Blog di Marco Castellani

Tag: Marte Page 2 of 8

Qualcosa di noi

Mi dico, forse sta avvenendo tutto troppo velocemente. Intendo, la conquista dello spazio, l’esplorazione degli ambienti planetari, l’odierna nuova corsa alla Luna. Troppo in fretta perché scivoli dalla nostra testa al nostro sistema circolatorio, perché veramente se ne possa fare esperienza, perché divenga tutto davvero concreto. Per millenni lo spazio e quanto contiene, è rimasto completamente irraggiungibile, e nell’arco di pochi decenni questa situazione è drasticamente mutata.

“Rover in meditazione su Marte” di Davide Calandrini – @davidecalandrini 


Solo per l’esplorazione del pianeta Marte, le sonde inviate sono ormai varie dozzine. Ci sono panorami di Marte – la cui distanza media da Terra è superiore ai 250 milioni di chilometri, insomma non proprio dietro l’angolo – che possiamo ammirare con un grado di dettaglio ormai superiore a quello delle foto che possiamo portiare a casa dalle gite fuori porta della domenica, quelle con amici e parenti. Ciò che per secoli e secoli è stato oggetto di immaginazione e speculazione, ora improvvisamente è reale… [Continua a leggere sul portale EduINAF]

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La confidenza della Luna

Siamo ormai ben abituati a vedere la falce di Luna nel cielo notturno, tanto che ci riesce strano pensare ad una immagine simile ma… con la Terra al posto del nostro satellite!

Una “falce di Terra” vista dagli astronauti di Apollo 15 (1971)

Eppure è quello che si vede in questa immagine, presa durante la missione Apollo 15. Che è stata una missione importante: dopo i successi delle prime missioni (Apollo 13 ovviamente, è un caso a parte, testimonianza di grande ingegno e dedizione orientati a salvare vite umane), questa era stata pensata per esplorare la Luna per un periodo più lungo, per esplorare una maggior porzione di territorio, e con più strumenti scientifici di quanto era mai stato fatto.

In altre parole, si stata finalmente prendendo confidenza con l’ambiente. Tanto che si osava fare di più. In quest’ottica, Apollo 15 includeva nella sua “dotazione” – per la prima volta – anche il Lunar Roving Vehicle (LVR) dal costo di ben 40 milioni di dollari (sì, in effetti esistono veicoli più economici, almeno per muoversi sulla Terra), che “vantava” una velocità di punta di 16 Km/h (e sì, ci sono veicoli più veloci, sempre sulla Terra). Il veicolo poteva trasportare quasi mezza tonnellata di carico utile. Da notare che era stato progettato senza conoscere molto dell’ambiente nel quale si sarebbe dovuto muovere, ma se la cavò benissimo ugualmente.

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I mondi che ci aspettano

Il rover Perseverance ha preso questa immagine di Marte il 29 aprile dello scorso anno, il suo sessantottesimo “giorno marziano”. L’immagine in realtà è realizzata come mosaico di foto più piccole, e presenta colori che sono stati “intensificati” in modo artificiale, per consentire una maggiore chiarezza.

Marte, dall’occhio di Perseverance
Crediti: NASA/JPL-Caltech/ASU/MSSS

Perseverance è arrivato su Marte nel quadro della missione Mars 2020, il cui lancio è avvenuto il 30 luglio di due anni fa. Praticamente nel pieno della crisi pandemica. Mi appare strano, adesso, ricordare il primo giorno di Percy, l’apprensione per le complicate fasi di arrivo al suolo, il senso di gioia e quasi di liberazione, dato dal fatto che comunque – in quei mesi di confinamento globale, qualcosa stava andando avanti, qualcosa si riusciva a fare, a costruire. Si poteva ancora osare, espandersi, vivere. Il virus non avrebbe vinto, almeno fino a che non ci fossimo fermati noi.

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Un fiore marziano

Decisamente, una delle rocce più strane mai trovate su Marte. Più piccola di una moneta, la roccia presenta diverse appendici che la potrebbero far assomigliare ad un fiore.

Una curiosa “roccia fiorita” su Marte.
Crediti: NASAJPL-CaltechMSSS

Certo, sarebbe veramente una grande scoperta se la roccia fosse proprio un antico fiore marziano fossilizzato, cosa che purtroppo non è. Esistono altre spiegazioni per la sua peculiare struttura, certamente meno spettacolari. Interessante comunque, che alcune di queste si basino su un ruolo attivo dell’acqua: specialmente quella che, nel passato, potrebbe essersi depositata in crepe o fratture delle rocce esistenti.

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Un futuro su Marte, un presente da vivere

Il rover Curiosity della NASA continua a fare il suo lavoro paziente e meticoloso. Curiosity è arrivato sulla superficie del pianeta rosso ad agosto del 2012, per una missione prevista di 669 giorni marziani (in gergo, chiamati sol), ma al momento di scrivere tali giorni sono diventati ben 3315 e proseguono pure (per tenerne conto c’è una pagina apposta).

Dunque una missione che ha superato abbondantemente le prudenti stime iniziali di durata, che continua a fornirci utilissimi dati e sorprendenti immagini di un pianeta che stiamo cominciando a conoscere davvero.

Uno stupendo bianco e nero per un pianeta che ormai ci attende… Crediti: NASA/JPL-Caltech

Questa immagine in bianco e nero (ma se preferite, i ragazzi della NASA ci hanno anche aggiunto i colori), acquisita un paio di settimane fa, riesce a mostrarci una grande quantità di dettagli, perché in realtà è una combinazione di due foto prese a momenti diversi del giorno, in modo da sfruttare al massimo la diversa illuminazione e mettere “in luce” il massimo di quel che si può.

