Blog di Marco Castellani

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Esclusivo: l’intervista a Phòs!

Eh sì. Alla fine i nostri amici di Fisicast ci sono riusciti. Sono riusciti laddove i più avrebbero desistito. Si sono spinti fino agli estremi confini della fisica, valicando limiti ritenuti insuperabili. Sì, e ci sono riusciti in pieno. Parliamo davvero di un risultato incredibile: sono riusciti ad intervistare Phòs, il nostro elusivo ma luminoso amico, che già aveva preso spazio in varie occasioni su questo sito.

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Il nostro Phòs, ne ha da dire

Sì non stiamo scherzando. Phòs è un tipo chiacchierone, l’avrete già notato, ma è anche un po’ sfuggente, se si parla di “acchiapparlo” per potergli addirittura parlare. C’è riuscita Chiara Piselli, coadiuvata dall’ottimo team di FISICAST (il podcast di fisica di cui ci siamo già occupati in diverse occasioni), e l’ha sufficientemente ammaliato tanto da potergli parlare un po’, e farsi raccontare qualcosa di sé.. finalmente dalla sua stessa voce!

La puntata di FISICAST in cui Phòs svela un tantinello dei suoi preziosi segreti è la numero 38, ed è appena stata pubblicata sul sito ufficiale, pronta per essere ascoltata online o liberamente scaricata (Autori: Marco Castellani, Gianluca Li Causi. Voci: Marco Castellani, Chiara Piselli. Regia: Edoardo Massaro, Collaborazione: Riccardo Faccini, Giovanni Organtini, Giovanni Vittorio Pallottino).

Concedetevi dunque questo viaggio con Chiara e Phòs: in meno di mezz’ora attraverserete, insieme a loro, una bella parte di fisica vecchia e nuova, toccherete le sponde ardite della relatività generale e quelle scoscese e bizzarre della meccanica quantistica, ritroverete concetti intravisti ma bizzarri, come lo scambio di particelle virtuali e sopratutto… ne sentirete anche di cotte e di crude sulla rivalità accesa tra Phòs e i suoi ancor più elusivi cuginetti, quei neutrini “colpevoli” di aver sottratto – con il recente Nobel – i riflettori a Phòs ed ai suoi amici, proprio nell’Anno Internazionale della Luce!

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Ne ha da dire Phòs, anche del lungo viaggio dal Sole alla Terra… suo e dei suoi piccoli amici. Andate ad ascoltarlo…!

Beh ora basta parlare, Phòs vi aspetta. Ringraziamo ancora l’appassionato e competente team di FISICAST che è riuscito laddove molti nemmeno si erano mai cimentati: far parlare un fotone.

Una ultima cosa, prima di partire con l’ascolto. Non è escluso che in futuro si tenti di acchiapparlo di nuovo, così non trascurate di far sapere se questa chiacchierata vi è piaciuta e se Phòs ha potuto “illuminarvi” un pochino su qualche concetto di fisica. Soltanto, una preghiera: non glielo dite che altrimenti si monta la testa. Sapete bene come è fatto, ormai!

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Nobel 2015 al neutrino? Roba da matti…!

Una cattiva idea. Assolutamente una cattiva idea. Se chiedete la mia opinione, una pessima idea. Senza esitazioni. Parola mia, di Phòs il fotone. Insomma quella (splendida) particella luminosa che vi ha già intrattenuto negli ultimi tempi con le sue avventure, le sue mirabolanti (parere spassionato) peripezie.

Abbiate pazienza, ma il mio umore non è dei migliori, in questi tristi momenti. Lo so, lo so che ho cercato nelle precedenti occasioni di mantenere un tono leggero, a volte anche spiritoso, per parlarvi delle mie imprese. Oggi però non riesco, non riesco proprio. Capirete, con queste notizie che arrivano, ma come si fa! Ma non crediate, non è mica solo un problema mio. Noi fotoni siamo tutti infuriati. E ne abbiamo tutte le ragioni.

