Blog di Marco Castellani

Tag: Grande Nube di Magellano Page 1 of 2

Una meraviglia col botto (doppio)

Veramente una immagine festosa quella che ci mostra una gran varietà di giochi di luce che interessano i residui spumeggianti non di una, bensì di (almeno) due stelle esplose. La regione è nota agli astronomi come 30 Doradus B ed è in realtà parte di una zona di cielo ben più ampia, nella Grande Nube di Magellano (lontana da noi circa centosessantamila anni luce) dove nuove stelle si stanno formando continuamente, da circa dieci milioni di anni.

La regione di formazione stellare 30 Doradus
Crediti: X-ray: NASA/CXC/Penn State Univ./L. Townsley et al.; Optical: NASA/STScI/HST; Infrared: NASA/JPL/CalTech/SST; Image Processing: NASA/CXC/SAO/J. Schmidt, N. Wolk, K. Arcand

Questa particolare immagine è stata realizzata combinando i dati in banda X provenienti dall’osservatorio spaziale Chandra, il telescopio ottico di quattro metri di ampiezza Blanco (in Cile) e i dati infrarossi provenienti dal telescopio spaziale Spitzer. Per impreziosire poi questa già sapida preparazione, sono stati aggiunti dati provenienti da Hubble, sempre in banda ottica.

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Fuochi d’artificio nella Grande Nube di Magellano

Il Telescopio Spaziale Hubble, ha catturato – nel luglio 2003 – questa meravigliosa immagine di una esplosione stellare avvenuta nella Grande Nube di Magellano.

Meravigliosi resti di supernova nella Grande Nube di Magellano
Crediti: NASA, STScI/AURA

Dal suo lancio, avvenuto nel 1990, Hubble ha cambiato profondamente la nostra comprensione del cosmo. Le osservazioni compiute sono circa un milione e mezzo, più di ventimila gli articoli scientifici pubblicati a seguito di sue scoperte. Senz’altro Hubble è la missione più produttiva nell’intera storia della NASA.

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La tarantola di SuperBIT

Nota anche come 30 Doradus, la Nebulosa Tarantola è una gigantesca regione (diametro di oltre mille anni luce, per capirci) di formazione stellare all’interno della vicina Grande Nube di Magellano. Distante da noi circa centosessantamila anni luce, rappresenta la regione ove la formazione di nuove stelle avviene al ritmo più forsennato che si conosca, nell’intero Gruppo Locale.

La Nebulosa Tarantola, con gli occhi di SuperBIT
Crediti: SuperBITNASA

L’aracnide cosmica è al centro di questa immagine che si deve al Telescopio SuperBIT, di cui abbiamo parlato pochi giorni fa: uno strumento appeso ad un pallone grande come uno stadio, che ora si trova ai bordi dell’atmosfera terrestre, con gli occhi ben puntati verso lo spazio.

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No, nella Via Lattea non c’è

Una bellissima palla di stelle senza alcuna controparte nella nostra pur enorme Via Lattea! Ciò è piuttosto sorprendente, in fondo l’immagine dell’ammasso stellare NGC 1850 sembra somigliare in tutto e per tutto ai tanti antichi ammassi globulari che ci sono nella Galassia.

L’ammasso stellare NGC 1850, nella Grande Nube di Magellano
Crediti : NASAESA and P. Goudfrooij (STScI); Processing: M. H. Özsaraç (Türkiye Astronomi Derneği)

La differenza, infatti, non si vede così ad occhio, ma c’è. Le stelle di NGC 1850 sono tutte veramente giovani, il che le rende assolutamente non comparabili ai nostri ammassi globulari. E non è neanche tutto. Perché questo è un ammasso doppio, con un secondo agglomerato compatto rintracciabile qui alla destra dell’ammasso più grande. Ed ecco la sorpresa: le stelle nell’ammasso grande risultano avere un’età di circa cinquanta milioni di anni, mentre le stelle dell’ammasso secondario appena quattro milioni di anni. Decisamente diverse dalle età degli ammassi globulari della nostra galassia, dove le stelle che li compongono vantano età sensibilmente più elevate, dell’ordine della decina di miliardi di anni.

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La gloria stellare di R136

Al centro di una regione di formazione stellare si trova un enorme ammasso, contenente alcune delle più grandi e più calde stelle che si conoscano. L’ammasso prende il nome di R136 e fa parte della Nebulosa Tarantola. E’ stato catturato in questa bellissima immagine, una decina di anni fa, dal Telescopio Spaziale Hubble.

