Blog di Marco Castellani

Mese: Novembre 2011 Page 3 of 4

Eris e Plutone a confronto

Questa immagine artistica mostra il distante pianeta nano Eris. Nuove osservazioni hanno mostrato che Eris è più piccolo di quanto si pensava inizialmente e ha le stesse dimensioni di Plutone. Eris è altamente riflettente e la sua superficie probabilmente è ricoperta di ghiaccio che si forma dalla condensazione del gas della sua atmosfera. In questa immagine il Sole è quel punto luminoso in alto a destra e la sua luna Dysomnia, al centro, è crescente.

Credit: ESO/L. Calçada.

Riprendiamo in mano gli ultimi dati su Eris e Plutone e mettiamo a confronto questi due corpi che appartengono alla Fascia di Kuiper, oltre l’orbita di Nettuno. Abbiamo già parlato nei giorni scorsi delle nuove osservazioni compiute nel 2010 da un gruppo di ricercatori utilizzando il telescopio TRAPPIST (TRAnsiting Planets and PlanetesImals Small Telescope) dell’European Southern Observatory a La Silla, in Cile, che mostrano Eris un pianetino gemello del pianeta nano Plutone.

Secondo gli ultimi dati ottenuti dall’occultazione di Eris (pubblicate da Bruno Sicardy et al. sulla prestigiosa rivista Nature [1])  e presentati alla conferenza EPSC-DPS 2011, a Nantes in Francia ecco un breve riassunto delle loro caratteristiche fisiche e morfologiche:

Dati:

Plutone ed Eris a confronto
1. Forma orbitale e distanza dal Sole:

Plutone:

Afelio: 49 UA; perielio: 30 UA
Attuale distanza: 40 UA, periodo orbitale: 248 giorni.
Inclinazione orbitale: 17°

Eris:
Afelio: 98 UA; perielio: 38 UA
Attuale distanza: 97 UA, periodo orbitale: 557 giorni
Inclinazione orbitale: 44°

2. Composizione dell’atmosfera
Plutone: azoto, metano, monossido di carbonio
Eris: metano

3. Densità
Plutone: 2,03 g/cm^3
Eris: 2,52 g/cm^3

4. Raggio:
Plutone: 1159~1203 km
Eris: 1157~1169 km

I dati riassunti sono disponibili su: http://www.nature.com/nature/journal/v478/n7370/full/nature10550.html?WT.ec_id=NATURE-20111027 . Ulteriori dati sono disponibili su: http://www.nature.com/nature/journal/v478/n7370/extref/nature10550-s1.pdf  .

Conclusioni

1. Eris non è più grande di Plutone come inizialmente si era affermato al Simposio IAU con la scoperta di Eris (sito web: http://www.iau.org/public/pluto/)

2. A causa della foschia atmosferica intorno a Plutone vi è ancora un’incertezza piuttosto grande per il suo diametro cioè 1159 ~ 1203 km, rispetto ai 1157 ~ 1169 km di Eris. Così adesso Plutone potrebbe essere visto come un pianeta nano un pò più grande di Eris.

3. Dato che Eris è molto vicino al suo afelio (punto di distante dal Sole nella sua orbita) vi è poco sublimazione e di conseguenza il suo diametro si può ridurre dopo 278 anni quando raggiunge il suo perielio, ossia il punto più vicino al Sole lungo la sua orbita. Plutone si trova in un’orbita più circolare di quella di Eris e di Nettuno, si osserva una sublimazione sulla superficie di Plutone. Il suo diametro sarà finalmente ottenuto con grande precisione da New Horizons, la sonda che nel 2015 raggiungerà Plutone-Caronte e, di conseguenza, avremo un intervallo di incertezza minore per il suo diametro.

4. La densità e la differenza di albedo non indicano che Eris abbia una crosta più solida di Plutone.  Eris è molto più luminoso di Plutone.

Tutto questo indica che Plutone ed Eris sono gemelli per dimensioni ma le loro origini possono essere differenti per densità, riflettività e atmosfera.

