Blog di Marco Castellani

Mese: Agosto 2004 Page 1 of 2

I Buchi Neri Non Distruggono l’Informazione

E’ l’antitesi di quello che Stephen Hawking ha sempre sostenuto, ed ? lui stesso, al 17? Congresso Internazionale su ?Relativit? Generale e Gravitazione? a dirlo, dopo aver sostenuto per 30 anni la teoria opposta. Ironia della sorte, proprio il suo antagonista, critica il metodo per mezzo del quale Hawking si ? convinto del suo errore.

Hawking ha sempre sostenuto che quando un qualcosa precipita in un buco nero (ossia oltrepassa l’orizzonte degli eventi) tutta l’informazione che portava quella particella non pu? pi? essere recuperata. Pu? per? accadere che le particelle che si trovano immediatamente al di l? dell’orizzonte degli eventi, per l’indeterminazione sulla posizione dovuta alla fisica quantistica, passino per un momento al di qua dell’orizzonte, riuscendo
quindi a fuggire al buco nero e portandosi dietro l’informazione della quale si trova ad essere foriera. Per altro, in questo modo la massa del buco nero diminuisce, il diametro dell’orizzonte degli eventi si riduce dando la possibilit? ad altre particelle di fuggirne. In questo modo, l’informazione pu? essere recuperata da un buco nero, basta aspettare un tempo superiore all’et? dell’Universo.

Approfondimenti su

http://astrocultura.uai.it/astrofisica/blackhawking.htm

Per cortese concessione del sito dell’
Unione Astrofili Italiani

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La NASA approva il prolungamento della missione Mars Odissey

La sonda della NASA Mars Odissey conclude proprio in questi giorni la sua missione “principale”, della durata prevista di un anno “marziano”.. lo stato attuale di buona salute della sonda fa ben sperare per un deciso prolungamento del periodo di attivita’…

La sonda sta esaminando la superficie di Marte in grande dettaglio, dal febbraio del 2002, il che equivale a piu’ di un intero anno “marziano” (circa 23 mesi terrestri). Ora la NASA ha approvato il prolungamento della missione fino al settembre del 2006 .

“Tale estensione ci da un altro anno marziano per costruire su cio’ che abbiamo gia’ appreso”, ha detto il Dr. Jeff Plaut, del Jet Propulsion Laboratory. “Un obiettivo e’ ora di investigare i cambiamenti climatici. Durante la missione principale abbiamo potuto tracciare variazioni climatiche stagionali molto forti, come il sopraggiungere e il recedere di ghiaccio ai poli, di nuvole e di tempeste di polvere. Da adesso, abbiamo potuto cominciare ad osservare le differenze che vi sono da anno in anno, in periodi corrispondenti…”


http://www.jpl.nasa.gov/news/news.cfm?release=2004-209

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Quattordici volte la terra…

Tempo fecondo per la caccia ai pianeti extrasolari! Ora un team europeo di astronomi ha appena scoperto il piu’ piccolo pianeta orbitante attorno ad un’altra stella che si sia mai individuato…

Il nuovo pianeta e’ in orbita attorno alla stella brillante chiamata mu Arae, localizzata nella costellazione di Altar, visibile dal cielo dell’emisfero sud. E’ in realta’ il secondo pianeta scoperto attorno a questa stella, e completa una intera rivoluzione attorno all’astro in (soli) nove giorni e mezzo.

Con una massa di circa quattordici volte quella della Terra, il “nuovo” pianeta si colloca al limite superiore di massa per i pianeti rocciosi, rendendo possibile l’ipotesi che sia un oggetto delle stesse caratteristiche della Terra (solo, molto piu’ grande…). Urano, il piu’ piccolo tra i pianeti giganti del nostro Sistema Solare, ha appunto una massa comparabile. In ogni caso, Urano ed il pianeta appena scoperto differiscono in maniera considerevole per la loro distanza dalla stella attorno alla quale ruotano, e questo porta a ritenere che le loro modalita’ di formazione possano essere alquanto differenti.

