Blog di Marco Castellani

Mese: Ottobre 2010 Page 3 of 4

Un gigantesco mucchio di galassie…

Alcuni astronomi, utilizzando il South Pole Telescope, hanno riportato la scoperta dell’ammasso di galassie più grande mai individuato ad una distanza di sette miliardi di anni luce. Il gigantesco ammasso (designato con il nome facile facile di SPT-CL J0546-5345, provate un pò voi a metterlo in una rubrica……..) “pesa” circa 800 trilioni di volte il nostro Sole, e ospita al suo interno centinaia di galassie.

Localizzato nella costellazione del “Pittore”, nel cielo del sud, l’ammasso presenta uno spostamento verso il rosso (redshift) z=1.07, che lo colloca appunto ad una distanza di sette miliardi di anni luce; questo vuol dire che lo vediamo come in realtà appariva sette miliardi di anni fa, quando l’uiniverso era vecchio poco più della metà di adesso, e il nostro Sistema Solare, tra l’altro, non esisteva nemmeno.

Una immagine in infrarosso e ottico, in falsi colori, dell’ammasso di galassie “gigantesco”. Le galassie “vecchie” sono in giallo, quelle “giovani” in azzurro. Crediti: Infrared Image: NASA/JPL-Caltech/M. Brodwin (Harvard-Smithsonian CfA) Optical Image: CTIO Blanco 4-m telescope/J. Mohr (LMU Munich)

Anche a questa giovane età, l’ammasso era grande almeno quanto l’ammasso della Chioma. Da allora, si ritiene che sia cresciuto addirittura quattro volte la sua grandezza. Se per qualche “incantesimo” lo potessimo vedere addirittura come appare ora, sarebbe senza dubbio uno dei più grandi ammassi di galassie nell’intero Universo.

Come sottolineano gli scienziati, l’ammasso risulta pieno di “vecchie” galassie, il che porta a pensare che si sia formato molto presto nella storia dell’Universo, probabilmente entro i suoi primi due miliardi di anni di vita.

CfA Press Release

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Incontri al Centro Astronômico Hispano Alemán Calar Alto

Tramonto a Calar Alto, a Sierra de Los Filabres (Andalucia, Spagna). Cortesia: Giuseppe Altavilla.

di Altavilla Giuseppe, Istituto Nazionale di Astrofisica-Osservatorio Astronomico di Bologna

Il CAHA è il Centro Astronômico Hispano Alemán Calar Alto,  a Sierra de Los Filabres (Andalucia, nel sud della Spagna), nel nord dell’Almeria a poco più di 2000 metri di quota.
Mi sono trovato in questo posto stupendo per compiere alcune osservazioni al telescopio di 2.2 m per il progetto GAIA per costruire una griglia di stelle standard, stelle campione, che il satellite utilizzerà per le calibrazioni spettrofotometriche.

Al tramonto uno sera sono uscito per controllare tutto il cielo con i miei occhi. Mi stavo dirigendo verso una zona alberata quando  ho avvertito dei rumori. Ci sono varie capre che se ne vanno in giro indisturbate in queste zone e così ho continuato la mia passeggiata. Ma, anziché una macchia bianca (come una capra dovrebbe fare) mi sono trovato davanti agli occhi una macchia scura che si stava muovendo verso di me. Lì per lì ho pensato ad un lupo, ma nessuno mi aveva informato di stare attento ai lupi, alle capre sì.
Mi sono bloccato. La macchia nera procedeva sempre più verso di me.
Era un cinghiale.
Un istante dopo altre due macchioline ai lati, due cinghiali piccoli. Una passeggiata serale per la giovane famiglia.
Ci eravamo avvicinati l’uno incontro agli altri, ma la madre cinghiale avrebbe potuto reagire male di fronte a un estraneo e attaccarmi per difendere i piccoli. Mi sono sentito incollare i piedi al terreno dalla paura, ma la mia mente ha iniziato a pensare alla fuga: la panda 4×4 che mi avevano prestato per gli spostamenti all’interno dell’Osservatorio era parcheggiata ad una ventina di metri dalla parte opposta della cupola. Lontana. Ce l’avrei fatta a raggiungerla prima che il cinghiale mamma mi avrebbe attaccato?

Poco a poco le mie gambe hanno iniziato a retrocedere lentamente e in un momento in cui tutto sembrava tranquillo, mi sono girato e sono volato letteralmente verso l’auto. Faccio jogging di tanto in tanto, ma questa è stata davvero una fuga verso un vero e proprio traguardo.