Attualmente i dati su Plutone portano a concludere che il diametro di questo pianeta nano è di 1159 ~ 1203 chilometri, calcolato a circa 40 UA di distanza dal Sole, mentre Eris si trova a 92 UA e il suo diametro è di 1157 ~ 1169 chilometri. Da questo confronto si deduce che per poter confrontare il diametro nelle stesse condizioni, essi dovrebbero trovarsi entrambi a 40 UA, distanza che si potrà avere solo fra circa 200 anni o più e probabilmente il diametro di Eris sarà ancora più piccolo per via della sua maggiore vicinanza al Sole che provocherà la sublimazione della sua superficie ghiacciata.

Satelliti di Plutone:

Non sono più tre i satelliti che orbitano intorno a Plutone, bensì quattro. E’ stato il telescopio spaziale Hubble, grazie alla Wide Field Camera 3, a scoprire lo scorso 28 giugno un nuovo satellite.

L’avvistamento è stato successivamente confermato da altre due osservazioni, compiute il 3 e il 18 luglio 2011. Caronte, Notte e Idra hanno un quarto satellite il cui nome èer ora è una semplice siglia: P4. Sfuggito a tutte le osservazioni precedenti, P4 ha un diametro stimato tra i 13 e i 34 chilometri.

Il sistema di Plutone e i suoi quattro satelliti. Il nuovo satellite, denominato P4, è stato osservato dalla Wide Field Camera 3 a bordo dell’Hubble Space Telescope. Credit: NASA-HST/WFC3. 

La luce riflessa dalla sua superficie che proviene dal Sole è troppo debole per avere informazioni sulla sua composizione e sulla superficie. La sonda New Horizons diretta verso Plutone-Caronte raggiungerà i dintorni di questo sistema nel 2015. E’ probabile al momento che P4 abbia una composizione simile a Plutone dato che probabilmente, come le altre tre lune, devono essersi formate all’atto di formazione del Sistema Solare in seguito all’impatto del pianeta nano Plutone con un altro corpo di dimensioni confrontabili.

[1] Articolo originale:  “A Pluto-lime radius and a high albedo for the dwarf planet Eris from an occultation” by B. Sicardy et al. Nature 478,493–496, 27 October 2011:  http://www.nature.com/nature/journal/v478/n7370/full/nature10550.html?WT.ec_id=NATURE-20111027

Un animazione dell’occultazione della stella di sfondo da parte di Eris (e quindi capire come è stato possibile ricavare tutte queste informazioni) si guardi il video dell’European Southern Observatory (ESO) su: http://www.eso.org/public/videos/eso1142e/

Altre informazioni su Plutone:

New Horizons (missione verso Plutone): http://www.nasa.gov/mission_pages/newhorizons/main/index.html

Un nuovo satellite intorno a Plutone: http://www.nasa.gov/mission_pages/hubble/science/pluto-moon.html

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Il sistema Plutone Caronte fotografato da Hubble

Crediti: Dr. R. Albrecht, ESA/ESO Space Telescope European Coordinating Facility; NASA

Continuiamo con il nostro passo indietro nel tempo nell’analisi del sistema Plutone-Caronte e delle sue nuove lune.

Questa è la prima immagine nitida del sistema Plutone-Caronte come mostrato dall’Hubble Space Telescope (HST). L’immagine fu presa dalla Faint Object Camera dell’European Space Agency (ESA) il 21 febbraio 1994 quando il pianeta nano distava circa 4,4 miliardi di chilometri dalla Terra, pari a circa 30 UA. In altre parole, 30 volte la distanza della Terra dal Sole (1UA = 1 unità astronomica = 150 000 000 chilometri).

Questa immagine permise di misurare il diametro di Plutone in modo diretto, ricavando un valore pari a 2320 chilometri, e permise di misurare pure il diametro di Caronte che fu di 1270 chilometri. Le osservazioni di Hubble mostrarono che Caronte è più blu di Plutone. Questo significava una composizione e una struttura differente per i due corpi.

