“l’entusiasmo della dedizione è imparagonabile all’entusiasmo della bellezza”
(Luigi Giussani, citato qui)
“l’entusiasmo della dedizione è imparagonabile all’entusiasmo della bellezza”
(Luigi Giussani, citato qui)
Se ami, sei più te stesso, la tua personalità è esaltata. Quanto ho sbagliato pensando l’amore come cosa per i piu’ giovani. Ora capisco che e’ una attitudine, una scelta, qualcosa di necessario ad ogni eta’.
La società moderna, nel suo aspetto di deriva verso lo scientismo e razionalismo, ritiene (senza teorizzarlo esplicitamente) che la logica e il ragionamento possano sostituire l’amore e l’affezione, perlomeno nell’età più adulta. In questo coltivando forse una illusione di autonomia e autodeterminazione per l’individuo, intendendo in ultima analisi “libertà” con “assenza di legami”. Però così diventa instabile, tentando di negare un motore potente dell’agire umano. Come una macchina che lavorasse senz’oli: non scorre bene, pulita. Tanto è vero che, quasi per una sorta di contrappasso, esalta incondizionatamente, come in un impeto nostalgico, la parte insintuale e più giovanile dell’amore, pure importantissima, ma così portata per così dire da questa stessa esaltazione “fuori quadro”.
A mio modo di vedere, la società attuale fatica a comprendere che ogni uomo, in ogni istante, ha bisogno di amore e può dare amore, in una rosa di possibili modalità che vanno ben oltre la sfera sessuale (senza per questo, negarla o svilirla, o peggio operare una sorta di rimozione psicologica).
L’amore vero tocca ogni corda dell’essere umano, lo risana. Per dirla tutta, ho l’impressione che la rimozione della trascendenza come fattore di impatto “reale” nella vita quotidiana, tentata dalla società moderna (e anche questa, quasi mai teorizzata esplicitamente), svilisca l’importanza stessa dell’amore, nella vita dell’uomo.
Mi pare di avvertire che la possibilità dell’amore dell’uomo per l’altro essere umano, si ripari e abbia come una sponda nella relazione di amore per un Altro, con la maiuscola (“Senza che Cristo sia presenza ora – ora! – io non posso amarmi ora e non posso amare te ora”, diceva Luigi Giussani). Abbiamo forse perso la cognizione che sempre, in ogni condizione di angoscia o solitudine, si è oggetto di amore, e si può corrispondere all’amore.
…“L’amor che move il sole e l’altre stelle” (Dante)
No.. questa è troppo bella, che la voglio davvero acchiappare per metterla nel mio blog!
Certo devo dire che da un pò non lo aggiorno con la frequenza che vorrei e che meriterebbe (mia figlia ad esempio mi batte di molto; se poi facciamo a gara nel numero dei commenti…….. perdo alla grande!!)
Il fatto è che.. insomma se vogliamo, le solite scuse: il lavoro, la famiglia, gli impegni, le cose da fare che non mancano mai… Sarà questo, sarà altro chissà. Sarà che magari a volte mi accontento di mandare qualche messaggio su Twitter, che si fa prima: certo, manca l’approfondimento, manca la riflessione, sono solo brevi appunti quelli inviati dal microblog.
Sarà forse che sono sempre un pò “ritroso” nel parlare di me.. ecco qui la cosa: che ogni volta che si scrive si fa un pò il punto sulla propria situazione, e certe volte preferisco attendere, aspettare che il contesto si metta a fuoco; magari ha cose in movimento, in definizione, in attesa di chiarimento. Soprattutto nell’età di mezzo che lo scrivente si trova a percorrere; a volte c’e’ il bisogno di lasciar sedimentare, sensazioni, stati d’animo, sorprese ed attese. E uno aspetta. Ma scrivere è sempre terapeutico e salutare; anche le volte che come questa uno scrive ma senza sapere bene dove va a parare. Chissà.
Insomma che dire, scritti leggeri di mezz’estate, quando magari uno è arrivato al lavoro presto e si sentirebbe di stare davanti ad uno scenario di bella natura come nella foto!
Mmmm… alla fine forse ce la facciamo! Mi sa che qualche giorno in montagna ci farà bene, dopotutto. Ogni tanto ci vuole, ogni tanto bisogna riprendere un pò di ossigeno, cambiare gli schemi magari troppo “usati” per poi riprendere con un pò più di vigore… D’altra parte i pupottoli di famiglia sono entusiasti e non vedono l’ora – grandi e piccoli – di rimettere ai pieduzzi scarponi & sci. E dire che ormai scivolano meglio del sottoscritto, almeno i più grandi (ok ok, non ci vuole molto…).
Speriamo che la neve tenga per un altro pò. Intanto cerco di sistemare le cose da fare al lavoro che, manco a dirlo, si accumulano di impegni importanti proprio quando uno deve partire…! Beh fa nulla: già mi immagino a mangiare polenta con le spuntature al ristorante sugli impianti, fuori magari la neve, l’aria tersa, e perchè no un bel sole… 😉
Sembrerà un pò buffo, ma sto (ri)comprendendo adesso, a pochissimi giorni di distanza dal mio sedicesimo anniversario di matrimonio, che nell’amore a mia moglie si radica ultimamente la possibilità di uno sguardo vero e autentico verso ogni persona, donna o uomo che sia. Stare nella propria vocazione, stare nel proprio solco. Stare sul proprio cammino.
