Blog di Marco Castellani

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Un asteroide per la pace

Appena tornata la capsula con quel pezzetto di asteroide. Cioè 250 grammi di materiale extraterrestre, tutto da esaminare. Molto ci potranno raccontare i campioni, sull’origine del Sistema Solare, molto ci potranno dire di ambienti così lontani da noi. Insomma, abbiamo tanto da fare, da studiare (anche qui in Italia), da capire, con questo quarto di chilogrammo che ci arriva dallo spazio.

La notizia è di questi giorni: la sonda Osiris-Rex, dopo aver prelevato il suo carico dall’asteroide Bennu, ce lo ha riportato a casa. Sorpresa: possiamo ormai toccare mondi lontani e anche tornare indietro portandoci appresso qualcosa. Tutto questo era impensabile solo pochi anni fa.

La capsula di ritorno di Osiris-Rex, poco dopo il suo atterraggio nel deserto dello Utah
Crediti: NASA/Keegan Barbe

Siamo contaminati di universo e anche il nostro pensiero si adegua. Non ci è più permesso di pensarci separati dal cosmo, semplicemente perché è sempre meno vero. I fatti di cronaca smentiscono clamorosamente questo assetto mentale ormai antiquato, ancora così difficile da superare.

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Far pace, su Venere

Vorrei partire da questa fotografia, per un tragitto che da Venere ci riporti rapidamente alla Terra: risale al 1996 e ci mostra Dickinson, un cratere da impatto nella parte nordest della regione Atlanta. L’ampiezza dell’immagine, tanto per dare un’idea, è di 185 chilometri di ampiezza e 69 di altezza.

Il cratere Dickinson su Venere.
Crediti: NASA/JPL-Caltech

Il cratere appare davvero complesso, caratterizzato da un anello centrale e una pavimentazione costituita da materiale diversamente opaco al radar (alternanze di zone chiare e zone scure). Si vede chiaramente che non è simmetrico, la mancanza di materiale da impatto ad ovest potrebbe proprio indicare che è esattamente quella la direzione dalla quale è arrivato il corpo che ha impattato il pianeta.

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L’umanità dietro la scienza

Ed è proprio l’umanità dietro (dentro) la scienza forse il valore più bello che sento dobbiamo ancora scoprire, riscoprire, per la nostra vita. Secondo questo punto di vista ogni scoperta che facciamo nel cielo, in qualche modo, è un tassello in più dell’umanità che è in noi, una possibilità di capire meglio noi stessi.

Per questo la scienza è interessante, per questo l’astronomia – lo studio di oggetti lontanissimi, apparentemente distanti dalla nostra esperienza quotidiana – ha una sua piena dignità di esistenza, di partecipazione all’avventura umana, del conoscere e del capire.

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Liberazione

Mai come in questi giorni è una parola importante. Ma se ci giro intorno riesco difficilmente a capire, ad entrarci dentro. A vederla in un modo definito, univoco. Mi rimanda molti significati, piuttosto.

Liberazione dall’invasore, come si celebra giustamente oggi. Ma chi è l’invasore? Soltanto un invasore esterno? Solo di lui mi devo preoccupare? Certo non è poco e non c’è da minimizzare, in alcun modo. Un’invasione che avviene nella storia è portatrice sempre di brutalità indicibili. Domandare pace sembra utopico a molti, eppure è l’unica strada. Papa Francesco lo dice, praticamente inascoltato dai media:

Per favore, per favore: non abituiamoci alla guerra, impegniamoci tutti a chiedere a gran voce la pace, dai balconi e per le strade! Pace!

Ed è giusto celebrare oggi la liberazione dal nazifascismo, avvenuta nel 1945. Ciò detto, voglio andare oltre. Ci sono altre invasioni di cui mi dovrei preoccupare? Questo porta alla domanda più sottile, cosa è una invasione? Mi invade chi entra nel mio spazio – fisico o di attenzione – senza il mio permesso, senza il mio consenso. Entra per fare come a casa sua, decidere di me, del mio corpo, della mia mente, secondo i suoi interessi. Non è una relazione con me, non c’è dialogo paritario, non c’è scambio sottile di esperienza. C’è prevaricazione, offesa, sfregio. Chi mi invade non vuole conoscermi, percepirmi come individuo, diverso da tutti gli altri. No, lui vuole sopraffarmi.

