Ci ho già pensato, ma oggi mi torna chiaro, limpido alla coscienza…
In ogni istante, microscopico piccolissimo istante, la scelta profondissima che lo definisce per la mia esistenza (mia, ora non voglio dire di altri), è tra l’appartenenza (dipendenza) e l’autonomia (indipendenza)… la prima riconosce la fragilità ma la scioglie nella prospettiva di un Destino buono, di un quadro di riferimento, della presenza di una strada, consapevolezza che sta come sullo sfondo e stempera affanni e mitiga le delusioni, la seconda la avverto come una inclinazione (tendenza, sollecitazione) soprattutto moderna e – con tutte le scaltrezze che si possono ideare e le furbizie e le guittezze – ultimamente comporta una sorta di solitudine intima – il non.contatto o il contatto furbo, parziale, condizionale (cioè un altro non viene a leccare le mie ferite, non può perchè non glielo permetto – oppure un Altro), un senso di ristrettezza, di isolamento (anche in mezzo a tante persone che magari ti sorridono), di incompiutezza (anche magari nel successo professionale), di durezza delle cose…
In fondo l’innamoramento autentico cosa è se non la sconfitta clamorosa – almeno per un periodo – di quello che ho chiamato contatto furbo (regolato da me secondo rapporti di convenienza o di mercificante dare/avere), è una resa liberante dalla prospettiva di autocontrollo e autodeterminazione come posizione teorizzata della propria presenza nel mondo… ed in questo anche trova penso il suo fascino…
Bene, forse non serve dirlo, ma questo è un post che stavo scrivendo per me stesso, che avverto più intimo di altri (tanto che pensavo di tenerlo privato, ma poi mi son detto perchè?), dunque non so se riesce comprensibile immediatamente per altri… 😉
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Anonimo
No, aspetta, io credo di avere compreso quello che vuoi dire.
Anch’io nel lasciarmi andare, con la fiducia nel cuore, sto decisamente meglio e mi sento parte del tutto.
Marco Castellani
azul, andrea, grazie per i vostri commenti e per la fedeltà con cui seguite il mio blog! 😉
E’ vero, ogni tanto cerco di portare “in superficie” sentimenti che mi muovono più nel profondo, che io chiamo più “intimi”… e come una cosa intima forse non è sempre facilmente comprensibile da fuori… forse anche che io procedo per “pennellate” senza pensare a fornire un quadro completo, perchè si integra con quanto non detto…
Oh insomma, senza farla troppo lunga: non vi preoccupate troppo se non si capisce, mi sento di dirvi!!
Davvero può essere un pò colpa mia, in effetti. Gli è che scrivere mi aiuta molto a “comprendermi”, anche se non so se aiuta a “farmi comprendere”, ma tant’è !! 😉
Anonimo
Il codice in cui è scritto il post è il Tuo “codice intimo”, per questo la lettura,ma in particolare la comprensione risulta difficile ( sarà l’ottava volta che lo leggo ed ancora non sono riuscito a completare il puzzle). Sempre sinceramente mi sembra un “linguaggio intimo” simile al mio…mi sembra di trovare alcune somiglianze. Lo rileggerò tante e tante volte ancora, non mi arrendo facilmente, poi nel caso, ti faccio sapere; nel mentre buona riflessione!
Anonimo
Eh no, se lo tenevi privato non valeva più! 😉
Scherzo, grazie invece di averlo condiviso. Mi hai fatto riflettere.
Azul