Plutone fu scoperto nel 1930, Caronte fu osservato per la prima volta nel 1978. Questo perchè il satellite è così vicino a Plutone che i due corpi sono sempre stati un’unico corpo quando osservato con i telescopi terrestri. Questa prima immagine di HST del sistema Plutone-Caronte fu presa quando il satellite era vicino alla sua massima elongazione da Plutone, di circa 9 arcosecondi. I due corpi erano lontani 19 640 chilometri l’uno dall’altro.

L’abilità di Hubble di distinguere il disco di Plutone ad una distanza di 4.4 miliardi di chilometri è equivalente a osservare una palla da baseball ad una distanza di 64 chilometri.

Plutone veniva spesso chiamato il “pianeta doppio” perchè Caronte aveva un diametro pari a metà di quello di Plutone. La nostra Luna è un quarto il diametro della Terra. Ora, invece, i satelliti scoperti orbitanti intorno a Plutone sono ben quattro. E la sonda New Horizons non mancherà di farci delle belle sorprese.

Fonte Hubble Site: http://hubblesite.org/newscenter/archive/releases/1994/17/image/a/

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Plutone-Caronte: i dati da Hubble

Credit: NASA, ESA, and STScI – Ground Image: Canada-France-Hawaii Telescope, Hawaii

Da oggi presenteremo una piccola storia del sistema Plutone-Caronte e per questo dobbiamo fareun passo indietro nel tempo.

Hubble Space Telescope ottenne questa immagine del sistema Plutone Caronte con la Faint Object Camera dell’European Space Agency (ESA) nell’ottobre 1990.

Scoperto nel 1930 dall’astronomo americano Clyde Tombaugh, che era alla ricerca di una fonte di irregolarità osservata nelle orbite di Urano e Nettuno, era chiaro fin dall’epoca che Plutone dovesse essere un oggetto particolare. La sua orbita è inclinata di 17° sul piano dell’eclittica ed è un’orbita più ellittica di tutte le altre orbite planetarie. Plutone ruota in senso opposto rispetto alla Terra e alla maggior parte degli altri pianeti, con il Polo Nord verso il basso ed il Polo Sud in alto.

Plutone è più piccolo della nostra Luna, e anche più denso rispetto ai suoi vicini del sistema solare. Ma la cosa che sicuramente è affascinante è che il suo enorme satellite è stato scoperto solo nel 1978 quando fu rilevato a partire da una serie di fotografie ottenute da telescopi terrestri. Indagini successive dimostrarono che Caronte era grande circa la metà di Plutone che lo rendeva il più grande satellite conosciuto del sistema solare, dimensione calcolata rispetto alle dimensioni del suo pianeta. Per questo motivo, Plutone veniva spesso definito il “pianeta doppio”.

Il periodo di rotazione del sistema Plutone-Caronte è di soli 6 giorni. L’orbita di Caronte attorno a Plutone è un cerchio visto quasi di taglio dalla Terra nel riquadro in basso, con un raggio di quasi 20 mila chilometri, una distanza pari a circa una volta e mezzo il diametro della Terra. Al tempo dell’osservazione, Caronte si trovava vicino alla sua massima distanza apparente da Plutone, tanto che la separazione angolare era di circa 9 decimi di secondo d’arco. A causa del peculiare orientamento dell’orbita Plutone-Caronte rispetto alla nostra linea di vista, Caronte si avvicina a meno di un decimo di secondo d’arco da Plutone ogni tre giorni. A causa della vicinanza fisica dei due pianeti e la grande distanza dal sistema, fu estremamente difficile risolvere con chiarezza la coppia da Terra, tranne in circostanze eccezionali.

L’immagine migliore del sistema Plutone-Caronte mai ottenuta finora da osservatori terrestri è quella mostrata nel riquadro in alto a sinistra nella fotografia di accompagnamento. Questa immagine è stata scattata con il Canada-France-Hawaii Telescope nelle Hawaii. La risoluzione maggiore della camera FOC a bordo di Hubble Space Telescope è ben evidente nel riquadro a destra.

