Per la prima volta, gli astronomi hanno combinato i dati del glorioso Osservatorio a raggi X Chandra con quelli del telescopio spaziale James Webb per studiare il famosissimo residuo di supernova Cassiopea A. Questo lavoro ha contribuito a spiegare una struttura piuttosto insolita nei detriti della stella distrutta, che viene chiamata “Green Monster” (mostro verde), a causa della sua somiglianza con il muro nel campo sinistro dello stadio di football Fenway Park, in quel di Boston.

La splendida Cassiopea A (con “mostro verde” incorporato…)
Crediti: X-ray: NASA/CXC/SAO; Optical: NASA/ESA/STScl; IR: NASA/ESA/CSA/STScl/Milisavljevic et al., NASA/JPL/CalTech; Image Processing: NASA/CXC/SAO/J. Schmidt and K. Arcand

Combinando i dati Webb con i raggi X di Chandra, i ricercatori hanno concluso che il cosiddetto mostro verde è stato creato da un’onda proveniente dalla stella esplosa, che sbatte contro il materiale che lo circonda.

Un’analisi dettagliata ha rilevato che i filamenti nella parte esterna della struttura di Cassiopea A, dall’onda esplosiva, corrispondono in modo calzante alle proprietà radiografiche del Mostro Verde, differenziandosi nettamente (anche per la composizione chimica) rispetto alla distribuzione nello spazio dei classici detriti di supernova.

Si configura così uno scenario molto più complesso della semplice esplosione alla quale si pensava finora, uno scenario esplorabile nel dettaglio solamente con un approccio multimessaggero, che ricorre per l’occasione, oltre ai telescopi già menzionati, anche all’ausilio di immagini di Hubble.

Anche in questo caso, è solo il progressivo aumento della nostra capacità di vedere che dischiude scenari di progressiva complessificazione: l’Universo in fondo è come una struttura frattale che mostra sempre più dettagli man mano che proseguiamo l’esplorazione.

Per questo ogni nuovo strumento che si affaccia sul cielo è importante, perché in qualche modo crea un universo nuovo, o se preferite, ci permette di dialogare con il cosmo ad un livello di dettaglio sempre più fine. Tutto questo ci aiuta a capire che nessun giudizio sommario è mai adeguato, ci aiuta a comprendere che le cose (e le persone) non sono come sembrano o come abbiamo già deciso in cuor nostro.

Insomma, tutto si avvantaggia sempre di una seconda analisi. Perché tutto è sempre più di quanto pensiamo.

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