Nel giorno 872 dall’inizio missione (data sulla terra, 3 agosto) l’elicotterino Ingenuity acquisisce questa limpidissima immagine della superficie di Marte.

Cinque metri sopra Marte…
Crediti: NASAJPL-CaltechIngenuity

Durante il volo, Ingenuity si è alzata di circa cinque metri sopra la superficie del cratere Jezero. Questo è il cinquantaquattresimo volo per Ingenuity, ormai abituato ai piccoli sorvoli di Marte.

Quello che personalmente mi colpisce è il dettaglio delle immagini che ci arrivano da un pianeta così lontano: ricordiamoci che parliamo di un ambiente planetario distante da noi circa 255 milioni di chilometri. Sono così cristalline che mi immagino agevolmente di poter fare una bella passeggiata sulla superficie, dimenticandomi tranquillamente del fatto che non vi sia una atmosfera respirabile e che le temperature medie si aggirino intorno ai sessanta gradi sotto zero.

In altri termini, con questa immagine così chiara Marte sembra un luogo ospitale. E fatte le dovute precisazioni di cui sopra, in effetti in certa misura lo è, se lo confrontiamo con le condizioni esistenti su altri pianeti: solo per scegliere un ambiente “vicino” a noi, calcare la superficie di Venere vorrebbe dire fare i conti con condizioni veramente estreme, con temperature medie di circa 450 gradi e una pressione dell’aria quasi cento volte quella terrestre.

Ormai non c’è dubbio che renderemo pian piano Marte un luogo abitabile, almeno in alcuni punti. Tutto il lavoro che stanno compiendo le sonde ed anche i sorvoli di Ingenuity ci forniscono dati preziosi per familiarizzare con le condizioni di questo pianeta – un tempo realmente abitabile – e iniziare ad ipotizzare delle strategie di convivenza.

Per ora rimango incantato a guardare questa foto. Penso a quanti progressi abbiamo fatto in pochi anni. Penso al mistero della creatività umana, della sua inventiva. Penso a quante cose abbiamo capito sull’universo (praticamente) non muovendoci da casa, dal nostro pianeta.

E penso che bello vivere in un universo che si vuol far scoprire, si vuol far capire. Che si lascia comprendere, pezzetto a pezzetto. Per un viaggio conoscitivo che è illimitato, come è illimitato l’oggetto stesso di conoscenza.

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