Blog di Marco Castellani

Categoria: DarsiSpazio Page 4 of 62

Pilloline quotidiane di astronomia, piccoli spunti di ricerca per una “altra scienza”, semini di cosmo per accompagnare il cammino paziente verso una nuova umanità

Arp 87, una storia di incontri

Una danza cosmica di stelle gas e polvere. Una danza che si estende per ben 75.000 anni luce, a formare un ponte veramente enorme. Altro che ponte sullo stretto, di incerta e futura realizzazione ma (permettetemi) di sicura ed immediata speculazione!

Il sistema di galassie interagenti Arp 87, visto da Hubble
Crediti: NASAESAHubble; Processing: Harshwardhan Pathak

Il ponte medesimo (questo, intendo) è una chiara evidenza di come questi due immensi sistemi stellari siano passati vicinissimi tanto da sperimentare violenti moti di marea, indotti dalla mutua attrazione gravitazionale.

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Un’ora (intensa) con Venera 9

Sono passati esattamente 48 anni (e un giorno). Era infatti il ventidue ottobre del 1975, quando la sonda sovietica Venera 9 atterrava sulla caldissima superficie di Venere e riusciva ad acquisire un panorama a 180 gradi (l’immagine in apertura di questo articolo). La sonda era progettata per resistere alle tremende condizioni di pressione e temperatura della superficie del pianeta: in effetti, riuscì a funzionare per ben 53 minuti, prima di darsi per vinta.

Quell’oretta scarsa fu decisiva, per la conoscenza del pianeta. Si comprese che c’è uno strato di nubi spesso oltre 30 km, si ottennero informazioni sulla chimica dell’atmosfera (decisamente irrespirabile, essendo ricca di acido cloridrico, acido fluoridrico, bromo e iodio), si confermò un elevatissimo valore di pressione atmosferica e temperature che sfiorano i 500 gradi Celsius.

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Un gioco di anelli

Certo, sapeva tutto, ma non conosceva la domanda. Sicuro, era ben consapevole che ci sarebbe stata una eclisse anulare del Sole, visibile dalla loro destinazione: il Lago Abert nell’Oregon. D’accordo, ci volevano dieci ora di macchina, per arrivarci. Ma ne valeva la pena.

Sapeva bene anche che il prossimo evento di questo tipo si sarebbe verificato, negli Stati Uniti, solo dopo altri sedici anni. Il che senz’altro rendeva questo un evento veramente speciale, con un’opportunità imperdibile di poterlo fotografare. Di poter immortalare un momento così particolare (e non sapeva quanto particolare, questo non lo sapeva ancora).

Anche il piano di azione, il piano che avevano concordato, anche quel piano le andava bene. Era un piano semplice, dopotutto. Lei ed il suo ragazzo sarebbero apparsi davanti all’eclisse nelle loro silhouette, sia da soli che insieme. Era anche ben consapevole che l’evento si sarebbe consumato in pochissimi minuti.

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Dei mondi da vivere

Non è tanto l’esteso disco intorno alla stella PDS 70 a suscitare l’attenzione degli esperti. Per quanto, certo, sia degno di grande interesse. E nemmeno, a pensarci bene, il pianetino che si trova entro l’anello, nella parte destra, appena dentro il disco.

PDS 70, il disco, il pianeta e… le future lune!
Crediti: ALMA (ESO/NAOJ/NRAO); M. Benisty et al.

Nossignori. C’è dall’altro, in questa immagine acquisita nel 2021 dall’Atacama Large Millimeter Array (ALMA, per gli amici), situato a cinquemila metri di altitudine nel deserto di Atacama in Cile.

Quel che è veramente da guardare nell’immagine è piuttosto quella apparente foschia che circonda il pianetino in questione, chiamato PSD 70 c. Quella foschia è infatti il segno dell’esistenza di un disco di polveri che ora è tutto preso (diciamo) dal compito specifico di formare lune. E specifico, questa cosa non si è mai vista prima.

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Dalle stelle fisse ai buchi neri e bianchi

L’evento si terrà a Diano Marina (provincia di Imperia) nella serata di venerdì’ 6 ottobre. Si innesta nella scia di una lunga e proficua collaborazione con l’Associazione Italiana Teilhard de Chardin, nella quale ho diversi amici – ad iniziare certamente dal presidente, Gianluigi Nicola – con i quali condivido moltissimo della visione del cosmo.

