Blog di Marco Castellani

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Saturno all’infrarosso

Saturno, come tanti, si vede meglio all’infrarosso, come in questa immagine acquisita dalla sonda Cassini. Si notano assai bene diverse bande nuvolose, ad esempio. Ma quello che si nota meglio di tutto è probabilmente la curiosa configurazione ad esagono delle nubi che circondano il polo nord di Saturno, scoperta grazie alle immagini della sonda Voyager 1, nel 1981.

Saturno all’infrarosso, fotografato da Cassini
Crediti: NASAJPL-CaltechSSIProcessing: Maksim Kakitsev

Considerate che ogni lato dell’esagono copra una dimensione pare a circa la larghezza della Terra, e avrete un’idea di quanto sia grande questa formazione. Il bello è che questa struttura così regolare di nubi non solo non era mai stata prevista, ma a tutt’oggi non si dispone di nessuna spiegazione convincente per la sua esistenza.

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Lezioni da una testa calda

In ideale continuazione del post di qualche giorno fa, dove abbiamo ammirato un insolito Giove all’infrarosso, scopriamo adesso cosa altro ci può sorprendere nell’adottare questo strano ma fruttuoso “modo di vedere”, aumentando appena la lunghezza d’onda della radiazione rispetto al visibile. Disponiamoci alla sorpresa, se appena puntiamo verso il cosmo più ampio, a quello che ci attende al di fuori dal Sistema Solare.

Perché si scoprono soavi meraviglie, come questa.

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Crediti: NASAESA, and The Hubble Heritage Team (STScI/AURA)

Tecnicamente, quella che stiamo ammirando è una vastissima, magnifica nube interstellare, scolpita dai venti delle stelle in maniera molto artistica, a formare una configurazione riconoscibile per noi. Chiamata infatti Nebulosa Testa di Cavallo, si trova completamente immersa nella vasta ed articolata Nebulosa di Orione, una delle nebulose più brillanti di tutto il cielo notturno (oltreché costutuire la regione di formazione stellare a noi più vicina).

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Giove all’infrarosso

Difficile non essere attratti da questa immagine decisamente inusuale di Giove, pianeta che ormai conosciamo per come si presenta nell’intervallo di lunghezze d’onda proprie dello spettro visibile.

Ammirare questa foto, per questo, è un ottimo allenamento all’idea che non c’è un modo solo di vedere le cose. Tutto dipende da come le si guarda, e non è appena un modo di dire. E’ scienza. Diceva una canzone, da che punto guardi il mondo tutto dipende, e questo si applica bene anche in questo caso (le canzoni spesso ci indovinano). Ma quanto è diversa questa immagine dal nostro “solito” Giove?

Crediti: International Gemini ObservatoryNOIRLabNSFAURAM. H. Wong (UC Berkeley) & Team; Ringraziamenti : Mahdi Zamani; Text: Alex R. Howe (NASA/USRAReader’s History of SciFi Podcast)

Sarà banale dirlo, ma davvero. Cambiando lunghezza d’onda vediamo cose diverse. Modificando registro di indagine, si apre a noi una sezione diversa della realtà, ci spostiamo su frequenze diverse, più o meno energetiche, e di conseguenza percepiamo il mondo in modo diverso.

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C’è il mostro… oppure no?

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Credits: ESA/Hubble & NASAAcknowledgement: Judy Schmidt

La bella galassia che vedete nella parte centrale di questa foto, presa da Hubble (e promossa ad immagine della settimana), non è una galassia come tante. No, è una galassia particolarmente luminosa nella banda infrarossa (luminous infrared galaxy, in inglese). 

Così, dietro il suo aspetto affascinante, nasconde una interessante questione, ancora lungi dall’essere risolta: come sono alimentate queste galassie? Stelle normali o… mostri? 

Eh sì, perché il sospetto rimane. Ci basta immaginare una formazione stellare molto attiva, in questa galassia? Oppure bisogna ipotizzare qualcosa di più forte? Tipo, un enorme buco nero al centro della galassia stessa, che attiva all’intorno fenomeni altamente energetici? 

