Blog di Marco Castellani

Mese: Gennaio 2012 Page 3 of 5

Qualche problema per Cassini…

Gli ingegneri NASA che si occupano della missione Cassini, stanno conducendo in questi giorni alcuni test diagnostici sul sistema radio della sonda, in seguito al fatto che il segnale non è stato rilevato da Terra durante un passaggio avvenuto a dicembre. La sonda è stata costretta a comunicare con la Terra attraverso un sistema ausiliario.

Per la precisione, sembra vi sia stato un problema nell’oscillatore “ultra stabile”: questo viene utilizzato per un tipo particolare di esperimenti scientifici ed anche per inviare dati a Terra. La sonda sta utilizzando un oscillatore supplementare, la cui frequenza risulta adeguata per trasmettere dati dalla sonda verso Terra.

Successivi test, che saranno condotto nelle prossime settimane, saranno di notevole importanza per aiutare i manager della missione a decidere se sarà possibile riportare l’oscillatore ultra stabile in servizio effettivo.

Una immagine artistica di Cassini (Crediti: NASA/JPL)

Il punto è, parte dei dati raccolti usando l’oscillatore ausiliario saranno di qualità minore di quelli che si sarebbero ottenuti dall’impiego dell’oscillatore principale. In particolare, i segnali usati per gli esperimenti di occultazione – dove gli scienziati analizzano come i segnali radio siano influenzati dal passaggio attraverso gli anelli di Saturno, o dalla sua atmosfera e le sue lune, prima di arrivare a Terra – saranno certamente di qualità più bassa.

E non è tutto. Anche alcune misurazioni di gravità attraverso le quali Cassini studia la struttura interna di Saturno, saranno coinvolte dal “guasto”. Cassini conduce, nel complesso, ben dodici esperimenti scientifici.

La causa del problema è ancora incerta, ma si sospetta che l’età della sonda possa essere un fattore. In effetti Cassini è stata lanciata nel 1997 ed è in orbita intorno a Saturno dal 2004, un bel po’ di tempo! La quantità e la qualità dei dati inviati in questi anni è già di grandissimo valore scientifico (a Cassini dobbiamo anche diverse immagini di Saturno, le sue lune e i suoi anelli, davvero mozzafiato). Questa è comunque la prima volta che l’oscillatore ultra-stabile presenta un problema; speriamo possa essere risolto!

NASA Press Release

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Una supernova dal passato

Credits: X-ray: NASA/CXC/SAO & ESA; Infared: NASA/JPL-Caltech/B. Williams (NCSU).

Dalla combinazione di più immagini e dai dati provenienti da quattro telescopi spaziali diversi si è ottenuta qusta immagine in più lunghezze d’onda di quello che rimane del più antico esempio documentato di supernova, chiamata RCW 86, e che è rimasta visibile ad occhio nudo nel cielo per ben sei mesi. I cinesi l’osservarono nel 185 d.C. documentando un misterioso oggetto che era rimasto visibile per ben otto mesi. Le immagini in X del Chandra X Ray Observatory della NASA, dell’XMM-Newton Observatory dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) sono state combinate per ottenere i colori blu e verde che si osservano. I raggi X mostrano il gas interstellare riscaldato a milioni di gradi dal passaggio dell’onda d’urto proveniente dalla supernova.

I dati infrarossidello Spitzer Space Telescope della NASA, oltre che del Wide Field Infrared Survey Explorer (WISE) sono mostrati in giallo e rosso, e rivelano la polvere che irradia a temperature di parecchie centianaia di gradi sotto lo zero, temperature alte rispetto a quelle emesse dalla polvere normale della nostra Galassia.

