Blog di Marco Castellani

Mese: Dicembre 2011 Page 2 of 3

Un festival di colori dallo spazio per il Natale 2011

Il satellite Wide-field Infrared Survey Explorer (WISE) della NASA ha fornito una nuova immagine di Barnard 3, o IRAS Ring G159.6-18.5, che è circondato da nubi brillanti di polvere di colore verde e rosso. Nubi interstellari di questo tipo sono i luoghi di formazione stellare, le cosiddette nursery stellari, dove le stelle si stanno formando.

L’anello verde è composto di minuscole particelle di polvere calda la cui composizione è molto simile allo smog che possiamo trovare qui sulla Terra. La nube rossa al centro dell’immagine è molto probabilmente formata di polvere più ricca in metalli e più fredda delle regioni circostanti.
HD 278942, la stella luminosa al centro della nuvola rossa, è così luminosa che è la probabile causa del bagliore dell’anello che la circonda. La regione luminosa di color giallo-verde nella parte centrale a sinistra, è simile all’anello, anche se un po’ più densa. Le stelle di colore banco e blu che sono sparse in tutto il campo sono stelle che stanno sia davanti che dietro alla nebulosa.

Regioni simili a questa nebulosa si trovano nei pressi della banda della nostra Galassia osservabili di notte. Questa nebulosa si trova fuori dalla banda di polvere della nostra Via Lattea, vicino al confine tra le costellazioni del Perseo e del Toro, ma ad una distanza relativamente vicina alla Terra, a circa 1 000 anni luce. La nube fa parte della nostra Galassia.

I colori utilizzati in questa immagine rappresentano lunghezze d’onda ben precise. Il blu e il ciano (blu-verde) rappresentano la luce emessa a lunghezza d’onda di 3,4 e 4,6 micron prevalentemente da stelle. Il verde rappresenta, invece, la luce con una lunghezza d’onda compresa tra i 12 e i 22 micron, che è quella emessa prevalentemente dalla polvere.

Image Credit: NASA/JPL-Caltech/UCLA
Fonte: http://www.nasa.gov/multimedia/imagegallery/image_feature_2138.html

Sabrina

Loading

Cassini e l’incontro con Dione

Dione, satellite di Saturno, ripreso dalla sonda Cassini lo scorso 12 dicembre 2011 ad una distanza di 112 636 chilometri. Su: http://www.nasa.gov/mission_pages/cassini/multimedia/cassini20111212-i.html

La sonda spaziale Cassini della NASA ha completato con successo il suo massimo avvicinamento al satellite Dione di Saturno, lunedì 12 dicembre 2011 che si è concluso con un altro fly by con un secondo satellite, Titano, ad una distanza di soli 3 600 chilometri dalla superficie il giorno successivo, il 13 dicembre 2011.

Dione. La sonda Cassini della NASA ha ottenuto questa immagine non processata lo scorso 12 dicembre. La camera era puntata verso la Luna Dione da una distanza di circa 77 682 chilometri di altezza. Disponibile su: http://www.nasa.gov/mission_pages/cassini/multimedia/cassini20111212b.html

Nella scelta delle immagini grezze ottenute durante il passaggio ravvicinato di Cassini con Dione, si osserva che il satellite a volte è affiancato ad altre lune. Mimas appare poco oltre il lato oscuro di Dione nell’immagine di apertura. In un’altra immagine, Epimeteo e Pandora appaiono apparentemente vicini, insieme agli anelli di Saturno.

Questo incontro con Dione era destinato principalmente per lo spettrometro infrorosso e per lo studio nel radio. Tuttavia, il team che analizza e studia le immagini, ne ha catturate alcune davvero uniche, alcune delle quali sono state scattate ottenendo una risoluzione spaziale di soli 300-500 metri per pixel.