Analisi dettagliate delle variazioni di luminosità dei due corpi può fornire una grande quantità di informazioni sulla loro superficie e sulle loro atmosfere che sono impossibili da ottenere da Terra. Misurazioni precise dei parametri orbitali del sistema Plutone-Caronte furono possibili a partire da questo momento e permisero di ottenere sempre più accurate misurazioni di massa e di densità dei singoli corpi, fornendo così importanti indicazioni della loro origine e formazione.
Una possibilità è che oggetti simili a Plutone e Caronte si siano formati in gran numero nelle regioni esterne del sistema solare primordiale, a causa della bassa attrazione gravitazionale che non fu sufficiente a compattare i vari planetesimi in un unico grande pianeta. Forse la maggior parte di questi oggetti è stata espulsa dal sistema solare interno o divorati dai pianeti giganti come Giove o Saturno, Urano o Nettuno.


Fonte Hubble Site – First ESA Faint Object Camera Science Images Pluto – the “Double Planet”: http://hubblesite.org/newscenter/archive/releases/1990/14/image/a/

Sabrina

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Arriva arriva… GruppoLocale Plus !

Da poco più di un giorno, anche il social network  di Google ha abilitato le “pagine”, una sorta di profili non legati ad un utente ma ad una specifica tematica. 

Il paragone più che ovvio è alle ormai celebri pagine di Facebook, che in effetti si sono dimostrate uno strumento utilissimo anche per noi di GruppoLocale (tanto che la nostra pagina ha raccolto al momento la cifra non indifferente di 770 “iscritti”). Benchè le “pagine G+” siano operative solo da una manciata di ore, una rapida analisi mostra come già vi siano una miriade di pagine registrate sul network, dedicate agli argomenti più disparati (inclusa naturalmente l’astronomia!). Segno ulteriore dell’interesse che ha ormai maturato il pur giovane social network G+.

La nostra pagina G+ bella fresca..

Siccome noi da questa parti siamo tanto appassionati di astronomia quanto… desiderosi di esplorare le nuove tecnologie, non abbiamo esitato ad aprire una pagina relativa a GruppLocale anche su Google Plus! La nostra pagina, che per ora è del tutto sperimentale (quella “vera” ora rimane su Facebook, visto il buon successo che ha), la potete trovare a questo indirizzo (non lo riporto per esteso che non è troppo mnemonico, ahimé!).

Se siete su Google+ provate ad aggiungere alle vostre cerchie la nostra pagina, se vi va. Nel prossimo futuro studieremo le possibilità di diffusione delle news e di interazioni che ci garantisce la nuova pagina, e valutaremo se affiancarla stabilmente alla pagina Facebook.

Nel frattempo, come sempre, ogni commento sarà sicuramente molto gradito!

 

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La Missione Cassini-Huygens svela il sistema di Saturno

Partendo dalla splendida costa del ponente ligure e risalendo per qualche km la valle del Verbone, a metà strada tra il confine con la Francia e San Remo, vi troverete davanti un caratteristico borgo medioevale disposto lungo il crinale delle colline in una magnifica posizione panoramica. Benvenuti a Perinaldo, paese natale dell’illustre astronomo Gian Domenico Cassini (1625-1712) a cui è dedicato il nome della sonda spaziale che ci sta svelando le meraviglie di Saturno e delle sue lune. 

La locandina del convegno

E proprio a Perinaldo l’undici Novembre 2011 con il convegno internazionale “La Missione Cassini-Huygens svela il sistema di Saturno” avrete la possibilità di scoprire panorami ben più lontani rispetto a quelli visibili dal piccolo borgo: scienziati, professori, ingegneri e ricercatori di fama internazionale che tanto lavoro hanno dedicato e dedicano ancora alla missione Cassini vi faranno conoscere gli eccezionali risultati e le più recenti scoperte relative al sistema di Saturno .