Studiando i dati in X e nell’infrarosso, i ricercatori sono stati in grado di determinare che la causa dell’esplosione osservata ben oltre 2 000 anni fa, era una supernova di tipo Ia, nella quale una nana bianca, una stella nella fase finale di evoluzione, stava andando oltre il suo limite di stabilità quando una stella compagna ha trasferito materiale su di essa. Inoltre, i ricercatori hanno utilizzato i dati per risolvere un altro mistero: come è stato possibile un’esplosione di così grandi proporzioni in poco tempo. Col soffiare del vento prima della sua esplosione, la nana bianca deve essere riuscita a ripulire una profonda cavità, una regione di bassa densità che circondava il sistema. L’esplosione in questa cavità ha reso possibile che l’espansione avvenisse più velocemente di quanto avrebbe potuto altrimenti.

E’ la prima volta che questo tipo di cavità viene osservata in un sistema con una nana bianca prima dell’esplosione. I ricercatori affermano che i rusultati possono avere delle implicazioni significative per le teorie di sistemi binari di nane bianche e per supernove di tipo Ia.

RCW 86 è ad una distanza di circa 8 000 anni luce dalla Terra. Si stima che il suo diametro si di 85 anni luce e che occupi una regione in cielo nella regione meridionale del Circinus che è più grande della Luna piena.

Credits: X-ray: NASA/CXC/SAO & ESA; Infared: NASA/JPL-Caltech/B. Williams (NCSU).
Fonte Chandra X Ray Observatory: http://www.nasa.gov/mission_pages/chandra/multimedia/oldest_supernova.html

Sabrina

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Sherlock Holmes e il misterioso resto di supernova…

“Una volta che elimini l’impossibile, quello che rimane – per quanto improbabile – deve essere vero”, avrebbe detto Sherlok Holmes. Ecco qui un caso in cui tale massima si applica in pieno…

Utilizzando il Telescopio Spaziale Hubble, gli astronomi sono riusciti a risolvere un puzzle che li aveva tenuti occupati da tempo: la questione era centrata sulla natura della stella progenitrice di una supernova in una galassia vicina. I nuovi dati raccolti da Hubble infatti permettono di scegliere uno tra i diversi scenari teorici che erano stati avanzati riguardo la natura della stella esplosa a supernova.

Basandosi su osservazioni precedenti raccolte con telescopi a terra, i ricercatori già sapevano che un tipo particolare di supernova, chiamata “Ia”, era all’origine della struttura denominata SNR 0509-67.5, lontana circa 170.000 anni luce, nella galassia chiamata Grande Nube di Magellano. Il problema era determinare la natura esatta della stella, o delle stelle, che avevano originato la supernova stessa.

L'occhio di Hubble ha aiutato a capire la natura di un resto di supernova, tagliando via le ipotesi non verificate (Crediti: NASA, ESA, CXC, SAO, the Hubble Heritage Team (STScI/AURA), and J. Hughes (Rutgers University))

Da notare che la cosa in se stessa è di importanza decisiva, perché le supernovae di tipo Ia sono gli oggetti celesti principali per misurare l’accelerazione dell’universo. Dunque la loro comprensione è importante per una lunga serie di tematiche, che vanno dalla fisica stellare alla cosmologia.

Ebbene, per anni gli astronomi hanno cercato una possibile stella compagna di una nana bianca, senza trovarla, portati a tale convinzione dalle speculazioni teoriche. Ora nemmeno Hubble l’ha vista, pur avendo il necessario potere risolutivo. Esiste solo una soluzione: che la supernova sia originata da due nane bianche in orbita molto stretta.  Le due nane si sarebbero così progressivamente avvicinate fino a fondersi in una struttura più grande, ma istabile, che dunque è esplosa.

La giovane età dei resti di supernova, porta ad escludere che eventuali stelle residue possano aver abbandonato la struttura: non ne avrebbero avuto il tempo.

Tolto tutto il resto, l’improbabile (le due nane bianche, in questo caso) deve essere vero. In fondo, lo sappiamo, la scienza procede “tagliando” via le ipotesi che non vengono verificate dall’indagine empirica: sono sempre i fatti, che decidono…

HubbleSite Press Release

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La tempesta su Saturno: altri dettagli

L’enorme temporale nell’emisfero nord di Saturno che sta avvolgendo tutto il pianeta. Si osseva il sottile anello (qui in azzurro) e la proiezione dell’ombra degli anelli sulla superficie. Image credit: NASA/JPL-Caltech/SSI.

