Blog di Marco Castellani

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Un modo di cercare

Marte era molto diverso in passato. Più florido, certamente. Le nuove immagini che ci porta il rover Perseverance mostrano segni evidenti di quello che una volta era – con ogni probabilità – un corso d’acqua in rapido movimento. E non era solo, ma faceva parte di una estesa rete fluviale presente all’interno del cratere Jezero, l’area che il rover ha esplorato fin dalla sua fase di atterraggio, ormai più di due anni fa.

Queste rocce ci parlano di una storia di fiumi che scorrevano gagliardi…
Crediti: NASA/JPL-Caltech/ASU/MSSS

Comprendere questi ambienti una volta acquosi, aiuta senz’altro gli scienziati nel cercare quei segni di antica vita microbica che potrebbero ancora annidarsi dentro le rocce marziane. E potrebbero arrivare grandi sorprese.

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Cinquanta voli per Ingenuity

Questa immagine è di appena quattro giorni fa e rappresenta anche la vista più definita del piccolo drone chiamato Ingenuity, impegnato in ricognizioni aeree del panorama di Marte. In due anni precisi, Ingenuity ha appena completato il suo cinquantesimo volo, superando di ben dieci volte le aspettative iniziali.

Il drone Ingenuity, in bella posa su Marte
Crediti: NASA/JPL-Caltech/ASU/MSSS

Ingenuity è arrivato su Marte nel febbraio del 2021, strettamente abbracciato al rover Perseverance. Ideato come dimostrazione tecnologica della possibilità di effettuare voli controllati su altri pianeti (cosa che non si era mai tentata), ci si aspettava da lui, ragionevolmente, non più di cinque voli. E già il primo volo fu considerato – a ragione, direi – un grande successo.

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I mondi che ci aspettano

Il rover Perseverance ha preso questa immagine di Marte il 29 aprile dello scorso anno, il suo sessantottesimo “giorno marziano”. L’immagine in realtà è realizzata come mosaico di foto più piccole, e presenta colori che sono stati “intensificati” in modo artificiale, per consentire una maggiore chiarezza.

Marte, dall’occhio di Perseverance
Crediti: NASA/JPL-Caltech/ASU/MSSS

Perseverance è arrivato su Marte nel quadro della missione Mars 2020, il cui lancio è avvenuto il 30 luglio di due anni fa. Praticamente nel pieno della crisi pandemica. Mi appare strano, adesso, ricordare il primo giorno di Percy, l’apprensione per le complicate fasi di arrivo al suolo, il senso di gioia e quasi di liberazione, dato dal fatto che comunque – in quei mesi di confinamento globale, qualcosa stava andando avanti, qualcosa si riusciva a fare, a costruire. Si poteva ancora osare, espandersi, vivere. Il virus non avrebbe vinto, almeno fino a che non ci fossimo fermati noi.

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La rocciosa (e istruttiva) Rochette

Questa immagine è stata presa il 22 agosto dal rover Perseverance, mentre contempla un pavimento di rocce nel cratere Jezero, su Marte. Si vede bene una delle ruote del rover, nella parte sinistra della foto. Al centro, una roccia di ottime dimensioni, che è stata chiamata Rochette.

Rochette, una roccia tutta da studiare… Crediti: NASAJPL-Caltech

Rochette potrebbe sembrare un ostacolo per il rover, ma non è così. Almeno non la pensano così al controllo missione: anzi, è stato deciso di dare istruzioni a Perseverance per raggiungere la roccia con il suo braccio robotico e “grattare” un poco la superficie, per valutare se ha una consistenza tale da poter ottenere un campione, utilizzando la punta di carotaggio del rover.

Come sappiamo, i campioni raccolti da Perseverance saranno messi “in sicurezza” per essere portati a Terra da una futura missione.

C’è molto da imparare, dalle missioni spaziali. Quando si va in ambiente ostile, c’è poco posto per inutili ruminazioni, si va all’essenziale. Uno, gli ostacoli vanno visti come opportunità: una roccia che trovi nel cammino, la puoi guardare con curiosità, con interesse. Non come qualcosa che ti sbarra la strada. Due, devi necessariamente lavorare con una prospettiva ampia, se vuoi che il lavoro sia fecondo. La missione che riporterà a Terra i campioni archiviati da Perseverance non c’è ancora, deve essere pensata, chissà quando arriverà. Lei intanto, mette le cose da parte. Ragiona per il futuro, in pratica.

Cosa che è quanto mai urgente fare, anche sul nostro pianeta.

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Faccio un giretto ma torno, ok?

Sappiamo che apprendere l’arte del volo non è una sciocchezza, anche se la natura ti avesse dotato di un paio di ali, dalla nascita. Figuriamoci negli altri casi. Una volta che hai imparato a volare, probabilmente non vuoi più smettere.

Non ti preoccupare se non mi vedi, io comunque torno… (Crediti: NASA)

Questo potremmo dire del piccolo elicottero Ingenuity, che dopo il primo esitante (e storico) test di volo del 19 aprile, e poi un secondo, il 25 aprile ha effettuato un terzo volo assai più gagliardo ed intrepido dei precedenti. Uscendo perfino dal campo di vista di Perseverance, che lo inquadrava (ci giurerei) con preoccupazione tutta materna. Come da programma, Ingenuity compie un giretto nei dintorni e si riposiziona tranquillo e orgoglioso a circa 50 metri dal punto di partenza.

Se guardo queste cose pensando ai droni che svolazzano a Terra, non sono per niente meravigliato. Solo quando pongo mente al fatto che tutto questo sta avvenendo in modo semiautomatico, in un luogo inospitale a centinaia di miliardi di chilometri da dove sono io, da parte di un piccolo elicottero che era contenuto in un rover la cui stessa procedura di discesa sul pianeta Marte è stata di una complessità enorme… ecco, allora sì che la cosa mi riempie di meraviglia, e rimarrei a guardare il video in loop un tempo indeterminato, ogni volta chiedendomi ma come fa, ma come fa…

Siamo fragilissimi, come esseri umani. Squassati dalle passioni, tormentati da un senso di mancanza che a volte non ci lascia tregua, incoerenti, spesso incapaci di dare un senso a quanto vediamo intorno. Ma siamo pure capaci di far volare un elicottero in miniatura a lontananze abissali, di interrogare il cosmo elaborando risposte scientifiche sull’inizio e sulla fine. Meravigliosi e fragili come siamo, forse siamo unici.

Ma anche questo, secondo me, lo scopriremo.

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Quel primo volo, su Marte

Ciò che si vede in questo breve video, sembra pochissimo, ma se pensiamo al contesto, è totalmente emozionante. Scriveva Cesare Pavese che “l’unica gioia al mondo è cominciare. È bello vivere perché vivere è cominciare, sempre ad ogni istante”. Ebbene, ciò che si vede qui è l’inizio genuino e puro di qualcosa di grande. Un inizio incredibilmente promettente.

Pochi istanti di volo, per l’inizio di una nuova era…
(Crediti: NASA/JPL-Caltech/ASU/MSSS)

Non è un volo, è un salto. Un salto avanti poderoso. Siamo abituati ormai a rover che pazientemente, metro su metro, perlustrano il suolo di Marte, ispezionando e vagliando con grande pazienza. Lenti e precisi. E ci stanno dando informazioni fondamentali: Perseverance è certamente tra questi, anche se è l’ultimo arrivato. Ma Perseverance portava con sé l’arma segreta, la killer application. Portava con sé Ingenuity, il piccolo elicottero che ha appena effettuato il suo primo volo guidato (e il video dove Perseverance osserva Ingenuity spiccare il primo volo ha qualcosa di tenero, quasi di materno).

E’ sempre uno stupore quando accade qualcosa di veramente nuovo, e questo non era mai accaduto. E’ accaduto ieri, il primo volo guidato su un altro pianeta. Distante da noi, centinaia di milioni di chilometri, non lo dimentichiamo. Certo, appena un primo test, a cui ne seguiranno altri: è rimasto in volo per poco tempo, tutto sommato. Ma quei pochi secondi segnano la storia dell’esplorazione del cosmo. Stabiliscono un prima e un dopo.

E’ iniziato ieri qualcosa di assolutamente interessante. L’esplorazione degli ambienti planetari in volo. E non in volo orbitale, quindi sempre da lontano. Ma proprio in volo guidato, vicino alla superficie. Tutto un altro mondo, insomma. Per meglio comprendere, gli altri mondi.

