Blog di Marco Castellani

Mese: Aprile 2007 Page 2 of 3

Ancora su HD209458b, il pianeta “in evaporazione”…

Il pianeta HD 209458b (…ma un nome più semplice no, eh?) continua ad essere “sotto i riflettori” dei siti di notizie ed aggiornamenti astronomici. Oggi guadagna la ribalta di APOD (Astronomical Picture Of the Day, a cura della NASA), come “pianeta in evaporazione”…!

In effetti, HD 209458b risulta così vicino alla sua stella che l’atmosfera è molto calda, e di conseguenza sta semplicemente espandendosi nello spazio circostante… Il fatto interessante- che abbiamo anche riportato ieri – è che alcuni scienziati ritengono di aver individuato vapor d’acqua tra i gas liberati nell’atmosfera di questo pianeta di tipo gioviano (ma vicino alla sua stella tant da far definire la sua orbita simile a quella di Mercurio per il Sole). APOD comunque definisce questa individuazione come ancora “controversa”, specificando che ricerche sulla natura dell’atmosfera di HD 209458b, come pure di altri simili pianeti extrasolari, sono ancora in corso.


Una rappresentazione artistica del pianeta in evaporazione…
Credit: European Space Agency, Alfred Vidal-Madjar (Institut d’Astrophysique de Paris, CNRS), NASA



http://antwrp.gsfc.nasa.gov/apod/ap070417.html

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Trovata acqua nell’atmosfera di un pianeta extrasolare!

Alcuni astronomi hanno riscontrato presenza di acqua nell’atmosfera di un pianeta esterno al sistema solare: è una scoperta che non ha precedenti…

La ricerca sarà pubblicata in uno dei prossimi numeri della rivista “Astrophysical Journal”. La scoperta può avere importanti ripercussioni sulla ricerca di pianeti adatti ad ospitare forme di vita, e in ogni caso rinforza alcune teorie secondo le quali vapore acqueo sarebbe presente nell’atmosfera di quasi tutti i pianeti extrasolari scoperti finora.

HD209458b – questo il “familiare” nome del pianeta – è già noto agli astronomi, essendo stato il primo pianeta attorno ad una stella “esterna”, rilevato direttamente, e anche il primo pianeta nel quale si sia riscontrata presenza di ossigeno e carbonio nella sua atmosfera…



La notizia su Space.com


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M3, l’ammasso globulare “incostante”…

GLi ammassi globulari sembrano sempre uguali, perchè le immagini acquisite con i telescopi li mostrano, ovviamente, come “congelati” nel tempo. In realtà, invece, le stelle che fanno parte dell’ammasso, oltre a muoversi in esso, presentano frequenti variazioni di luminosità, cos’ che l’ammasso stesso “brilluccica”, si può dire…

Per quanto il tempo che impiega una stella a traversare tutto l’ammasso in cui si trova, sia piuttosto lungo (dell’ordine di centomila anni), dunque difficilmente osservabile, così non è per le variazioni di luminosità superficiale, per nostra fortuna. Queste presentano un periodo tipicamente di qualche ora, e dunque nell’arco di una notte la loro variazione di brillanza si ripete diverse volte.




L’ammasso globulare M3

Credits: J. Hartman & (Harvard CfA) & K. Stanek (Ohio State U.)

Nella foto (presentata da APOD nella giornata di ieri) dell’ammasso globulare M3, in realtà un’animazione composta da diverse immagini acquisite nell’arco di una notte, si possono agevolmente individuare le stelle che “brillucicano”: principalmente sono variabili di tipo RR Lyraae, presenti a decine (o centinaia anche) in molti ammassi globulari. Sono assai importanti per gli astronomi, dato che dalla misura del loro periodo di variazione di luminosità, si può risalire alla loro luminosità intrinseca: questo ad esempio permette, dal confronto con la luminosità apparente, di determinare la loro distanza, con una precisione impossibile con altre tecniche…



http://antwrp.gsfc.nasa.gov/apod/ap070415.html

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Pure i buchi neri si nascondono…

Anche i buchi neri si possono nascondere! Osservazioni della sonda Chandra rivolte verso la galassia NGC1365 hanno infatti catturato una interessante “eclisse” del buco nero supermassivo che si trova al centro della galassia stessa…

Una densa nube di gas si è trovata a passare sulla linea di vista, davanti al buco nero, bloccando così il flusso di raggi X di alta energia emessi dal materiale più vicino al buco nero. Questo imprevisto allineamento ha permesso agli astronomi di misurare la grandezza deldisco di materia che si trova intorno al buco nero stesso.



La (suggestiva) galassia NGC1365
Credit: X-ray: NASA/CXC/CfA/INAF/Risaliti Optical: ESO/VLT

Nella foto, l’immagine di Chandra (il box più piccino sulla destra) contiene al centro una sorgente molto brillante in banda X, che rivela la posizione del buco nero supermassivo. Il contesto più largo è invece una immagine acquisita con il Very Large Telescope di ESO, in banda ottica…



Chandra Press Release

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La cometa McNAUGHT fotografata dallo staff di ESO…

La cometa è stata visibile in Europa nei mesi di gennaio e febbraio, e successivamente è risultata ossrrvabile dall’emisfero sud. Naturalmente, lo staff di ESO non ha perso l’occasione…!

