Blog di Marco Castellani

Mese: Ottobre 2008 Page 2 of 3

La vista migliore mai ottenuta di stelle appena formate

Alcuni astronomi hanno impiegato il Very Large Telescope di ESO per condurre la prima indagine ad alta risoluzione che combina
tecniche spettroscopiche ed interferometriche su stelle “bambine” di massa intermedia.

E’ noto come le stelle si formino a partire da un disco di gas e polveri che continua ad esistere attorno alla stella finchè essa è sufficientemente giovane, e
che fornisce tra l’altro anche il materiale che cade verso la stella, ed anche del gas che viene invece espulso, in forma di vento dal disco stesso.

Il disco è di grande importanza anche perchè fornisce il materiale da cui si possono formare i sistemi planetari, come il nostro Sistema Solare. Poichè comunque le
stelle più vicine a noi distano circa 500 anni luce, i dischi che riusciamo ad osservare hanno un diametro angolare esiguo, e di conseguenza il loro studio richiede delle particolari tecniche per poterne esplorare i più piccoli dettagli.

Questo viene fatto di solito con l’interferometria, una tecnica che combina la luce di due o più telescopi in maneira che il livello di dettaglio ottenuto corrisponde a quello
che si sarebbe avuto da un telescopio equivalente con diametro pari alla separazione degli elementi singoli, tipicamente da 40 a 200 metri. Il Very Large Interferometer (VLTI) di
ESO ha permesso agli astronomi di raggiungere una risoluzione di circa un milliarcosecondo, un angolo equivalente alla larghezza di un puntino alla fine di una frase, visto da una
distanza di 50 chilometri!




Una elaborazione artistica dell’intorno di una stella giovane, che mostra la geometria del disco di plovere in un’area esterna e del gas caldo vicino alla stella centrale.
Notare che l’immagine non è in scala e che il disco centrale di gas è in realtà più piccolo della distanza tra la Terra e il Sole, mentre l’intera struttura del disco è decine di volte
più estesa.

Credits: NASA, ESA, and A. Feild (STScI)

L’abilità del VLTI e dello strumento AMBER di acquisire spettri investigando oggetti alla risoluzione dei milliarcosecondi, ha permesso così agli astornomi di mappare il gas dei
dischi stellari di sei stelle giovani appartenenti alla famiglia degli oggetti Herbig Ae/Be. Tali oggetti hanno masse appena poche volte superiori a quella del nostro Sole e sono
ancora in fase di formazione, per cui la loro massa aumenta a spese del materiale del disco circostante.



ESO Press Release



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Incomparable lumière d’automne

E’ nuova e bella la luce di ogni autunno..

Guardavo ieri mattina il filare di alberi lungo la mia strada, e non ricordavo delle sfumature di colori così belle e “complesse”. Una piccola festa per gli occhi!

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Giove, come non l’abbiamo mai visto…

Alcune tecniche innovative per la correzione delle immagini hanno fornito la più definita immagine del pianeta Giove mai acquisita dalla Terra…

Una osservazione record di due ore del pianeta Giove, utilizzando una tecnica complessa per ridurre gli effetti di “sfocamento” prodotti dall’atmosfera ci restituiscono una delle immagini più precise mai ottenuta da Terra.



Una vista di Giove ottenuta con lo strumento MUD. Credits:ESO/F. Marchis, M. Wong, E. Marchetti, P. Amico, S. Tordo

La serie di ben 265 immagini ottenute con lo strumento chiamato Multi-Conjugate Adaptive Optics Demonstrator (MAD) montato sul Very Large Telescope di ESO è così precisa che riesce a rivelare tracce di recenti modificazioni nell’alone nebbioso che circonda Giove, probabilmente in risposta a sollevamenti degli strati superficiali del pianeta avvenuti più di un anno fa…



ESO Press Release

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Messenger effettua il secondo flyby di Mercurio

Da pochi giorni la sonda Messenger ha effettuato il secondo passaggio ravvicinato al pianeta Mercurio, riportando una buona quantità di interessanti fotografie della superficie…

La sonda Messenger – lanciata nel 2004 – è passata lunedì scorso ad appena 200 chilometri dalla superficie del pianeta; durante il flyby ha potuto acquisire ben 1200 immagini, riempiendo il “buco” lasciato dal Mariner 10 (lanciato più di 30 anni prima, che ebbe tre passaggi ravvicinati a Mercurio, tra il 1974 e il 1975), che aveva potuto mappare appena il 45% della superficie del pianeta.


Il pianeta Mercurio (Credits: NASA/Messenger)

L’obiettivo di Messenger è di posizionarsi progressivamente in un’orbita stabile intorno al pianeta; è previsto che ciò avvenga intorno al 2011.



Scientific American Online
::
Il flyby sul

sito della sonda Messenger

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Ritorno da Teramo

Tornato ieri sera dalla tre giorni all’Osservatorio di Teramo, per il progetto del software del satellite GAIA prossimo venturo. Partito un pò dubbioso sull’esito e sull’utilità del piccolo meeting. Sono contento ora invece, perchè tra le nebbie piuttosto oscure delle cose da fare (in questo ancor misterioso linguaggio chiamato Java) grazie ad uno sforzo congiunto di diversi cervelli (oltre il mio, su cui non farei un affidamento esagerato…), si è cominciato a vedere un pochino di luce….

…ed è quello che ci vuole per andare avanti, bastano dei piccoli risultati per aver la spinta a procedere (almeno per il sottoscritto!)

Come contorno, deliziose cene a base di arrosticini e altre ottime pietanze, il che certamente non nuoce ! 🙂

Pubblicato con Flock

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Allo studio la missione verso Hubble

A motivo del grave malfunzionamento del Telescopio Spaziale Hubble che si è verificato nel fine settimana, che coinvolge la procedura di archiviazioni ed invio a Terra dei dati scientifici, la NASA sta valutando la situazione prima di poter determinare i particolare della missione di servizio STS-125…

In considerazione, la possibilità di inviare un sistema di rimpiazzo delle parti in avaria come parte del carico della missione, che sarebbe installato durante la missione stessa…



NASA Press Release

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Vale la pena riparare Hubble?

Seri problemi all’hardware del Telescopio Spaziale sembrano rendere l’osservatorio gravemente “menomato” nell’invio dei dati a Terra. Tanto che alcuni si stanno cominciando a chiedere se a questo punto vale la pena riparare Hubble…

A questo interrogativo, la risposta di molti scienziati è un chiaro “Sì”. Sì, vale la pena ripararlo e affrontare i costi di tale operazione, perchè Hubble può fornire ancora per molto tempo dati preziosi per la scienza.Dopotutto, fanno notare, è uno strumento incredibilmente robusto: si trova in un ambiente non protetto, fuori dall’atmosfera, da ben 18 anni…



Usa Today:Is the broken Hubble Telescope worth saving?

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Neve su Marte

Dalle nuvole di Marte sembra poter scendere addirittura la neve: la sonda Phoenix ha individuato tracce di una “nevicata” in alta quota!

Per quanto non sembra sia potuta arrivare a toccare il suolo, gli strumenti della sonda Phoenix hanno interecettato tracce di neve, a circa 4 chilometri di altezza! La rilevazione è stata possibile grazie ad uno strumento laser preposto all’analisi dell’atmosfera del pianeta rosso. La scoperta è davvero importante perchè indica che su Marte possono avvenire fenomeni metereologici molto simili a quelli cui siamo abituati sulla Terra.



RaiNews24

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