Questo fa sentire uomini.
Non si tratta di proibirsi qualcosa, di censurare qualcosa. Non si deve censurare proprio nulla.
….Quanto è bello, mi dico a volte, guardare una donna con l’amore alla propria moglie nello spessore dello sguardo!!
Si tratta, per me adesso, soltanto di riconoscere quando si ha uno sguardo vero, reale e quando invece si recita una parte, ci si appiattisce sull’istintività delle cose. Nessun moralismo: altrimenti non sarebbe interessante, almeno non a livello “del cuore”. Si tratta solo di questo. capire quando si è autentici. Sentire la gioia ultima e riposta di stare in un cammino. E tutto va a posto, tutto rientra nella sua casellina. Non c’e’ la pressione delle cose che non si comprendono. Tutto si può lasciar scorrere, lasciar fluire. Amare e lasciar fluire l’amore. Finalmente.
Guardandomi dentro, devo ammettere che mi vedo molto meno “lineare” e chiaro di quanto desidererei; anzi, di quanto riterrei (per l’età cui sono arrivato, per la situazione di vita famiglia e lavoro che ho raggiunto…etc..) di dover essere.
Sì sì. Mi sento che dovrei essere pacato, calmo, riflessivo, paziente, sereno. Sento che dovrei aver più o meno chiara la mia posizione attuale e il mio cammino successivo. Vorrei sempre poter essere un appoggio, per Paola, per i bimbi che crescono.
Questo è quello che sento. E credo sia una cosa bella, l’ideale che uno possa avere di migliorare se stesso, in fondo.
Dall’altra parte, c’e’ che guardandomi dentro, spesso trovo una situazione molto più “ingarbugliata” e alfine caotica, di quanto vorrei: pensieri situazioni istinti passioni impulsi ansie di libertà voglia di nuovo desiderio di protezione e di rifugio, tutto coesiste e si mischia in migliaia di colori e sfumature sempre diverse. E le volte, che per motivi anche banali, questa “parte” viene fuori prepotente e io mi sento in difficoltà…
…In pratica mi trovo, al dunque, a dover fare la constatazione di non riuscire a “disciplinare” tutto, dentro di me. Vedo questo groviglio, questa parte irrazionale magmatica ma “vitale” dentro di me che mi chiama. E io a volte affanno per dipanare i fili, pensando di aver un modo per fare una luce chiara su tutto. Ma alla fine non si trova mai, questo modo: si trovano modi parziali, temporanei. Non “un modo”.
Stamattina ho capito che non è questo il punto. Non è questo che mi è richiesto, per fortuna. Ovvero sento che mi è richiesta una cosa più semplice, molto più semplice, per ora: non devo dipanare tutto il groviglio… devo accettarlo, accoglierlo. Ho capito oggi che tra le due posizioni c’e’ una differenza abissale!
Sì tutto qui: è questo il lavoro da fare. Dopotutto, come posso essere così “orgoglioso” da pensare di dipanare tutto, da me?
E una luce buona (lo sento) si spande su ogni cosa e sulle mie “zone buie”, se io ammetto e “accetto” anche il groviglio dentro di me…
… lo so, lo so che mi ripeto un poco… ma quanto mi piacciono le immagini che trasmettono il senso e la pace dei colori autunnali!
Mi viene da pensare che l’autunno sia un pò la stagione della poesia, nel senso che questa stagione (lungi dal sembrare malinconica – o almeno, non sempre!) ha una sua propria “aria”, un senso di transito, che permette più di altre situazioni, più di altri momenti, di ragionare sulle cose con un certo orizzonte (a volte) pacificante…
E la poesia, come mi pare di leggere la sua natura, è anche questo, è anche qualcosa di simile… è ritornare a “bere” le parole, ad appagarsene, a trovare il succo anche nel poco, nelle frasi brevi, nei continui ritorni a capo, nella tranquilla rilettura… Forse un antidoto salutare al flusso ansiogeno di informazioni alle quali veniamo esposti ogni momento dai media… forse una possibilità di vedersi un pò meglio dentro… Che dire? Io quando sono irritato o turbato per qualcosa, se gironzolo per casa con un libro di poesia in mano, spesso mi sento meglio (buffo eh…). Leggo e rileggo magari un paio di pagine, e mi pare di cogliere un senso, una struttura, un ordine ed un significato in ciò che accade: e questo mi mette pace, tranquillità…
Come i colori pacati e tranquilli di questa stagione “intermedia”,, una stagione… come di poesia…
Sembrerà buffo, magari, mia cara.
Però è così. Dopo tutto questo tempo: ancora.
Anzi magari queste piccole contingenze, aiutano a capirlo. A capire quanto siamo legati. Sì sì, bastano pochi giorni, basta che tu vada fuori – come ora – per un congresso di appena quattro giorni…
Basta questo perchè io avverta un pochino questo senso di “vuoto”, avverta più nitidamente, quanta parte della mia giornata e del mio pensiero, è modellata intorno al fatto che tu sei presente… e se tu ti sottrai, anche per poco, rimane comunque la tua “forma” nelle cose che faccio e vedo, rimane come una cosa normale, acquisita.
Naturale.
Avverto di più l’importanza del nostro legame, data per scontata, a volte, dalla mia ubiqua distrazione…
Vabbè, in fondo, domani sera ritorni .. 😉
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