Un’altra immagine di Dione ottenuta sempre il 12 dicembre 2011. La sonda stava monitorando Dione ad una distanza di circa 122 863 chilometri. Disponibile su: http://www.nasa.gov/mission_pages/cassini/multimedia/cassini20111212c.html

Le immagini grezze di Cassini sono disponibili sul sito: http://saturn.jpl.nasa.gov/photos/raw/ .
Sito web di Cassini-NASA: http://www.nasa.gov/mission_pages/cassini/main/index.html .

Sabrina

Loading

Auguri!

Quest’anno riprendiamo (con il permesso) la cartolina inviata dalla segreteria di Euresis.org.

Con i migliori auguri per un lieto Natale ed un felice anno nuovo. Lo spazio è una fonte di perpetue meraviglie e continue sorprese: con le moderne sonde e i grandi telescopi di cui disponiamo sarà sempre più bello “tenere lo sguardo in alto”. Anche nella vita di tutti i giorni; anche senza telescopi. Natale è una nascita, un nuovo inizio, una speranza: in ogni situazione. Lasciamo aperta la categoria della possibilità, ne potrebbero venire sorprese belle…

Auguri dallo staff di GruppoLocale.it !

Loading

Osservazioni nell’universo lontano per comprendere come si formano stelle

Le antenne del Very Large Array. Credit: NRAO/AUI/NSF. Fonte National Radio Astronomy Observatory: https://science.nrao.edu/facilities/evla

 

La luce emessa dal nostro Sole impiega otto minuti circa per raggiungere la Terra. Ma la luce irragiata da stelle di galassie molto lontane impiega un tempo estremamente grande per raggiungere il nostro pianeta, anche miliardi di anni.

Greg Rudnick, Assistente Professore di Fisica presso l’Università del Kansas, osserva uno dei primi ammassi di galassie conosciuti che si trova a 10 miliardi di anni luce di distanza. A causa di questo aspetto naturale (ossia che la luce impiega un tempo finito per propagarsi nel vuoto, tenendo conto che ha una velocità di quasi 300 000 chilometri al secondo), ora si sta cercando di scattare una “foto istantanea” dell’Universo quando era 10 miliardi di anni più giovane, cioè quasi 4 miliardi di anni dopo il Big Bang.

Per il docente americano Rudnick questo periodo è di vitale importanza perchè in quel periodo di tempo si è registrato il più alto tasso di formazione stellare in galassie in formazione.

“Guardare galassie che si trovano a 9-10 miliardi di anni luce di distanza, significa osservarle quando l’Universo avevo solo un 20-30% della sua età attuale” ha affermato Rudnick. “Stiamo letteralmente guardando indietro nel tempo. Così, possiamo osservare galassie indietro nel tempo e misurare quante stelle si trovavano in ciascuna di esse; possiamo osservare inoltre le galassie mentre stavano fomando stelle con un tasso di formazione molto più alto di quello attuale”.

Rudnick compie le sue osservazioni utilizzando l’Expanded Very Large Array, un gigantesco Osservatorio di Radioastronomia nel New Mexico. EVLA, che consiste di 27 antenne del diametro 25 metri (82 piedi), reso famoso nel film Contact, nato dal famoso libro dell’astronomo americano Carl Sagan.

Un esempio di ammasso di galassie ci viene fornito da questa immagine ottenuta dall’Hubble Space Telescop. Fonte Hubble Site:  http://hubblesite.org/newscenter/archive/releases/2006/51/image/a/format/web_print/

Lo spiegamento di antenne del radio telescopio permetterà a Rudnick di stimare l’abbondanza di gas molecolare presente in un ammasso di sette galassie. “Le stelle si formano da ammassi di gas molecolare. Quindi, misurando la quantità di gas molecolare presente potremo avere maggiori informazioni sul combustibile a disposizione per la formazione stellare in giovani galassie” ha continuato Rudnick.

