Blog di Marco Castellani

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La Luna e le stelle

Alphons Mucha, La Luna e le stelle (1902)

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Vita nel cosmo

Argomento di sicura attualità, viste le ricerche sempre più insistenti e precise che i nuovi strumenti ci permettono. La ricerca della vita nel cosmo, le prospettive, le sensazioni, le possibili sorprese. E anche le grandi burle, come quella dell’Ottocento, riguardante la Luna (nella quale ci cascarono in tantissimi) …

Riascolta la chiacchierata che ho fatto con Alberto Negri di SpazioTesla, la sera del 6 marzo scorso. E se vuoi, fammi sapere nei commenti qui sotto, la tua opinione!

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La musica del cosmo

Il testo di una canzone può essere letteratura? Ai tempi delle mie scuole medie (secolo scorso), le parole de La Guerra di Piero del grande Fabrizio De André (a proposito del quale Stefano Sandrelli ha recentemente dialogato con ChatGPT) con stupore le vidi comparire nel mio sussidiario, gomito a gomito con quelle di ben più blasonati poeti.

Immagine di Davide Calandrini – @davidecalandrini 

All’epoca avevo un po’ troppo forte addosso il senso di cultura come roba polverosa ed antica, ma mi parve buffo che una persona che ineriva al mondo vivo della canzone (un mondo che dialogava costantemente con le mie emozioni e i miei sentimenti, come fa anche adesso), potesse guadagnarsi un posto lì. La domanda mi segue fin da allora: ci stava bene quel testo nel sussidiario? Era il suo posto? Non ci provo nemmeno a rispondere: so che la domanda continuerebbe comunque a pungolarmi, di tanto in tanto… [Continua a leggere sul portale EduINAF]

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Il ritmo della Luna

In fin dei conti il problema è questo, soprattutto. Che ci siamo progressivamente affrancati dai ritmi della terra, delle stagioni, del cosmo. Fino a costruirci una vita sintetica e appunto, artificiale, con delle scansioni temporali che sono fuori dal mondo, che ci straniscono e ci affaticano. Perché noi siamo nel mondo, siamo fatti di stelle, intrecciati di materia universale. I cicli del cosmo sono i cicli del nostro corpo, il ciclo stesso della fertilità femminile è in suggestivo accordo con il ciclo di rivoluzione della Luna attorno al nostro pianeta.

Ecco perché capisco bene quanto scrive il musicista Peter Gabriel nelle note che accompagnano l’uscita del brano Panopticom, primo dell’album i/o di prossima pubblicazione (traduco di seguito, in modo libero).

Alcuni brani di quelli di cui sto scrivendo per questa occasione, ruotano intorno all’idea che sembriamo incredibilmente capaci di distruggere il pianeta che ci ha dato alla luce e che se non troviamo il modo di riconnetterci alla natura e al mondo naturale perderemo moltissimo. Un modo semplice di realizzare una maggiore adesione a tutto questo è è guardare il cielo… ed osservare la Luna mi ha sempre portato qui.

Saranno infatti le fasi lunari anche a dare il ritmo alle uscite dei brani di questo nuovo attesissimo album, da parte di un musicista che insieme ai Genesis ha davvero scritto la storia del rock progressivo, per poi intraprendere una carriera solista caratterizzata da una grande originalità espressiva. Nello specifico, verrà resa pubblica una nuova canzone ad ogni plenilunio. Abbiamo già iniziato, appunto, con la canzone Panopticom, che è stata svelata in occasione della luna piena del giorno 6 gennaio 2023.

Per gli affezionati, un motivo ulteriore per attendere quei giorni in cui la Luna è massimamante presente – quasi invadente – nel nostro cielo. Per me astrofisico, estimatore dell’arte di Peter, un espediente che collega efficaciemente due miei universi affettivi, musica ed astronomia.

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Un bracchetto veramente spaziale

La missione Artemis I è stata, lo sappiamo, un pieno successo, ed è probabilmente destinata a rappresentare un punto chiaro di svolta, ad aprire magari simbolicamente (che poi di fatto è già in atto) la nuova corsa verso la Luna.

