Blog di Marco Castellani

Record per l’ammasso di galassie più distante!

L’universo contiene una grande moltitudine di galassie. Queste non sono distribuite in modo uniforme, ma sembrano arrangiarsi secondo strutture filamentose. Tali filamenti permeano l’universo stesso, a formare una sorta di gigantesca ragnatela cosmica. Gli ammassi di galassie – il posto dove tante galassie si trovano a “vivere” insieme – vengono allora  a costituire dei “bulbi” lungo questi filamenti.

Sorge subito allora la domanda, ma quanto sono lontani da noi questi ammassi, enormi strutture (possono contenere fino a circa un migliaio di galassie, ognuna delle quali ospita milioni o anche miliardi di stelle)?

Il più lontano ammasso di galassie (Crediti: IPMU website)

Ebbene, finora l’ammasso di galassie più lontano si trovava a circa 9,2 miliardi di anni luce. Ora però un team di astronomi del Giappone e della Germania ha scoperto un ammasso di galassie ancora più lontano, utilizzando radiazione in banda invisibile all’occhio umano.

L’universo – come sappiamo – è anche una gigantesca macchina del tempo; infatti, tanto più lontano si guarda, tanto più si “va indietro” a vedere come erano gli oggetti nel momento in cui la luce è partita da loro. C’è da dire che l’espansione dell’universo stesso “stira” la luce verso l’infrarosso (il ben noto fenomeno del redshift, o “spostamento verso il rosso”), il che rende anche invisibili per l’occhio umano le galassie più lontane (e più veloci, per la legge di Hubble). Tanto più utile risulta allora, per l’indagine di oggetti lontani, uno strumento potente come l’occhio infrarosso del telescopio Subaru, chiamato MOIRCS.

Usando tale strumento, un gruppo di ricercatori ha trovato un candidato ad ammasso più lontano mai visto, nella costellazione della Balena (Cetus). Per misurare la distanza dalle galassie più grandi di questo “nuovo” gruppo è stato appunto usato MOIRCS. Il team è riuscito a misurarne la distanza, confermando come un gruppo di galassie si è “radunato” ad una distanza di ben 9,6 miliardi di anni luce dalla Terra.

Questo nuovo risultato sposta in avanti di circa 400 milioni di anni luce l’ammasso più lontano mai conosciuto; è un laboratorio ideale – per la sua notevolissima distanza – per studiare l’evoluzione delle galassie. Non solo, ma insieme ad altri ammassi di galassie lontani, si può rivelare una “sonda” di importanza strategica nel comprendere le prime fasi di sviluppo dell’universo. Insomma, ce n’è da essere emozionati, per gli scienzati del team (ma non solo per loro!)

Il gruppo di ricercatori – evidentemente spronato da questo ottimo risultato – è già ripartito in caccia di ammassi ancora più lontani… chi ruberà il titolo all’ammasso in Cetus?

IPMU Press Release

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7 Comments

  1. mcastel

    Caro Massimo, ti ringrazio anche a nome di Sabrina.. sono le frasi come quella in chiusura del tuo messaggio (senza esagerazioni) che ci danno una bella spinta (e anche una forte motivazione) per continuare nella nostra “opera” !!!
    Riguardo la cosmologia, cercheremo di “marcarla da presso” per non perderci le cose più importanti; in effetti – come per la planetologia, in questo caso gli opposti si accomunano! – il progredire delle tecnologie osservative ci restituisce un fascino irresistibile di nuova “avventura”; tante cose sono da sapere e da capire (la maggior parte dell'universo è materia ed energia oscura.. cioè, che non si conosce!), ma tante altresì sono le cose che si stanno scoprendo… sicchè “stay tuned”… ! 🙂