Si parlerà del ciclo del metano su Titano, dei suoi mari e fiumi, delle tempeste su Saturno, dei geyser di ghiaccio su Encelado, degli strumenti a bordo di Cassini, dell’uso dei radar spaziali, del futuro della ricerca spaziale, dei risultati in termini tecnici, scientifici ed economici di varie missioni, del perché si debba continuare l’audace esplorazione del sistema solare esterno, di come, utilizzando la sonda Cassini nel suo viaggio verso Saturno, si sia potuto ottenere la più precisa conferma sperimentale della teoria della relatività generale mai effettuata prima.

Per chi si trovasse lontano sarà possibile seguire la diretta nelle pagine dedicate al convegno:

http://www.astroperinaldo.it/convegno/

In caso di problemi tecnici le registrazioni saranno successivamente disponibili su YouTube.

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Asteroide 2005 YU55: le ultime immagini

Questa è l’ultimissima immagine in radio dell’asteroide 2005 YU55 ottenuta dall’antenna del Deep Space Network a Goldstone, California, ieri 7 novembre alle ore 11.45 PST (2.45 EST/1945 UTC) quando l’asteroide si trovava ad una distanza di circa 1.38 milioni di chilometri dalla Terra.

L’asteroide 2005 YU55 non costituisce una minaccia alla Terra e non lo sarà neppure quando transiterà vicino alla Terra stasera. Sicuramente sarà un grande protagonista, fotografato, studiato e ammirato da ricercatori e appassionati di astronomia.

Quattrocento metri di diametro, 2005 YU55 transiterà ad una distanza inferiore alla distanza Terra-Luna, pari a circa  324 600 chilometri dalla Terra a circa 50 000 km/h alle 00:28 ora italiana di stanotte, 9 novembre 2011.

Se 2005 YU55 dovesse schiantarsi sulla Terra quello che porterebbe sarebbe sicuramente distruzione e morte, trasformando una città in un enorme cratere di sei chilometri di diametro o producendo uno tsunami di proporzioni catastrofiche. Ma l’orbita dell’asteroide non è uno rischio per la Terra e non lo sarà neppure nei prossimi cento anni. Dopodichè le misurazioni diventano meno attendibili e bisognerà monitorare non solo questo oggetto ma tutti gli altri Earth-crossing, ossia quelli la cui orbita incrocia quella terrestre. 2005 YU55 non avrà alcuna influenza sulle maree o sull’attività sismica, anche se un enorme terremoto si è verificato solo alcune ore fa in Giappone con magnitudo 6.9 senza creare uno tsunami.

Nessuna correlazione dunque con quanto avviene sulla Terra in questi giorni o con quanto è avvenuto negli ultimi giorni, neppure con le enormi innondazioni che si sono verificate in Liguria o in Bangladesh.

Da un punto di vista della storia di questo asteroide, 2005 YU55 è transitato ancora più vicino alla Terra in passato anche se è stato individuato solo nel 2005 (da cui il nome). Naturalmente, il fatto che 2005 YU55 sia passato inosservato per tanto tempo fa sollevare una questione molto importante. Quali e quanti altri corpi non abbiamo ancora scoperto e monitorato e potrebbero, eventualmente, costituire un pericolo?

Il team di ricercatori de Wide-field Infrared Survey Explorer della NASA hanno recentemente stimato che oltre il 90% degli asteroidi NEO (Near Earth Objects), ossia asteroidi molto vicini alla Terra, con dimensioni maggiori del chilometro sono stati identificati, ma centinaia di asteroidi delle dimensioni di 2005 YU55 (e quindi con dimensioni inferiori al chilometri o dell’ordine dei 400 metri) non sono stati ancora scoperti. Ecco perchè i ricercatori di tutto il mondo sono così interessati ad osservare 2005 YU55 durante questo avvicinamento. Ottenere un’osservazione più da vicino di uno di questi oggetto dovrebbe fornire una buona conoscenza per il monitoraggio di altri asteroidi potenzialmente pericolosi.

La NASA cerca, individua e determina l’orbita di tutti gli asteroidi e le comete che passano vicino alla Terra utilizzando sia telescopi terrestri che quelli spaziali. Il Near-Earth Object Observation Program del Jet Propulsion Laboratory della NASA a Pasadena, California, più famoso come Spaceguard, scopre continuamente nuovi oggetti come 2005 YU55, cercando di individuare quelli che potrebbero essere potenzialmente pericolosi per il nostro pianeta.

