Blog di Marco Castellani

Mese: Dicembre 2007 Page 3 of 5

Una suggestiva “istantanea” dell’Universo intorno a noi…

Come può sembrare la zona di Universo dove ci troviamo ad abitare? La survey 2MASS ci offre una mappa di grande interesse di una zona
di Universo locale…

Questa immagine mostra circa un milione e mezzo delle stelle e delle galassie più brillanti nell’universo “locale”, rilevate dalla “Two Micron All Sky Survey” (2MASS) in luce infrarossa.

L’Universo vicino, così come lo vede la survey 2MASS
Credits: 2MASS, T. H. Jarrett, J. Carpenter, R. Hurt

Il quadro che ne risulta è uno straordinario arazzo di punti luminosi, lo studio della quale fornisce delle preziose indicazioni di come l’Universo stesso si sia formato ed evoluto. Verso il centro vi sono le stelle che si trovano sul piano della nostra Galassia; lontano dal centro, invece, la gran parte dei punti rappresentano delle galassie, il cui colore è stato scelto per indicarne approssimativamente la distanza (blu le più vicine, rosse le più lontane). Le strutture che hanno delle denominazioni sono pure annotate. Molte galassie sono gravitazionalmente legate, a formare ammassi, i quali a loro volta si trovano (più debolmente) legati a formare i cosiddetti superammassi di galassie, le strutture più ampie che conosciamo nell’intero Universo…



APOD 11 dicembre 2007

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I pianeti giganti “resistono” anche vicini alla loro stella…

Un recente studio suggerisce come i pianeti giganti possano resistere al calore della loro stella – senza “evaporare” – anche molto vicini ad essa: perfino due volte più vicini di quanto è Mercurio rispetto al Sole…

Non si è mai compreso fino in fondo, il motivo per il quale i pianeti giganti molto vicini alla propria stella, possano resistere alle alte temperature senza che una parte significativa della loro atmosfera “evapori” e si disperda nello spazio.

Ora un nuovo studio suggerisce come la “linea di confine” sia addirittura la metà della distanza – già assai piccola – che c’e’ tra Mercurio e il Sole, (circa 0.15 unità astronomiche). Lo studio è stato condotto grazie a simulazioni tridimensionali al computer degli strati più esterni dell’atmosfera di un ipotetico pianeta del tipo di Giove, in orbita intorno ad una stella simile al nostro Sole: i modelli hanno mostrato, appunto, come non si abbia significativa “evaporazione” dell’atmosfera planetaria, fino a che la distanza non diventa circa il 40% di quella tra Mercurio e il Sole. Questo pone la “linea di confine” molto più vicino alla stella di quanto si ritenesse finora…



University College London Press Release

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La suggestiva nebulosa “Aquila”…

Distante 7000 anni luce dalla Terra, la nebulosa è in realtà un ammasso stellare aperto, giovane, nella costellazione della Coda del Serpente….

La nebulosa Aquila ci viene restituita dal telescopio spaziale Hubble in tutta la sua magnificenza, nella immagine apparsa di recente sul sito di APOD.

La bellezza fatata della Nebulosa Aquila.
Crediti: The Hubble Heritage Team, (STScI/AURA), ESA, NASA

Vale la pena ammirarla in formato grande, essendo davvero uno spettacolo suggestivo, una sorta di “scultura cosmica” modellata di gas e polveri, con enormi cavità occupate da varie fucine di formazione di stelle giovani e calde… un altra occasione di sperimentare la qualità (e la bellezza artistica) delle immagini fornite da Hubble…!


APOD del 9 dicembre

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Il gatto con la pantofola…


Kitten Corvette
Inserito originariamente da 62Lofu

Ma c’e’ qualcosa di più carino??

Scappo verso casa,ho il tempo solo di buttar giù un paio di note.. oggi almeno sono riuscito a levarmi una buona parte del “carico di lavoro” per il prossimo congresso di Cefalù, e ne sono abbastanza sollevato.

