Blog di Marco Castellani

Giorno: 28 Maggio 2010

Sistemato il computer di Voyager 2

Il team di ingegneri è risusciti nel compito – piuttosto straordinario – di resettare un computer a bordo della sonda Voyager 2 che stava causando un problema nell’invio a Terra dei dati. Il 23 maggio la navetta ha ricominciato ad inviare a Terra i dati scientifici nel formato corretto, decretando il pieno successo della difficile operazione.

Il team di ingegneri preoposto al controllo della Voyager aveva messo la sonda in “engineering mode” già dal giorno 6 del mese di maggio. Dopo accurate verifiche, è stato possibile circoscrivere il problema alla permutazione di un singolo bit nel computer che “impacchetta” i dati affinché vengano inviati a Terra.

Nonostante il problema sia stato risolto, i tecnici continueranno a monitorare accuratamente i dati, in stretta collaborazione con il team di scienziati, in modo da essere più che sicuri che gli strumenti a bordo ora stiano correttamente processando i dati.

Una immagine artistica della sonda Voyager 2 al limite del Sistema Solare (Crediti: NASA/JPL-Caltech)

La sonda Voyager 2 è stata lanciata nell’agosto dell’anno 1988, circa due settimane prima della sua compagna, la  Voyager 1. Le due sonde sono gli oggetti più distanti mai prodotti dall’uomo nell’intero Universo, trovandosi ora al bordo del Sistema Solare, nella zona detta “eliosfera”. I manager della missione si attendono che la sonda Voyager 1 lasci il Sistema Solare ed entri nello spazio interestellare nell’arco dei prossimi cinque anni, e il Voyager 2 a stretto seguito (Anche il Voyager 1 gode al momento di buona salute).

Così Voyager 2, dopo 33 anni, invia ancora correttamente dati scientifici a Terra. Non male per una sonda il cui obiettivo iniziale era di compiere “appena” un giro di quattro anni intorno a Saturno…!

NASA/JPL Press Release

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Giove perde la sua banda equatoriale sud

di Sabrina Masiero

Giove e le sue bande. Crediti: MailOnline.

E’ un fenomeno inspiegabile, ma ancora una volta Giove ha perso una delle sue bande equatoriali, più precisamente quella lungo la quale appare la Grande Macchia Rossa. Emerso da poco dai bagliori del Sole, mentre era in congiunzione con esso, dopo tre mesi di non visibilità Giove ha rivelato una spettacolare novità.

Di solito il pianeta mostra due bande oscure nella sua atmosfera, una nell’emisfero settentrionale e una in quello meridionale (South Equatorial Belt, SEB). Ed è proprio quest’ultima ad essere scomparsa.

Il giornalista e astrofilo Bob King, soprannominato “Astro Bob”, uno dei primi ad osservare il fenomeno, ha affermato che “Giove con una sola banda equatoriale assomiglia molto a Saturno quando i suoi anelli sono di taglio e dunque invisibili per un certo tempo: non sembra nemmeno lui“.
E in effetti, ad osservare le immagini, Giove è cambiato. Non è la prima volta che succede: periodicamente, ogni 10 o 15 anni Giove perde una delle sue bande e ancora oggi si sta cercando di capire il motivo. In realtà, la fascia equatoriale è una delle regioni più sensibili ai cambiamenti climatici. Si parla di South Equatorial Belt Disturbance e la sua evoluzione è osservabile quasi in tempo reale formandosi e scomparendo nell’arco di poche settimane. Quindi, ci si aspetta che fra qualche settimana, una nuova fascia equatoriale potrà ricomparire formando prima un ovale biancastro e poi, via via, si estenderà su tutto il pianeta a causa del riversamento di materiale più scuro proveniente da altri strati atmosferici più profondi e con i forti venti equatoriali che stirano il materiale formando le varie strisce.

Giove senza la barra equatoriale sud. Cortesia: Anthony Wesley su http://www.dailymail.co.uk/sciencetech/article-1277734/Jupiter-loses-stripes-scientists-idea-why.html .

Giove mostra nella sua atmosfera una varietà di dettagli mutevoli che, per comodità di studio, vengono distinti in “bande” e “zone”: le bande sono le fasce scure dell’atmosfera, le zone quelle più chiare. Le tonalità vanno dal giallo chiaro al marrone scuro. La formazione delle fasce è associata alla rapida rotazione del pianeta, che avviene in senso diretto e che dura meno di 10 ore: la più breve fra tutti i pianeti. All’equatore questa si traduce in una velocità di rotazione di 40.000 km/h. La continuità delle fasce è interrotta da nubi irregolari e da macchie ora brillanti ora scure. Alcune hanno breve durata e variano notevolmente da giorno a giorno, suggerendo una considerevole turbolenza sotto il livello esterno. Altre macchie persistono per molto tempo.  Degna di nota è sicuramente la Grande Macchia Rossa, scoperta dall’astronomo italiano Gian Domenico Cassini nel XVII secolo, una formazione anticiclonica osservata molto bene fin dalle missioni Voyager.
L’origine della colorazione delle fasce rimane un mistero, sebbene la causa sia individuabile nella presenza della chimica complessa che costituisce l’atmosfera. La tonalità è correlata con l’altitudine: le formazioni tendenti all’azzurro sono le più profonde, seguite dalle marroni, da quelle bianche e, infine rossicce, le più elevate.

Fonte MailOnline: http://www.dailymail.co.uk/sciencetech/article-1277734/Jupiter-loses-stripes-scientists-idea-why.html .

Sabrina

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