Non sarà possibile osservare 2005 YU55 ad occhio nudo. Anche durante il suo massimo avvicinamento, l’asteroide non supererà la magnitudine 11, un valore praticamente doppio del livello minimo di magnitudine di soglia per l’osservazioni ad occhio nudo, che è pari a -6.5. I ricercatori affermano che solo con un telescopio di modeste dimensioni si potrà osservarlo, anche se bisogna conoscere la sua posizione in cielo.

Un maggiore ingrandimento dell’immagine radar dell’Asteroide 2005 YU55 disponibile sul sito della NASA:
“Asteroid 2005 YU55 Approaches Close Earth FlyBy”: http://www.nasa.gov/mission_pages/asteroids/multimedia/yu55-20111107.html

Il Gruppo Astrofili Italiani e il Virtual Telescope e anche altri autori stranieri, come Sky & Telescope forniscono utili informazioni, la possibilità di seguire il fenomeno in diretta, effemeridi e grafici che mostrano il passaggio di 2005 YU55 tra le costellazioni. Sarà un oggetto veloce nel cielo.

Qui sotto una tabella ricavata dal sito dell’Unione Astrofili Italiani su: http://www.uai.it/web/guest/astronews/journal_content/56/10100/258712 che fornisce le effemeridi di 2005 YU55.

Alcuni astrofili saranno impegnati nel monitorare le variazioni di luminosità dell’asteroide durante il suo avvicinamento. Tali variazioni possono essere utilizzate per determinare come 2005 YU55 ruota e come si sposta nel cielo.

Le migliori immagini saranno sicuramente quelle ottenute dagli osservatori radar del Goldstone Radio Telescope in California o di Arecibo Observatory a Puerto Rico, ma anche altri grandi radiotelescopi come il Green Bank Telescope in West Virginia, il Very Large Array nel New Mexico e il Very Long Baseline Array.

Fonti:

Virtual Telescope live event: http://virtualtelescope.bellatrixobservatory.org/2005yu55.html per osservare in diretta l’evento
Unione Astrofili Italiani: http://www.uai.it/web/guest/astronews/journal_content/56/10100/258712
Sky & Telescope – Watch Mini-Asteroid 2005 YU55 Buzz Earth: http://media.skyandtelescope.com/images/2005_yu55_overview_print.jpg
Asteroid and Comet Watch: http://www.nasa.gov/mission_pages/asteroids/main/index.html
Asteroid Watch: http://www.jpl.nasa.gov/asteroidwatch/index.cfm
Asteroid 2005 YU55 Approaches Close Earth FlyBy- sito NASA: http://www.nasa.gov/mission_pages/asteroids/multimedia/yu55-20111107.html

Altre informazioni su CosmicLog-Your guide to the asteroid encounter: http://cosmiclog.msnbc.msn.com/_news/2011/11/07/8688912-your-guide-to-the-asteroid-encounter#comments

Sabrina

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8 novembre: l’asteroide al suo massimo avvicinamento alla Terra

Il Near-Earth asteroid 2005 YU55 fotografato dall’Osservatorio di Arecibo con il radar planetario lo scorso 19 aprile 2010, quando l’asteroide si trovava a circa 1,5 milioni di chilometri di distanza dalla Terra. Credit: Arecibo Observatory/Michael Nolan.

Per stasera è previsto il massimo avvicinamento dell’asteroide 2005 YU55, alla Terra, il più grande corpo celeste di questo tipo mai osservato così vicino.

L’incontro ravvicinato, previsto per le 23:28 del TU di questa sera (le 00.28 del 9 novembre ora italiana), e da un punto di vista scientifico permetterà di raccogliere molte informazioni utili su questo corpo celeste. Solo un flyby con una sonda potrebbe dare informazioni altrettanto interessanti.

