Nell’ottobre dello scorso anno cadeva il ciinquantesimo anniversario dello Sputnik, la prima navetta
ad essere stata posta in orbita. Il percorso da allora è stato lungo e articolato. Pensiamo solo a tutta
la roba che gironzola nel cielo al momento: satelliti GPS, televisivi, militari, la Stazione Spaziale Internazionale,
il Telescopio Hubble, insieme ovviamente con un bel quantitativo di detriti delle varie sonde “dismesse”.
Insomma, il problema di regolare il traffico nello
spazio (e non solo nelle nostre città) sta diventando piuttosto pressante…!

Attualmente, la regolazione del traffico nello spazio si basa su una serie di trattati ed accordi presi
tra le varie nazioni ed organizzazioni interessate, a partire dall’ “Outer Space Treaty” creato 40 anni fa. Ma ora
con compagnie private quali la “Virgin Galactic, che vanno a contribuire al traffico spaziale, oltrechè con
paesi come Giappone, India e Cina, che mettono in orbita un numero significativo di
satelliti e sonde scientifiche, la necessiatà di un set
definito di regole chiare è diventata prioritaria.

In pratica la regolamentazione del traffico è importante in quattro aree principali: tenere traccia del traffico attuale,
disporre di un sistema di notifiche tra le nazioni o tra le compagnie che progettano di effettuare lanci e missioni
nello spazio, definire delle regole da seguire ed infine trovare un sistema efficiente per far sì che vengano rispettate.

Dell’argomento se ne occupa un articolo appena uscito della rivista Acta Astronautica, dal titolo

“Space traffic management: The new comprehensive approach for regulating the use of outer space”
, segnalato
da
un post di Universe Today

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