Arrivato, mi sono chiuso dentro, ma del mio incontro volevo almeno avere un ricordo fotografico. Così, ho messo in moto l’auto e sono andato lì dove li  avevo lasciati. Della piccola famiglia più nessuna ombra, né bianca né scura.

L’Osservatorio con la Panda davanti all’ingresso principale. Cortesia: Giuseppe Altavilla.

Quando più tardi in Osservatorio ho raccontato del mio incontro con i colleghi, ho saputo che gli  Javalis, come si chiamano qui, si incontrano molto facilmente.
Vi confesso che di cinghiali vivi non ne avevo mai visto uno, sempre sotto forma di salsicce !
Restando in tema… Si mangia divinamente a Calar Alto! Il 29 settembre c’è stato uno sciopero generale, fortuna che il cuoco ha cucinato lo stesso!

Giuseppe Altavilla e sullo sfondo lo spettacolo di una notte stellata. Cortesia Giuseppe Altavilla.

Giuseppe

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Premio Castellani 2010

Quella che segue è una notizia un pò “particolare”, nel senso che è una cronaca (appena accennata) di un avvenimento vissuto dall’interno, in prima persona, ovvero la cerimonia conclusiva del Premio Artistico Vittorio Castellani 2010. Il premio è alla sua seconda edizione, promosso dall’Osservatorio Astronomico di Collurania (Teramo) e sponsorizzato dall’Unesco.

Il saluto introduttivo della rappresentante dell’Unesco

Dopo la prima edizione lo scorso anno, un pò compressa (giustamente) a motivo del sisma che aveva funestato l’Abruzzo solo pochi mesi prima, posso dire che quest’anno si è potuta svolgere con una ampiezza maggiore e una sua identità più definita.

Con Oscar Straniero, direttore dell’Osservatorio di Collurania (Teramo)

Ho accolto volentieri l’invito degli organizzatori, soprattutto di Mauro Dolci, ricercatore all’Osservatorio di Teramo, per partecipare alla manifestazione, che si è tenuta nella bella sede della Provincia di Teramo.

Il mio contributo si è articolato in una “chiacchierata” di circa un quarto d’ora, con l’aiuto di qualche slide che mi ero preparato, per ricordare la figura di mio padre  (astronomo, speleologo., e tanto altro…) “dal mio punto di vista”;  il tentativo era di evitare ogni retorica, parlare dei suoi interessi e del suo approccio alla scienza e alla cultura, della sua passione per il sapere, della sua avversione ad ogni artificioso steccato tra le discipline, del suo perenne desiderio di comprendere e conoscere…

Spero di esserci riuscito. A giudicare da quanto mi hanno detto dopo il mio (un pò emozionato) intervento, penso di poter dire di sì. 

Durante il mio intervento…

 E’ stata un’esperienza nuova stare dalla parte degli speacker, seduto accanto al direttore dell’Osservatorio di Teramo, ascoltando la sua relazione o quella di Mauro sull’asteroide Interamnia, dopo il saluto della rapprentante dell’Unesco e delle autorità. 

Soprattutto è stato bello il fatto di avere di fronte  non un pubblico di addetti ai lavori, ma dei ragazzi delle scuole, tra i quali, naturalmente, i destinatari dei premi. Per me è stato bello perché mi ha portato a ricordare l’attenzione che papà ha sempre avuto per la divulgazione e l’insegnamento, come pure la sua sensibilità alle nuove idee e prospettive, da qualsiasi parte potessero arrivare. E il suo grande rispetto per chi, magari a fatica, si arrampicava per i primi gradini del percorso affascinante dell’astrofisica…

I ragazzi delle scuole: un uditorio inaspettamente attento… 😉

Sono dunque grato agli organizzatori, contento di aver vinto un pò di timidezza e aver accettato di partecipare. Contento perché Mauro sia rimasto colpito dalla poesia che avevo scritto per papò, che mi abbia presentato come autore e scienziato… che abbia voluto citare i miei due libri su Lulu e insistito perché la poesia scritta in morte di mio papà  venisse presentata e letta (io da solo ovviamente non avrei osato). 

