In ogni caso, un nuovo capitolo nella comprensione della nostra luna sembra proprio che sia appena stato aperto. Infatti, i dati preliminari del Lunar CRater Observation and Sensing Satellite, o brevemente LCROSS, hanno mostrato come la missione ha -con pieno successo – rinvenuto la presenza di acqua durante l’impatto dello scorso 9 ottobre sulla superficie del satellite, nella regione perennemente in ombra del cratere Cabeus, nei pressi del polo sud lunare.
Come sappiamo, l’impatto dello stadio superiore della sonda LCROSS (Centaur) con la superficie lunare, ha creato uno “sbuffo” di materiale che si può analizzare in due parti separate. La prima parte era costituita da uno sbuffo di vapore e particelle sottili, emesso ad alta angolazione, mentre il secondo, emesso ad un angolo minore, era costituito da frammenti di materiale più pesante. Da notare che tutto questo materiale non vedeva la luce solare da miliardi di anni, essendo dentro il cratere sempre in ombra.

La regione dell’impatto della sonda. La camera di LCROSS mostra il pennacchio di materiale espulso, quando sono trascorsi circa 20 secondi dall’impatto
Crediti: NASA
Dall’istante dell’impatto programmato, il team di LCROSS ha lavorato assiduamente per analizzare l’enorme quantità di dati raccolti dalla sonda. I ricercatori si sono in particolare concentrati sui dati provenienti dagli spettrometri del satellite, che forniscono l’informazione più certa sulla eventuale presenza di acqua. Lo spettrometro esamina infatti la luce emessa o assorbita da diversi materiali, e aiuta ad identificare in questo modo la loro composizione.
La cosa davvero notevole, è che secondo gli scienziati di LCROSS, diverse “linee di evidenza” hanno mostrato che l’acqua era presente, sia nello sbuffo di vapore ad alta angolazione sia in quello di materiali più pesanti. Dicono che la concentrazione e la distribuzione dell’acqua e delle altre sostanze richiede sicuramente analisi ulteriori, ma si può già tranquillamente dire che Cabeus contiene acqua (!).
In particolare, il team ha guardato alle caratteristiche spettrali dell’acqua nella regione del vicino infrarosso e le ha confronatte con gli spettri raccolti da LCROSS riguardo l’impatto. “Siamo stati capaci di sovrapporre gli spettri solo quando abbiamo inserito i dati per l’acqua”, ha detto Anthony Colaprete, a capo del team di scienziati di LCROSS, “Nessun’altra combinazione ragionavole di altri componenti che abbiamo provato, può interpretare le osservazione. Anche l’eventualità di contaminazione dalla sonda Centaur è stata esclusa con sicurezza”.
Conferme aggiuntive vengono anche, del resto, dalla parte ultravioletta dello spettro, che mostra prodotti ottenuti dall’acqua tramite l’interazione con i raggi solari.
L’analisi dei dati è comunque appena cominciata. Dice Colaprete che i dati sono così ricchi, che oltre all’acqua vi sono indicazioni della presenza di altre sostanze di interesse per gli scienziati (definite “intriganti”). La regione in ombra permanente del craterer è servita davvero come una “trappola fredda” per il materiale ivi contenuto, preservandolo lungo un arco temporale di miliardi di anni.
Dopo aver viaggiato per circa 113 giorni percorrendo più o meno nove milioni di chilometri, Centaur e LCROSS si erano separati lungo l’approccio finale alla luna. Veloce come un grosso proiettile, Centaur aveva impattato sulla superficie lunare il 9 ottobre scorso, mentre LCROSS osservava attentamente con i suoi strumenti di bordo. Circa quattro minuti di dati sono stati raccolti e inviati a Terra prima che anche LCROSS impattasse sulla superficie del nostro satellite. Questi quattro minuti di osservazioni ci hanno restituito una valanga di dati, che sono attualmente in elaborazione.
Quali altri segreti ci svelerà la nostra luna? L’analisi sta continuando!

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Sarà da impazzire…. 🙂 No. Sarà da lavorare! Se avrete bisogno di me, mi rendo disponibile già da ora, per impegnare quattro anni della mia vita e più! 🙂
Sabrina
Eh eh.. beh sì in effetti ben più di quattro minuti sono andati via ieri mattina, per la stesura del post 😉
Ma era un paio di giorni che avevo visto la notiziona, non ho potuto resistere di più prima di mettermi a scrivere!
Se ci penso, è davvero intrigante che appena quattro minuti di “osservazione”, se ben individuati, portino a Terra ormai una quantità di dati così “esagerata” che – a detta degli stessi scienziati – ci vogliono in pratica mesi per analizzarli bene tutti. Potenza della tecnologia attuale, direi. E chissà che faremo quando Gaia comincerà a buttare verso Terra le previste svagonate di informazioni sulla Galassia…. 😉
M.
Quattro minuti … Così poco, per così tanto, Marco.
A volte mi piace pensare che neppure il cosmo si renda conto dello scorrere tempo. Quattro minuti potrebbero non essere differenti da quattro miliardi di anni.
Ma temo sia desiderio di scavalcare sempre il tempo che ci soffoca e ci costringe a correre nelle nostre vite.
Intanto, possiamo sognare e scoprire la nostra Luna. In quattro importanti minuti.
Intrigante, davvero.
Congratulazioni, Marco!! So che ti sono serviti più di quattro minuti per confezionare questo bel post, ma nei prossimi giorni guarderai la Luna (tempo permettendo) con occhi diversi! Quattrocento anni fa anche Galileo faceva la stessa cosa col suo cannocchiale… Pure questo per me è affascinante …
Un abbraccio, a presto!!!
Sabrina