Blog di Marco Castellani

Mese: Giugno 2009 Page 2 of 3

Criceti d’altre terre…

La piccola Agnese, tornando dal parco, alla sorella più grande…

“Claudia, Claudia…! Lo sai che al parco, c’era un criceto d’india ???”

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Il Galileo aiuta a scoprire una nuova classe di supernove “deboli”

Le supernovae sono certamente tra gli eventi più energetici e violenti nell’intero Universo. Queste difatti costituiscono l’esplosione finale che segna la fine del ciclo di vita di alcuni tipi di stelle. L’energia cinetica tipicamente rilasciata in queste esplosioni può raggiungere i 1051 erg (un valore davvero enorme) mentre gli strati più esterni della stella vengono espulsi a velocità che possono raggiungere anche il 10% di quella della luce, la massima velocità permessa nel mondo fisico. Una normale supernova brilla come miliardi di stelle normali tutte assieme, e l’energia totale rilasciata supera quella prodotta dal Sole durante il suo intero ciclo di vita di circa 10 miliardi di anni.

Nell’ultimo decennio il quadro delle esplosioni di supernova si è un po’ complicato, poichè è stato scoperto che in alcuni casi le stelle di grande massa producono esplosioni che possono essere anche 100 volte meno energetiche del normale. Tali esplosioni sono anche caratterizzate da basse velocità degli strati espulsi più esterni, e da più deboli luminosità. In effetti, vi sono dei casi particolari, previsti dalla teoria, in cui tale “piccole esplosioni” potrebbero verificarsi.

Fino ad oggi, comunque, tutte le supernovae deboli osservate mostravano la presenza, al momento dell’esplosione, il loro strato più esterno di idrogeno. E’ una cosa piuttosto sorprendente, poichè si ritiene che vi possano essere diversi meccanismi all’opera – soprattutto per le supernovae deboli – per rimuovere l’inviluppo di idrogeno.


La regione dove è stata scoperta la supernova SN2008ha.
Crediti: sito web del Telescopio Nazionale Galileo

Ora finalmente un gruppo di ricercatori, è riuscito a trovare una supernova debole in cui lo strato di idrogeno esterno non è rilevabile. L’evento, chiamato SN 2008ha, è stato scoperto nella costellazione di Pegaso, a circa 67 milioni di ani luce dalla Terra. La ricerca si è giovata tra l’altro di diverse osservazioni della supernova compiute attraverso il
Telescopio Nazionale Galileo, situato alle Isole Canarie, in Spagna.

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Forse scoperto il primo esopianeta.. di un’altra galassia !

Gli esopianeti scoperti finora (cioè i pianeti che orbitano attorno a stelle che non sono il Sole) sono in numero di 353; questi in effetti presentano una caratteristica comune: orbitano tutti all’interno della nostra Galassia – il che naturalmente sembra più che logico, perché sono di gran lunga i più facili ad essere individuati!

Ora però un gruppo di astronomi in Italia sembra aver trovato il primo esopianeta in un’altra galassia, e precisamente nella galassia di Andromeda. Con una massa di circa sei volte quella del pianeta Giove, dovrebbe essere assai probabilmente un pianeta del tipo appunto “gioviano”, cioè gigante gassoso, anche se rimane una piccola probabilità che si possa trattare di una piccola stella nana bruna.

Una rappresentazione artistica di una luna dell’esopianeta di HD 188753 Ab (da Wikipedia)

La cosa interessante è che alcune stime recenti indicano che la maggior parte delle stelle nella nostra Galassia può avere intorno a se dei pianeti (di qualsiasi tipo), e questo sembra includere anche le stelle più piccole (che sono di gran lunga le più numerose): questo vorrebbe dire milioni di mondi, a pensarci bene. E che dire se anche per le altre galassie fosse lo stesso…? Questo vorrebbe dire che ci sono davvero  miliardi di mondi là fuori…

…certo sul fatto se ospitino vita o meno nulla di certo possiamo sapere, al momento: però non è comunque uno scenario suggestivo?