Ora ho capito, non per voler parlare di me (mi sarebbe sembrato il posto sbagliato), ma ecco… se uno si mette in gioco, non può nascondere parti di sè.  Insieme al fatto di aver trovato persone davvero mosse dal desiderio di ricordare Vittorio, questo è un fatto che mi conforta, e aiuta a “farsi amico” anche il perdurante dolore della sua mancanza…

Da lassù dov’è ora, magari un’occhiata ce l’ha data…

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Nuovo cratere d’impatto su Marte


Il nuovo cratere d’impatto su Marte. Crediti: NASA/JPL/University of Arizona.

In una foto presa nell’agosto 2010 una macchia scura fu osservata dal Team di ricercatori che seguivano la camera MRO (Mars Recoinnaissance Orbiter) Context in orbita attorno a Marte, che non era presente in una risalente al dicembre 2007 presa dal Mars Odyssey THEMIS. Fu richiesta un’immagine ad alta risoluzione con HIRISE (High Resolution Image Science Experiment) a bordo di MRO per determinare, in particolare, se tale macchia fosse stata causata da un cratere d’impatto.

HIRISE ha mostrato effettivamente la presenza di un cratere giovane di circa 7 metri di diametro e di getti scuri di forma allungata proprio in quel punto. Piccoli crateri d’impatto di questo tipo si formano continuamente su Marte e si riconoscono molto facilmente nelle zone ricoperte da polvere chiara.

Release originale: 6 ottobre 2010
Immagine: http://hirise.lpl.arizona.edu/ESP_019195_2175
Fonte HIRISE (High Resolution Imaging Science Experiment): http://hirise.lpl.arizona.edu

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Sempre più vicina la cometa Hartley

di Sabrina Masiero

Una nuova immagine ci arriva dalla Cometa 103P/Hartley fotografata da Gianluca Masi del Virtual Telescope.
Apparentemente si osserva una qualche attività intorno al nucleo, ben visibile nel quadratino in alto a destra.
Per un’immagine ad alta risoluzione: http://virtualtelescope.bellatrixobservatory.org/103P_Hartley_06october2010.jpg .

La Cometa Hartley è ben visibile nei nostri cieli in questi giorni nella costellazione del Cigno, se osservata in zone poco illuminate. Si troverà alla distanza minima dalla Terra il prossimo 20 ottobre 2010 (approssimativamente a 0.12 UA, dove 1 UA è distanza media Terra-Sole dell’ordine di 150 milioni di chilometri), e il 28 ottobre alla minima distanza dal Sole.

Infornazioni – The Virtual Telescope – http://www.virtualtelescope.eu.

Ringraziamo Gianluca per la cortesia delle immagini e delle informazioni sulla cometa.
Nei prossimi giorni ulteriori aggiornamenti.

Sabrina

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Le Olimpiadi di Astronomia 2011

di Giuseppe Cutispoto, Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF)-Osservatorio Astronomico di Catania

Promosse dalla Società Astronomica Italiana e dall’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca hanno preso il via le Olimpiadi Italiane di Astronomia 2011.

La partecipazione è riservata agli studenti delle scuole italiane nati negli anni 1996 e 1997 (categoria junior) e negli anni 1994 e 1995 (categoria senior), senza distinzione di nazionalità o cittadinanza.

La manifestazione si articolerà in tre fasi distinte. La prima fase prevede la stesura di un tema da inviare entro le ore 24 del 29 Novembre 2010 per via telematica.
Gli studenti selezionati accederanno alla fase interregionale che si svolgerà il 21 Febbraio 2011 presso varie sedi su tutto il territorio nazionale.

Tra tutti i partecipanti alle competizioni interregionali verranno selezionati un totale di 18 concorrenti per ciascuna categoria, che parteciperanno alla finale nazionale che si terrà a Reggio Calabria il 17 Aprile 2011.

I vincitori della finale nazionale (3 per la categoria junior e 2 per quella senior) costituiranno la squadra italiana alle XVI° Olimpiadi Internazionali di Astronomia che si terranno nell’autunno 2011 e saranno anche invitati ad uno stage di preparazione pre-olimpico in un osservatorio italiano nell’estate del 2011.

Il Bando di Partecipazione, gli allegati, la traccia del tema da svolgere ed il modulo di registrazione per l’invio degli elaborati sono disponibili alla pagina web: http://www.olimpiadiastronomia.it dove è anche possibile scaricare una locandina ad alta risoluzione della manifestazione.

