Uscendo dalla palestra ieri sera l’ho percepito (il momento che segue l’esercizio fisico e la relativa doccia è spesso foriero di interessanti illuminazioni, per me). Riguarda un uso corretto dell’energia. Semplice. Da fisico, avrei dovuto capirlo da tempo. 
In ogni istante, posso resistere o lasciarmi andare, lasciarmi condurre dalla vita. Se resisto uso male l’energia, la blocco, violento me stesso e il mondo. Credo spaccature e attiro conflitti. Se cedo, se mi lancio andare, incanalo l’energia dell’universo sui binari giusti, mi apro ad incessanti possibilità positive, non ostacolo ma assecondo il fiorire delle cose. Fiorisco anch’io con loro.
Orangefield

Gli effetti positivi del cedere sono immediati. La respirazione si fa più profonda e più bassa, più di pancia. La tensione diminuisce, si sente il corpo, si avverte un diffuso benessere, si è più ottimisti e rilassati. Che differenza da quando pensavo che uno fosse padrone della propria vita, che potesse riempirla come un contenitore vuoto da colmare a piacimento. Con tutto il problema di scegliere bene come colmarlo. Con l’ansia di lasciarlo troppo vuoto.
Come è meglio così invece. Sapere che esiste sempre un flusso, una direzione delle cose, una Presenza buona che dirige tutto (e perdona i nostri sbagli) e che dunque non abbiamo il problema si scegliere, ma la dolce libertà di lasciarci andare, e goderne.
Fa tutta la differenza del mondo. Se dico cosa devo fare sono fondamentalmente da solo, da solo con i miei dubbi. E il pensiero non serve, rende tutto più pesante, rende soltanto più solida e tenace la resistenza. Il pensiero si vuole sovrapporre alla realtà definendo un percorso suo.  La vuole forzare. 

Poca osservazione e molto ragionamento portano all’errore, molta osservazione e poco ragionamento portano alla verità (Alexis Carrel)

Se dico cosa vuoi che io faccia mi rivolgo ad un Tu, alla guida dell’universo. Direttamente. Non sono da solo. Il mio unico problema allora è mettermi il più possibile nella modalità di ascolto (perché ho visto che mi conviene, e dunque è ragionevole). Però mi piace proprio pensare che c’è un cammino e devo soltanto riconoscerlo. E se inciampo e cado non devo scoraggiarmi, ma semplicemente rialzarmi e riprendere il sentiero. A pensarci, è di una semplicità spaventosa.
Osservare e non pensare mi sembra un modo molto migliore di onorare la realtà, di stare a quello che accade. 
Mi piace proprio essere guidato, mi piace proprio (mi porta al sorriso) che non mi debba inventare nulla, debba solo lasciarmi andare, riconoscere che sono creato in ogni istante e che sono amato.  Solo così riesco a rilassarmi.
E’ una cosa talmente bella, che non può che essere vera.

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