Rudnick dirigerà alcune delle osservazioni più approfondite mai fatte prima alla ricerca di monossido di carbonio nell’universo lontano. Il biossido di carbonio (anidride carbonica) è una molecola facile da rilevare e che è la molecola rivelatrice dell’idrogeno molecolare, mattone fondamentale per nuove stelle.

“Vogliamo misurare la quantità di gas” ha affermato Rudnick. “Vogliamo misurare quanto a lungo potrà durare quel combustibile tenendo conto della velocità con cui si stanno formando nuove stelle, ma anche se il gas è sufficiente a rifornire la regione per un tempo molto lungo, o se è in procinto di spegnersi. Osservando il movimento di queste molecole di gas è possibile capire quanto veloce il gas nella galassia ruota e a sua volta ci darà informazioni sulla massa totale della galassia”.

Dato che molte galassie si trovano in una piccola regione del cielo, Rudnick può osservare più oggetti contemporaneamente, che rendono le sue osservazioni particolarmente buone. L’osservazione dell’ammasso di galassie lontano permetterà di scoprire nuove conoscenze di base nella comprensione di come il combustibile nella formazione stellare viene alterato quando molte galassie sono legate le une alle altre dalla loro reciproca forza gravitazionale.

La previsione dei modelli di formazione delle galassie afferma che il rifornimento di gas alle galassie viene interrotto quando esse vengono ad essere catturate in questi ammassi. Queste osservazioni permetteranno di darci il primo test di conferma dei modelli nel caso dell’universo lontano” ha concluso Rudnick.

Fonte Press Release del 6 dicembre 2011, KU – The University Of Kansas: http://www.news.ku.edu/2011/december/6/rudnick.shtml
Per ulteriori informazioni: Depatment of Physics and Astronomy: http://www.physics.ku.edu/

Sabrina

Loading

Trovata la prima stella compagna di una supernova

Nel 2004, un team internazionale di ricercatori astronomi, per la prima volta, ha osservato un oggetto stellare sopravvissuto da un’esplosione di supernova che emergeva da un sistema stellare doppio.

Le supernove sono alcune tra le sorgenti di elementi chimici più significative nell’universo e ci permettono di capire l’evoluzione delle galassie delle stelle e anche delle galassie.

In questa rappresentazione artistica, la stella progenitore della supernova, una supergigante rossa (a sinistra) è esplosa dopo aver trasferito una massa di idrogeno pari a circa 10 masse solari verso la stella compagna blu (sulla destra).

Image Credit: NASA.

Fonte NASA: First Supernova Companion Star Found: http://www.nasa.gov/multimedia/imagegallery/image_feature_2122.html

Sabrina

Loading

Tra Dione e Titano, continua il viaggio di Cassini…

La sonda Cassini della NASA ha appena effettuato, proprio nella giornata di ieri, il suo passaggio ravvicinato alla luna di Saturno chiamata Dione. Il suo slalom attraverso le varie lune del pianeta continua, e stasera stessa, poco dopo le 21, si dovrebbe trovare a passare vicino a Titano (un corpo celeste estremamente interessante per la presenza di atmosfera e per la superficie ghiacciata): il passaggio avverrà, per la precisione, ad una altezza di circa 3600 chilometri dalla sua superficie.

Nella selezione delle immagini originali acquisite da Cassini, già disponibili al sito NASA, Dione si affianca talvolta ad altre lune. Ad esempio, Mimas appare in una immagine al di là del “lato oscuro” di Dione. In un’altra, si possono intravedere la coppia di lune Epimeteo e Pandora, insieme a parte del sistema di anelli.