Perché il motivo di tutta questa acredine, dite voi? Ve lo dico subito. Ecco qui, uno va bello bello su Twitter, il pomeriggio del sei di ottobre, e si trova davanti ad una cosa come questa…

Il premio Nobel per la fisica ai neutrini? Ma è uno scherzo, per caso? Qualcuno lassù tra voi umani ha pensato di giocare con i nostri sentimenti? E con quale ardire, peraltro!

No dico. Già con i neutrini c’è questa conflittualità, da tempo (e tutto per colpa loro ovviamente), ora però pure voi umani vi ci mettete. Quelli così si gasano a tal punto che nessuno li ferma più (già mi dicono che fermarli sia piuttosto complicato, a motivo della loro piccolissima sezione d’urto).

Ed è colpa vostra. Dico, ci mancava anche questa. Ci mancava il Nobel. Ma vi rendete conto? Assegnare ai neutrini il Nobel per la Fisica 2015! Quando me l’hanno raccontato non ci potevo credere. E proprio adesso, proprio nell’Anno Internazionale della Luce. Quando sotto i riflettori avremmo dovuto esserci noi, noi fotoni, e nessun altro! E poi per cosa? Per questa faccenda (saputa e risaputa) che i neutrini cambiano sapore (secondo me non sanno di nulla, e se proprio hanno qualche sapore… deve essere francamente disgustoso).

Peraltro, che fantasia, chiamarli sapori…. Solo per dire che questi neutrini, per fare gli spendidi (e dare fastidio a noi fotoni, ci giurerei), si presentano in giro in tre differenti versioni, ovvero neutrino elettronico, muonico taonico). Siccome poi non si accontentano, riescono pure a passare da una versione… ops, da un sapore ad un altro, secondo quel fenomeno chiamato oscillazione del neutrino (banale trucco da prestigiatore di serie B, secondo la mia spassionata opinione).

Al di là della fisica, comunque, non so se vi rendete conto della gravità della faccenda. Per tutti i decadimenti beta! Non sono ormai il trasformismo è stato sdoganato come atteggiamento, ma viene addirittura elogiato e premiato. Ditemi voi se la cosa ha un senso! A parte il fatto che questi qui, con il fatto che nel tragitto tra il Sole e la Terra cambiano sapore (nemmeno avevo voluto parlarvene, speravo la cosa rimanesse un po’ nascosta, ma tant’è), vi hanno fatto impazzire per decenni.

Eh sì, per decenni. Ormai ne possiamo parlare, tanto con questo fatto del Nobel la cosa è veramente arrivata alle orecchie di tutti. Il problema dei neutrini solari, lo chiamavano. Me lo ricordo bene. Vi ha tenuto intrigati per un sacco di tempo!  In poche parole, il vostro modello del Sole prevedeva un certo tasso di neutrini (purtroppo) e invece sulla Terra ne arrivavano meno di quanto vi attendevate (meno male, avrei detto io: quelli, meno sono meglio è). Ce ne è voluto di tempo, di esperimenti e congetture, per capire che la colpa non era del modello solare, ma era tutta loro. Sì, dei neutrini.

Perché loro hanno questa innata tendenza molto opportunista a cambiare sapore, e voi – lasciatemelo dire – non l’avevate capito bene (cioè, il vostro Bruno Pontecorvo l’aveva capito già negli anni ’50, a dire il vero). Che poi insomma è una cosa fondamentale, perché se cambiano sapore vuol dire – per le complesse regole della meccanica quantistica – che hanno massa. Cosa di cui voi dubitavate, fino a qualche tempo fa: per quanto mi ricordo, il vostro cosiddetto Modello Standard prevedeva proprio un neutrino senza massa. Non una previsione molto azzeccata, lasciatemelo dire.

