Blog di Marco Castellani

Mese: Febbraio 2012 Page 2 of 3

Venus Express: una rotazione di Venere più lenta?

Venus Express è in orbita dal 2006 intorno al pianeta più vicino alla Terra. Crediti ESA.

 

http://www.youtube.com/watch?v=PUk_QV7mhIU&feature=share

Questa animazione mostra Venere, un pianeta molto simile alla Terra per massa e dimensioni, ma con un’atmosfera ricca di acido solforico e con temperature che superano i 400 °C. La sonda Venus Express dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) sta aiutando i ricercatori a comprendere meglio come un pianeta con caratteristiche fisiche simile al nostro pianeta si sia evoluto in modo completamente diverso. Crediti: ESA – C. Carreau.

Nuove misure ottenute dalla sonda spaziale Venus Express dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) mostrano che la velocità di Venere è circa 6,5 minuti più lenta rispetto alle misurazioni precendenti ottenute 16 anni fa dalla sonda Magellan. L’utilizzo di strumenti nell’infrarosso per scrutare attraverso la densa atmosfera del pianeta ha permesso a Venus Express di mettere in evidenza delle caratteristiche superficiali dove non ci si aspettava di osservarne.

“Quando le due mappe non erano allineate, ho pensato che ci fosse un errore nei miei calcoli poiché Magellan aveva ricavato valori più precisi, ma abbiamo controllato ogni possibile errore” ha affermato Nils Müller, ricercatore che si occupa di studi planetari presso il DLR German Aerospace Centre, il Centro aerospaziale Tedesco, autore capo dell’articolo che ha analizzato la rotazione di Venere.

Utilizzando lo strumento VIRTIS a bordo di Venus Express che permette di osservare nei raggi infrarossi, i ricercatori hanno scoperto che alcune caratteristiche superficiali sono diverse da quelle ricavate con il Magellan.

Nel corso dei suoi quattro anni di missione, Magellan ha determinato la durata del giorno medio su Venere pari a 243,0185 giorni terrestri. Ma i dati di Venus Express indicano una lunghezza del giorno venusiano con 6,5 minuti in più.

Cosa potrebbe causare un rallentamento nella rotazione del pianeta? Una possibile ipotesi potrebbe essere il tempo meteorologico su Venere. I recenti modelli atmosferici hanno mostrato che il pianeta potrebbe avere dei ciclii climatici che si estendono per decenni e che potrebbero portare ugualmente a cambiamenti a lungo termine nel periodo di rotazione. Le forze più importanti sono dovute alla densa atmosfera, pari a più di 90 volte la pressione terrestre, e ai sistemi ad alta velocità che si ritiene possano modificare la velocità di rotazine dei pianeti mediante l’attrito con la superficie.

La Terra sperimenta un effetto simile, provocato per la maggior parte dal vento e dalle maree. La lunghezza di un giorno terrestre può variare di circa un millisecondo e dipende stagionalmente dal vento e dalle temperature nel corso di un anno.

Ma un cambiamento di 6,5 minuti su circa un decennio è una variazione considerevole.

Altri effetti potrebbero anche essere legati al momento angolare tra Venere e la Terra quando i due pianeti sono relativamente vicini l’uno all’altro. Ma i ricercatori stanno ancora lavorando per capire il motivo del rallentamento.

Queste misurazioni dettagliate dallo studio dell’orbita stanno aiutando i ricercatori a determinare se Venere ha un nucleo solido o liquido, e questo aumenterà la nostra comprensione su come il pianeta si sia formato ed evoluto nel corso del tempo. Se il nucleo di Venere fosse solido, la sua massa dovrebbe essere più concentrata verso il centro. In tal caso, la rotazione del pianeta reagirebbe meno ad eventuali forze esterne.

“Un valore accurato per la velocità di rotazione di Venere ci aiuterà nel pianificare future missioni spaziali in quanto informazioni più precise saranno necessarie per selezionare i potenziali siti di atterraggio” ha affermato Håkan Svedhem, ricercatore del Progetto Venus Express all’ESA.

Venus Express continuerà a monitorare il pianeta per stabilire se il tasso di rotazione tenderà a cambiare nel tempo.