  2. massimo7970

    @Sabrina, Grazie per la risposta chiara ed esaustiva alla mia domanda, ma come tutte le risposte chiarificatrici, stimolano sempre nuove domande, soprattutto a chi come me non ha spesso contatti con persone preparate e così cortesi da rispondermi sempre: perciò ho tentato un'approfondimento a riguardo appunto sulla materia oscura ed ho compreso trattarsi (probabilmente) di materia comune che non emette radiazione e particelle ancora da scoprire (e qui la cosa si fa non poco interessante). Non vorrei però portarti via troppo tempo, ma a questo punto mi chiedo il motivo di una distrubuzione filamentosa e “spugnosa” di tali particelle ed elementi. Per evitare appunto troppe domande continue, mi chiedevo se potevi farmi approffondire l'argomento leggendo la tua tesi a riguardo e discuterne assieme con maggior cognizione di causa.
    @Marco: spero prorpio che la cosmologia sia un argomento sempre più dibattuto, anche perchè per me è come una ricerca che ci porta alle radici dell'universo, come una sorta di ricerca della sorgente della varietà infinita che è la realtà osservabile dopo tanti miliardi di anni di evoluzione.
    Grazie ancora per il lavoro di divulgazione che state facendo, erano anni che non mi sentivo così fervido di curiosità come in questi giorni.

  3. sabrinamasiero

    Circa un anno e mezzo fa ho seguito un corso di Cosmologia durante il Dottorato: confesso che la radiazione cosmica di fondo era intrigante (già lo era prima di seguire il corso per me) e ho pure preparato una tesina su questo argomento. Sapere che rappresenta l'eco del Big Bang … Beh, anche se dovrei essere preparata e allenata, alla fine lo stupore permane.
    Qui su GruppoLocale conosco sempre persone interessanti, Marco :-))))
    Grazie!

  4. mcastel

    Cara Sabrina,
    grazie per il tuo intervento, e per la dettagliata risposta alla domanda di Massimo! Hai ragione, il fatto che ci seguano in maniera attenta e puntuale – come proprio si capisce dalle domande – è un bello stimolo per tutta la “redazione” per continuare a scrivere !! 😉
    Devo dire che anche per me, per motivi “occasionali” (ad esempio, il bravo Paolo Molaro ha tenuto un bel seminario qui in osservatorio qualche giorno fa, dal titolo suggestivo “Like a rolling constant”; poi questo stesso articolo…) si sta riaccendendo l'interesse per la cosmologia e l'universo più lontano… un'altra passone che sto guardando crescere, dopo quella per l'avventura meravigliosa dell'esplorazione del nostro Sistema Solare, con le foto strabilianti delle mille sonde sparse tra i pianeti…!! 😉

  5. sabrinamasiero

    Caro Marco, bello questo post. Ha acceso di nuovo l'interesse verso la cosmologia che per un certo periodo avevo messo da parte. Anche la domanda di Massimo ha fatto altrettanto.
    QUando ho letto l'articolo, una cosa mi è saltata subito alla mente… 400 milioni di anni è l'epoca che intercorre tra l'istante del Big Bang e la prima osservazione della distribuzione della materia con la sonda WMAP, ossia la prima immagine del fondo cosmico di microonde.
    Se facessimo un altro salto indietro di 400 milioni di anni…

  6. sabrinamasiero

    Ciao Massimo, grazie per la tua domanda, estremamente molto interessante e per nulla banale.

    La mappa della struttura filamentosa che si osservano nelle immagini è in accordo con le teorie che permettono di spiegare la formazione delle galassie durante l'evoluzione dell'Universo, in particolare la struttura filamentosa è il risultato dell'azione gravitazionale della materia stessa. Proprio questa ha permesso il passaggio da una distribuzione uniforme della materia ad una trama spugnosa di lunghi filamenti.

    Da questi risultati, si intuisce che la materia ordinaria, sottoforma di galassie, si accumula lungo la concentrazione di materia oscura: una rete indefinita di filamenti che si intersecano con quelle che possiamo definire le future galassie o ammassi di galassie.
    Spero di esserti stata utile. Ciao, a presto!!!
    Sabrina

  7. massimo7970

    Scusate la mia ignoranza, ma a me sorge anche un'altra domanda: c'è una spiegazione per la forma filamentosa della distribuzione delle galassie? Intuitivamente mi verrebbe da supporre che a livello cosmico ci siano delle direzioni di espansione favorite, ma credo che ciò sia dipeso più da una mia mancanza di conoscenza sull'argomento, anche perchè, altrimenti, si potrebbero aprire scenari molto interessanti soprattutto sull'irregolarità dello spazio-tempo e qua temo di fantasticare pure troppo. 🙂

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