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Il Sole sull’Atlantico

Questa immagine è recentissima, è stata infatti acquisita il 10 aprile di quest’anno, dall’equipaggio della Stazione Spaziale Internazionale. Ci mostra il gioco dei raggi solari sull’Oceano Atlantico, osservato da un’altezza di più di 400 chilometri.

L’Atlantico osservato dalla ISS (Crediti: NASA)

Ogni 24 ore, la stazione spaziale compie ben 16 orbite intorno alla Terra, attraversando dunque altrettante albe e tramonti.

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Il sogno che non si ferma

Certe cose, rimangono: vive, nella memoria. Il concorso Rodari si è chiuso da poco, ma io ho ancora tutto negli occhi, nelle orecchie. I sorrisi delle ragazze, dei ragazzi che hanno partecipato. La quieta saggezza dei loro discorsi: pochissima retorica, molta voglia di andare al punto. Di parlare, di vivere di qualcosa di reale, di vero. Questo, soprattutto: una pratica di relazioni in corso, un allenamento. Nessuna parte teorica da attraversare, assimilare, digerire. Nessuna nozione da mandare a memoria, stavolta. Solo pratica. Una officina, un laboratorio. Una proposta operativa.

Chi ragiona in astratto sul riformare la scuola, perso tra belle teorie e spericolati esperimenti mentali, probabilmente perde il suo tempo. Intendiamoci, pianificare e progettare va bene, è certamente necessario. A condizione però di non farci distaccare dal reale, dal quotidiano. Perché sono esperienze concrete che già si possono fare, già si stanno facendo, già esistono. Alle quali – non per merito – si è chiamati, ed allora basta dire di sì. Molti eroici professori già lo sanno. Già lo fanno, direi. E da tempo, anche.

Esposto dalla Scuola dell’infanzia Clericetti, Milano.
(Foto di Adamantia Paizis)

Li chiamo eroici, perché ammiro sinceramente l’eroismo quotidiano di chi sta al fronte, magari in una scuola di provincia, a contatto con diecimila problemi, ma non rinuncia ad iniettare di ottimismo e di propositività il suo ambiente, a contagiare i ragazzi con la bellezza dell’arte e della poesia, con il farsi domande, il ragionare appassionato. Essere educatori è una missione, che ti prende fino alle viscere. Grazie al cielo ne ho incontrate, di persone così, ne incontro. Con il sorriso aperto e le mani sporche di un lavoro bello da fare, tra grandi e piccoli. Un lavoro prezioso perché ci riconcilia con le stelle.

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Una pace artigianale

Forse è un’attività di tutti, in questi tempi. Intendo, quella di chiedersi io cosa posso fare? Davanti agli sconvolgimenti di questo tempo, davanti ai tristi, angoscianti scenari di guerra, forse è giusto chiederselo.

La domanda ci cresce addosso, quando siamo ormai stanchi di litigare su Facebook o su Twitter, su cosa dovremmo fare per l’Ucraina. Quando non ne possiamo più di attaccare bellicosamente (appunto) chi la pensa diversamente da noi. Dalle comodità del nostro divano, pretendiamo di decidere per chi è sotto le bombe. Abbiamo le nostre opinioni – come sul COVID, del resto – e ci dividiamo in bande, ci definiamo per contrapposizione.

Foto di James Wheeler da Pexels

Che poi siamo tutti pacifisti in epoca di pace, ma siamo onesti: questo pacifismo di superficie (e molto ideologico) nasconde spesso un’agitazione, un’irrequietezza che aspetta sovente solo l’occasione per trovare sbocco.

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Un fiore marziano

Decisamente, una delle rocce più strane mai trovate su Marte. Più piccola di una moneta, la roccia presenta diverse appendici che la potrebbero far assomigliare ad un fiore.

Una curiosa “roccia fiorita” su Marte.
Crediti: NASAJPL-CaltechMSSS

Certo, sarebbe veramente una grande scoperta se la roccia fosse proprio un antico fiore marziano fossilizzato, cosa che purtroppo non è. Esistono altre spiegazioni per la sua peculiare struttura, certamente meno spettacolari. Interessante comunque, che alcune di queste si basino su un ruolo attivo dell’acqua: specialmente quella che, nel passato, potrebbe essersi depositata in crepe o fratture delle rocce esistenti.

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