Blog di Marco Castellani

Mese: Aprile 2008

Pietre rotolanti… su Marte!

Le immagini fornite dallo strumento HIRISE hanno una risoluzione che consente perfino di seguire le striature prodotte sulla superficie del pianeta dal rotolamento di grosse pietre…

L’immagine mostra la zona dove la parte più meridionale dalla Shalbatana Vallis si apre nella Chryse Planitia, e mostra una varietà di pietre che evidentemente sono rotolate verso il basso, lasciando delle tracce sulla
superficie del pianeta. Questi grossi massi possono essere stati originati da crateri secondari di bassa energia, oppure anche semplicemente possono essere stati prodotti dall’erosione delle pareti di roccia.

Crediti: NASA/JPL/University of Arizona

Nell’ immagine dettagliata (2,2 MB), nel quadro di sinistra si possono osservare pietre che si sono mosse in due direzioni, indice della
presenza di due diverse “sorgenti”. Il quadro di destra mostra un masso di circa quattro metri di diametro (in basso a sinistra) che ha lasciato una lunga traccia che parte dalla zona sulla destra in alto. Questa pietra sembra rotolata giù da una collina, e probabilmente ha saltato il cratere, rimbalzato qualche volta, e poi finalmente è rotolata fino a fermarsi.

HIRISE Press Release

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Trovato un buco nero al centro dell’ammasso Omega Centauri

L’ammasso globulare Omega Centauri è noto già da tempo per le sue caratteristiche peculiari, nel sistema di circa
150 ammassi globulari che appartengono alla Via Lattea. Recenti risultati ottenuti dal telescopio spaziale Hubble e
dall’Osservatorio Geminy ora rivelano come la spiegazione per molte delle peculiarità di questo ammasso potrebbero
essere dovute alla presenza di un buco nero, rimasto finora ben “nascosto” nel suo centro…

La scoperta conferma le evidenze che già si erano accumulate, riguardo il fatto che Omega Centauri non sia
un “vero” ammasso globulare, quanto piuttosto una galassia nana alla quale siano state “strappate” le stelle nella
parte più esterna, come del resto alcuni scienziati sospettano già da qualche anno.

Omega Centauri
è noto per essere l’ammasso globulare più grosso e luminoso visibile in cielo. Le nuove immagini
ottenute con la Advanced Camera for Surveys a bordo del telescopio Hubble, insieme con dati ottenuti
con lo spettorgrafo GMOS montato sul Gemini South Telescope in Cile, mostrano come Omega Centaury possieda
al suo interno, nella zona centrale, un buco nero di massa intermedia. Il risultato è importante anche perchè
conferma come vi sia un intervallo esteso e senza salti per la massa possibile per i buchi neri, a partire da quelli
supermassivi (al centro delle grandi galassie), per passare a quelli di massa intermedia, fino ai più piccoli di
massa paragonabile a quella di una stella (vedi ad esempio la recente notizia riguardante il buco
nero più piccolo
).




L’immagine dell’ammasso globulare Omega Centauri: tanto grande da poter
essere considerato una “piccola galassia”…

Credits: NASA, ESA, and the Hubble Heritage Team (STScI/AURA)

Omega Centauri è almeno dieci volte più massivo degli altri ammassi globulari, tanto che il valore totale della
sua massa è quasi pari a quello di una piccola galassia. Tale particolarità ha condotto gli scienziati da tempo
a ritenere appunto che tale insieme di stelle sia in realtà derivato da una galassia nana,
“ripulita” dalla stelle più esterne a seguito di un
incontro ravvicinato con la Via Lattea. Gli scienziati inoltre ritengono che il fatto di trovare un buco nero nel
cuore di Omega Centauri sarà destinato ad avere profonde ripercussioni sulla comprensione delle sue passate interazioni
con la nostra Galassia.



SpaceTelescope.org Press Release

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Feeling It


Feeling It
Inserito originariamente da m.a. wakeley

“In Italia, o dolce Italia, in Italia è già primavera……..”
(Eugenio Finardi)

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GruppoLocale @ Twitter

Tanto per .. darsi una spolveratina di “web2.0”, anche GruppoLocale apre un account sulla famosa piattaforma di microblog “Twitter”!