Fonte ESA- Space Science – Could Venus be shifting gear?: http://www.esa.int/esaSC/SEM0TLSXXXG_index_0.html ; http://www.esa.int/esaSC/SEM0TLSXXXG_index_1.html#subhead2;
Universe Today: http://www.universetoday.com/93494/is-venus-rotation-slowing-down/#more-93494

Sabrina

Loading

Un alto numero di richieste alla NASA per diventare astronauta

In questa immagine John Grunsfeld, PhD in astronomia e astronauta della NASA. Ha partecipato a cinque missioni di servizio per la riparazione dell’Hubble Space Telescope. La sua prima visita in Italia è avvenuta nell’ottobre 2010, a Venezia, in occasione dei venti anni di attività del Telescopio Spaziale.

Più di 6 300 persone hanno fatto richiesta alla NASA per diventare astronauta inviando una richiesta tra il 15 novembre 2011 e il 2 gennaio 2012, la seconda volta che si registra un picco vertiginoso nelle domande. Dopo un processo di accurata selezione iniziale, che comprende dei colloqui e delle visite mediche, 9-15 persone saranno selezionate per entrare a far parte del 21° gruppo di astronauti.

“Questo è un grande momento per far parte della famiglia della NASA” ha affermato l’Amministratore Charles Bolden. I nuovi futuri astronauti aiuteranno l’Agenzia a raggiungere traguardi più elevati creando un’economia nazionale americana migliore e duratura nel tempo.

L’Ufficio di Selezione Astronauti esaminerà le domande per individuare coloro che sono in possesso dei requisiti minimi richiesti dalla NASA. Successivamente un gruppo più allargato, composto per lo più da astronauti ancora attivi, esaminerà le domande per determinare quali individui sono altamente qualificati. Le persone saranno invitate al Johnson Space Center per una intervista e i vari controlli medici.

“Siamo alla ricerca di persone che realmente si distinguono” ha affermato Peggy Whitson, Direttore dell’Ufficio Astronauti presso il Johnson Space Center della NASA e Presidente della Commissione che giudicherà gli astronauti. “Il nostro team non solo prenderà in esame il background accademico e il curriculum professionale, ma anche altri elementi della loro personalità e i vari tratti caratteriali – quali gli hobby e le esperienze di vita. Vogliamo un insieme di persone con competenze eterogenee per questa nuova esplorazione umana”.

La NASA prevede di annunciare la selezione finale dei candidati astronauti nella primavera del 2013.

I candidati astronauti selezionati avranno due anni di formazione iniziale. I soggetti includono i sistemi della stazione spaziale, la lingua russa e la formazione delle competenze per le passeggiate spaziali. A coloro che completeranno la formazione saranno assegnati compiti tecnici all’Ufficio Astronauti al Johnson Space Center e, infine, le missioni.

In generale, le richieste alla NASA oscillano tra le 2 500 e le 3 500. La più alta risposta si è verificata nel 1978 con ben 8 000 richieste. Questo è il secondo record di richieste ricevute.

Per ulteriori informazioni sugli astronauti della NASA si visiti il sito: http://www.nasa.gov/astronauts/flynasa.html
Astronaut Selection Program: http://astronauts.nasa.gov/; Astronaut Selection: http://astronauts.nasa.gov/default.htm; Candidate Program: http://astronauts.nasa.gov/content/broch00.htm

Fonte NASA: NASA Receives Second Highest Number Of Astronaut Applications – http://www.nasa.gov/home/hqnews/2012/feb/HQ_12-041_ASCAN.html

Sabrina

Loading

Incroci, scienza e non solo…

Concluso il Carnevale della Fisica che ha avuto la letteratura italiana come tema, vorrei proporre un nuovo progetto: è un forum, nato per parlare di scienza (da un lato) e di connessioni con altre branche del sapere (dall’altro, non meno importante).

Mi piace il termine che mi è stato suggerito da un’amica, “incroci“. Incroci può stare per connessioni con altre discipline, e altrettanto bene può stare per connessioni tra vari blog. Il fatto è questo: anche nel corso del Carnevale di gennaio, mi sono imbattuto in diversi blog che parlano di scienza, di divulgazione, di didattica, in un modo che mi pare molto valido, che ammiro. Allora mi sono chiesto, perché non trovare un modo di connettersi più stabile, di “incrociarsi”, rimanere in contatto?

Proprio per questo, ho voluto allestire questo forum in uno “spazio neutro”, e non su un’area  web direttamente associata a GruppoLocale.it. L’idea è che ogni persona interessata potrebbe richiedere non solo di farne  parte, ma di amministrarne un pezzetto. Eventualmente, renderlo organico al suo blog.  E’ un tentativo, vediamo se funziona. Qui di seguito riporto il post introduttivo nel forum: ovviamente invito ogni persona interessata a registrarsi!

mc

incroci

Incroci tra discipline, tra blog.. un "campo neutro" per chiunque si rispecchi nel nostro modo di vedere la scienza.

