L’astronomia è cosa strana, in un certo senso. Riusciamo ormai ad indagare con estrema precisione fenomeni che avvengono anche a miliardi e miliardi di anni luce di distanza da noi (come la fusione di due buchi neri), così che saremmo propensi a credere che, dalle parti di casa nostra sia ormai tutto chiaro.

E invece no, non è affatto così. Perfino il nostro Sole, per quanto si possa dire che conosciamo il suo funzionamento a grandi linee, presenta ancora una serie gagliardissima di misteri, che spronano senz’altro la nostra voglia di conoscere. L’apparente paradosso riguardo al Sole (ma in generale alle stelle) è che in un certo senso è molto più chiaro quello che accade dentro rispetto a ciò che vediamo sulla superficie (per le… notizie dall’interno del Sole, peraltro, potete sempre affidarvi al vostro fidato Phòs, che su questi argomenti la sa lunga).

Il Sole ai raggi X, da NuSTAR (Crediti: NASANuSTARSDO)

Ma l’immagine di questa volta ci porta a domande molto specifiche. Perché le regioni sopra le macchie solari (in questa immagine che combina dati in banda ultravioletta con altri in banda X, tali regioni sono indicate da aloni bluastri) sono così calde? Sabbiamo bene come le macchie stesse siano un poco più fredde rispetto a ciò che le circonda. E dunque? Eccoci con qualcosa da capire bene, qualcosa non a miliardi di anni luce da noi, ma appena… ad otto minuti (e qualche spicciolo).

Per capirci qualcosa, la NASA ha spedito il satellite NuSTAR (Nuclear Spectroscopic Telescope Array) ad indagare il Sole con i suoi telescopi in banda X. Sono proprio queste immagini che ci potranno aiutare a far luce (è il caso di dirlo) sui meccanismi di riscaldamento sulla superficie del Sole. Perché si parte sempre da un’osservazione, non da un ragionamento.

Sul Sole, come sulla Terra.

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