La scoperta e’ stata resa possibile dall’accuratezza senza precedenti dello spettrografo HARPS montato sul telescopio da 3.6 metri ESO, in localita’ La Silla (Cile) , che permette di misurare velocita’ radiali con una precisione migliore di 1 metro/sec. E’ un’altra dimostrazione del ruolo importantissimo che sta giocando la ricerca europea nel campo della ricerca dei pianeti extrasolari.

http://www.eso.org/outreach/press-rel/pr-2004/pr-22-04.html

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Anche i piccoli telescopi possono scoprire nuovi pianeti…!


Se pensiamo che una quindicina di anni fa, i piu’ grandi telescopi al mondo ancora non erano stati in grado di localizzare un pianeta in orbita attorno ad un’altra stella… oggi telescopi non piu’ grandi di quelli utilizzati da molti astrofili si stanno dimostrando capaci di rivelare mondi finora sconosciuti…!

Infatti, un pianeta extrasolare e’ appena stato scoperto da un piccolo telescopio da 4 pollici (NdA: traduco dall’inglese.. quanti sono i cm??). Cio’ sembra dimostrare come siamo arrivati senz’altro ad una nuova epoca per la scoperta di pianeti extrasolari. Di questo passo, nuovi mondi potranno essere individuati con una frequenza molto maggiore rispetto al passato: si puo’ ipotizzare che cio’ porti anche assai piu’ vicino l’agognata scoperta di un pianeta di dimensioni simili alla nostra Terra…

“Questa scoperta dimostra come anche ‘umili’ telescopi
possano portare un enorme contributo per la ricerca di pianeti”, ha detto Guillermo Torres dell’ Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics (CfA), uno tra gli autori di questa scoperta.

I risultati di questa ricerca sono disponibili online all’indirizzo

http://arxiv.org/abs/astro-ph/0408421




Una rappresentazione “artistica” del pianeta,
dal sito del CfA

Questa e’ la prima vera scoperta di pianeta extrasolare fatta nel corso di una survey dedicata al monitoraggio di migliaia di stelle relativamente brillanti, in larghe regioni di cielo.. da notare che e’ stata fatta utilizzando il Trans-Atlantic Exoplanet Survey (TrES), un network di piccoli ed economici telescopi, ideati apposta per cercare pianeti orbitanti intorno a stelle brillanti…

CfA Press Release:


http://www.cfa.harvard.edu/press/pr0427.html

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Marte, ancora evidenze che vi sia stata acqua nel passato…

Ora che la sonda della NASA “Spirit” sta esaminando finalmente il letto di roccia nella “Columbia Hills”, stanno emergendo evidenze di come l’acqua abbia giocato un ruolo importante nell’alterazione di alcune rocce…

“Spirit” e il suo gemello “Opportunity” hanno completato con pieno successo la loro missione principale, della durata prevista di tre mesi, gia’ ad aprile di quest’anno, ed ora stanno inviando altri risultati “extra” sfruttando il loro prolungato periodo di attivita’ e la loro “buona salute”…

In particolare, la sonda Spirit ha impiegato circa sei mesi per traversare un altopiano e raggiungere infine un letto di roccia nel cosidetto “Gusev Crater”. Ora i dati che provengono da tale locazione sembrano indicare che l’acqua sia stata “attiva” in un tempo passato:

“Abbiamo evidenze di come l’interazione con acqua liquida abbia alterato la composizione di questa roccia”
, ha detto Steve Squyres, della Cornell University, responsabile degli strumenti scientifici a bordo di entrambe le sonde…


http://www.jpl.nasa.gov/news/news.cfm?release=2004-204

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Non tutto e’ relativo…!