E se fossero vere tutte e due le ipotesi? Diciamo, un misto delle due?

Le incognite di MCG-03-04-014 – questo il nome della galassia – non si fermano qui. Un attenta analisi della forma, lievemente asimmetrica, mostra segni evidenti di processi di distruzione in corso. Forse un altro oggetto massivo sta influenzando la galassia e distorcendone la simmetria.

Ma anche su questo, al momento, non si può dire di più.

Del resto, ogni bellezza comporta una sorta di mistero… 

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Un pianeta davvero buffo, per Spitzer…

Il telescopio spaziale Spitzer  ci riporta la scoperta di una interessante peculiarità che riguarda un pianeta distante – in pratica, manca il metano, un ingradiente fondamentale a molti pianeti del nostro Sistema Solare e comunissimo in gran parte dei corpi celesti.

Il pianeta Gliese 436 b (Credits: Spitzer website)

Lo studio appare oggi sulla prestigiosa rivista Nature: in esso gli scienziati (assai onestamente) non nascondono come le recenti scoperte siano per loro motivo di perplessità. Dalle loro parole si percepisce bene tale imbarazzo: “I modelli ci dicono che il carbonio in questo pianeta dovrebbe trovarsi in forma di metano. I teorici avranno il loro bel daffare per riuscire a spiegare la sua assenza”.

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Chi si nasconde dietro la Via Lattea…?

Ci sono volute le moderne indagini nell’infrarosso di WISE, per regalarci una nuova suggestiva visione di questo gioiellino cosmico, una galassia a spirale chiamata IC 342, alla quale ci si riferisce a volte come alla “galassia nascosta”. IC 342 infatti si trova proprio dietro la nostra Via Lattea, in modo tale che sia gli astrofili appassionati che gli astronomi professionisti, devono lavorare un bel pò per riuscire a vederla – oltre gli strati di stelle, gas e polveri della nostra stessa Galassia.Niente di più facile per WISE, invece, che con il suo occhio in banda infrarossa supera agevolemente gli strati di polvere, per donarci questa bella e dettagliata imagine di IC 342.

Una suggestiva e incantata visione della galassia a spirale IC  342 ottenuta dal NASA Wide-field Infrared Survey Explorer (WISE) Crediti: NASA/JPL-Caltech/UCLA 

Nelle galassie come questa, gas e polveri appaiono concentrate nei bracci di spirale. Le zone più dense di stelle stimolano la formazione di nuove strutture stellari (in questa immagine sono raffigurate in verde e giallo). La parte del nucleo, di colore rosso nell’immagine, è anche una zona di formazione di nuove stelle, che a loro volta riscaldano gas e polveri contenuti in abbondanza in tale zona. Infine, le stelle che appaiono in colore blu, in realtà appartengono alla nostra Via Lattea, e si trovano nella linea di vista tra noi e IC 342.

La galassia è sempre stata di grande interesse per gli astronomi, a motivo della sua vicinanza. Tuttavia, determinarne la distanza dalla Terra non si è mai rivelato un compito facile, proprio a motivo della sua posizione un po’ “nascosta”. Edvin Hubble (più famoso per la omonima legge, che regola la velocità di allontanamento delle galassie per l’espansione cosmica) la ritenne un membro del Gruppo Locale. ma le stime correnti la pongono più lontano, tra i 6,6 e gli 11 milioni di anni luce da noi.

NASA/JPL Press Release

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WISE apre gli occhi sulle stelle in Carina

La sonda Wide Infrared Survey Explorer della NASA ha catturato la prima immagine di un meraviglioso cielo stellato, che sarà poi quello che dovrà essere accuratamenta analizzato nella banda infrarossa.

Lanciata il 14 dicembre, la sonda WISE (come si chiama in breve) ha l’ambizioso progetto di scansionare l’intera volta celeste cercando milioni di oggetti “nascosti”, compresi asteroidi, stelle “mancate”, e potenti ma lontane galassie. In pratica, i dati raccolti da WISE serviranno come “mappe di navigazione” per altre missioni, come i telescopi con base nello spazio Hubble e Spitzer: il lavoro di WISE permetterà loro di effettuare puntamenti precisi verso gli oggetti più interessanti per i rispettive strumenti.