Un incrocio è un incrocio. Su questo non ci piove. E’ una possibilità di contatto tra due strade, due percorsi. Due percorsi che in quel momento, in quel punto dello spazio, mostrano di essere uno. Così è bello parlare di scienza e di letteratura insieme. Di scienza e di poesia. Non guardando le vie di fuga come lontane e divergenti, ma affinando l’occhio e la sensibilità del cuore per trovare tutti i punti di convergenza.

Quello che ci muove è ben espresso da quanto ha scritto il poeta Davide Rondoni per il Carnevale della Fisica ospitato in gennaio da http://www.gruppolocale.it

La poesia e la scienza non sono opposte, non lo erano nelle origini della meraviglia che percepisce il mondo come primo passo, e non lo sono dopo il lungo cammino di entrambe, quando si concepiscono e attuano come tensione alla conoscenza del mistero del reale. Quel che Ungaretti chiamava il “segreto” del mondo.

http://goo.gl/4w7dw

Poesia, scienza, meraviglia, mistero…. e gli infiniti percorsi che scorrono fitti tra questi poli. Ci sembra interessante il tentativo di proporre uno spazio di discussione per i temi scientifici, certo, ma con un’enfasi particolare alle possibili, infinite, connessioni con gli altri ambiti dell’umana avventura.

Il tempo dirà se questa proposta sarà apprezzata. Per ora diciamo soltanto che siamo aperti a suggerimenti, contatti e collaborazioni. La cultura vive e si esalta con incroci e ibridazioni: può essere una bella avventura parlarne qui :)

Loading

News dal Sole

Cortesia immagini: NASA/SDO; AIA; HMI science teams.

L’ultima regione di macchie solari che attraversa il disco solare è quasi raddoppiata da quando è diventata visibile anche da osservazioni terrestri, come si vede nell’animazione qui sopra ottenuta dal Solar Dynamics Observatory della NASA (SDO). Per osservare l’animazione cliccare sull’immagine.

Questo è il secondo giorno di fila che si osserva un’espansione della regione.

Secondo SpaceWeather.com, la regione attiva 1416 potenzialmente potrebbe diventare un flare di classe M col passare dei giorni.

I flare di classe M sono brillamenti solari di medie dimensioni. Possono causare brevi black-out radio che vengono ad interessare soprattutto le regioni polari terrestri. Tempeste di radiazioni minori possono qualche volta seguire un flare di classe M.
Se AR1416 produrrà un flare entro le prossime 24 ore si potrà probabilmente osservare un aumento di aurore in latitudini superiori già all’inizio della prossima settimana.


Crediti: SOHO/NASA.

Un’altra notizia dal Sole del 9-10 febbraio scorsi. Sulla superficie della nostra stella si è presentata una violenta eruzione che si può osservare in questa animazione del Telescopio spaziale SOHO della NASA che, però, non è diretta verso la Terra, e che in queste ore sta arrivando sul pianeta Venere.

Fonte: SpaceWeather.com: http://spaceweather.com/ e UniverseToday: http://www.universetoday.com/93516/earth-facing-sunspot-doubles-in-size/

Sabrina

Loading

Al centro della nostra Galassia: Sagittarius A*

Crediti: X-ray: NASA / CXC / MIT / F. Baganoff et al;  Illustrazioni:. NASA / CXC / M.Weiss.

 

Questa immagine, ottenuta dal Chandra X Ray Observatory della NASA, mostra il centro della nostra Galassia dove vi sono evidenze osservative della presenza di un buco nero supermassiccio denominato Sagittarius A* (SgrA*).

Utilizzando le osservazioni intermittenti nell’arco di vari anni, Chandra ha rilevato dei flare nelle lunghezze d’onda X con periodicità di circa un giorno emessi da Sagittarius A*. I flare sono stati pure osservati nei dati infrarossi ottenuti dal Very Large Telescope dell’European Southern Observatory (ESO) in Cile.

Un nuovo studio fornisce una possibile spiegazione dei misteriosi flare osservati. I risultati portano ad affermare che vi sia una sorta di nube intorno a SgrA* che contiene centinaia di miliardi di asteroidi e comete strappati dalle loro stelle madri.

