ammasso globulare NGC 6325 visto da Hubble.
Crediti: ESA/Hubble & NASA, E. Noyola, R. Cohen

Gli ammassi come NGC 6325 contengono molte migliaia – a volte milioni – di stelle, finemente impacchettate in una meravigliosa struttura sferica. Si trovano praticamente in tutti i tipi di galassie e sono meravigliosi laboratori naturali per studiare la formazione e l’evoluzione delle stelle. Chi non è nel campo non può avere idea di quanto abbiamo capito sul fenomeno stella osservando, negli anni, questi ambienti così ricchi!

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L’abbondanza, la ricchezza, la crisi

Un campo come questo si apre a mille considerazioni. Prima di tutto, si scorgono miriadi di galassie ellittiche, “colte” in diversi orientamenti. Sulla sinistra, anche un paio di stelle brillanti, vicine a noi, come simpatiche “intruse” nell’immagine a largo campo.

L’ammasso di galassie Abell S520 visto da Hubble
Crediti: ESA/Hubble & NASA, H. Ebeling

Questa preziosa collezione di curiosità astronomiche è l’ammasso di galassie Abell S520 (anche ACO S520), che si trova ad una distanza da noi di circa 2,6 miliardi di anni luce. Veramente ricco: le galassie che ne fanno parte sono quasi trecento.

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