Altra cosa positiva: sono riuscito a prenotare per il concerto all’auditorium di domenica… in repertorio la settima di Bruckner, uno dei miei compositori preferiti! Bel colpo, Marco 😉

http://snipurl.com/bruckner7roma

..e un augurio di un buon fine settimana ad ognuno! 🙂

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La “ragnatela cosmica” e i barioni mancanti…

Secondo un recente studio condotto con l’ausilio di un nuovo supercomputer all’Università del Colorado (Builder),
la maggior parte della materia nell’universo è legata ad una “ragnatela cosmica” di filamenti che si estendono
nello spazio anche per milioni di anni luce. Questi studi potrebbero aiutare a comprendere il problema dei
“barioni mancanti”, un nodo cruciale da risolvere per il modello cosmologico standard…

Lo studio indica che una porzione significativa del gas si trova addensata in questi vastissimi filamenti – che connettono tra loro
gli ammassi di galassie – ed è nascosta dalla possibilità di osservazione diretta, trovandosi all’interno di enormi
nubi di gas intergalattico caldo. Il team di ricerca di Builder ha effettuato una delle più impegnative simulazioni
al computer mai sperimentate, “impacchettando” circa il 2.5 per cento della materia visibile dell’Universo in una
gigantesca simulazione al computer, per modellare una regione larga ben 1,5 miliardi di anni luce.

Bene, c’è voluto quasi un decennio per produrre il codice numerico – straordinariamente complesso – che governa la
simulazione, la quale incorpora praticamente l’insieme completo delle condizioni fisiche conosciute quando l’Universo
era ancora estremamente giovane, pochi istanti dopo il Big Bang. Tale simulazione si giova di tecniche numeriche
molto avanzate, che consentono anche ai ricercatori di “zoomare” su regioni interessanti di questa regione di “universo
simulato”, ha l’obiettivo di modellare il moto della materia nella sua fase di collasso (a causa delle forze gravitazionali), che
la conduce a costituirsi nei citati filamenti e nelle strutture come galassie ed ammassi di galassie…




Una porzione della simulazione al supercomputer di una frazione di universo, con i filamenti prodotti
dagli addensamenti di materia. L’oggetto più chiaro verso la parte centrale corrisponde ad un ammasso di galassie,
la cui massa dovrebbe essere circa un milione di miliardi di quella del Sole…

Credits: University of Colorado

Secondo il modello cosmologico “standard”, l’Universo consiste di
materia oscura per circa il 25%, per il 70% di
energia oscura e solo per circa il 5% di normale materia. La materia ordinaria consiste principalmente di barioni (idrogeno, elio ed elementi
più pesanti), ma le osservazioni indicano che in realtà “non si trovano” ancora bel il 40% dei barioni previsti dal modello. Molti astronomi ritengono che tali “barioni mancanti” costituiscano la materia nascosta nelle nubi di gas intergalattico caldo, dicono
gli astronomi che hanno fatto la simulazione.

Secondo tali scienziati, infatti, negli anni futuri questi filamenti potranno divenire osservabili, tramite l’utilizzo
di nuovi telescopi allo “stato dell’arte”. Essi ritengono che, quando si comincerà ad osservare tali filamenti, e comprenderne
la loro natura, si potrà imparare molto riguardo al problema dei barioni “mancanti” nell’Universo.



University of Colorado Press Release

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Freddo dicembre…


Cold December rain
Inserito originariamente da CláudiaM

Bello passeggiare per le strade del quartiere, nel tardo pomeriggio…
l’aria tersa e leggera,
le luci calde dei negozi che si spandono nell’atmosfera azzurrina,
la gente che cammina veloce, imbacuccata…

E io già sento quel qualcosa,
quel frizzico nel cuore..
quell’aria di Natale.. 😉

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Per la prima volta da Terra, rilevata la presenza di atmosfera intorno ad un pianeta extrasolare:

Alcuni astronomi dell’Università del Texas, utilizzando
l’ Hobby-Eberly Telescope (HET), sono riusciti ad effettuare la prima
rilevazione da Terra della presenza di atmosfera intorno ad un pianeta
che si trova al di fuori del nostro Sistema Solare…