Il riquadro di sinistra mostra un’immagine che contiene quasi un milione di secondi di osservazioni compiute da Chandra nella regione attorno al buco nero:  il colore rosso rappresenta emissioni X a bassa energia, il verde i raggi X a media energia e il blu, infine, quelli di energia maggiori.

Un asteroide che subisse un incontro ravvicinato con un altro oggetto, come una stella o un pianeta, potrebbe essere catturato e immesso in orbita attorno a SgrA*. Questa cattura ipotetica viene mostrata in questa serie di rappresentazioni artistiche (a partire dalla parte superiore destra del pannello).  Se l’asteroide passasse ad una distanza di circa 150 milioni di chilometri dal buco nero, che è approssimativamente la distanza Terra-Sole,  esso verrebbe ridotto in più frammenti dall’azione delle forze mareali del buco nero (pannello centrale). Questi frammenti verrebbero poi vaporizzati per attrito mentre passano attraverso il gas caldo e sottile che avvolge SgrA*, come fossero meteore incandescenti che bruciano nell’atmosfera terrestre quando vi penetrano all’interno. Si produrrebbe un flare (in basso a destra) e probabilmente i resti dell’asteroide verrebbero inghiottiti dal buco nero.

Così, nonostante le differenze significative nei due ambienti, il tasso di distruzione delle comete e degli asteroidi potrebbero essere simili.

E’ stata recentemente osservata un’altra analogia col sistema solare per questo tipo di fenomeno. All’incirca una volta ogni tre giorni una cometa viene distrutta quando viene a penetrare nella calda atmosfera del Sole. Di conseguenza, le differenze significative nei due ambienti, il tasso di distruzione di comete e asteroidi da parte del Sole e quelle da parte di SgrA* potrebbero essere simili.

Lunghe osservazioni del Buco Nero Supermassiccio (SMBH) verranno effettuate con il Chandra X Ray Observatory Osservazioni nel 2012 e forniranno preziose informazioni sulla frequenza e sulla luminosità dei flare e potrebbero aiutare a testare il modello proposto qui per spiegarli. Questo lavoro ha il potenziale di comprendere l’abilità degli asteroidi e dei pianeti di formarsi nell’ostico ambiente attorno a Sagittarius A*.

Fonte Chandra X Ray Observatory: http://www.chandra.harvard.edu/photo/2012/sgra/index.html
e NASA: http://www.nasa.gov/mission_pages/chandra/multimedia/saga.html

Sabrina

Loading

Temporali africani ripresi dalla ISS

Temporali africani dalla ISS

Questo video è stato preso dall’equipaggio della Spedizione 30 a bordo della Stazione Spaziale Internazionale (ISS). La sequenza di scatti è stata scattata lo scorso 29 dicembre 2011, dalle ore 20:55 alle 21:14 GMT, mentre la ISS stava sorvolando l’Africa centrale, vicino al sud-est del Niger, a sud dell’Oceano Indiano, a sud-est del Madagascar. E’ una vasta estensione di territorio che va dal sud dell’Africa fino all’Oceano, focalizzandosi sui flash di luce di temporali locali e con la Via Lattea che sta sorgendo all’orizzonte.

La Via Lattea può essere individuata come una banda nebulosa di luce bianca all’inizio del video. La sequenza poi continua verso sud-est del Canale del Mozambico e il Madagascar. La Cometa Lovejoy si può osservare molto debole vicino alla Via Lattea. Il video termina quando il Sole sta sorgendo sopra un’oceano molto scuro.

La ISS viaggia a una velocità di circa 28 160 km/h. Questo fimato è stato accelerato per esigenze di tempo. Le strisce luminose che si osservano a destra nel video non sono altro che le riflessioni sulla finestra della ISS dal suo interno illuminato e la luce dell’esterno.

Questo video è un time-lapse di singole foto che è stato assemblato dal team al Johnson Space Center. Questo significa che la fotocamera che ha ripreso la sequenza di immagini è stata impostata sull’ “esposizione notturna” il che la rende molto più sensibile alle luci delle stelle, che si possono perciò osservare in questo video. La sensibilità della pellicola (ISO) è molto alta e l’apertura dell’otturatore è massima, proprio nelle medesime condizioni in cui si deve tenere la macchina fotografica per riprendere immagini notturne a terra.