Questa immagine di Dione è stata acquisita da Cassini appena poche ore fa, quando la sonda si trovava a poco più di centomila chilometri dalla sua superficie (Crediti: NASA/JPL-Caltech/SSI)

L’incontro con Dione è stato pensato essenzialmente per l’utilizzo dello spettrometro infrarosso e per la verifica di altri sistemi della sonda. Tuttavia, il team che presiede all’acquisizione delle immagini ha catturato istantanee di alcune interessanti fratture che solcano la superficie di Dione. Un’altra struttura che è stata messa in evidenza dalle nuove fotografie, è il promontorio chiamato Janiculum Dorsa. Le immagini a risoluzione più alta di questi flyby hanno scale che vanno da circa 350 a 500 metri per pixel. Nel maggio del prossimo anno, la stessa struttura di Janiculum Dorsa sarà ripresa da Cassini ad una risoluzione maggiore.

Saturno possiede un gran numero di satelliti naturali (oltre sessanta, di diverse dimensioni). Titano è la più grande, ed anche la più interessante, per le caratteristiche cui accennavamo in apertura. Le più piccole in realtà si confondono con i frammenti ghiacciati che compongono i suoi stessi anelli, sicché è difficile tracciare una linea chiara di distinzione, nel regime delle piccole masse. E’ un mondo davvero interessante che grazie alle sonde più recenti, si sta finalmente cominciando a conoscere nel dettaglio che merita.

Non possiamo che essere contenti degli ultimi risultati di Cassini e anche – perché no – fieri che la sonda che tanti preziosi dati ha già inviato a Terra, porti il nome di un astronomo italiano, quel Giandomenico Cassini che già alla fine del seicento diede un contributo fondamentale nello studio di Saturno e dei suoi anelli. Oggi, credo, sarebbe assai contento di quello che la sonda ci sta rivelando su ciò che già tanti secoli orsono fu oggetto della sua preziosa curiosità.

Tutte le immagini grezze di Cassini possono essere viste all’indirizzo http://saturn.jpl.nasa.gov/photos/raw .

Loading

SOHO visto da vicino

SOHO in una rappresentazione artistica. Immagine disponibile sul sito di SOHO: http://sohowww.nascom.nasa.gov/gallery/Spacecraft/large/Bottom01black.jpg

In occasione dell’imminente sedicesimo compleanno di SOHO (SOlar and Heliospheric Observatory) fissato per il 15 dicembre 2011, è tempo di imparare alcuni aspetti importanti che lo caratterizzano.

SOHO è un osservatorio spaziale di buone dimensioni. Misura 4,3 metri di altezza, 3,65 metri di larghezza e 2,7 metri di profondità. Con i pannelli solari completamente estesi arriva a 9,5 metri di larghezza. Questo significa che le sue dimensioni sono più grandi, anche se di poco, di un classico scuolabus giallo americano.

Al momento del lancio SOHO aveva una massa di 1850 chilogrammi; il suo carico di bordo, composto da vari strumenti, è di 610 chilogrammi.

SOHO si trova a circa 1 500 000 chilometri dalla Terra. La Luna dista 384 000 chilometri in media, il Sole si trova a 150 000 000 chilometri.

Questo significa che se la distanza dal Sole fosse di soli 10 metri SOHO si troverebbe a 10 centimetri dalla Terra, mentre la Luna si troverebbe a soli 2,5 centimetri dal nostro pianeta.

BUON COMPLEANNO, SOHO!

Crediti immagini: SOHO/NASA/ESA
Sito web di SOHO: http://sohowww.nascom.nasa.gov/

Sabrina

Loading

Kepler-22 b, un pianeta abitabile simile alla Terra

Questa è un’immagine artistica che rappresenta Kepler-22b, un pianeta noto per far parte della zona abitabile di una stella simile al Sole. E’ la prima volta che ne viene osservato uno con queste caratteristiche.

La zona abitabile è quella regione attorno ad una stella dove l’acqua si trova allo stato liquido, una richiesta fondamentale per la vita sulla Terra. Il pianeta è 2,4 volte le dimensioni della Terra: questa caratteristica lo rende il più piccolo finora osservato ad orbitare nel mezzo della regione di abitabilità di una stella come il nostro Sole.