Qui l’articolo scientifico originale del team che ha effettuato la scoperta.

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Stelle bambine nel centro della Via Lattea!

Finalmente, si può dire, alcuni astronomi sono riusciti a ottenere evidenze dirette di alcune stelle appena nate nel centro stesso della nostra Via Lattea. La scoperta è stata effettuata per mezzo del telescopio spaziale Spitzer dell’ente spaziale statunitense, la NASA. Sappiamo bene ormai come il centro della nostra galassia (una tipica galassia a spirale) sia affollatissimo di stelle, polvere e gas. Proprio al centro, nel punto di densità più elevato, staziona un buco nero di grandissima massa. Tutto questo per dire che le condizioni ambientali in tale luogo sono – potremmo dire – davvero “estreme”; fortissimi venti stellari, potenti onde d’urto e diversi altri fattori, rendono davvero difficile che il gas trovi le condizioni sufficientemente “quiete” per sedimentare e formare nuove stelle.

Le tre stelle giovani trovate nel centro della Galassia. Peggio che cercare il classico ago nel pagliaio… Crediti: S. V. Ramirez (NExScI/Caltech), D. An (IPAC/Caltech), K. Sellgren (OSU)

In realtà, gli astronomi hanno già da un pò di tempo imparato che le stelle riescono a formarsi anche in ambienti piuttosto caotici, anche se non ne hanno finora compreso le specifiche modalità. Non è del resto una cosa facile: a confondere ancor più il problema vi è anche tutta la polvere nella linea di vista tra noi e il centro della Galassia, che riesce a fermare gran parte della luce visibile, impedendoci osservazioni dirette. Finora dunque, nessuno era stato capace di spiegare come si potessero formare queste stelle bambine e soprattutto nessuno era stato capace di localizzarne una.

Spiter è davvero comodo in una indagine come questa; lavorando in banda infrarossa, riesce a penetrare facilmente le zone di gas e polveri, dove la luce visibile appunto viene invece fermata.

C’è anche da dire che il centro della Via Lattea è un posto piuttosto misterioso, esteso circa 600 annn luce; per quanto sia una frazione davvero piccola della larghezza dell’intera Via Lattea (parliamo di circa 100.000 anni luce!), questo “nucleo” è occupato da ben il 10% del totale del gas in tutta la Galassia – e molte molte molte stelle…… C’è dunque voluto, nonostante l’abilità e la capacità di uno strumento come Spitzer, una ricognizione estesa del nucleo galattico, un esame attento del mosaico di immagini e immagini, per riuscire ad individuare finalmente un centinaio di candidate “stelle appena formate”.

Ad uno scrutinio ancor più rigoroso, condotto con lo spettrografo di Spitzer, molte di queste sono state scartate: alla fine ne sono rimaste appena tre. Ma queste mostrano molto chiaramente i loro “segni di gioventù”, come ad esempio alcuni tipi di gas caldo. E ce ne è voluto di lavoro, per riuscire a trovarle ! Sentite come racconta della scoperta Solange Ramirez, a capo del team di ricercatori che ha lavorato con i dati di Spitzer: “E’ stupendo per me come abbiamo trovato queste stelle. Il centro galattico è un posto davvero interessante. Contiene stelle giovani, vecchie, buchi neri, qualsiasi cosa. Siamo partiti esaminando un catalogo di circa un milione di sorgenti, e siamo arrivati a trovare tre stelle giovani – stelle che ci aiuteranno a rivelare i segreti dello stesso nucleo della Via Lattea”

.Spitzer Press Release

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Un pianeta in formazione… intorno a due stelle!

Gli astronomi hanno appena annunciato che una sequenza di immagini acquisite con lo Smithsonian’s Submillimeter Array (SMA), mostra chiaramente la presenza di un disco di molecole in rotazione, orbitante intorno al giovane sistema binario V4046 Sagittarii. Le immagini di SMA forniscono una istantanea particolarmente vivida del processo di formazione di pianeti giganti, comete, ed oggetti del tipo “quasi-pianeta” (o meglio, pianeta nano) come Plutone.


