Blog di Marco Castellani

Mese: Gennaio 2011 Page 2 of 4

Foto dell’Italia dallo spazio

Crediti: Douglas Wheelock, NASA.

La bellezza della penisola italiana in una chiara notte estiva che si estende nel mar Mediterraneo. Capri, la Silicia e Malta sono ben visibili, oltre alla città di Napoli e il Monte Vesuvio. Immagine del 22 agosto 2010.

Crediti: Douglas Wheelock, NASA.

L’Europa in una fredda notte autunnale. Dalle coste di Valencia (Spagna) fino a quelle italiane, Livorno e tutti i magici posti che vi sono racchiusi. Potete individuare Monte Carlo, Pisa o Barcellona? Immagine del 5 novembre 2010.

Entrambe le immagini sono state fatte da Douglas Wheelock a bordo della Stazione spaziale Internazionale (ISS). L’astronauta Douglas Wheelock è pure conosciuto come @Astro_Wheels su twitter.

Sabrina

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Giano ed Encelado

I satelliti di Saturno, Giano ed Encelado, con sfondo gli anelli del pianeta. Cliccare sull’immagine per ingrandire. Cortesia: NASA/JPL/Space Science Institute.

Gli anelli di Saturno si mostrano in questa foto ripresa dalla sonda Cassini l’11 maggio 2004 nella loro complessa struttura. Anche se apparentemente gli anelli sembrano avere una struttura solida, in realtà sono composti da miliardi di particelle singole, ognuna in orbita attorno al pianeta.

I satelliti visibili in questa immagine sono Giano, con un diametro di 181 chilometri,al di sopra degli anelli edEncelado, ricoperto di ghiacci e con un diametro di circa 499 chilometri, posto sotto di essi.

I satelliti pastore dell’anello F, Prometeo e Pandora, si possono osservare lungo l’anello F quando si aumenta il contrasto dell’ìmmagine. Questa foto è stata ottenuta in luce visibile da una distanza di 26.3 milioni di chilometri da Saturno.

Per ulteriori informazioni si visiti il sito della missione Cassini-Huygens: http://saturn.jpl.nasa.gov.

Sabrina

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Le vite di Marie Curie…. Coming Soon!

Marie Curie nella storia della chimica. http://www.fiami.ch/MC/MC_F/MC_F_home1.html

“Le Vite di Marie Curie” sta per arrivare. E’ il nuovo fumetto dell’autore svizzero Fiami, dedicato alla grande scienziata di origine polacca Marie Curie, prima donna a ricevere un Premio Nobel e unica donna nella storia a riceverne due in due campi differenti, in Chimica (1911) e in Fisica (1903) assieme al marito Pierre Curie.

“Le vite di Marie Curie” viene pubblicato in occasione dell’Anno Internazionale della Chimica 2011, dopo la pubblicazione di “Le Vite di Einstein” (in occasione dell’Anno Internazionale della Fisica 2005) e “Le vite di Galileo” (pubblicato in occasione dell’Anno Internazionale dell’Astronomia 2009, in Italia dalla CLEUP, casa editrice padovana http://www.cleup.it) .

La Cerimonia Ufficiale dell’Anno Internazionale della Chimica 2011 avrà luogo a Parigi il 27-28 gennaio 2011 presso il Quartier Generale dell’UNESCO. http://www.chemistry2011.org/participate/activities/show?id=1

Per maggiori informazioni si visiti il sito Web di Fiami: http://www.fiami.ch

Grande Fiami! Ti aspettiamo in Italia e che un successo maggiore di Galileo!

Sabrina

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Il cielo è per tutti: le meraviglie dell’Osservatorio Virtuale

“L’osservatorio virtuale (“Virtual Observatory” in inglese, ndt) rappresenta uno sforzo internazionale per raccogliere dati astronomici (immagini, simulazioni, logs di missioni, etc) organizzarli e sviluppare degli strumenti che permettano agli astronomi di accedere a tale enorme mole di informazioni. Il VO non solo semplifica il lavoro degli astronomi professionisti, ma rappresenta anche uno strumento di valore per l’educazione e la divulgazione. Per insegnanti ed astronomi impegnati a promuovere attivamente l’astronomia presso il pubblico, il VO è una grande opportunità per accedere  a dati astronomici reali, usarli e poter sperimentare il gusto di un giorno di lavoro da astronomo”

E’ solo un estratto di un articolo appena apparso in rete in forma di preprint, di indubbio interesse per le persone impegnate nella divulgazione astronomica (e che si è meritato la vetrina di NASA Hack Space). Bisogna dire che già da alcuni anni il Virtual Observatory è una realtà consolidata a livello internazionale, con una serie notevole di iniziative e di attività, come agilmente verificabile consultando ad esempio siti di riferimento quali quello dell’International Virtual Observatory Alliance oppure quello di Euro-VO.