A noi fotoni, che di massa non ne abbiamo proprio, era invece evidentissima la loro ciccia. Anzi, ci faceva ancora più impazzire il fatto che pur essendo infinitamente più pesanti di noi (si può ben dire, visto che noi non pesiamo proprio nulla…) riescono ad uscire dal Sole molto molto più velocemente. Roba da non crederci.

Il fatto che dal cambiamento di sapore deriva che abbiamo massa, non dovrebbe stupirci più di tanto. I fisici dicono che dipenda da qualche legge di conservazione per cui, se vuoi cambiare sapore (che ne so, passare dal cioccolato alla fragola…), devi avere massa (ad esempio noi fotoni siamo molto più affidabili: non avendo massa, rifuggiamo da simili cambiamenti). A me sembra molto elementare peraltro. Provaci tu a capire quale sia il gusto di una cosa senza massa! Un gelato senza massa, per esempio? Ti farebbe gola? No grazie, davvero! 

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Al “sapore” dei neutrini c’è chi – come Phòs – preferisce quello dei gelati (con massa, ovviamente…)

Beh, a parte gli scherzi, ho deciso di parlarvi perché sono veramente indignato. Per colpa di questi due umani, Takaaki Kajita Arthur B. McDonald, pioneri nello studio delle oscillazioni dei neutrini, questi ultimi ora si sono guadagnati le luci della ribalta.

Che poi, quando si parla di luci, dovremmo essere proprio noi, in ballo.

Niente, sono davvero indignato. Ora mi ritiro in un algido silenzio. Mi faccio risentire quando questa cosa mi sarà un po’ sbollita. Voi che siete attraversati da miliardi di neutrini ogni secondo, fatemi un favore. Se riuscite a schiacciarne qualcuno, non esitate: secondo la fisica è impossibile, certo. Ma a me farebbe tanto piacere…

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Senza peso…

Sono sempre io, Phòs, il vostro fotone preferito. O insomma, spero che sia il preferito, ma non ne sono certo. D’altra parte, potrei speculare sul fatto che in realtà non è sempre facile distinguere un fotone dall’altro, non è che possiamo appiccicarci sopra delle pecette o metterci una targa. Anche perché, come vorrei dirvi oggi, noi fotoni non abbiamo niente su cui appiccicare…

E’ così, non abbiamo massa. La cosa potrebbe essere sorprendente, a pensarci bene. Cioè, se solo ci pensate un momento, potreste ancora sorprendervi. Specialmente se siete di quelli che pensano che una cosa, per esistere, deve potersi toccare. Beh, no, scordatevelo. Un fotone non si tocca. Ecco, proprio io, proprio io che vi sto parlando: io non ho massa. Lo dice proprio la fisica, non è che me lo invento io.

Non ho massa. Non peso niente. Weightless, direbbero gli inglesi. Magari come potreste sentirvi voi, chessò, nel bel mezzo di un salto. Ecco, per me è la condizione naturale. 

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Non ho massa. Eppure, esisto.

Cioè, esistono un sacco di cose che non si possono toccare. Esistono, semplicemente. E io sono una di queste. Siamo così concreti che se – metti caso – sparissimo in un istante, voi piombereste nel buio più totale. Non potreste vedere proprio un bel niente.

Comunque, io vi conosco. Conosco i vostri ragionamenti, beh non ha massa, esagerato.. sarà un modo di dire.. magari vuol dire soltanto che pesa poco, pochissimo, quasi niente… 

E invece no, non quasi niente. Proprio niente.

Non è che sia quasi uguale, no. Fa tutta la differenza del mondo.

Anzi, dell’universo.