Crediti: NASAESA, & F. Paresce (INAF-IASF), R. O’Connell (U. Virginia) et al.

A sua volta la Nebulosa Tarantola è contenuta in una galassia vicina, la Grande Nube di Magellano, a circa 170.000 anni luce da noi.

Bello vedere come gas e polvere formino delle enormi sculture nello spazio cosmico, contribuendo a restituirci l’immagine di un universo caldo, colorato e spugnoso. Dove poter procedere di scoperta in scoperta, probabilmente. Insomma, tutto l’opposto dell’idea, ormai in felice tramonto, di un cosmo freddo e scuro.

Perché c’è questo, vediamo quello che la nostra consapevolezza ci permette di guardare. E tracce di una nuova visione del cosmo, di una nuova scienza, ormai sempre più spesso ci vengono a visitare.

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Un arazzo cosmico

Davvero un meraviglioso arazzo, quello che possiamo ammirare in questa immagine. Rappresenta uno degli esempi più spettacolari tra le zone di nascita di stelle che ha mai inquadrato Hubble in tutti i suoi trent’anni di onorata carriera. La nebulosa gigante è NGC 2014 e il suo vicino si chiama NGC 2020. Insieme fanno parte di una estesa zona di formazione di stelle, nella Grande Nube di Magellano, un satellite della nostra Galassia, a circa 163000 anni luce da noi.

I bei colori delle stelle nuove nuove…. (Crediti: NASA, ESA, and STScI)

Aver un universo colorato sopra la nostra testa (e sotto i nostri piedi), un universo di stelle bambine variopinte ed esuberanti, può sembrare una magra consolazione in questi tempi asciutti, dove i media eruttano cifre e statistiche e malattie a ciclo continuo, salvo poi riempire il vuoto da loro stessi generato, con mille programmi di cucina e varia amenità, senza mai fornirci gli ingradienti che servono davvero, gli ingradienti della speranza.

Allora è tempo di ritornare in piedi, confessarsi che un cielo colorato non è un orpello ridondante in una vita difficile e dura, è una parte irrinunciabile di questi ingradienti di speranza ai quali dobbiamo dar fede, attraverso i quali passa una vera rivoluzione, per un inizio di vita diversa, più morbida e relazionale. Qualcosa che può avvenire sulla Terra, proprio passando attraverso questi momenti così particolari.

Qualcosa, alla quale i cieli non potranno certo rimanere indifferenti.

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Tutto cambia

Tutto è in movimento, niente rimane uguale. Tutto è in continuo movimento. La nostra stessa Galassia non è che il risultato di una trama di incontri, di connessioni, di scambi. La notizia appena pubblicata su Nature Astronomy è che la Via Lattea sia stata deformata nel passato in modo sostanziale, da un incontro con una galassia più piccola che anche oggi si trova vicina a noi, la Grande Nube di Magellano. Gli scienziati hanno scoperto che circa 700 milioni di anni fa (un niente, in termini astronomici) questa galassia è passata molto vicino ai bordi della nostra, sconvolgendo non poco il suo assetto complessivo, e contribuendo a plasmarla nella forma oggi a noi familiare.

La Nebulosa Tarantola fa parte del variegato ambiente della Grande Nube di Magellano. 

Tutto è movimento, fuori e dentro di noi. Ogni cosa ce lo dice. Le idee di staticità in fondo sono idee vecchie, incrostazioni, residui di modi di pensare ammuffiti. Stare nel cambiamento richiede lavoro, disciplina, passione. Ma vuol dire assecondare il moto del cosmo: molto probabilmente, ne vale la pena.

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Una danza di milioni di stelle…

E’ qualcosa che fino ad ora non si poteva vedere, non si riusciva a vedere. E’ la dimostrazione quasi palpabile che la Grande Nube di Magellano sta ruotando. Per la precisione, la rotazione della Nube (che è una delle galassie satelliti della nostra Via Lattea) è messa in chiarissima evidenza dai nuovi dati del secondo catalogo della sonda Gaia, appena rilasciato al pubblico.

Crediti: ESA, Gaia, DPAC

Come sappiamo, Gaia sta orbitando attorno al Sole (ad una distanza  da Terra pari a circa un milione e mezzo di chilometri) e sta pazientemente misurando le posizioni e velocità di un largo campione di stelle intorno a lei. La maggior parte di esse, appartenenti alla Via Lattea, certamente. Ma non solo, come vediamo in questa immagine, che – mettendo insieme acquisizioni a tempi diversi – cattura parte della traiettoria di milioni di stelle appartenenti non alla nostra galassia ma alla Grande Nube di Magellano.

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