La ricerca è stata accettata per la pubblicazione in uno dei prossimi
numeri della prestigiosa rivista scientifica “Astrophysical Journal Letters”.
C’e’ da dire che in effetti la scoperta è interessante: il pianeta
studiato orbita intorno alla stella “chiamata” HD189733, circa 63 anni
luce dalla Terra, nella costellazione Vulpecola (la piccola volpe).
Tuttavia, per quanto le ricerce siano comprensibilmente volte a cercare
pianeti il più possibile simili al nostro (per ovvie conseguenze sullo
studio della possibilità di vita in ambienti planetari), il pianeta
appena individuato è il 20% più grande della Terra, e orbita molto
vicino alla sua stella di appartenenza (assai più vicino anche di quanto
sia Mercurio al nostro Sole).




Osservazioni comparate “in-transito” e “fuori-transito” permettono di
ricostruire lo spettro dell’atmosfera del pianeta…

Credits: S. Redfield/T. Jones/McDonald Obs.

Interessante (anche se complessa) la procedura utilizzata per acquisire
lo spettro dell’atmosfera del pianeta: essendo l’orbita del pianeta sulla
linea di vista con la Terra, esso si trova a passare periodicamente davanti
alla sua stella, nascondendoci così una piccola frazione della sua
radiazione luminosa (tra l’altro, è grazie alle variazioni percepite a Terra
della luce della stella che è stato scoperto il pianeta). Sfruttando questa
configurazione, gli astronomi hanno acquisito lo spettro della luce proveniente
dal sistema in due momenti diversi: quando il pianeta transita davanti alla
stella, e quando invece è nascosto.

Confrontando gli spettri, si è riusciti
ad ottenere una sorta di “impronta” dell’atmosfera del pianeta, sottraendo
la componente nota della stella. Facile a dirsi, un pò meno a realizzarsi, se
si pensa solo al fatto che il pianeta trattiene appena il 2.5% della radiazione
luminosa della sua stella..!



Mc Donald Observatory Press Release

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Una piccola strana stella.. dalla personalità magnetica!

Una stella piccolina e fredda sta mostrando una insospettata personalità “magnetica”, persuadendo gli studiosi
del fatto che le nane fredde non sono necessariamente così semplici e quiete come si riteneva fino ad oggi…

Osservazioni simultanee condotte con quattro dei più potenti telescopi con base a terra e nello spazio, hanno rivelato
un campo magnetico inaspettatamente attivo sulla stellina “ultra-fredda” denominata TVLM513-46546. Un team di astronomi è ora al lavoro, utilizzando queste osservazioni, per spiegare l'estroverso comportamento di questa stella nana-M che
si trova a circa 35 anni luce di distanza da noi, nella costellazione di Bootes.

Riproduzione “artistica” del campo magnetico e della superficie della stella TVLM513-46546.
Si noti la “macchia” calda e brillante nella parte superiore sinistra, che si stima copra circa il 50% della
superficie dell'oggetto stellare (in parte nascosta nella figura).

Credits: Gemini Observatory artwork by Dana Berry, SkyWorks Digital Animation.

Le osservazioni di TVLM513-46546 hanno messo insieme dati radio provenienti dal Very Large Array Telescope (VLT), spettri in banda
ottica acquisiti al telescopio di otto metri Gemini North, immagini ultraviolette derivanti dall'osservatorio orbitante
Swift, e dati in banda X provenienti dalla sonda Chandra. E' la prima volta che una “squadra” di strumenti così
potente è stata coordinata per investigare il comportamento di una tra le più piccole stelle conosciute.

Lo studio è parte di un programma che vuole indagare l'origine dei campi magnetici nelle nane ultrafredde, stelle che gli
astronomi avevano sempre considerato semplici e quiete. certmente più tranquille delle loro controparti di massa maggiore:
i nuovi dati mostrano che questo schema probabilmente deve essere rivisto…!


Gemini Observatory Press Release

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