Nel dicembre 2010 qualcosa di davvero spettacolare è capitata a Saturno. Una massiccia ed estesa tempesta di fulmini, che hanno prodotto temporali in modo violento, è scoppiata nel nord del pianeta a medie latitudini nell’atmosfera del pianeta ed è cresciuta fino a raggiungere proporzioni gigantesche. In gennaio 2011 il temporale aveva avvolto il pianeta, sviluppando un grandioso numero di dettagli e particolari che ricordavano le nubi sul pianeta Giove.

Conosciuta come Grande Macchia Rossa, queste enormi tempoeste non sono nuove su Saturno, sono piuttosto comuni e si manifestano praticamente ogni anno. Mentre esse sono comuni nel nord del pianeta durante la stagione estiva, questo si è manifestato quando era ancora privamera. Questo ha reso la tempesta su Saturno una Super Tempesta, un fenomeno sicuramente inatteso.

“Prima dell’equinozio di primavera nel nord del pianeta dell’agosto 2009, quando il Sole splendeva nell’emisfero sud, la posizione di tutti i fenomeni temporaleschi era osservati in una banda che circondava il pianeta a circa 35 gradi di latitudine sud che i ricercatori avevano soprannominato “Tempesta Alley”. Con grande perplessità, questa nuova tempesta, che nella sua massima estensione era circa 500 volte maggiore di qualsiasi altra tempesta mai vista prima dalla sonda Cassini e circa otto volte la superficie della Terra, si è formata a circa 35 gradi di latitudine nord” ha affermato Carolyn Porco, a capo del team di ricercatori che studiano le immagini della sonda Cassini e vincitrice nel 2010 della Carl Sagan Medal della American Astronomical Society, una delle donne più prestigiose e famose nell’ambito degli studi planetari.

“L’ombra proiettata degli anelli di Saturno sulla superficie ha un forte effetto stagionale, ed è possibile che l’input per la formazione di potenti tempeste che si trovano nell’emisfero nord sia legato al cambiamento stagionale e al cambio di posizione dell’ombra dell’anello di Saturno. Ma perchè la simmetria evidentemente emisferica nell’eruzione del temporale esista non è ancora nota” ha aggiunto la ricercatrice.

La sonda spaziale Cassini della NASA ha pure ascoltato i suoni emessi dal temporale. Molto simile al nostro fulmine che provoca un effetto statico su una radio AM, Saturno crea un fenomeno noto come Saturn electrostatic discharges, ossia delle scariche elettrostatiche. Se volete ascoltare queste scariche elettrostatiche cliccate qui:
www.nasa.gov/mp3/566776main_pia14310.mp3 .

“La tempesta è anche una fonte importante di rumore radio, che si origina da fulmini che si trovano in profondità nell’atmosferfa del pianeta. Come sulla terra, il fulmine è prodotto nelle nubi di acqua, dove la pioggia e la grandine generano elettricità. Il mistero è perchè Saturno sia in grado di immagazzinare energia per decenni e rilasciarla tutta in un sola volta. Questo comportamento è diverso da quello che si ha sulla Terra e su Giove, dove vi sono parecchie tempeste che si verificano in qualsiasi momento” ha aggiunto la dottoressa Porco.

La sonda Cassini della NASA ha catturato questa immagine in falsi colori dell’immenso temporale che si sta sviluppando nell’atmosfera di Saturno nell’emisfero nord. Image credit: NASA/JPL-Caltech/SSI.