Photo Credit: Phillip Ritz via Compfight cc

Ora vi dico. Però per farvi capire devo dirvi qualcosa di più riguardo al mio lavoro. Io, in qualità di fotone, sono il mediatore della forza elettromagnetica. Parole grosse, lo so… ma il significato è semplice. La forza elettromagnetica è una delle quattro forze fondamentali dell’universo. Sono solo quattro, in fondo è molto semplice. Le altre sono la forza gravitazionale, la forza forte e la forza debole. Le ultime due lasciatele perdere, per ora, perché diventano importanti a livello di fenomeni atomici. Nell’universo la forza elettromagnetica e quella gravitazionale spiegano praticamente tutto.

Ed eccoci al punto: sono forze che si estendono all’infinito. Che intendo? Che la Terra è attirava dal Sole, ad esempio, anche se è lontanissima da lui. Non c’è problema di lontananza: due corpi con massa si attirano sempre e comunque. E così la forza elettromagnetica, che attira tra loro particelle cariche positivamente e cariche negativamente. Non c’è problema quanto siano lontane, la forza elettromagnetica li attira, in maniera inversamente proporzionale alla distanza tra loro, elevata al quadrato.

Dunque anche se la distanza va verso l’infinito, c’è sempre un’attrazione tra – diciamo – un elettrone e un positrone (tipo un elettrone, però carico positivamente), calcolabile. Fossero pure ai margini estremi dell’universo.

Questo però solo perché noi fotoni (e qui torniamo a bomba) non abbiamo massa.

Seguitemi, cerco di farvela un po’ facile, a costo di abbandonare per un attimo un po’ di rigore scientifico (lo potrete sempre recuperare, poi). Prima di tutto, considerate che secondo la fisica moderna, la massa è energia (e qui già qualche dubbio sul fatto che una cosa per esistere deve avere massa, deve “esserci” magari vi potrebbe venire). Sì, la massa è una qualità particolare di energia. I fisici lo sanno già da un bel po’.

La legge che regola tutto è quella di Einstein. Dividendo o moltiplicando per la velocità delle luce al quadrato, si passa da massa ad energia, avanti e indietro. Stessa roba, solo un termine costante di mezzo.

C’è poi l’altra regola, l’unica altra che vi chiedo di digerire, che è il principio di indeterminazione di Heisemberg. Suona spaventoso, lo so, ma è semplice. Sapete che nello spazio quantistico, particelle si creano in continuazione. Lo spazio vuoto non è vuoto: è come in perpetua ebollizione. E il principio di Heisemberg regola questa spinosa faccenda. In pratica dice che tanto più è grande l’energia di una particella che spunta fuori, tanto meno può vivere (e dunque tanta meno strada può fare, nel suo tempo di vita). In termini più precisi, l’energia moltiplicato il tempo di vita, è una costante.

Se una particella ha massa, ha dunque una energia minima: quella legata alla sua massa.

E’ qui che io vinco alla grande. Non avendo massa, posso avere energia piccola a piacere. Dunque posso vivere quanto voglio, senza violare il principio di Heisemberg (se l’energia è molto piccola, il tempo di vita può essere molto grande). E posso andare lontanissimo. Lontanissimissimo. Davvero. Se volete una trattazione un po’ più rigorosa (con qualche formuletta scritta giù per bene) di quello che vi sto raccontando, potete magari iniziare da La storia delle particelle nel Big Bang.

Comunque. Se avessi massa come i miei amici, le particelle mediatrici delle interazioni forti e deboli, il mio raggio di azione sarebbe molto molto più limitato. E infatti loro fuori dall’atomo.. puff! Non si vedono proprio!

Questo vi dovrebbe dire qualcosa a proposito della massa del mio amico gravitone… quello che i fisici pensano regoli la forza gravitazionale. Che ne dite, cosa pensate per questo? Può avere massa? O è come me, in fondo? Splendidamente senza peso…?

Questa è la terza parte delle avventure di Phòs. Se vi siete persi qualche puntata del vostro fotone preferito, sappiate che le trovate sempre tutte qui. 