Il bagliore che osserviamo attorno alla Terra non è dovuto all’inquinamento terrestre, bensì al riverbero notturno, cioè gli ioni nell’atmosfera superiore rilasciano l’energia immagazzinata sottoforma di luce, che è facilmente visibile durante la notte dagli astronauti.

Il video è stato realizzato per gentile concessione dell’Image Science & Analysis Laboratory, NASA Johnson Space Center.

Potete trovare il video sul sito Astronaut Phography of Earth: http://eol.jsc.nasa.gov/Videos/CrewEarthObservationsVideos/ sito realizzato dagli astronauti della ISS per conservare e condividere le riprese dalla ISS.

Loading

Cometa Tempel 1: l’impatto del 2005

Questa coppia di immagini (cliccare per ingrandire) mostra un confronto tra “un prima” e “un dopo” di una particolare area sulla superficie della cometa Tempel 1, che è stata oggetto di studio e sulla quale è stata fatta schiantare come un proiettile la sonda Deep Impact della NASA nel luglio 2005.

L’immagine di sinistra è una delle ultime immagini ad alta risoluzione ottenute dalla sonda Deep Impact prima di impattare sulla superficie nucleare. La freccia mostra la direzione del proiettile mentre il puntino giallo è il punto dove, pochi istanti più tardi, la sonda andrà a collidere. L’immagine di destra, invece, raffigura il pennacchio di materiale sollevato dall’impatto, così potente da oscurare la superficie. Questo secondo frame è stato ottenuto circa 700 secondi dopo l’impatto.

Queste due immagini mostrano due differenti angolazioni della cometa Tempel 1 viste dalla sonda Deep Impact della NASA (a sinistra) e dalla sonda Stardust della NASA (sulla destra). I due crateri, di circa 300 metri di diametro, aiutano i ricercatori a localizzare il punto d’impatto lasciato dalla sonda Deep Impact nel luglio 2005. Le linee tratteggiate correlano queste caratteristiche.
La sonda Stardust si è avvicinata alla cometa da un differente angolo lo scorso 14 febbraio 2011.

Stardust-NExT è una missione a basso costo che sicuramente farà aumentare le conoscenze della cometa Tempel 1 ricavate dalla Deep Impact.

L’Università del Maryland è stata responsabile della parte scientifica della Missione Deep Impact e il Project Management era gestito dal Jet Propulsion Laboratory della NASA, Pasadena, California. La sonda era stata costruita per la NASA dalla Ball Aerospace & Technologies Corporation, a Boulder, Colorado. Il JPL è una Divisione del California Institute of Technology di Pasadena.

Image credit: NASA/JPL-Caltech/University of Maryland Disponibile su: http://www.jpl.nasa.gov/spaceimages/details.php?id=PIA13858
Per informazioni su Deep Impact: http://www.nasa.gov/deepimpact .

Su questo Blog:

Le prime immagini della Cometa Tempel 1: http://tuttidentro.wordpress.com/2011/02/20/prime-immagini-della-cometa-tempel-i/

Il Nucleo Cometario: http://tuttidentro.wordpress.com/2010/07/24/il-nucleo-cometario/

Sabrina

Loading

STEREO: cinque anni di grande ricerca

Questa immagine mostra un’iniezione di massa coronale (CME) del 20 maggio 2011 come è stata ripresa dalla sonda STEREO della NASA ottenuta da una rielaborazione artistica con il veicolo spaziale che si sovrappone al Sole, a sinistra in primo piano.

Il 25 ottobre 2011 è stato festeggiato il quinto compleanno del lancio delle sonde gemelle Solar TErrestrial Relations Observatory (STEREO). In questi anni le sonde, una che precede la Terra e l’altra che la segue nel suo moto, si sono spostate in una posizione lungo la loro orbita ai lati opposti del Sole fornendo  una visione completa a 360° della nostra stella.

L’attività è iniziata il 6 febbraio 2011, proprio un anno fa. Nel prossimi mesi/anni i due satelliti continueranno a muoversi più lontano dalla Terra, nel lato opposto del Sole fino al 2015 continuando il loro viaggio fino a quando non si troveranno di nuovo vicino alla Terra nel 2019.

Crediti NASA/SDO/Holly Zell.

Una rappresentazione artistica della sonda STEREO. Crediti NASA.

Fonte NASA: http://www.nasa.gov/mission_pages/sunearth/news/gallery/stereo-5years.html

Ulteriori informazioni: http://www.nasa.gov/mission_pages/stereo/news/five-years.html

Sabrina

Loading

Page 2 of 3

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén