di Sabrina Masiero, Dipartimento di Astronomia dell’Università degli Studi di Padova, INAF- Osservatorio Astronomico di Padova


L’immagine è stata ottenuta dalla combinazione di tre esposizioni differenti prese dalla camera panoramica (Pancam) in tre diversi filtri durante il 2.117 giorno di vita marziano di Opportunity (sulla Terra era il 6 gennaio 2010). Crediti: NASA/JPL-Caltech/Cornell.

Il rover Opportunity della NASA, che da tempo sta esplorando la superficie marziana, ha permesso agli scienziati di dare un’occhiata un po’ più approfondita del suolo marziano, scavando in una roccia.

Negli ultimi due mesi, una roccia scura non più grande di un pallone è stata l’obiettivo di Opportunity. Chiamata “Isola Marquette”, questa roccia sta migliorando la conoscenza della mineralogia e della chimica dell’interno di Marte. “L’Isola Marquette ha composizione e caratteristiche differenti dalle altre rocce marziane o meteoriti provenienti dal pianeta” ha affermato Steve Squyres, della Cornell University di Ithaca (New York), principal investigator di Opportunity e del suo gemello Spirit. “E’ una delle cose più curiose che Opportunity ha trovato su un periodo di tempo molto lungo“.

Dopo sei anni di attività, Opportunity ha scoperto solo un’altra roccia di dimensioni simili a questa che si ritiene essere stata espulsa da un cratere abbastanza lontano. Il rover ha studiato la prima di queste rocce durante la sua iniziale misssione di tre mesi. Chiamata “Bounce Rock” (letteralmente, roccia rimbalzata) ha una composizione molto vicina a quella di un meteorite proveniente da Marte e ritrovato sulla Terra.
L’Isola Marquette è una roccia di grana grossa con una composizione basaltica. La grossolanità indica un raffreddamento lento dalla roccia fusa, dando ai cristalli il tempo di svilupparsi. Questa composizione porta i geologi a supporre che essa si sia formata originariamente in profondità nella crosta e non in superficie, dove, invece, si sarebbe raffreddata più velocemente presentando, di conseguenza, una grana più fine. “Non abbiamo idea precisa di quanto in profondità si sia formata nè in quale posto” ha concluso Squyres.

La composizione dell’Isola Marquette, tenendo conto anche della sua consistenza, la distinguono dalle altre rocce basaltiche di Marte che i rover hanno esaminato. Inizialmente si era pensato che la roccia potesse far parte di una serie di meteoriti trovati da Opportunity. Tuttavia, il contenuto molto basso di nickel nell’Isola Marquette ha fatto supporre la sua origine marziana. Nell’interno vi è più contenuto di magnesio che nelle tipiche rocce basaltiche marziane studiate da Spirit. I ricercatori stanno ora cercando di capire se essa rappresenti o meno una roccia precursore modificata molto tempo fa dall’acido solforico, diventando quindi la roccia arenaria ricca di solfato che ricopre la regione di Marte, che ora Opportunity sta esplorando.

E’ come avere un frammento di un altro sito” ha affermato Ralf Gellert dell’Università di Guelph, Ontario (Canada). Gellert è lo scienziato a capo del controllo dello spettrometro a raggi X per la rilevazione delle particelle alfa sul braccio robotico di Opportunity. “Con le analisi compiute precedentemente, stiamo cercando di risolvere alcuni degli enigmi“.

Il team che segue il rover ha utilizzato uno strumento di Opportunity che permette di macinare un po’ della superficie corrosa dell’Isola di Marquette e analizzarne l’interno. Si tratta della trentottesima roccia campione studiata dal rover e sicuramente una delle più complesse. Lo strumento è stato realizzato per macinare una roccia marziana e sicuramente non sarà l’ultima.

Opportunity che a metà del 2008 aveva studiato un cratere, ora è a circa sette chilometri di distanza da un secondo cratere, molto più grande, chiamato Endeavour. Il rover ha percorso circa 5,3 chilometri nel 2009, di gran lunga molti chilometri in più rispetto agli anni precedenti. Opportunity ha lasciato l’Isola Marquette il 12 gennaio scorso.

Siamo di nuova in marcia” ha affermato Mike Seibert, uno dei manager della missione del rover al Jet Propulsion Laboratory della NASA, a Pasadena, (California). “Se tutto andrà bene, quest’anno è previsto che il rover viaggi molto. Lo spingeremo verso il cratere Endeavour ma osserverà pure altri interessanti target lungo il suo cammino dove lo fermeremo per fargli odorare le rose“.
Da quando è atterrato su Marte nel 2004, Opportunity ha fatto numerose scoperte scientifiche, che comprendono una prova mineralogica dell’esistenza di acqua liquida. Dopo un lavoro 24 volte superiore a quello previsto in origine, Opportunity ha percorso più di 19 chilometri e mandato a Terra più di 133.000 immagini.

Per ulteriori informazioni, si visiti il sito della NASA: http://www.nasa.gov , http://marsrovers.jpl.nasa.gov e http://www.jpl.nasa.gov/news/news.cfm?release=2010-023 .

Sabrina Masiero

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