Quando una stella di grande massa ha terminato il suo ciclo vitale nella costellazione di Cassiopea, ha generato un’esplosione di supernova con delle onde d’urto tra le più veloci tra tutte quelle generate nella intera Via Lattea.

Propri tali velocissime onde sono il motivo per il quale è stata scelto questo resto di supernova come primo oggetto osservato per lo strumento Imaging X Polarimetry Explorer (in breve, IXPE).

Il resto di supernova in Cassiopea
Crediti: X-ray: Chandra: NASA/CXC/SAO, IXPE: NASA/MSFC/J. Vink et al.; Optical: NASA/STScI

L’immagine che ammirate in realtà – come spesso accade – è una immagine composita, ottenuta combinando dati di diversi strumenti: qui appunto IXPE è stato utilmente affiancato dall’immarcescibile Hubble e dal quasi altrettanto glorioso Chandra X-ray Observatory.

Davanti ad immagini come questa si rimane senz’altro colpiti dalla bellezza e dal fascino che emanano. Però se si riflette un poco, si capisce che c’è di più. L’evento di esplosione a supernova non è solo spettacolare in sé, ma rappresenta il modo in cui gli elementi prodotti dalla stella possono essere disseminati per l’Universo. Difficile sopravvalutare l’importanza di queste dinamiche, per la formazione dei pianeti e per la stessa possibilità di vita nel cosmo.

E non son cose che avvengono nel segreto, anzi. Giorgia cantava qualche anno fa, che quando una stella muore, l’universo se ne accorgerà ed aveva proprio ragione.

L’universo se ne accorge – tramite noi che osserviamo (e chissà poi se soltanto noi…) – perché una supernova fa tanta luce che in alcuni momenti può sovrastare quella di una intera galassia. Certe supernova si vedevano anche di giorno, come la SN 1006, che è anche classificato come l’evento stellare più luminosa di cui esistano registrazioni storiche.

Se siamo vivi, lo dobbiamo anche alle supernove. Possiamo guardare a questi eventi con l’inevitabile e giusto stupore, dunque, ma forse anche con un pizzico di doverosa gratitudine.

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