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Il lungo viaggio di Phòs

Oggi vi voglio parlare di un lungo viaggio, del viaggio che facciamo (io e i miei collaboratori) dal centro del Sole fino ad inondare il vostro pianeta. Un bellissimo pianeta, lasciatevelo dire. Non se ne vedono molti così in giro per l’universo, parola mia. 

Per certo è che, senza di noi, non se ne vede proprio nessuno. Perdonate l’ardire, ma è proprio così: vedere qualcosa senza fotoni in giro, mi dispiace, ma proprio non è cosa. Dopo avervi raccontato un po’ di me (in breve, mi chiamo Phòs e per vivere faccio il fotone), in questa seconda puntata vi parlo di un viaggio veramente… allucinante (seguitemi – se ce la fate – poi mi direte se il termine è appropriato).

Spettacolare, ma... Avete idea di quanto ci mettiamo per arrivare in superficie? (Crediti: SDO, NASA)

Spettacolare.. Ma… avete idea di quanto ci mettiamo noi per guadagnare la superficie? (Crediti: SDO, NASA)

Insomma, se andiamo alla radice, dobbiamo partire proprio dal centro. Dal centro del Sole, intendo. Lì veniamo prodotti in gran quantità, dalla centrale atomica dislocata proprio nel centro della stella. In effetti la vostra stella, non so se ci pensate mai, è una enorme centrale a fusione nucleare sempre accesa, dove il rivestimento coincide con il combustibile stesso. Una cosa favolosa: se ne sta lì in mezzo allo spazio, appoggiata su se stessa,  non gli serve nulla ed è perfettamente stabile. Beh, almeno per qualche miliardo di anni, beninteso: fino a che questo combustibile non comincia ad esaurirsi, o meglio a trasformarsi… allora sì che le cose cambiano.

Ma vabbé, di questo ne parliamo magari un’altra volta. Però è interessante che il combustibile si trasformi, perché poi alla fine si creano gli elementi “pesanti”. Quelli di cui siete fatti voi, per capirci (no, io no, sono un fotone, tutta altra storia).

Comunque vorrei intanto che vi rendeste conto di quanto è enorme una cosa come il Sole. Questo bel tipino (molto focoso, dobbiamo dirlo) vanta un diametro di circa 1,39 milioni di chilometri. E risulta anche abbastanza “di peso”, perché la sua massa si aggira intorno ai 2000 miliardi di miliardi di miliardi di chili!

Con tutto ciò, se chiedete agli astronomi (se vi fidate…), vi sentirete rispondere che il Sole è una stella di piccola massa, che ci sono stelle grandi anche cento volte come lui. Accontentiamoci che sia piccolo, ve lo consiglio: il fatto di essere piccolo fa sì che voi ancora ne stiate a parlare. Fosse stato un po’ più grosso, sarebbe esploso già da tempo: credetemi, una cosa abbastanza seccante, capace di interferire con i vostri programmi per la giornata. Così invece ha davanti ancora un bel po’ di tempo, possiamo stare più che tranquilli.

Perché vi parlo tanto del Sole, mi chiederete.

Beh, ci sono affezionato. Io sono stato creato lì. Proprio al centro di questa struttura gigantesca. Sappiate che è caldissimo (centinaia di milioni di gradi) e pieno zeppo di tipi come me, che sbattono in tutte le direzioni (ecco il problema). Le caldaie lì lavorano a pieno regime e inghiottono ogni secondo montagne di idrogeno, trasformandolo in elio. In questa trasformazione sono nato io e tantissimi amici miei.

Magari ci torneremo. Ma oggi vi parlo di qualcosa di diverso.

Stavolta vi parlo di questo viaggio avventuroso. E lunghissimo. Pensate ad un fotone, uno come me insomma, che nasce all’interno del Sole e poi si muove via da lì. Perché vi dico subito che noi non possiamo stare fermi, noi ci muoviamo ad una velocità pazzesca, la più grande che c’è. Dicono gli scienziati che niente può muoversi più forte di noialtri: veramente c’è stato qualcuno che diceva che i neutrini (quei nanerottoli) ci battevano, ma poi hanno dovuto fare marcia indietro. Tutte balle! Noi siamo sempre i più veloci, lo dice la scienza!