I ricercatori non sanno ancora se il pianeta abbia una prevalenza rocciosa oppure una composizione liquida o gassosa. E’ possibile che questo mondo abbia delle nubi nella sua atmosfera, come viene rappresentato nell’immagine artistica.

“Questa scoperta è sicuramente una pietra miliare nella strada della ricerca di un pianeta gemello della Terra” ha affermato Douglas Hudgins del Kepler Program Scientist presso il Quartierr Generale della NASA a Washington. “I risultati di Kepler continuano a dimostrare l’importanza delle missioni scientifiche della NASA che hanno lo scopo di rispondere ad alcune delle più grandi domande sul nostro ruolo nell’Universo”.

Il telescopio Kepler della NASA ha scoperto più di 1000 nuovi candidati ad essere considerati pianeti, raddoppiando quasi il conteggio conosciuto prima del suo lancio. Dieci di questi candidati sono vicini alle dimensioni terrestri e orbitano nella zona di abitabilità delle loro stelle calde. Dallo scorso febbraio, quando è stato pubblicato il catalogo di oggetti osservati, il numero di pianeti candidati identificati da Kepler è aumentato dell’89% e al momento attuale il loro numero è di 2326. Di questi, 207 sono approssimativamente delle dimensioni terrestri, 680 delle super-Terre, 1181 hanno le dimensioni di Nettuno, 203 quelle di Giove e 55 sono più grandi di Giove. Il numero di pianeti candidati ad avere dimensioni terrestri e di super-Terre è aumentato di più del 200% e del 140% rispettivamente dallo scorso febbraio.

Ci sono 48 pianeti candidati nella zona di abitabilità della stella, 54 oggetti segnalati in meno rispetto al mese di febbraio, perchè la squadra di Kepler ha dato una definizione più rigorosa a ciò che costituisce la zona di abitabilità nel nuovo catalogo di oggetti, tenendo conto dell’effetto del riscaldamento atmosferico che potrebbe far cambiare la zona di abitabilità e allontanarla dalla stella per lunghi periodi orbitali.

“La fortuna ci sorride grazie alla scoperta di questo pianeta” ha aggiunto William Borucki, il Principal Investigator di Kepler presso l’Ames Research Center della NASA al Moffett Field, California, che ha guidato il gruppo di ricerca che ha portato alla scoperta di Kepler-22b. “Il primo transito è stato catturato appena tre giorni dopo aver dichiarato la sonda Kepler operativamente pronta”.

Il grande aumento nel numero di pianeti candidati delle dimensioni terrestri permette di focalizzarsi sui pianeti di tipo terrestre che rientrano nella zona di abitabilità, cosa per cui Kepler è nato: quindi, da un lato si cercano pianeti delle dimensioni terrestri, ma anche pianeti che cadano entro la zona di abitabilità della loro stella. Più dati si trovano più aumenta la possibilità di trovare pianeti di dimensioni inferiori a quelle terrestri e con periodi orbitali più lunghi.

Questo diagramma confronta il nostro Sistema Solare con il sistema di Kepler-22b. Lo schema comprende la zona di abitabilità dove l’acqua può esistere in forma liquida. La stella di Kepler-22b è un po’ più grande del nostro Sole, quindi la sua zona abitabile è leggermente più vicina. Kepler-22b compie una rivoluzione intorno alla sua stella in circa 289 giorni, un’orbita pari a l’85% delle dimensioni dell’orbita terrestre.

Immagini Crediti: NASA/Ames/JPL-Caltech
Fonte NASA Kepler News: http://kepler.nasa.gov/news/nasakeplernews/ in particolare su: http://kepler.nasa.gov/news/nasakeplernews/index.cfm?FuseAction=ShowNews&NewsID=165
NASA News Release: http://www.nasa.gov/home/hqnews/2011/dec/HQ_11-408_Kepler_Habitable_Planet.html

Sabrina

Loading

Page 2 of 3

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén