Blog di Marco Castellani

Mese: Settembre 2023 Page 1 of 2

Di ritorno da Bennu

Eccola in dettaglio, la capsula di una cinquantina di chili, ottanta centimetri di larghezza. Sganciata sul deserto dello Utah dalla OSIRIS-Rex, la capsula appare sufficientemente provata dalle altissime temperature sperimentate durante la sua spericolata discesa attraverso la densa atmosfera terrestre. Ma è integra.

La capsula con il materiale proveniente da Bennu, aspetta paziente che venga prelevata ed esaminata… (Crediti: NASA/Keegan Barber)

Come si diceva nell’articolo precedente, contiene un quarto di chilo di regolite prelevata dall’asteroide Bennu. E diligentemente portata sulla Terra.

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Un asteroide per la pace

Appena tornata la capsula con quel pezzetto di asteroide. Cioè 250 grammi di materiale extraterrestre, tutto da esaminare. Molto ci potranno raccontare i campioni, sull’origine del Sistema Solare, molto ci potranno dire di ambienti così lontani da noi. Insomma, abbiamo tanto da fare, da studiare (anche qui in Italia), da capire, con questo quarto di chilogrammo che ci arriva dallo spazio.

La notizia è di questi giorni: la sonda Osiris-Rex, dopo aver prelevato il suo carico dall’asteroide Bennu, ce lo ha riportato a casa. Sorpresa: possiamo ormai toccare mondi lontani e anche tornare indietro portandoci appresso qualcosa. Tutto questo era impensabile solo pochi anni fa.

La capsula di ritorno di Osiris-Rex, poco dopo il suo atterraggio nel deserto dello Utah
Crediti: NASA/Keegan Barbe

Siamo contaminati di universo e anche il nostro pensiero si adegua. Non ci è più permesso di pensarci separati dal cosmo, semplicemente perché è sempre meno vero. I fatti di cronaca smentiscono clamorosamente questo assetto mentale ormai antiquato, ancora così difficile da superare.

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Cercando nuova vita (il metano ci dà una mano)

Era un antico refrain pubblicitario, in realtà: il metano, ci dà una mano. E già la mente indugia sui bei tempi passati, comprende anche ogni epoca aveva le sue suggerite priorità, i (tenacemente) sussurrati ordini del giorno. Come accade oggi, in pratica. Né più né meno. Solo che liberarsi è sempre più difficile. Ma questo è già un altro argomento e ci porterebbe fuori strada.

A parte notare quanto questi semplici slogan si incastrino nella memoria e vengano fuori a distanza di decenni, se c’è (come qui) appena un appiglio. Il che può anche apparire inquietante, per certi versi.

Però qui il metano non ci dà una mano per l’uso più o meno virtuoso dell’energia (fateci caso, qualsiasi cosa viene sempre soprannominata pulita oppure verde a seconda delle priorità del momento), piuttosto ci aiuta a capire quanto siano vivibili dei luoghi molto lontani. Argomento, dunque, ben più serio di uno slogan pubblicitario o di una tecnica per acquisire consenso sociale.

L’immagine di fantasia ritrae il pianeta (a destra) attorno al quale orbita una luna (al centro), con la stella madre sullo sfondo (a sinistra). Crediti: Ahmad Jabakenji (ASU Lebanon, North Star Space Art); Data: NASA, ESA, CSA, JWST

Dove altro potrebbe esistere la vita? Una domanda di sempre che sempre più trova nuove risposte, in quest’epoca. Nel 2019 si scovò un esopianeta con una significativa parte di vapor d’acqua in atmosfera, il pianeta K2-18b. Con la sua stella madre (K2-18, lo so non è un gran nome…), vive a circa 124 anni luce da noi. Ben più grande e pesante della Terra, orbita comunque nella zona abitabile della sua stella.

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Un cosmo abbondante (e flessibile)

Una immagine come questa indubbiamente ci rimane addosso, non si scrolla via facilmente. Solo perché siamo inclini al dimenticare, solo quello ci mette “al riparo” dalla meraviglia continua. Ci dimentichiamo perfino di essere immersi in un universo abbondante, presi come siamo da mille (spesso piccole) cose.