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La rocciosa (e istruttiva) Rochette

Questa immagine è stata presa il 22 agosto dal rover Perseverance, mentre contempla un pavimento di rocce nel cratere Jezero, su Marte. Si vede bene una delle ruote del rover, nella parte sinistra della foto. Al centro, una roccia di ottime dimensioni, che è stata chiamata Rochette.

Rochette, una roccia tutta da studiare… Crediti: NASAJPL-Caltech

Rochette potrebbe sembrare un ostacolo per il rover, ma non è così. Almeno non la pensano così al controllo missione: anzi, è stato deciso di dare istruzioni a Perseverance per raggiungere la roccia con il suo braccio robotico e “grattare” un poco la superficie, per valutare se ha una consistenza tale da poter ottenere un campione, utilizzando la punta di carotaggio del rover.

Come sappiamo, i campioni raccolti da Perseverance saranno messi “in sicurezza” per essere portati a Terra da una futura missione.

C’è molto da imparare, dalle missioni spaziali. Quando si va in ambiente ostile, c’è poco posto per inutili ruminazioni, si va all’essenziale. Uno, gli ostacoli vanno visti come opportunità: una roccia che trovi nel cammino, la puoi guardare con curiosità, con interesse. Non come qualcosa che ti sbarra la strada. Due, devi necessariamente lavorare con una prospettiva ampia, se vuoi che il lavoro sia fecondo. La missione che riporterà a Terra i campioni archiviati da Perseverance non c’è ancora, deve essere pensata, chissà quando arriverà. Lei intanto, mette le cose da parte. Ragiona per il futuro, in pratica.

Cosa che è quanto mai urgente fare, anche sul nostro pianeta.

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Tramonto di nuvole su Marte

Sono sempre più meravigliato delle possibilità offerte dall’epoca moderna, di trovarsi d’istante dentro a mondi lontanissimi (per citare un bel disco di un grande che ci ha appena lasciati, Franco Battiato). Qui ci troviamo di fronte a Mount Mercou, che svetta davanti ad un glorioso panorama di nuvole. L’immagine è in realtà la composizione di 21 diverse fotografie, acquisite da Curiosity il tardo pomeriggio (marziano) del 19 marzo scorso, dopo più di tremila giorni di indagine sul pianeta rosso.

Le nubi scintillanti di Marte. Crediti: NASAJPL-CaltechMSSS

Di fatto, le nuvole riflettono la luce del Sole che è già sceso sotto l’orizzonte marziano, acquisendo così questo particolare effetto luminescente. A differenza della nubi di ghiaccio d’acqua, queste particolari nuvole “a ciuffi” si possono trovare anche ad altitudini molto elevate, e possono essere composte di anidride carbonica ghiacciata, ovvero cristalli di ghiaccio secco.

Da tempo, ormai, stiamo accumulando una gran quantità di dati sul pianeta Marte (di altissima qualità). Quando finalmente ci andremo, conosceremo già l’ambiente molto bene. L’epopea dell’esplorazione umana cambia dunque radicalmente volto: se prima si viaggiava ancor prima di conoscere, ora l’ordine è inverso. Ma il risultato non cambia. Siamo fatti per esplorare, fuori di noi e in noi.

Basta che le cose, vadano insieme.

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Faccio un giretto ma torno, ok?

Sappiamo che apprendere l’arte del volo non è una sciocchezza, anche se la natura ti avesse dotato di un paio di ali, dalla nascita. Figuriamoci negli altri casi. Una volta che hai imparato a volare, probabilmente non vuoi più smettere.

Non ti preoccupare se non mi vedi, io comunque torno… (Crediti: NASA)

Questo potremmo dire del piccolo elicottero Ingenuity, che dopo il primo esitante (e storico) test di volo del 19 aprile, e poi un secondo, il 25 aprile ha effettuato un terzo volo assai più gagliardo ed intrepido dei precedenti. Uscendo perfino dal campo di vista di Perseverance, che lo inquadrava (ci giurerei) con preoccupazione tutta materna. Come da programma, Ingenuity compie un giretto nei dintorni e si riposiziona tranquillo e orgoglioso a circa 50 metri dal punto di partenza.

Se guardo queste cose pensando ai droni che svolazzano a Terra, non sono per niente meravigliato. Solo quando pongo mente al fatto che tutto questo sta avvenendo in modo semiautomatico, in un luogo inospitale a centinaia di miliardi di chilometri da dove sono io, da parte di un piccolo elicottero che era contenuto in un rover la cui stessa procedura di discesa sul pianeta Marte è stata di una complessità enorme… ecco, allora sì che la cosa mi riempie di meraviglia, e rimarrei a guardare il video in loop un tempo indeterminato, ogni volta chiedendomi ma come fa, ma come fa…

Siamo fragilissimi, come esseri umani. Squassati dalle passioni, tormentati da un senso di mancanza che a volte non ci lascia tregua, incoerenti, spesso incapaci di dare un senso a quanto vediamo intorno. Ma siamo pure capaci di far volare un elicottero in miniatura a lontananze abissali, di interrogare il cosmo elaborando risposte scientifiche sull’inizio e sulla fine. Meravigliosi e fragili come siamo, forse siamo unici.

Ma anche questo, secondo me, lo scopriremo.

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