Nella mia relazione tenterò di fare un excursus molto rapido ma più possibile inclusivo, dei tanti motivi per cui possiamo essere, come dire, felicemente imbarazzati dagli straordinari e provocanti risultati dell’astrofisica moderna. Mi farò aiutare per questo arduo compito, da un ricco corredo di immagini ed anche da qualche suggestivo filmato.

L’evento si potrà fruire in streaming, tramite piattaforma Zoom,

https://us06web.zoom.us/j/84486447499?pwd=DOaj167QkaDPan8tv9P1wyNLzEoroM.1

ID riunione: 844 8644 7499
Codice d’accesso: 201524

Assai volentieri faccio seguito alla gentile richiesta dell’Associazione, specificando che l’ingresso (in presenza ed in modalità telematica) si intende a offerta libera: chi crede, può versare l’importo che vuole – anche subito dopo la diretta, in modo da essere certi che tutto sia andato bene – sulle coordinate IBAN “IT73O0760101000000042669143”, intestate “Associazione italiana Teilhard de Chardin”, causale evento “Diano 2023”.

Parlando della serata più in generale, personalmente sono anche molto interessato a seguire la relazione di fr. Micheldavide Semeraro, che ho avuto modo di conoscere (finora solo telematicamente, ma presto rimedio) ed apprezzare.

Grazie di cuore a chi vorrà esserci, di persona o in remoto. Ma anche solo a chi si senta interessato, provocato, da questi temi!

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Getti, da una stella in formazione

Vado subito al dunque: quando una stella si forma, origina sempre dei getti di materia? Tutti ce lo siamo chiesti molto spesso, a volte con un’ansia di trovare la risposta, che non ci permette alcuna tregua. Lo so, sono domande che indubbiamente ci assillano: vedo in metropolitana, sul tram, tutte queste persone impegnate a fare calcoli, discutere teorie, immaginare scenari, litigare sulle diverse simulazioni. Accapigliarsi, alle volte: passare alle mani per una diversa interpretazione di un articolo scientifico sulla questione.

Fare ricerca astronomica in autobus? Ecco come la immagina un motore di intelligenza artificiale, Bing Image Creator

Stamane, ad esempio, nemmeno più si parla delle prodezze di Lukaku (peraltro innegabili) nella serata sportiva di domenica: semplicemente, non c’è tempo. Ci sono calcoli da fare, teorie da confrontare. La gente vuole sapere! Non basta più contemplare le varie ipotesi ancora al vaglio degli scienziati: le persone esigono certezze.

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Di ritorno da Bennu

Eccola in dettaglio, la capsula di una cinquantina di chili, ottanta centimetri di larghezza. Sganciata sul deserto dello Utah dalla OSIRIS-Rex, la capsula appare sufficientemente provata dalle altissime temperature sperimentate durante la sua spericolata discesa attraverso la densa atmosfera terrestre. Ma è integra.

La capsula con il materiale proveniente da Bennu, aspetta paziente che venga prelevata ed esaminata… (Crediti: NASA/Keegan Barber)

Come si diceva nell’articolo precedente, contiene un quarto di chilo di regolite prelevata dall’asteroide Bennu. E diligentemente portata sulla Terra.

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Un asteroide per la pace

Appena tornata la capsula con quel pezzetto di asteroide. Cioè 250 grammi di materiale extraterrestre, tutto da esaminare. Molto ci potranno raccontare i campioni, sull’origine del Sistema Solare, molto ci potranno dire di ambienti così lontani da noi. Insomma, abbiamo tanto da fare, da studiare (anche qui in Italia), da capire, con questo quarto di chilogrammo che ci arriva dallo spazio.

La notizia è di questi giorni: la sonda Osiris-Rex, dopo aver prelevato il suo carico dall’asteroide Bennu, ce lo ha riportato a casa. Sorpresa: possiamo ormai toccare mondi lontani e anche tornare indietro portandoci appresso qualcosa. Tutto questo era impensabile solo pochi anni fa.

La capsula di ritorno di Osiris-Rex, poco dopo il suo atterraggio nel deserto dello Utah
Crediti: NASA/Keegan Barbe

Siamo contaminati di universo e anche il nostro pensiero si adegua. Non ci è più permesso di pensarci separati dal cosmo, semplicemente perché è sempre meno vero. I fatti di cronaca smentiscono clamorosamente questo assetto mentale ormai antiquato, ancora così difficile da superare.

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