Per informazioni si può telefonare al numero: 095-7332312 oppure scrivere a olimpiadi_astronomia@oact.inaf.it

La locandina delle Olimpiadi è scaricabile sempre sul sito delle Olimpiadi.

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Il Sole ruba l’aria di Marte? MAVEN indaga…

Il pianeta rosso sanguina… No, non sangue vero e proprio, ma la sua atmosfera, che si disperde progressivamente nello spazio. Il principale indiziato è proprio il nostro Sole, che starebbe utilizzando il suo stesso “respiro” – il vento solare -insieme alla sua radiazione, per derubare Marte della sua stessa aria. Il “crimine” è di una certa rilevanza, poiché potrebbe aver condannato la superficie stessa del pianeta, che un tempo appariva senz’altro promettente per la vita, ad una fredda e sterile sopravvivenza.

Alcune caretteristiche scoperte su Marte, come letti di fiume disseccati, od anche la scoperta di minerali che si formano in presenza di acqua, ci hanno fatto capire che un tempo Marte possedeva una atmosfera abbastanza consistente, ed era caldo abbastanza perché la sua superficie fosse gratificata dal fluire di acqua allo stato liquido.

Putroppo, in qualche modo, l’atmosfera spessa – che garantiva il perdurare di queste condizioni favorevoli alla vita – è stata dispersa nello spazio. Decisamente, niente è stata più come prima: Marte è rimasto freddo ed asciutto per miliardi di anni, con una atmosfera ormai molto sottile, mentre ogni traccia di acqua allo stato liquido veniva rapidamente dispersa nello spazio ad opera della radiazione ultravioletta del Sole che colpiva ormai indisturbata la superficie del pianeta.

Una visione "artistica" della sonda MAVEN, un investigatore di prestigio per l'enigma del furto dell'atmosfera marziana (Crediti: ASA/Goddard Space Flight Center)

Simili condizioni sono proibitive per ogni forma di vita che conosciamo, sebbene sia sempre possibile che la vita marziana, in caso, abbia deciso di “andare sottoterra”, dove l’acqua allo stato liquido ancora può esistere, e la radiazione solare non può arrivare.

Come accennato, il sospettato principale è il Sole, e l’arma del “delitto” sarebbe il vento solare. Tutti i pianeti nel nostro sistema sono continuamente bombardati da tale flussi di particelle cariche che si estende dalla superficie della nostra stella allo spazio circostante. Sulla Terra,il campo magnetico del nostro pianeta scherma efficacemente la nostra atmosfera, riuscendo a deviare lontano la maggior parte delle particelle: difatti il vento solare fatica ad attraversare i campi magnetici (essendo costituito da particelle cariche, queste vengono deviate dal campo magnetico su altre rotte).

Per quanto il meccanismo descritto appaia al momento come la causa più probabile per la dispersione dell’atmosfera marziana, vi sono però altre interpretazioni che attendono una verifica sul campo (ad esempio, il bombardamento intenso da parte di asteroidi potrebbe avere un ruolo non marginale nella dispersione dell’atmosfera). Questa sarà presto possibile attraverso la missione MAVEN, che esaminerà tutti i modi in cui Marte sta disperdendo la sua preziosa atmosfera, anzi ne potrà addirittura scoprire dei nuovi.

NASA Press Release

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Cometa Hartley in avvicinamento

Cometa Hartley, 30 settembre 2010.  Cortesia Gianluca Masi, Virtual Telescope.

La Cometa 103P/Hartley fotografata il 30 settembre  e il 2 ottobre 2010 da Gianluca Masi del Virtual Telescope.

Sembra esservi un po’ di attività attorno al nucleo, come si osserva nell’immagine in piccolo riportata in alto a destra.

L’immagine ad alta risoluzione del 30 settembre 2010 è scaricabile su: http://virtualtelescope.bellatrixobservatory.org/103P_Hartley_30september2010.jpg ; quella del 2 ottobre 2010 su

http://virtualtelescope.bellatrixobservatory.org/103P_Hartley_02october2010.jpg .

Ringrazio di cuore Gianluca Masi per l’immagine e le informazoni.

Fonte: Virtual Telescope: http://www.virtualtelescope.eu

Il video della cometa è disponibile nella Home Page di Gianluca Masi su Facebook:

http://www.facebook.com/?ref=logo#!/video/video.php?v=1651917103468&ref=mf

e su: http://virtualtelescope.bellatrixobservatory.org/103p_30sept2010.gif .

Sabrina Masiero

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