”Il passaggio di 2005 YU55 è cosi’ importante perchè è il corpo celeste piu’ grande che sia mai passato così vicino alla Terra da quando l’uomo ha la capacità tecnologica di monitorare questi oggetti”, ha affermato Andrea Milani del Dipartimento di Matematica dell’Università di Pisa, a capo del gruppo di ricerca specializzato nel calcolare le orbite dei cosiddetti NEO (Near Earth Objects), asteroidi la cui orbita è tale da portarli ad avvicinarsi pericolosamente alla Terra.

L’asteroide 2005 YU55 ha un diametro di 400 metri e passerà a circa 324 600 chilometri dalla Terra: se la distanza Terra-Luna fosse pari a 1, la distanza di questo asteroide dalla Terra sarebbe di 0,85.

”Il suo passaggio ravvicinato rappresenta un’occasione unica – continua Milani – perchè con l’uso di radar sarà possibile saperne di più circa la sua forma, le sue dimensioni e la sua rotazione: tutte informazioni che altrimenti potremmo avere solo attraverso una vera e propria missione spaziale. L’incontro con 2005 YU55 sarà quindi come una missione spaziale recapitata a domicilio”.

Anche se YU55 rimarrà a distanza di sicurezza dalla Terra, l’evento è ancora abbastanza notevole. L’ultima volta che un oggetto così grande è arrivato in prossimità della Terra fu nel 1976 e gli scienziati non erano nemmeno a conoscenza di questo evento! Fortunatamente ora abbiamo programmi come il Near-Earth Objects Observations Program, alias uno “Spaceguard” che permette di identificare gli asteroidi di questo tipo, e si spera di individuarli in tempo per sapere se possono diventare un pericolo per il nostro pianeta sia in un futuro prossimo sia in un futuro lontano.

I ricercatori del Near Earth Observation Program della NASA hanno iniziato a monitorare il corpo a partire dal 4 novembre scorso utilizzando il telescopio radar di 70 metri di diametro del Deep Space Network a Goldstone, California assieme a quello dell’Arecibo Planetary Radar Facility a Puerto Rico che hanno iniziato oggi, giorno del massimo avvicinamento alla Terra, e continueranno a monitorarlo fino al 10 novembre 2011.

L’asteroide 2005 YU55 passerà a 0.85 distanze lunari dalla Terra il prossimo 8 novembre 2011. Credit NASA. Cliccare sull’immagine per osservare l’animazione.

“YU55 non rappresenta una minaccia di collisione con la Terra, almeno per i prossimi 100 anni” ha affermato Don Yeomans, direttore del Near-Earth Object Program Office al JPL della NASA. “Durante il suo massimo avvicinamento, il suo effetto gravitazionale sulla Terra sarà così piccolo da essere non misurabile. Non influenzerà nè le maree, nè qualsiasi cosa sulla Terra”.

Durante il flyby con l’asteroide un live broadcast e una chat sul sito del Jet Propulsion Laboratory della NASA, a Pasadena in California permetteranno di osservare e di fare delle domande ai ricercatori del Near-Earth Object Program Office della NASA sui Near-Earth Object e sull’asteroide in questione. Tra i partecipanti:  Don Yeomans, Manager, del Near-Earth Object Office della NASA al JPL e Marina Brozovic, ricercatrice al Near-Earth Object Office della NASA al JPL.

Per ulteriori informazioni sul Near-Earth Object Program Office: http://neo.jpl.nasa.gov/

Qui sotto Lance Benner, Research Scientist del JPL che spiega come avverrà il flyby e alcune utili informazioni. Il video lo potete trovare su: http://www.ustream.tv/recorded/18250783

Un video interessante con un’intervista a Don Yeomans è disponibile su http://www.jpl.nasa.gov/video/index.cfm?id=561 I ricercatori del JPL utilizzano tecnologie all’avanguardia per determinare la traiettoria degli asteroidi e delle comete che potenzialmente potrebbero collidere col nostro pianeta o arrivare molto vicini alla Terra.

Informazioni in tempo reale le potete trovare su Twitter-AteroidWatch: http://twitter.com/#!/asteroidwatch

Un video su YouTube descrive la traiettoria.