E già si pensa alla luna di Saturno chiamata Titano, in un prossimo futuro. Insomma, tempi interessanti per lo spazio. Ci sarà da divertirsi.

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Quella salubre ingenuità

Succedono cose, lontano da qui. Nel silenzio degli spazi cosmici, qualcosa si muove, ci sono preparativi in corso. C’è qualcuno che aspetta di spiccare il volo, contando i pochi giorno che mancano all’inedito tentativo.

Il piccolo Ingenuity aspetta, al riparo…  Crediti: NASA / JPL-Caltech / MSSS

La foto ritrae il piccolo elicottero Ingenuity il 30 marzo, al riparo sotto la pancia del rover Perseverance (l’immagine in realtà è un mosaico di scatti, realizzati con una camera montata su un braccio robotico della sonda). Verso il centro dell’inquadratura si vede Ingenuity sospeso ad appena pochi centimetri dalla superficie marziana, in confidente attesa che arrivi finalmente il suo momento.

Ingenuity ha un peso di meno di due chili sulla Terra (meno di sette etti su Marte). Con le sue eliche che coprono una ampiezza di 1,2 metri, proverà tra qualche giorno a spiccare il primo volo guidato su di un altro pianeta, elevandosi nella tenue atmosfera del pianeta rosso (densa appena l’un per cento di quella terrestre). C’è ancora un poco da attendere, perché il tentativo è previsto non prima del giorno 11 di aprile.

Un tentativo temerario, per molti versi. Nessun controllo diretto da Terra, nessun pilota (ovviamente), nessun aiuto o correzione in tempo reale. Niente di tutto questo è mai stato tentato. Spingere oltre la soglia del già conosciuto, già visto, è la vera caratteristica dell’impresa spaziale, fin dall’inizio. Trovo affascinante che a centinaia di milioni di chilometri da noi, senza nessuno in grado di intervenire sul posto, siano in corso preparativi di questa complessità, in modo quieto ma con sicura progressione.

Vada come vada (e speriamo bene) aver osato fin qui è comunque un successo. Qualcosa che è spinto dalla sana voglia di conoscere, di esplorare. Di capire un altro pezzettino di questo Universo, scrigno di sorprese senza fine.

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Prima la curiosità, poi la perseveranza

Giova ricordarlo ora: ben prima di Perseverance, c’era Curiosity a percorrere infaticabilmente gli aridi panorami di Marte, in cerca di notizie e informazioni d’interesse per noi a Terra. Da agosto del 2012 il rover continua ad inviarci preziosi dati dal pianeta rosso, tanto che ha ormai superato i tremila giorni marziani di operazione.

Panorama a 360° di un giorno marziano. Credit: NASA/JPL-Caltech – ProcessingElisabetta Bonora & Marco Faccin / aliveuniverse.today

Questa è una bella panoramica a 360° ottenuta da un mosaico di ben 149 immagini acquisite dallo strumento Mastcam che si trova sulla “schiena” di Curiosity. Tutte le immagini sono state prese nel giorno marziano 3048, contati appunto dall’arrivo sul pianeta. In particolare, ci sono 23 scatti delle formazioni nuvolose nel cielo marziano, che appaiono anche a prima vista piuttosto differenti da quanto siamo abituati a vedere nel nostro cielo. Sullo sfondo, troneggiano imperturbabili le formazioni montuose di Mont Mercou e Mount Sharp, che alcuni conoscono proprio grazie all’infaticabile opera di indagine di Curiosity.

Se ci penso, mi meraviglio ancora, di questo rover che da migliaia di giorni vive e lavora in un ambiente così desolato ed inospitale, ponendo la sua insaziabile curiosità al nostro servizio. Forse è proprio la curiosità il primo motore dell’indagine, di ogni indagine. Ciò a cui più facilmente si lega l’entusiasmo, la voglia di capire, di vedere cose nuove, aprirsi a nuovi panorami. Assaggiare la meravigliosa varietà di questo universo. Dopo potrà venire la perseveranza: certo viene, già arriva, è arrivata. Ma senza una base di curiosità ed entusiasmo, anche un po’ ingenua, tutto il resto sarebbe ostinazione.

Quando invece può essere semplicemente questo, la scoperta inesausta di una bellezza possibile. Qualcosa per cui vale la pena spendere tempo e soldi. Qualcosa che ci fa essere più vivi, qui sulla Terra.

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