Soddisfatto per la missione compiuta!
Crediti immagine: NASA/Isaac Watson

Qualcosa che coinvolge, come ben sappiamo, sia gli enti spaziali di diverse nazioni, come pure varie imprese commerciali. Artemis I non aveva equipaggio umano, essendo dedicata a verificare l’affidabilità dello Space Launch System, sistema di lancio orbitale progettato dalla NASA e derivato da quello dello Space Shuttle. Tuttavia a bordo era presente Snoopy, l’indicatore a zero gravità che nella foto indossa un bellissimo sorriso, appena dopo essere stato “spacchettato” dal suo trasportino spaziale, il giorno 5 gennaio di quest’anno.

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La confidenza della Luna

Siamo ormai ben abituati a vedere la falce di Luna nel cielo notturno, tanto che ci riesce strano pensare ad una immagine simile ma… con la Terra al posto del nostro satellite!

Una “falce di Terra” vista dagli astronauti di Apollo 15 (1971)

Eppure è quello che si vede in questa immagine, presa durante la missione Apollo 15. Che è stata una missione importante: dopo i successi delle prime missioni (Apollo 13 ovviamente, è un caso a parte, testimonianza di grande ingegno e dedizione orientati a salvare vite umane), questa era stata pensata per esplorare la Luna per un periodo più lungo, per esplorare una maggior porzione di territorio, e con più strumenti scientifici di quanto era mai stato fatto.

In altre parole, si stata finalmente prendendo confidenza con l’ambiente. Tanto che si osava fare di più. In quest’ottica, Apollo 15 includeva nella sua “dotazione” – per la prima volta – anche il Lunar Roving Vehicle (LVR) dal costo di ben 40 milioni di dollari (sì, in effetti esistono veicoli più economici, almeno per muoversi sulla Terra), che “vantava” una velocità di punta di 16 Km/h (e sì, ci sono veicoli più veloci, sempre sulla Terra). Il veicolo poteva trasportare quasi mezza tonnellata di carico utile. Da notare che era stato progettato senza conoscere molto dell’ambiente nel quale si sarebbe dovuto muovere, ma se la cavò benissimo ugualmente.

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Tre giorni sulla Luna

Cinquant’anni e due giorni fa, il 20 aprile del lontano 1972, il modulo Orion della Apollo 16 toccava la superficie lunare, presso l’Altopiano Descartes. Mentre Ken Mattingly orbitava pazientemente sopra le loro teste, gli astronauti John Young e Charles Duke gironzolavano per i dintorni con questo peculiare mezzo di trasporto depositato da Orion. La coppia avrebbe speso quasi tre giorni sulla Luna, in attività di esplorazione e di scienza.

Panorama lunare, anno 1972.
Crediti: Apollo 16NASAPanorama Assembly: Mike Constantine

Questa immagine è stata presa verso la conclusione della loro ultima escursioni lunare, con il rover in primo piano ed il modulo lunare a sinistra, un po’ distante. Duke è il fotografo, Young sta sistemando l’antenna ad alto guadagno orientandola verso la Terra.

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Polvere di luna

L’Apollo 17 fu l’ultima missione che portò uomini sulla Luna (erano previste Apollo 18, 19 e 20 ma furono cancellate nel 1970). Sembra strano, ma dal dicembre del 1972 più nessuna persona ha messo piede sul suolo lunare.

Uno dei campioni di superficie lunare riportato a Terra da Apollo 17 (con buona pace di chi sostiene che sulla Luna non ci siamo stati) è stato da poco aperto, con ogni cautela, al Johnson Space Center a Huston.

Un campione di “polvere lunare” prelevato dall’equipaggio di Apollo 17 nel 1972, aperto ora.  
Crediti: NASA/Robert Markowitz

Questi piccoli contenitori sono una vera memoria storica di particelle di suolo di un altro corpo celeste, preziosissime impronte geologiche di un mondo “altro” da noi: vicino abbastanza da interrogare le nostre coscienze, lontano abbastanza da rimanere (quasi sempre) fuori portata.

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