L’ammasso di galassie Abell 370 (e molto altro…)
Crediti: NASAESA, Jennifer Lotz and the HFF Team (STScI)

A circa quattro miliardi di anni luce da noi, vive il gigantesco ammasso di galassie Abell 370, che qui ci viene mostrato in una immagine di Hubble, capace di coglierne tutto il suo splendore.

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Oppenheimer

E che dire, hanno ragione, è veramente un bel film.

Tre ore filate che non senti nemmeno il tempo, tanto è serrato il montaggio, incalzante la narrazione. L’alternarsi di colore e b/n è un espediente riuscitissimo, gli attori sono follemente bravi, il gioco della colonna sonora a volte preponderante altre volte quasi assente, è di indubbia sapienza.

Un film dove la fisica (e anche l’astrofisica, più di un poco: vedi al proposito la trattazione del collasso delle stelle, dei buchi neri) è protagonista dall’inizio alla fine. Una fisica innestata profondamente nella realtà, anche nella terribile realtà degli ordigni nucleari.

Oppenheimer ne esce come un uomo – con tutti i suoi entusiasmi, le sue confusioni, le sue cadute, le sue incertezze. Perché anche un grande fisico alla fine è un uomo semplice, splendidamente incongruente – se vogliamo – come tutti gli altri.

E forse questo è un pregio del film, il suo specifico valore culturale. Anche al di là delle legittime discussioni sulla bomba atomica, su questa spaventosa arma di distruzione di massa.

C’è ancora bisogno, sì, di ricordarci che i fisici sono uomini (o donne), perché c’è bisogno di capire che la fisica è umana, umanissima. Impregnata di umanità: questa, del resto, è la sola fisica che mi interessa, che ci interessa davvero.

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L’universo abbondante

Questa coloratissima immagine, regalataci dal Telescopio Spaziale Hubble, rappresenta un esempio spettacolare di quanto il nostro universo sia essenzialmente costituito di stelle.

Il meraviglioso ammasso stellare Terzan 12
Crediti: NASA, ESA, ESA/Hubble, Roger Cohen (RU)

Il meraviglioso Terzan 12 è uno dei quasi duecento ammassi globulari nella nostra galassia. Come ben sappiamo, un ammasso globulare è un insieme di stelle disposte – in modo molto compatto – in forma sferoidale. A legarle è la gravità, con una maggiore concentrazione di stelle verso il centro dell’ammasso.

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L’inizio di un viaggio interstellare

Appena ieri, il 5 settembre. Ma dell’anno 1977, profondamente nel secolo scorso. Erano tempi di fermento per l’astronomia. Proprio il mese precedente il telescopio Big Era, dell’Ohio State University, aveva ricevuto un segnale che sembrava indicare una emissione da parte di una intelligenza extraterrestre, l’ancora famoso segnale Wow! (l’origine del quale non si è mai completamente chiarita). E certo, era stato anche lanciato il cugino Voyager 2 (ok, non mi chiedete perché la numerazione è invertita, a me personalmente fa pensare alla track listing del capolavoro musicale di pochi anni successivo, The Pros and Cons of Hitch Hiking, dove avviene un simile scambio temporale tra Part 1 e Part 2 di uno stesso titolo).

Il momento del lancio della Voyager 1, da Cape Canaveral (Crediti: NASA)

Sul piano sociale e politico non è stato scevro di eventi importanti. Quell’anno duecento intellettuali firmano la Charta 77, realizzando la più importante iniziativa del dissenso in Cecoslovacchia. In Italia prende il via (a Catanzaro) il processo per la strage di Piazza Fontana. In India si dimette da primo ministro Indira Gandhi.

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Abell 3322, bello e lontano

Si chiama Abell 3322 ed è un ammasso di galassie piuttosto grande. Per la cronaca, al centro si trova la galassia 2MASX J05101744-4519179 (lo so, non è esattamente un nome facile da ricordare, fortunatamente è improbabile che vi troviate a doverla citare in una conversazione con gli amici).

L’ammasso di galassie Abell 3322
Crediti: ESA/Hubble & NASA, H. Ebeling

Importantissimo è studiare gli ammassi come questo, perché da questi studi dipende molto della nostra comprensione dell’evoluzione della materia (oscura e luminosa) in queste gigantesche strutture cosmiche. Le quali si rivelano anche prodigiosi “telescopi naturali” che amplificano la luce di oggetti da noi lontanissimi, attraverso il fenomeno delle lenti gravitazionali.

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