Sono ormai passati cent’anni da quando Einstein inizio’ a produrre alcuni scritti che rivoluzionarono la fisica, aprendola alla complessita’ del nuovo secolo che era appena cominciato…

Sul tema, si puo’ leggere un interessante articolo a firma di Luigi dell’Aglio apparso sulle pagine odierne di “Avvenire”, e disponibile online sul sito web del quotidiano: parla il professor Tito Fortunato Arecchi, ordinario all’Universit? di Firenze:


?L’Einstein della relativit? ? un post-newtoniano che, pur coronando in modo brillante tre secoli di fisica, si comporta da scienziato “ortodosso”, non aggiunge nulla di basilare al dibattito fra le due culture, quella scientifica e quella umanistica. L’Einstein di cui amo parlare ?, invece, il genio innovatore che con le sue intuizioni indica la via per unificare le scienze della natura e quelle dello spirito, e ci d? le premesse per interpretare i nostri processi percettivi e cognitivi?.

Il prof. Arecchi interverr? al
Meeting di Rimini domenica 22 agosto, per parlare di ?Einstein 2005. Il genio all’opera?.


http://www.db.avvenire.it/avvenire/edizione_2004_08_21/articolo_468602.html

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Quanto e’ antica la Via Lattea?

Osservazioni condotte da un team “internazionale” di astronomi (di fatto, pero’, quasi tutti italiani), con lo spettrometro UVES del telescopio VLT dell’ESO, sembrano capaci di gettare uno sguardo nuovo sulle fasi piu’ antiche nella storia della nostra galassia, la Via Lattea…

Le prime misurazioni mai condotte del contenuto di berillio in due stelle nell’ ammasso globulare NGC6397, rese ora possibili grazie ai progressi piu’ recenti della tecnologia astronomica,
ha reso possibile investigare la prime fasi di vita della Galassia, ovvero il periodo che intercorre tra la formazione della prima generazione di stelle nella Via Lattea e la formazione degli ammassi globulari, che sappiamo essere tra i piu’ antichi agglomerati stellari nell’intero Universo.

Tale intervallo di tempo e’ stato ora stimato a circa 200-300 milioni di anni. L’eta’ delle stelle in NGC6397, determinata grazie ai modelli evolutivi stellari, e’ pari a circa 13,4 miliardi di anni (con una incertezza stimata a circa 800 milioni di anni): sommando i due intervalli temporali, l’eta’ della Via Lattea risulta ora pari a 13,6 miliardi di anni (con la medesima incertezza di 800 milioni d’anni).

La miglior stima attuale dell’eta’ dell’Universo, come dedotta da misure delle anisotropie del fondo cosmico a microoonde, e’ pari a circa 13,7 miliardi di anni. Le nuove osservazioni dunque indicano che la prima generazione di stelle nella Via Lattea si sarebbe formata appena dopo le fase, lunga circa 200 milioni d’anni, della cosiddetta “epoca oscura” seguita al big-bang, durante la quale non era ancora possibile – per le condizioni fisico-chimiche della materia in tale fase – la formazione di stelle…

Il team di astronomi che ha condotto tale ricerca
e’ composto da Luca Pasquini (ESO), Piercarlo Bonifacio (INAF-Osservatorio di Trieste), Sofia Randich e Daniele Galli (INAF-Osservatorio di Arcetri, Firenze, Italy), e Raffaele G. Gratton (INAF-Osservatorio di Padova, Italy) .


http://www.eso.org/outreach/press-rel/pr-2004/pr-20-04.html

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Salgono a 33 i satelliti di Saturno.

La sonda Cassini ha scoperto due nuovi satelliti del Pianeta degli Anelli. Si tratta di due piccoli corpi 3 e 4 chilometri di diametro.

S/2004 S1 ha un diametro di 3 km ed orbita ad una distanza di circa 194.000 km da Saturno.

L’altro satellite S/2004 S2 ha un diametro di 4 km circa e orbita ad una distanza di circa 211.000 km dal pianeta.

Non è dato di sapere se la NASA pensa di attribuire nomi più indicativi a questi due nuovi compagni di Saturno o lascerà queste sigle provvisorie.

Notizia riprodotta per gentile concessione del sito di UAI:

http://www.uai.it/index.php?tipo=A&id=487

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