Blog di Marco Castellani

Giorno: 8 Marzo 2010

ESO 306-17, “triste” e solitaria…

In linea generale – come abbiamo più volte dettagliato in questo sito – le galassie possono essere riguardate come veri “oggetti sociali”; infatti a quanto risulta agli astronomi, non amano affatto stare da sole, ma si trovano  ordinariamente in gruppi affollati,  frequentemente interagenti. Per quanto diffuso, comunque, questo carattere “sociale” delle galassie non è veramente universale, come ci dimostrano queste recenti immagini del Telescopio Spaziale Hubble relative alla galassia isolata ESO 306-17. Galassie come questa sono così particolari, che  vengono indicate dai ricercatori come esempi del “caso delle galassie vicine mancanti”…

ESO 306-17 si trova a circa mezzo miliardo di anni luce dalla Terra: è una grande e luminosa galassia ellittica del cielo del sud, di un tipo noto come un “gruppo fossile”. Gli astronomi usano questo curioso termine per indicare la natura isolata di questi oggetti. Intorno a questo suo carattere “solitario” però si stanno incentrando le speculazioni degli studiosi: sono veramente assimilabili a “fossili”, queste galassie, nel senso di costituire gli ultimi residui di comunità una volta attive, oppure la realtà è… un pochino più sinistra? C’è chi pone il caso che potrebbero essere state proprio loro a divorare le galassie un tempo vicine a loro… !

A sostegno dell’ipotesi del cannibalismo, se così si può chiamare, vi sono diverse considerazioni. Di fatto, la gravità tende ad avvicinare tra loro le galassie già vicine (lavorando “contro” l’espansione dell’Universo, che invece mediamente ha la meglio quando le distanze in gioco sono veramente grandi), e in questo processo non è strano che le galassie grandi “annettano” quelle più piccole (la nostra Via Lattea ad esempio ha nella sua storia probabilmente  già un certo numero di siffatte “annessioni“). Da questo punto di vista, le galassie “solitarie” come ESO 306-17 si possono vedere sotto una luce completamente diversa: potrebbero infatti essere esempi di sistemi particolarmente voraci, strutture che non si sono fermate nello spasmodico accrescimento finché non hanno distrutto tutte le galassie più piccole originariamente presenti nelle loro vicinanze…

La galassie ESO 306-17: alle sue spalle, forse, una storia “controversa”…
Crediti: NASA, ESA e M. West (ESO)

Nell’immagine che presentiamo, presa con la Advanced Camera for Survey di Hubble, in effetti sembra che ES0 306-17 sia circondata da una miriade di altre galassie: di fatto però queste ultime sono galassie sullo sfondo, e non presentano vicinanza fisica reale con l’oggetto in indagine: ESO 306-17 invece “giace” come abbandonato in un esteso “mare” di materia oscura e gas caldo…

Nel suo esteso alone in realtà si possono trovare tracce della presenza di diversi ammassi globulari: spesso questi sistemi stellari sono rivelatori importanti di passati eventi di cannibalismo galattico, perché possono preservarsi integri nel passaggio da galassia a galassia. Gli scienziati dunque stanno concentrando la loro attenzione su questi ultimi, nella speranza fondata che possano rivelarci maggiori particolari sulla storia di galassie peculiari come ESO 306-17.

SpaceTelescope.org Press Release

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Marzo: il mese della revisione…

Come ho già scritto, non avrei sperato, all’inizio dell’impresa del NaNoWriMo (in quel di novembre dello scorso anno), che sarei riuscito a portare a termine la sana e saluatare “pazzia” di scrivere un racconto lungo di più di 50.000 parole, in un mese appena. Eppure, grazie al sostegno della mia consorte, la cosa andò incredibilmente a buon fine. Per la prima volta, il mio antico e perdurante sogno di aver scritto un libro – proprio un libro! – era stato realizzato. 
Aver portato questo libro “di qua”, dal regno splendente ma virtuale delle cose desiderate, a quello concreto di quelle realizzate: già questo sembrava qualcosa di veramente notevole. C’era però ancora da fare. Ed ecco che le antiche resistenze, i dubbi insinuati dall’implacabile e attivissimo editor interno, ricominciano a prendere consistenza – proprio nella delicata fase della revisione.

La revisione – come sto scoprendo – è fondamentale. C’è ora sulla carta (cioà in un file di OpenOffice.org) una storia, con un inizio e una fine, con dei personaggi, delle tematiche.  Bene, questa c’è, grazie al cielo. Però io “sento” e capisco dove c’è bisogno di raffinare, cambiare delle parti, levigare le molte ingenuità nella scrittura, innestare una complessità maggiore, quando possibile, cercando di essere almeno un poco polifonici, permettendo cioè la compresenza di temi più piccoli accanto al tema dominante., temi che si possano intrecciare.. tutte cose che io (non avendo frequentato alcuna scuola di scrittura) sto imparando da un confronto diretto e tentativamente onesto con il mio materiale.

Da questo punto di vista, è molto suggestivo – per me – scoprire che la scrittura gode di alcune “regole interne” che si possono avvertire semplicemente… scrivendo. Cioè lavorando sul proprio manoscritto, senza particolari conoscenze “teoriche”: in un certo senso, è lo stesso oggetto che mi detta le regole per il rapporto con lui.

Se è pur vero che sento attrazione (per lo scrivere) mista spesso ad imbarazzo (per il giudizio severo che dò sui miei risultati), è pure vero che mentirei se non dicessi che vedo praticamente in ogni situazione qual è la strada, la direzione verso cui lavorare per migliorare il pezzo che ho sotto gli occhi. Questa cosa anche mi sorprende, a volte.

In ogni caso, avverto ora il rischio molto concreto che questo manoscritto rimanga ad uno stato di “quasi completamento” per un tempo indefinito. La cosa è certamente possibile, legittima. Ma ho un problema, in questo. So che alla fine mi dispiacerebbe. E tanto. Indipendentemente dalla qualità di ciò che ho scritto. Rinunciare alla revisione fino ad un punto in cui mi ritengo soddisfatto, sarebbe un errore, per me.

Anche per questo mi sono iscritto al National Novel Editing Month (appena ne ho scoperto l’esistenza). L’obiettivo sarebbe di trascorrere almeno 50 ore nel mese di Marzo, nell’editing del proprio manoscritto. Stavolta sento che sarà difficile poter vincere; con tutte le cose da fare e gli impegni, non credo riuscirò a stare veramente 50 ore sul mio romanzo. Però provarci mi piace: più riuscirò a starci, meglio sarà. Più  lavorerò sul manoscritto, più mi avvicinerò al momento in cui finalmente dirò “Ok, così può andare. Ho fatto quello che riuscivo a fare. Ho finito il libro “

…Bel momento, no? 😉

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