E’ del resto facilmente intuibile, come al crescere della mole dei dati disponibili per l’astronomo professionista, – conseguenza diretta del progresso tecnologico – divenga sempre più importante, o addirittura cruciale, sviluppare strumenti che consentano di sfruttare in maniera efficace tale ingente mare di informazioni. Semplificando un pò, tutto ciò ha a che vedere con l’arte di estrarre informazioni significative da una gran mole dei dati, procedura che prende anche il nome di data mining.

Uno dei tanti strumenti di analisi dati messi a disposizione dal Virtual Observatory

Sotto il “cappello” del VO, sono stati già sviluppati degli eccellenti tool, che consentono all’astronomo di lavorare meglio e soprattutto di poter effettuare correlazioni tra sorgenti di dati diverse, pratica sempre più importante e feconda per la moderna ricerca. Non solo, ma sono stati definiti degli appositi “standard” informatici che permettono a diversi archivi astronomici di potersi “parlare”, e agli applicativi software, di mettere facilmente in correlazioni tali fonti di informazioni eterogenee, a tutto vantaggio della velocità e dell’efficacia della ricerca medesima. Questo è di importanza fondamentale, se appena pensiamo alla facile analogia del web, dove soltanto la definizione di uno standard condiviso per la fruizione di dati remoti ha permesso l’incredibile sviluppo di una miriade di siti e servizi online, dal giornale locale fino a Facebook o Twitter… per non dimenticare GruppoLocale! 😉

Come da aspettarsi, una quantità di progetti sono potuti crescere proprio basandosi su tale “infrastruttura comune”; in Italia mi piace menzionare il progetto DAME, una collaborazione tra l’Università Federico II di Napoli e diverse altre realtà scientifiche, italiane e non (chi scrive ha il piacere e l’onore di figurare nel team DAME, per lo specifico compito della realizzazione di una web application per gli ammassi globulari).

La cosa interessante dell’articolo, al di là degli aspetti “professionali” del VO, è l’evidenza di come i benefici del Virtual Observatory si stiano allargando ad un ambito molto più vasto della cerchia di esperti, portando benefiche ricadute anche sull’importantissimo e delicato tema della divulgazione e dell’insegnamento. Contribuendo così ad abbassare le barriere tra la ricerca “professionale” e l’attività amatoriale e divulgativa, un aspetto benefico ed una ricaduta indiscutibile della tecnologia più attuale.

Il cielo dunque sta tornando ad essere “per tutti”. Se ci pensiamo, un pò come era all’inizio dell’avventura scientifica, quando bastava la passione, unita eventualmente a mezzi tecnici disponibili a tutti, per essere potenzialmente in grado di fare fare all’astronomia importanti passi avanti…

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La vecchia e la nuova M51

La galassia a spirale M51. Cortesia NASA:  http://www.nasa.gov/multimedia/imagegallery/image_feature_1577.html

Questa immagine ottenuta dall’Advanced Camera for Surveys a bordo dell’Hubble Space Telescope nel 2005 mostra la galassia a spirale M51 (o NGC5194), costituita da due galassie interagenti (NGC5194A la maggiore e NGC5194B la minore) che viene anche chiamata Galassia Vortice distante 37 milioni di anni luce dalla Terra.
Fu la prima galassia di cui si osservò la struttura a spirale (William Parsons, 1845), che probabilmente è prodotta dall’interazione gravitazionale della galassia compagna. M51 appare molto luminosa per i numerosi ammassi stellari giovani che popolano i suoi bracci.

Questa seconda immagine presentata pochi giorni fa al 217° meeting dell’American Astronomical Society è stata ottenuta dal Near Infrared Camera and Multi-Object Spectrometer (NICMOS) a bordo dell’Hubble Space Telescope in luce infrarossa: la maggior parte delle stelle più brillanti non ci sono più permettendo di rivelare la struttura a spirale lungo la quale si distribuisce la polvere. Le innumerevoli piccole macchie luminose nella foto sono piccoli gruppi di stelle in formazione che non erano mai state osservate perchè la loro luce nel visibile viene assorbita dalla polvere circostante.
Sorprendentemente, non si ossevano nubi di polvere più grandi in M51, cosa che si sarebbe dovuta osservare sulla base delle immagini ottiche.
Questa foto è la più strabiliante e meravigliosa che abbiamo della densa polvere in M51 e permetterà di aiutare i ricercatori a capire come e dove il gas e la polvere nella galassia collassano in nuove stelle.

Il confronto fra M51 ottenuta dalla ACS nel 2005 e da NICMOS nel 2010. Cortesia NASA.