Sì… i neutrini mi stanno sulle scatole, lo confesso. Sarà perché dove sono nato ne vengono prodotti in quantità incredibile e alla fine ti stufi di trovarli dappertutto. Cavoli, non c’è un posto dove puoi stare tranquillo, te li trovi sempre in mezzo. Anche a voi vi attraversano la mano, in un istante, miliardi di quei nanerottoli. E non sto esagerando, anzi! Considerate che ne vengono prodotti così tanti che a Terra, in ogni centimetro quadrato, ne passano ogni secondo ben cento miliardi. No, dico, cento miliardi! Cento miliardi di particelle che passano attraverso ogni centimetro del vostro corpo, ogni secondo, e voi nemmeno ve ne accorgete. E come potreste? Sono così minuscolini che praticamente attraversano il vostro corpo senza interagire per nulla.

Come se non ci fossero, proprio.

Non siete convinti? Guardate che questi sono capaci di percorrere perfino l’intero Sole senza mai imbattersi in nessuno, tanto sono piccolini, mentre noi si sbatte continuamente da una parte all’altra (i vostri scienziati che amano il linguaggio forbito, parlano al proposito di sezione d’urto trascurabile)!  E’ per questo che sulla Terra si dura una fatica da matti per riuscire a beccarne qualcuno, con tanto di esperimenti enormi e (secondo me) costosissimi! Beh una volta ve ne parlo, d’accordo.

Comunque la cosa che mi fa più rosicare (se posso esprimermi così) è che loro se la cavano in un attimo. In un attimo sono fuori: usciti dal Sole, nello spazio aperto. A spasso per l’Universo! Non sapete quanto mi da fastidio… perché noi ci mettiamo molto, molto di più!  Per noi si parla di migliaia di anni, addirittura.

Già, perché il problema è che loro vedono una autostrada vuota, esattamente dove noi vediamo un traffico colossale (tipo il vostro GRA nelle ore di punta, o anche peggio). Noi facciamo un passetto e subito andiamo a sbattere da qualche parte. Ecco che un elettrone ci sbarra la strada, ecco che un altro fotone si mette di mezzo!

Non c’è pace, non c’è proprio pace.

Tanto è vero (vi svelo un segreto) che in pratica nessuno di noi riesce ad uscirne vivo. Cioè, ora vi spiego. C’è come un meccanismo di staffetta. Noi si viene creati, si fa un passo o due, ed ecco che siamo riassorbiti. Può essere un elettrone, appunto, che salta ad uno stato eccitato (a nostre spese…), può essere sempre un elettrone che si libera dal nucleo del suo atomo (sempre, vorrei ribadire, a spese nostre), o appunto un altro fotone che ci sbatte addosso o addirittura che ci inghiotte (anche se per quest’ultima opzione – alquanto cannibalesca secondo me – deve esserci un nucleo atomico nelle vicinanze).

Detto tra noi, sono i meccanismi di interazione radiazione-materia, se volete approfondire.

Al dunque. I modi per farci fuori sono moltissimi, insomma. Ma quasi sempre riusciamo ad uscirne, in qualche modo. Ecco, non proprio noi, magari. Ecco, perchè qui dire “proprio noi” è tosto, c’è il fatto che nel mondo microscopico non è sempre facile distinguere chi siamo”noi” da chi sono gli “altri”: è il caso cosiddetto delle particelle indistinguibili. Dove “indistinguibili”, badate bene, non sta ad intendere che voi non riuscite a distinguerle: no, no. E’ una cosa molto più incredibile. Vuol dire che non è proprio possibile dire chi è una particella e chi è un’altra! Non so se vi rendete conto, per me ‘sta cosa ha una portata filosofica veramente enorme… Mi fa capire come la scienza veramente sfonda il senso comune in cui (abbiate pazienza se ve lo dico, io che nel mondo quantistico ci sguazzo) siete un po’ tutti immersi, e apre a mondi che ancora hanno bisogno di essere capiti, nella loro alterità veramente rivoluzionaria. 

