State osservando una meraviglia. Messier 15 è uno sciame cosmico di oltre centomila stelle. Un relitto – possiamo dire – degli anni di formazione della nostra galassia, la Via Lattea. Uno dei tanti, perché se ne trovano circa centosettanta, in totale, più o meno estesi, più o meno popolosi.

M15, un densissimo ammasso di stelle
Crediti: NASAESAHubble Legacy ArchiveProcessing: Ehsan Ebrahimian

Il diametro di M15 è di appena duecento anni luce, ma più di metà delle sue stelle sono impacchettate in una zona centrale di appena dieci anni luce (circa). Il che rende la parte interna di questo ammasso globulare, semplicemente, la concentrazione di stelle più densa che sia mai stata osservata.

Quel che regge tutto e mantiene questo insieme in tale delicatissima ed armonica configurazione è un sottile e complesso gioco di mutua attrazione gravitazionale. Migliaia e migliaia di stelle in una zona piccola di spazio, si orientano e si sostengono perché sono tutte insieme, perché la rete mutua di collegamenti e scambi assicura la stabilità di ognuna.

Tutto in relazione, davvero pensarci isolati dal mondo è qualcosa che non ha senso, è appena il nostro piccolo io che si pensa isolato e distaccato da tutto, ma non ha (più) senso fisico, non ha supporto nel dato scientifico, nella psicologia, nella spiritualità.

Scrive Fritjof Capra, nel Tao della Fisica, che

ogni cosa dell’universo è connessa a ogni altra cosa e nessuna sua parte è fondamentale. Le proprietà di una parte qualsiasi non sono determinate da qualche legge fondamentale, ma dalle proprietà di tutte le altre parti.

Questo piccolo io deve dunque evolvere aprendosi ad un mondo di connessioni e collegamenti su ogni scala. Oppure semplicemente (ma non facilmente, è davvero un cambio di stato, quasi un cambio di corpo) deve silenziarsi per lasciare spazio a qualcosa d’altro, una coscienza cosmica che ci restituisca finalmente il posto corretto nell’universo.

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