La galleria di foto è accessibile nel sito istituzionale di ESO,
a questa pagina. Comprende una serie di foto – alcune indubbiamente molto interessanti – prese nei pressi delle sedi di ESO in Germania, ed in Cile (Paranal)…

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La potenza dello sviluppo open

NASA ricerca volontari. Requisiti necessari: nutrire una passione per la programmazione, e condividere la filosofia del software open source. Il nuovo progetto si chiama CosmosCode e sarà un incubatore di innovazione, una piattaforma aperta alla collaborazione di aziende, di comunità e di singoli sviluppatori…

CosmosCode, rivela Wired, è stato lanciato in sordina lo scorso anno nell’ambito del programma CoLab, improntato all’apertura e alla ricerca di sinergie con l’imprenditoria della Silicon Valley. I primi sviluppatori di CosmosCode si sono stabiliti presso la Space CoLab Island nel metamondo di Second Life, con l’intento di guadagnare visibilità e di sondare il terreno riguardo alle adesioni da parte di volontari ed imprese.

“CoLab sta costruendo un’infrastruttura che incoraggi e faciliti la partecipazione diretta ai progetti e ai programmi NASA da parte di pubblico talentuoso e interessato”, annuncia Robert Schingler, project manager di NASA CoLab. NASA, infatti, renderà disponibile, e aperto, il codice che aveva accompagnato le missioni del passato, affinché possa essere riusato e ricombinato, in vista di progetti futuri. Gli interessati potranno convergere su uno spazio appositamente approntato dall’agenzia spaziale, che offrirà guide, Wiki, strumenti di social networking per mettere in comune competenze e idee, per lavorare in maniera collaborativa sul codice condiviso.

CosmosCode sarà una comunità di apprendimento aperta e basata su una wishlist che annovererà numerosi software, da quelli gestionali, per l’organizzazione delle missioni, a quelli destinati ad affiancare il volo. Gli organizzatori scommettono che le comunità emergeranno, si auto-organizzeranno in base agli obiettivi, coinvolgendo individui ed istituzioni, aziende e agenzie spaziali in una peer production incentrata sugli obiettivi e sui codici socializzati.

Lo scopo del progetto? Innanzitutto osservare come le dinamiche flessibili e collaborative proprie della filosofia “open” possano giovare in termini di produttività e in termini economici a progetti tradizionalmente elefantiaci e burocratizzati. CosmosCode, inoltre, incoraggerà la comunicazione e la condivisione tra gli esperti NASA e gli attori esterni, che rappresentano una forza-lavoro entusiasta, che spesso vantano un patrimonio di idee e intuizioni scaturite dalla passione. Personalità che potranno formarsi e guadagnare competenze da spendere presso aziende e istituzioni, o presso la stessa agenzia spaziale americana.

Apertura e trasparenza non sono attributi tradizionali di organizzazioni burocratizzate e circondate da un alone di segretezza come la NASA. Ma gli organizzatori sostengono che creando un ecosistema aperto ai contributi di imprese e volontari possa rivelarsi fruttuoso, e possa sensibilizzare anche le alte gerarchie nei confronti di una cultura imprenditoriale aperta e collaborativa.

Del resto, se CosmosCode costituisce la prima “chiamata alle armi” ufficiale dell’agenzia spaziale americana, non mancano progetti NASA che si offrono all’affinamento da parte delle comunità di utenti e sviluppatori, quali World Wind e Java Pathfinder, il cui codice è rilasciato sotto licenza NASA Open Source Agreement, che invita all’uso e al riuso, alla modifica e alla distribuzione.

Gaia Bottà

Pubblicata su licenza Creative Commons da parte di Punto Informatico

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Saturno visto dal… basso!

Nell’immagine acquisita dalla sonda Cassini, visibili particolari di larghezza di appena 50 chilometri, sulla superficie di Saturno…

L’immagine ha meritato la “ribalta” di APOD proprio ieri (quella di oggi riguarda la notizia coperta da GruppoLocale poche ore fa). Interessante il “vortice” visibile vicino al Polo Sud di Saturno, segno delle forti tempeste atmosferiche che interessano la zona…


http://antwrp.gsfc.nasa.gov/apod/ap070410.html

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Il “mistero” dei bracci di spirale di NGC4258…

E’ stata la combinazione di dati provenienti dallo spazio e da terra, tra cui dati in banda X fornite dalla sonda Chandra, che ha aiutato a rivelare la natura dei “bracci anomali” nella galassia a spirale NGC 4258…

I bracci di spirale di NGC 4258 sono ben conosciuti da diversi anni, ma la loro origine era rimasta finora piuttosto misteriosa, per gli astronomi.

In banda visibile (giallo oro, nella foto) e infrarosso (in rosso), due “bracci” molto evidenti, si dipartono dal nucleo della galassia, avvolgendosi nella classica configurazione a spirale.Tali strutture risultano dominate da stelle giovani e luminose, che illuminano il gas contenuto nei bracci stessi. La cosa interessante è che osservazioni nella banda radio (rosso porpora) ed in banda X (in blu) mostrano la presenza di due bracci di spirale addizionali !


Credit: X-ray: NASA/CXC/Univ. of Maryland/A.S. Wilson et al.; Optical: Pal.Obs. DSS; IR: NASA/JPL-Caltech; VLA: NRAO/AUI/NSF

Analizzando i dati di XMM-Newton, Spitzer e Chandra, gli scienziati hanno compreso che questi “bracci fantasma” rappresentano region di gas che risultano violentemente perturbate, da onde d’urto. Ciò fa sì che diventino potenti emettitori in banda X come pure ad altre lunghezze d’onda…



Chandra Press Release

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