Appunto. E’ la meccanica quantistica, ragazzi. Una cosetta che avete sviluppato nel secolo scorso e ancora dovete bene capire cos’è. Roba su cui ancora far luce (parola di fotone, che di luce se ne intende).

Avete ragione, stavo divagando. La cosa che volevo dire è questa. Pur se un fotone punta verso l’uscita, pur se è nella direzione giusta per scappar via, ebbene: questo non dura. Sbatte, viene assorbito e poi rilasciato, quello che volete. Il punto è che un attimo dopo il fotone sarà orientato a caso, in un’altra direzione. Ecco la conseguenza noiosissima dell’interazione: la strada giusta è già persa! E via di questo passo. Non vi dico quante volte.

Insomma siamo come ubriachi che puntano da una parte ma poi fanno un cammino molto arzigogolato, vagando qua e là in tutte le direzioni possibili. Capite che per arrivare fuori ci mettiamo una quaresima (termine quanto mai appropriato oggi, visto il calendario…).

Dunque, la morale eccola qui: nonostante noi si vada alla velocità massima (sempre a tavoletta, garantito), quei nanetti di neutrini ci battono alla grande, nella corsa verso l’uscita. Con loro perdiamo sempre, non c’è verso.

Dite un po’ se anche voi non girerebbero un po’ le particelle, per questo…!

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Salve, sono Phòs

Mi presento: mi chiamo Phòs, che è il nome greco per Fotone. Io e i miei amici riempiamo l’Universo di luce, proprio quella che vi permette di vedere i fiori, gli alberi, il sorriso di una ragazza, la corsa di un bimbo. Tutto perché ci mettiamo di mezzo noi, e vi portiamo le informazioni fino sulla superficie dei vostri occhi. Siamo proprio noi che urtiamo i vostri sensori biologici, dopo aver sbattuto sulle cose che vi stanno intorno, e vi portiamo informazioni sul mondo circostante.

Lo facciamo continuamente, e non ci stanchiamo neanche troppo. 

Forse visto che siamo così importanti (parere personale), vorreste avere qualche informazione in più su di noi? Sono qui per questo, in effetti mi piace parlare un po’ di me.  Ora vi dico giusto due cose, poi magari approfondiremo. Ecco, iniziamo da qui: magari non ci pensate spesso, ma la prima cosa che fate la mattina, appena aprite gli occhi, è quella di avere a che fare con noialtri. Senza di noi miagolereste nel buio, direbbe qualcuno. Anche per leggere queste parole, dopotutto, avete bisogno di gente come me.

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Certo che siamo bravi, a farvi vedere che spettacolo è il mondo… 

Intanto diciamo subito che noialtri non pesiamo nulla. Letteralmente, non abbiamo massa. E questo magari già sconcerta alcuni di voi, quelli che dicono se non tocco non ci credo. Perché il fatto è questo, noi non ci si può toccare, ma proprio per niente. Eppure siamo reali, molto reali. Provate a spegnare la luce (o chiudere la finestra). Siamo tanto reali che se noi ce ne andiamo, non sapete proprio come muovervi, dite la verità!

A proposito di movimenti, vi confido che noi non possiamo stare fermi, ahznzi ci muoviamo ad una velocità pazzesca, la più grande che c’è. Davvero, giuro. Dicono gli scienziati che niente può muoversi più forte di noi, nessuno può nemmeno pensare di batterci. Va beh veramente c’è stato qualcuno che diceva che i neutrini (quei nanerottoli!) ci battevano, ma poi hanno dovuto fare marcia indietro: sembra fosse tutto un problema di connessione di un cavo. Tutte balle! Noi siamo sempre i più veloci, lo dice la scienza! Pensate che in appena un secondo facciamo poco meno di trecentomila chilometri. 