Crediti : David A. Aguilar (CfA)

I risultati confermano anche come tali oggetti si possano facilmente formare intorno a stelle doppie, così come intorno a stelle singole quali il nostro Sole.

Questo è decisamente interessante perchè – come fanno notare gli scienziati che hanno condotto la ricerca – il fatto che i pianeti si possano formare facilmente anche intorno a stelle doppie, espande di molto il numero di posti in cui poter trovare i pianeti extrasolari. Chissà, si potrebbe anche ragionare su un ipotetico mondo alieno i cui abitanti si possono godere due albe e due tramonti tutti i “giorni”… 😉

Portal To The Universe
CfA Press Release

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Il peculiare resto di supernova SNR 0104-72

Una nuova immagine dalla sonda Chandra mostra un resto di supernova con un “look” completamente diverso dal solito. L’oggetto, conosciuto con la sigla SNR 0104-72, si trova nella Piccola Nube di Magellano, una galassia vicina alla Via Lattea. Gli astronomi ritengono che SNR 1014 costituisca il residuo di una supernova cosiddetta “di tipo Ia”, causato dall’esplosione termonucleare di una nana bianca.

Il resto di supernova SNR 0104-72
Crediti: X-ray: NASA/CXC/CfA/P. Slane et al.

Nella immagine composita, che comprende le informazioni in banda X da Chandra (in color porpora) e quelle in banda infrarossa raccolte da Spitzer (mostrete in verde e rosso) l’oggetto appare in effetti diverso da ogni altra supernova conosciuta nella nostra Galassia. Difatti, mentre gli oggetti del tipo dei resti di supernova Kepler e Tycho appaiono di forma sostanzialmente circolare, decisamente la forma di SR 0104 circolare non è. Al contrario, appare dominata da due lobi di emissione piuttosto brillanti (visibili in alto a destra e in basso a sinistra). La notevole abbondanza di ferro riscontrata in questi lobi dimostra che siano assai probabilmente derivati dallo scoppio di una supernova di Tipo Ia.

Le spiegazioni per questa peculiarità nella forma possono essere diverse: una è che la nana bianca (da cui si è originata la supernova) in se fosse fortemente asimmetrica e avesse prodotto due getti arricchiti di ferro essa stessa. Un’altra possibilità riposa sull’influenza dell’ambiente intorno alla supernova. La cosa comunque è ancora dibattuta, e gli scienziati sperano di poter avere altri dati da Chandra e da altri telescopi in modo da far luce sui veri motivi della peculiarità di  SR 0104…

Chandra Press Release

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Chandra fa luce sui “fantasmi” di HDF 130…

L’immagine qui sotto riportata mostra una piccola regione del cosiddetto Chandra Deep Field North. In blu viene presentata una immagine profonda dal Chandra X-Ray Observatory, mentre in rosso è ad essa sovrapposta una immagine acquistia dal Multi-Element Radio Linked Interferometer Network (MERLIN), che è costituito da una schiera di radiotelescopi con base in Gran Bretagna. Inoltre vi è anche inserita una immagine della medesima zona di cielo proveniente dalla Sloan Digital Sky Survey (SDSS), nei colori bianco, giallo e arancione.



L’immagine composita di HDF 130
Credit: X-ray (NASA/CXC/IoA/A.Fabian et al.); Optical (SDSS), Radio (STFC/JBO/MERLIN)

Si ritiene che l’oggetto di colore bluastro situato verso il centro dell’immagine sia costituito da un “fantasma” cosmico generato da una forte eruzione di materiale da un buco nero di grande massa, in una galassia distante. Questa immagine in X, chiamata HDF 130, si forma da potenti flussi di onde radio originate da particelle che fuggono via dal buco nero, ad una velocità addiruttira prossima a quella della luce. Per la precisione, allorchè gli elettroni disperdono la loro energia, producono raggi X attraverso la loro interazione con il mare di fotoni che costituisce la eco del Big Bang, la pervasiva radiazione cosmica di fondo.

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