Gli astronomi hanno a loro disposizione diverse tecniche per andare a caccia di pianeti. Ma è forse una di quelle finora meno utilizzate,
ovvero il “microlensing grativazionale” (anzi, la variante del “mesolensing”),
che potrebbe essere quella giusta per trovare pianeti nelle zone abitabili delle stelle nane vicine…

Il primo modo che hanno gli astronomi per trovare “nuovi” pianeti è senz’altro quello della velocità radiale: questo è applicabile quando il pianeta
è abbastanza grande da far si che la sua gravità influenzi il moto della stella intorno alla quale orbita,
che subisce pertanto delle piccole oscillazioni, sovente misurabili da Terra.

La seconda modalità avviene attraverso i “transiti”: è il caso di un pianeta che passa davanti alla sua stella oscurandone parte
della radiazione luminosa. Confrontando immagini della stella acquisite con il pianeta in posizioni diverse, gli astronomi in alcuni casi
sono anche riusciti ad ottenere informazioni sulla atmosfera stessa del pianeta.

Il terzo modo, senz’altro il più peculiare, è quello del “microlensing gravitazionale”: quando due stelle sono perfettamente allineate lungo la linea
di vista, la stella più vicina agisce come una lente naturale, magnificando la luce della stella più lontana. Il fenomeno è causato dalla
deflessione della luce provocata dalla massa della stella che agisce da lente, in maniera non dissimile da quanto succede per le
tradizionali lenti “ottiche”, negli
effetti. A differenza degli altri due metodi, il microlensing permette di raggiungere e vedere pianeti ad una distanza assai rilevante. Il
problema fondamentale con il microlensing è che per sua natura fornisce una “sola opportunità”: non si troveranno mai infatti due stelle allienate
nello stesso modo una seconda volta…!




La Grande Nube di Magellano

Credits: NASA

Rosanne Di Stefano e Christopher Night, a Cambridge, pare abbiano trovato una interessante variante della tecnica del microlensing. Nel loro articolo
ora in pubblicazione, intitolato “Scoperta e studio di pianeti vicini abitabili attraverso il mesolensing”, i ricercatori esplorano il caso in cui
molte stelle abbiano una alta probabilità di “diventare” una lente: in breve, invece di osservare il cielo aspettando un evento di microlensing,
si tratterebbe di individuare alcune specifiche stelle, e aspettare che passino davanti ad una stella più lontana. Questa tecnica viene detta
“mesolensing”. Studiando un vasto campione di stelle nane, ci si attende che molte di queste passino davanti ad una stella più lontana anche
una volta all’anno o più. E se si sceglie il campione opportunamente, come nel caso di stelle nane che transitano davanti alle
Nubi di Magellano,
si possono facilmente avere molte più opportunità…



L’articolo su Universe Today

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