Blog di Marco Castellani

Scuola di Andrea, lezione di astronomia

    Sì, davvero: e’ stata una bella esperienza. Sono contento di aver fatto la lezione-seminario a scuola di Andrea, come mi aveva richiesto il suo professore di matematica. All’inizio avevo un pò di timore, ed anche un pò di incertezza su come prepararla, sul livello da tenere durante la spiegazione (è pur sempre una terza media), sulla scelta degli argomenti da trattare, etc…

    Il professore mi aveva dato carta bianca: avevo la libertà di impostare la lezione come meglio mi pareva. Anche il tempo non era poco, potendo disporre di circa un’ora e mezza. Dopo qualche incertezza sulla strategia da adottare, mi sono deciso – anche sulla base del materiale che avevo reperito – di muovermi su uno schema semplice “dal piccolo al grande”: partire cioè dai pianeti del sistema solare, per poi passare alla trattazione della Via Lattea, delle galassie vicine, del Gruppo Locale di galassie, e poi piano piano allargare il campo fino ad andare a parare sugli ammassi di galassie… e finalmente sull’Universo nel suo complesso, con le strutture a grande scala, e le risposte che possiamo dare alle fondamentali domande di sempre, tipo “quanto è grande l’Universo”, “quando è nato”, “come si evolverà nel futuro…”

    Nei giorni precedenti, preparando la presentazione al computer, avevo pensato di aggiungere delle slides su argomenti che personalmente trovo affascinanti, e che speravo interessassero anche ai ragazzi, tipo la stupefacente longevità della missione Voyager 2, la sonda orma giunta ai confini del Sistema Solare, lanciata nel 1977 ed ancora funzionante, il Telescopio Spaziale Hubble, e cos’ via. Avevo intuito – correttamente, come poi ho scoperto durante l’esposizione – che una relazione asettica avrebbe forse annoiato i ragazzi, mentre una visione più “partecipata” li avrebbe interessati in maniera maggiore.

    Così lunedì, con ancora qualche timore e incertezze, mi sono presentato a scuola di Andrea, ho parlato con il professore, e ho predisposto i miei strumenti, nella sala del teatro. Quando sono arrivati i ragazzi (Andrea compreso, ovviamente ), mi sono fatto coraggio e cominciato pian piano l’esposizione. Via via che parlavo e illustravo le varie slides, cominciavo a sentirmi più a mio agio, e inserivo nell’esposizione anche ricordi “personali” della mia attività prima di studente e poi di ricercatore: mi stupisco infatti continuamente di quanto la nostra conoscenza appunto delle domande “di base” sia progredita in appena una manciata di anni… Se penso che quando studiavo ed anzi iniziavo la mia attività si litigava ancora se l’Universo fosse vecchio 10 oppure 20 miliardi di anni, se fosse aperto o chiuso… mentre oggi si è abbastanza d’accordo sul fatto che sia vecchio 13,7 miliardi di anni (con una incertezza appena del 10%!)  e che con ogni probabilità sia destinato ad una perenne espansione… ed insieme la cosa “formidabile” che – in tutto questo – la materia “comune” sia appena il 5% dei costituenti dell’Universo, in larga parte formato da materia ed energia “oscura” di cui ancora ignoriamo la vera natura… ho provato semplicemente ad essere un pò “vero”, lasciando trapelare un poco del mio stupore.

    Insomma tante cose che ho cercato di trasmettere ai ragazzi, che nel complesso seguivano e facevano domande, anche spesso piuttosto pertinenti. Tra una cosa e l’altra, il tempo è volato,  siamo arrivati alla fine che ancora c’era tanto da dire, volendo. Comunque avevo la sensazione di essere riuscito a trasmettere “qualcosa”, in termini di cosa si  sà e cosa si  cerca di sapere, di come tante cose sono cambiate nella nostra concezione scientifica dell’Universo…

    Il professore è stato davvero contento, e mi pare pure i ragazzi. Io ho avuto la preziosa sensazione di come un lavoro come questo sia utile, anche culturalmente, e insieme il senso così gradevole di aver potuto condividere parte di questa mia modesta – ma ormai più che decennale – esperienza…! Una cosa che spero avrò occasione di rifare, insomma 🙂

PS la cosa più divertente l’ha detta il fratello più piccolo Simone, all’uscita da scuola. Pensavo non si ricordasse, ma invece mi ha subito chiesto della lezione. Quando gli ho detto che era andata bene, è sembrato sinceramente sollevato, e ha detto “Ah meno male! Avevo paura che mio papà potesse fare una figuraccia!!” (e si capiva che gli sarebbe davvero dispiaciuto!). Io ho fatto finta di offendermi per la sua incertezza, ma sotto sotto ero compiaciuto della sua sincera preoccupazione…

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1 Comment

  1. Anonimo

    Bella questa esperienza! Io nel mio piccolo sto facendo una cosa simile, dato che faccio 10 lezioni di minivolley alla classe di mia figlia. Però è vero, la prima volta non ci si sente mai così sicuri come di fronte al pubblico che siamo abituati ad avere. 😉

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