Un caro amico mi ha consegnato ieri un lettera bellissima, che riproduco qui con il suo permesso. Sentirle leggere, in occasione di un incontro, mi ha commosso. Tanto che ho chiesto subito di poterne avere una copia.

In casi come questo, non c’è molto da aggiungere. Cerco quindi di tenere le (mie) parole al minimo.

Una cosa sola. Rimango commosso dalla percezione della bellezza anche in certi momenti drammatici. Nella drammaticità di vivere in zona di guerra, incontrare le stelle è incontrare un segno palpitante, fisico, di questa bellezza.

La radicalità di questa bellezza (o Bellezza), di come possa realmente salvare la vita, è sulla scia di quanto scrivevo qualche giorno fa, ma detto in modo molto migliore. E soprattutto, in modo molto più vero.

Ecco dunque il testo della lettera.

Anche ieri sera, come ormai dall’inizio della guerra, mi sono sentito con A., il mio ex-alunno ucraino. Mi ha detto che le cose ogni giorno si fanno sempre più difficili: molti negozi sono ormai chiusi, la maggior parte dei bancomat non funziona, i medicinali cominciano a scarseggiare e i bombardamenti sono sempre più vicini alla sua città.

Ogni sera c’è il coprifuoco e quando alle 18 staccano l’illuminazione pubblica, tutto è avvolto dal buio e tra la gente serpeggia una grande paura. La moglie è terrorizzata perché ha i genitori in una cittadina vicino Kiev, dove ogni giorno ci sono centinaia di morti e feriti e ogni volta che fa fatica a sentirli non sa se sono ancora vivi.

Alla fine della telefonata, A. mi ha detto:

“Prof, però in tutta questa tristezza vi devo assolutamente raccontare ciò che di bello mi è accaduto stasera: verso le 22 sono uscito fuori casa per andare a prendere una bambolina che la bambina aveva dimenticata in macchina.

Poiché per il coprifuoco giù per strada era tutto buio, nel camminare ho avvertito un senso di paura e di angoscia.

Nel buio, per non inciampare, ho fatto un po’ di luce a terra con il cellulare, poi, dopo aver preso la bambolina, nel rientrare, involontariamente ho alzato lo sguardo verso l’alto e mi sono accorto che in cielo c’erano migliaia di stelle che brillavano come io non le avevo mai visto brillare prima. Allora non ho potuto non fermarmi almeno un quarto d’ora ad osservare quello spettacolo, e vi devo confessare, che mi sono anche commosso.

Quando sono rientrato in casa mia moglie mi ha chiesto: ‘A., come mai hai tardato, mi hai fatto preoccupare tanto’ poi ha aggiunto: ‘che strano: ora sembri più contento, ma hai incontrato qualcuno?’

Allora immediatamente gli ho risposto: ‘Si, hai ragione, davvero sono felice, perché stasera, nonostante tutto, ho “incontrato” le stelle’.

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