E’ sicuramente un evento interessante per lo studio degli asteroidi. Per noi comuni mortali è un’occasione per ricordarci che i pericoli dal cielo esistono e che anche questa volta l’abbiamo scampata.

Altre informazioni su:

http://tuttidentro.wordpress.com/2011/11/04/8-novembre-2011-in-avvicinamento-lasteroide-2005-yu55/

Fonte dell’intervista:

http://www.ansa.it/scienza/notizie/rubriche/spazioastro/2011/11/04/visualizza_new.html_643761946.html

Lista degli asteroidi che sono potenzialmente pericolosi per la Terra – List Of The Potentially Hazardous Asteroids (PHAs): http://www.minorplanetcenter.org/iau/lists/Dangerous.html

Ulteriori informazioni sugli asteroidi e sui Near-Earth Objects si visiti il sito del JPL-NASA:  http://www.jpl.nasa.gov/asteroidwatch ; sulla ricerca radar di asteroidi: http://echo.jpl.nasa.gov/ e sul Deep Space Network: http://deepspace.jpl.nasa.gov/dsn .

Fonte: National Science Foundation: Near Earth Flyby of Large Asteroid to occur on November 8: http://www.nsf.gov/news/news_images.jsp?cntn_id=122104&org=NSF

Fonte immagini:

http://www.nsf.gov/news/mmg/media/images/asteroid1_h.jpg e http://www.nsf.gov/news/mmg/media/images/asteroid2_h.gif

JPL-NASA:

http://www.jpl.nasa.gov/news/news.cfm?release=2011-332&rn=news.xml&rst=3181

Universe Today:

http://www.universetoday.com/90343/nasa-prepares-for-asteroids-close-pass/

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Il flare di classe M sul Sole di oggi

Immagine disponibile su Solarham.com: http://www.solarham.com/pictures/archive/nov6_2011_sunspots.jpg

L’attività del flare di classe M continua

La macchia solare 1339 ha prodotto un altro paio di flare di classe M1, alle ore 01.03 UTC di questa mattina, domenica 6 novembre 2011, e alle ore 06.36 UTC. La sua attività continua con un intensità moderata.

Questa enorme macchia solare molto complessa ha una configurazione Beta-Gamma-Delta e c’è una buona possibilità per ulteriori intensi flare solari.

La macchia solare è rivolta verso la Terra, di conseguenza nei prossimi giorni ci si aspetta un’azione sul campo geomagnetico terrestre.

 

La polarità magnetica dell’enorme macchia solare in una immagine di oggi. La stessa regione sul Sole fotografata il 3 novembre 2011 è qui sotto:

Due nuove macchie solari rotanti sono entrate nel nostro campo di vista ieri, sabato 5 novembre, alle quali sono state assegnate i numeri 1341 e 1342.

Una terza macchia solare in rotazione è stata osservata stamattina e sicuramente entro domani le verrà assegnato un numero e quindi una catalogazione. Le altre regioni sul Sole sono abbastanza tranquille, con l’eccezione di due flare di basso livello intorno alla macchia 1338.

Dettagli sulla superficie solare con indicati i numeri della macchie presenti sul Sole in questo periodo. Le informazioni sono disponibile sul sito: SunSpotWatch.com: http://sunspotwatch.com/

Venerdì notte, chi ha osservato il cielo in Scandinavia è stato testimone di una spettacolare aurora di colore verde. E’ stata così luminosa che sia le rocce che l’acqua sono state colorate di verde. Questa foto è stata scattata dal fotografo Helge Mortensen di Kvaløya, Norvegia, con solo 4-5 secondi di esposizione.

Disponibile su SpaceWeather.com alla pagina: http://spaceweather.com/submissions/large_image_popup.php?image_name=Helge-Mortensen-November-Aurora–1-of-2_1320456631.jpg

Fonte:  http://www.solarham.com/
Immagine disponibile su Solarham.com: http://www.solarham.com/pictures/archive/nov6_2011_sunspots.jpg
SpaceWeather.com: http://spaceweather.com/

Sabrina

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