La suggestiva regione sulla quale ha aperto gli occhi WISE… “E’ pieno di stelle…!” si potrebbe dire citando un celebre film..
Image credit: NASA/JPL-Caltech/UCLA
L’immagine WISE in infrarosso che è stata appena resa pubblica,  è stata acquisita poco tempo dopo aver rimosso  la copertura protettiva del telescopio stesso, esponendo così i rivelatori per la prima volta alla luce stellare. La foto mostra circa 3000 stelle nella costellazione di Carina, in una regione di cielo grande circa tre volte l’estensione della luna piena.

Tale regione è stata appositamente selezionata perché non contiene stelle particolarmente brillanti, che potrebbero danneggiare lo strumento se osservate troppo a lungo: l’utilità principale di tale immagine sarà infatti quella di effettuare una accurata calibrazione del motore di puntamento della sonda. Quando alfine comincerà il lavoro “ordinario” di WISE, terminati i controlli preliminari, la sonda scansionerà continuamente il cielo, raccogliendo milioni di immagini dell’intera volta celeste.

La prima “survey” sarà completata in circa sei mesi (data stimata: aprile 2011). mentre l’atlante e il catalogo “definitivo” dovrebbero essere pronti undici mesi più tardi, verso marzo del 2012. In ogni modo, già dal prossimo mese dovrebbero essere rese pubbliche delle immagini selezionate tra quelle più significative acquisite dalla sonda. La cosa si preannuncia davvero interessante: a noi per ora non resta che augurare buon lavoro a WISE…!

NASA/JPL Press Release

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Si apre l’occhio di Herschel sulla Via Lattea

Una nuova immagine dall’Osservatorio Herschel ben mette in evidenza il naturale “talento” della sonda verso le osservazioni a lunghezze d’onda multiple. L’osservatorio opera nell’infrarosso, ed è una missione dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) con una quota importante di partecipazione anche dell’ente spaziale statunitense (NASA). Notevole il fatto che Herschel possa utilizzare due strumenti scientifici in maniera simultanea, per osservare in ben cinque diversi colori nell’infrarosso, una lunghezza d’onda com’è noto invisibile all’occhio umano, ma decisamente importante per una estesa serie di osservazioni spaziali (prima tra tutte lo studio della formazione stellare, come più volte abbiamo evidenziato in questo sito).

Alcune regioni tra le più fredde e ricche di polvere nello spazio, risultano ugualmente brillanti se osservate in luce infrarossa, come può fare Herschel…
Crediti: ESA/NASA/JPL-Caltech

La nuova immagine composita, appena rilasciata, è decisamente interessante e mostra una regione scura e fredda della nostra Via Lattea, dove il materiale interstellare viene compattato insieme, incamminandosi verso la sua prospettiva di formare nuove stelle. Va detto che gran parte della regione apparirebbe davvero scura nella luce visibile, tuttavia Herschel riesce a scorgere il rivestimento molto sottile di polvere, solo leggermente più calda della temperatura minima teoricamente ottenibile nella zona.

La visione della sonda rivela anche che la regione di formazione stellare è addirittura più ricca di materiale freddo e turbolento di quanto ritenuto fino ad oggi: dunque sta già fornendo dei dati importanti per  gli scienziati.  Herschel è in verità ancora in quella che viene detta performance verification phase, nella quale gli strumenti sono attivi ma prevalentemente per essere registrati e messi a punto, prima dell’inizio delle osservazioni scientifiche “programmate”.

Pur dunque nelle fasi iniziali del suo ciclo operativo, dunque, la sonda sembra già fornire ottimi risultati… Dunque un’altra missione spaziale, tra le tante ormai, dalla quale possiamo aspettarci con fiducia un non trascurabile contributo alla sempre migliore conoscenza del nostro Universo…!

NASA JPL Press Release

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