Fonte NASA: http://www.nasa.gov/multimedia/imagegallery/image_feature_1843.html ;
Science – AAAS: http://news.sciencemag.org/sciencenow/2011/01/scienceshot-the-dusty-swirls-of.html .
Sabrina

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La galassia “fuochi d’artificio”

NGC 6946 o la galassia “fuochi d’artificio” è una fra la dozzina di galassie vicine alla nostra Via Lattea. Si trova a circa 10 milioni di anni luce di distanza nella costellazione del Cefeo. Qui è stata ripresa nell’infrarosso lontano. Questa immagine fa parte della survey compiuta dallo Spizter Space Telescope denominata “Spitzer Infrared Nearby Galaxy Survey” (SINGS), progetto che prevede l’utilizzo dell’Infrared Array Camera (IRAC) del telescopio.

L’emissione rossa mostra quelle regioni galattiche dove si stanno formando nuove stelle. I puntini blu invece, sono stelle della nostra Galassia che si trovano lungo la linea di vista sovrapposte alla galassia lontana.

Questa immagine è una composizione di quattro immagini in quattro canali differenti, dove il blu indica l’emissione a 3.6 micron, il verde corrisponde ai 4.5 micron e il rosso tra 5.8 e 8.0 micron. Il contributo della luce stellare (misurata a 3.6 micron) in questa immagine è stato sottratto dalle immagini tra i 5.8 e gli 8 micron per mettere in evidenza le caratteristiche della polvere. Quello che osserviamo, perciò, non sono stelle, ma filamenti di polvere cosmica.

Fonte: Spitzer Caltech: http://www.spitzer.caltech.edu/images/2078-sig08-008-The-Fireworks-Galaxy-NGC-6946-

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Abell 370


Crediti: NASA, ESA, the Hubble SM4 ERO Team e ST-ECF.

Abell 370 è uno dei primi ammassi di galassie dove si è osservato il fenomeno di lente gravitazionale (gravitational lensing). Spiegamo in fenomeno considerando questo ammasso in particolare. Se la luce di una galassia lontana, durante il suo viaggio di avvicinamento alla Terra, si trova a passare nelle vicinanze di Abell 370, molto massiccio e più vicino a noi, essa subisce una deviazione causata dalla curvatura dello spazio provocata dall’ammasso stesso. In condizioni molto particolari di allineamento la luce della galassia lontana subisce una scissione in più parti dando quindi origine a immagini multiple (doppie, triple, e addirittura quadruple). Queste parti sono una sorta di archi e di strisce che si osservano nelle foto, ossia immagine della galassia più lontana, allungata e distorta dalla lente. Il fenomeno è dunque una sorta di miraggio cosmico dovuto alla gravità e la lente è dunque l’ammasso Abell 370 tra noi e la galassia più lontana.

Osservazioni compiute nella metà degli anni ottanta con i telescopi terrestri di un arco molto famoso denominato “The Dragon” (in basso a destra nell’immagine), ha permesso di dedurre che l’arco non era una struttura propria dell’ammasso, ma l’immagine della lente gravitazionale galattica che si trovava a circa 10 miliardi di anni luce di distanza.
Hubble Space Telescope ha messo in evidenza particolari inediti dell’arco rivelando la struttura della galassia di sfondo.

Sabrina

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Tutti i colori di NGC1275

Un’immagine della galassia NGC 1275 ripresa dall’Hubble Space Telescope che rivela la presenza di strutture filamentose molto sottili nel gas che circonda la galassia. I filamenti di colore rosso sono composti di gas freddo sospesi dal campo magnetico, circondati da gas che raggiunge temperature dell’ordine dei 100 milioni di gradi Fahrenheit nel centro dell’ammasso di galassie del Perseo.

Image Credit: NASA, ESA e the Hubble Heritage (STScI/AURA)-ESA/Hubble Collaboration; Ringraziamenti: A. Fabian (Institute of Astronomy, University of Cambridge, UK)

I filamenti sono degli indicatori del processo di feedback attraverso il quale viene trasferita l’energia dal buco nero supermassiccio centrale nel gas circostante. I filamenti si formano nel momento in cui il gas freddo viene trasportato dal centro della galassia attraverso bolle radio che si espandono nel gas caldo interstellare.

Ad una distanza di circa 230 milioni di anni luce, NGC 1275 è una delle galassie ellittiche giganti più vicine che si trova nel centro dell’ammasso di galassie del Perseo. La galassia è stata ripresa nel luglio-agosto 2006 con l’Advanced Camera for Survey (ACS) a bordo dell’Hubble Space Telescope.

http://www.nasa.gov/multimedia/imagegallery/image_feature_1833.html 

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