Non è tanto l’esteso disco intorno alla stella PDS 70 a suscitare l’attenzione degli esperti. Per quanto, certo, sia degno di grande interesse. E nemmeno, a pensarci bene, il pianetino che si trova entro l’anello, nella parte destra, appena dentro il disco.

PDS 70, il disco, il pianeta e… le future lune!
Crediti: ALMA (ESO/NAOJ/NRAO); M. Benisty et al.

Nossignori. C’è dall’altro, in questa immagine acquisita nel 2021 dall’Atacama Large Millimeter Array (ALMA, per gli amici), situato a cinquemila metri di altitudine nel deserto di Atacama in Cile.

Quel che è veramente da guardare nell’immagine è piuttosto quella apparente foschia che circonda il pianetino in questione, chiamato PSD 70 c. Quella foschia è infatti il segno dell’esistenza di un disco di polveri che ora è tutto preso (diciamo) dal compito specifico di formare lune. E specifico, questa cosa non si è mai vista prima.

Dai dati di ALMA, quelli che ci capiscono (dei dati stessi) ritengono che il disco che sta formando lune abbia un raggio simile a quello dell’orbita della Terra, e dovrebbe formare – un bel dì – tre o quattro satelliti naturali della grandezza proprio della nostra Luna. Insomma, non tanto diversi dalle quattro lune di Giove.

Dunque segni evidenti di un mondo in costruzione, anzi di mondi in costruzione. Segni che prima non potevamo cogliere, ma ora riusciamo a vedere. Anche qui le nuove tecnologie – con le loro scoperte – ci invitano ad un cambio di prospettiva, ad un allargamento dello sguardo. Ci spingono a gravitare fuori dai pensieri ordinari, ci suggeriscono di trovare strade nuove.

Pensiamo sempre al cosmo come qualcosa che c’è, vastissimo e pieno di cose, ma come qualcosa di presente, di attuale. Raramente pensiamo all’universo che sarà, che si sta sviluppando ora e che verrà a compimento tra milioni, tra miliardi di anni. Nuove stelle, nuovi pianeti, nuove lune che adesso nemmeno immaginiamo. E chissà, nuove forme di vita, nuovi modi attraverso i quali l’universo guarderà il mistero di sé stesso…

Perché il nostro universo è giovane, ha ancora molta strada davanti. Come facciamo a dire che è giovane? Beh, io ragiono così. Siamo in un cosmo in cui le stelle più vecchie, ancora in attività, non sono molto meno antiche dell’universo stesso che le contiene. Cioè, è come se abitassimo in una città in cui negli abitanti più anziani c’è ancora l’eco, i racconti, della formazione della città stessa. Le nostre città sono normalmente molto più vecchie di così, eppure sono spesso ancora in espansione, sono piene di vita (e conseguentemente di traffico, ma questa è un’altra storia).

Ed un universo così giovane (sì, per lui tredici miliardi di anni e passa non sono segno di vecchiaia, tra l’altro è – come sappiamo da un paio di decenni – ancora in esuberante espansione), quante sorprese ha ancora in serbo, per noi e per chi potrà vederle, nelle epoche successive?

“La novità ha un fascino a cui difficilmente possiamo resistere” diceva lo scrittore William Makepeace Thackeray.

E noi abitiamo un universo che prepara il nuovo in mille luoghi ed in mille modi. Per regalarci un mondo – anzi, dei mondi – ancora tutti da vivere.

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