Questa coloratissima immagine, regalataci dal Telescopio Spaziale Hubble, rappresenta un esempio spettacolare di quanto il nostro universo sia essenzialmente costituito di stelle.

Il meraviglioso ammasso stellare Terzan 12
Crediti: NASA, ESA, ESA/Hubble, Roger Cohen (RU)

Il meraviglioso Terzan 12 è uno dei quasi duecento ammassi globulari nella nostra galassia. Come ben sappiamo, un ammasso globulare è un insieme di stelle disposte – in modo molto compatto – in forma sferoidale. A legarle è la gravità, con una maggiore concentrazione di stelle verso il centro dell’ammasso.

La posizione di questo ammasso (qui la sua scheda nel database gclusters), nel profondo della costellazione del Sagittario, implica tra l’altro che sia immerso in nubi di polvere cosmica, che altera anche la nostra percezione di alcune stelle, enfatizzando le colorazioni verso il rosso. Terzan 12 è uno degli undici ammassi scoperti dall’astronomo Agop Terzan circa mezzo secolo fa. Si trova a circa quindicimila anni luce dalla Terra.

Interessante notare come le stelle più luminose in questa immagine – prevalentemente di colore rossiccio – siano molte volte più grandi del nostro Sole, poste prevalentemente tra noi e l’ammasso globulare stesso. Ben poche delle grandi stelle che vediamo nell’immagine appartengono a Terzan 12, infatti: sono soprattutto “intrusi” che si frappongono tra noi e l’ammasso, dando comunque bella mostra di sé!

Rimirare immagini come questa ci aiuta a sentire (non appena a capire con la testa) quanto il cosmo sia veramente pieno di stelle. Le informazioni dell’astronomia moderna ci parlano di una abbondanza quasi spropositata, certamente fuori dai canoni umani.

Inevitabile la domanda, siamo soli ad ammirare questa incredibile abbondanza? Come disse qualcuno, entrambe le possibilità destano stupore. Sia che questa ricchezza sia tutta per noi, sia il pensiero che in questo momento ci sono altre civiltà affacciate alle stelle: in entrambi i casi la mente si spalanca, il pensiero pigro si smuove, la meraviglia si riaffaccia
ancora come possibilità esistenziale.

Ed è forse questo il senso più importante dello studiare il cielo, su tutti.

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