Questo per dare un modo a chi avesse un account di poter agevolmente seguire gli aggiornamenti, aggiungendo il nostro account tra gli “amici”. Il sito è destinato a contenere i titoli delle notizie man mano che escono, e si trova all’indirizzo:


http://www.twitter.com/gruppolocale

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Scienziati NASA individuano il più piccolo buco nero conosciuto

Utilizzando una tecnica innovativa, due scienziati della NASA hanno identifiato il più piccolo buco nero conosciuto finora.
Con una massa pari solamente a 3,8 volte quella del Sole ed un diametro inferiore ai 30 chilometri, il buco nero
è davvero sul limite della grandezza minima prevista per buchi neri stellari…

Per molti anni gli astronomi hanno cercato di capire quale fosse il limite inferiore per la massa dei buchi neri, e la
scoperta attuale appare certo un grosso passo avanti nella risoluzione del dilemma. Il piccolo buco nero si trova in un sistema binario della Via Lattea,
noto come XTE J1650-500, nella costellazione del cielo del sud chiamata “Ara”.




Una illustrazione del sistema binario che contiene il piccolo buco nero

Credits: NASA/CXC/A. Hobar

Il satellite NASA
Rossi X-ray Timing Explorer (RXTE) ha scoperto il sistema già nel 2001. Gli astronomi hanno presto realizzato che questo
ospita una stella “normale” e un buco nero davvero piccolo: tuttavia fino al momento attuale non erano state condotte
misure di sufficiente precisione per poter quantificare esattamente la massa del buco nero. La tecnica usata ora per
determinarne la massa si basa sull’accuarata analisi della variazione del segnale in banda X che proviene dalla materia
in caduta sul buco nero stesso, e precisamente sulla frequenza delle sue variazioni “quasi periodiche” (QPO), che risultano
legate alla massa del buco nero stesso.



NASA Press Release

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La supernova in NGC 2397, vista da Hubble…

Le immagini più recenti del telescopio spaziale Hubble ci regalano una dettagliata visione della galassia a spirale NGC 2397. che include anche
una rara immagine degli stadi avanzati di una supernova, la SN 2006bc, scoperta nel marzo di due anni fa…

NGC 2397, mostrata in queste belle immagini di Hubble, è una classica galassia a spirale, con lunghe striature di polvere che percorrono l’estensione
dei suoi bracci, percepibili nella figura come strati più “scuri” al confronto con gli ambienti più illuminati dalla luce stellare. La risoluzione
davvero eccellente di Hubble permette di studiare questi ambienti (le galassie a noi più prossime), per molte parti, addirittura “stella per stella”.

Posta a circa sessanta milioni di anni luce dalla Terra, NGC2397 appare nel complesso abbastanza tipica,
nell’assortimento delle varie popolazioni stellari:
le stelle più vecchie si trovano infatti nelle zone più centrali, evidenziate con i colori gialli e rossi, mentre la formazione stellare
continua solo nelle zone più periferiche e lungo i bracci di spirale – ben evidenziata da stelle di colore più blu.
E’ interessante notare che le stelle
più luminose tra quelle giovani blu, possono essere appunto rilevate individualmente,
tramite la Advanced Camera for Surveys (ACS, la camera ad alta risoluzione di Hubble.




L’immagine della galassia a spirale NGC2397 (cliccando sulla foto potrete ammirarla in formato più esteso: merita davvero…!)

Credits: NASA, ESA e Stephen Smartt (Queen’s University Belfast, UK)

Una caratteristica peculiare di questa immagine di Hubble è la presenza della supernova SN 2006bc, fotografata nel momento in cui la luminosità
era in diminuzione. E’ stato un team di astronomi irlandesi, guidati dal Professor Stephen J. Smartt a richiedere l’immagine, come parte di un
progetto a lungo termine dedicato allo studio delle supernovae derivare dallo scoppio delle stelle di massa più elevata. Vi sono diverse
cose ancora non note nel fenomeno dell’esplosione a supernova, che spingono gli studiosi ad analizzare con grande interesse immagini simili
a questa: tra l’altro, ancora non è chiaro quali tipi di stelle possano arrivare alla fase
esplosiva, come pure la massa minima che un oggetto stellare deve possedere perchè il fenomeno di supernova si possa verificare…



SpaceTelescope.org Press Release

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