Siamo anche capaci di fare degli ottimi scherzi. Il migliore è quello di aver fatto impazzire la comunità scientifica già dall’inizio del novecento. Proprio quando pensavano di aver sistemato quasi tutto, nel loro modello della fisica… ma è stato davvero divertente, lasciatemelo dire. Più cercavano di capire come siamo fatti, meno si raccapezzavano. Onda o particella? Come sei veramente, potrebbe chiederci qualcuno.. Beh, Il dibattito su come siamo è durato per parecchi anni: alla fine hanno dovuto arrendersi: siamo onde e particelle insieme.  Ovvero, secondo alcuni esperimenti ci comportiamo come onde, secondo altri ci comportiamo come particelle. E non c’è verso, una sola interpretazione non va bene, non spiega le cose.

Non che a tutti abbia fatto piacere, questa inattesa grana. Gente smagata come Einstein ce la mise tutta per risolvere questa imbarazzante dualità, in un senso o nell’altro. Imparò un sacco di cose, su di noi e sulla natura.

Ma non ci riuscì.

Del resto, noi siamo dispettosi. Siamo proprio noi che abbiamo scosso alle fondamenta il determinismo ottocentesco a cui era approdata la scienza fisica. Quello per cui si pensava, se conosco bene le premesse, posso capire l’evoluzione di un sistema, con la precisione che voglio.

Eh no, le cose sono un pochino più complesse… e un pochino più libere, se mi permettete.

Tanto è vero che alla fine pure i fisici più tenaci si sono arresi: il mondo non lo puoi capire tutto con il ragionamento. E hanno dovuto piegarsi a cose come la probabilità. Ovvero, non dicono più se siamo qui o là, ma dicono con che probabilità possono trovarci qui o là. Sembra poco, ma è cambiato tutto. A me (parola di fotone) tutto questo non dispiace: in fondo in fondo, si può vedere come un bagno di umiltà che hanno dovuto fare questi vostri scienziati, piegandosi al fatto che la realtà è sempre più misteriosa di tutti i loro ragionamenti. Da qualche parte, sempre sfugge qualcosa. Un po’ di mistero rimane sempre, e per alcuni questo non è un problema, anzi è ciò che dà il gusto al loro cercare.

Ma non vorrei diventare troppo filosofico, in fondo sono solo un fotone. Ora scappo, anzi. Lo sapete, fermo non ci so stare. Ma prima vi anticipo che tornerò a parlare di me. Già ho in mente una prossima bella storia da raccontarvi: vi parlerò del lungo e avventuroso viaggio che quelli come me, nati al centro del Sole, devono fare prima di arrivare davanti ai vostri occhi. Un viaggio lungo e articolato, con mille pericoli e diecimila insidie… sapeste chi di noi arriva nella vostra stanza, cosa ha dovuto superare! E quanta strada, quanto tempo… ma di questo ne parleremo poi. Anzi potrebbe essere la prima di una serie di avventure, tutte degne di essere raccontate. Pensate, il mondo visto da Phòs, un semplice fotone. Illuminante, è il minimo che si può dire (passatemela questa, dài…). E poi si può parlare di quelli come noi che arrivano da molto lontano, che ci portano informazioni sull’universo primordiale.. e poi ancora, buttarci sui colori ( quando diventiamo artistici noi siamo senza rivali)…

Vi piace l’idea? Lasciate un commento in fondo al post, così – con il nostro aiuto – verrà visto da quel tipo che riporta sul blog le nostre avventure, magari è la volta che riusciamo a farlo lavorare davvero… 🙂

Per ora, scappo!  Sapete come sono fatto… 

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