Violento, ma incredibilmente bello… Questa immagine in falsi colori mostra le nuvole a diverse latitudini come osservata dalla sonda Cassini da una distanza di circa 2,4 milioni di chilometri. Il blu rappresenta le zone ad alte latitudini e semi-trasparenti; il giallo e bianco sono le regioni otticamente spesse ad alta quota; il verde è la regione intermedia, mentre il rosso ed il marrone sono le quote basse accessibili dalle nubi più alte. Infine, il blu scuro, una sorta di nebbia sottile e sotto il pianeta. I ricercatori ipotizzano che il fulmine si formi a livello delle basse nubi dove il ghiaccio d’acqua è ricoperto di ammoniaca cristallizzata.

“Questa tempesta è emozionante, perchè dimostra come i cambiamenti stagionali e l’illuminazione solare possono drasticamente modificare le condizioni meteorologiche su Saturno” ha dichiarato George Fischer, ricercatore nella scienza delle onde radio e del plasma presso l’Accademia delle Scienze austriaca a Graz. “Abbiamo osservato formazione di temporali su Saturno per almeno sette anni tanto che monitorando un temporale in modo differente dagli altri ci ha un po’ spiazzati” ha concluso Fischer.

Questa immagine, presa con un filtro blu, mostra chiaramente la tempesta su Saturno. La principale macchia scura è enorme con una dimensione di circa 6 000 chilometri, circa metà le dimensioni della Terra stessa. Includendo anche la coda del temporale che si osserva sulla parte destra, l’intero sistema temporalesco ha dimensioni che vanno oltre i 60 000 chilometri.

E’ curioso notare che, controllando nell’archivio di immagini della sonda Cassini, si trovano una grande quantità di immagini prese con filtri infrarossi che mettono in luce il gas metano, abbondante nell’atmosfera di Saturno:

una maggior quantità di dettagli si possono osservare in questa immagine. Nell’ovale principale vi è una macchia con una quantità di metano inferiore (a sinistra) e una macchia luminosa sulla destra con un debole anello di nubi che stanno circolando. Anche le bande sul pianeta si possono individuare più facilmente in queste immagini infrarosse. La tempesta è così vasta che è stata scoperta dagli astrofili con i loro strumenti da Terra.

Fonte DiscoveryMagazine: http://blogs.discovermagazine.com/badastronomy/2010/12/28/a-saturnian-storm-larger-than-worlds/
Original Story Source: JPL / NASA News, 6 luglio 2011: http://www.jpl.nasa.gov/news/news.cfm?release=2011-203

Altre informazioni e immagini su JPL-NASA: http://www.jpl.nasa.gov/news/news.cfm?release=2011-203
Universe Today: http://www.universetoday.com/87269/the-sights-and-sounds-of-saturns-super-storm/
ScienceDaily: http://www.sciencedaily.com/releases/2011/07/110706143305.htm
Space.com: http://www.space.com/13668-monster-saturn-storm-photos-cassini-spacecraft.html

Sabrina

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Keplero trova tre piccoli esopianeti

Gli astronomi, usando i dati provenienti dalla missione Kepler della NASA, hanno trovato i tre più piccoli pianeti mai rilevati in orbita attorno ad una stella diversa dal Sole. I pianeti orbitano intorno ad una stella singola, chiamata KOI-961, e hanno raggi da 0,57 a 0,78 volte quello della Terra. Il più piccolo, per capirci, ha le dimensioni di Marte

Tutti e tre i pianeti dovrebbero essere rocciosi al pari della Terra, ma in orbita più vicina alla loro stella, il che li rende troppo caldi per essere nella zona abitatile, ovvero la zona dove è possibile la presenza di acqua allo stato liquido. La scoperta è comunque notevole, perchè degli oltre settecento pianeti confermati in orbita intorno ad altre stelle (chiamati esopianeti), solo una manciatina sono noti per essere rocciosi.

Una rappresentazione artistica di un sistema planetario molto compatto, come quello trovato da Keplero (Crediti: NASA/JPL-Caltech)

NASA Press Release

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Tutti i più grandi temporali del Sistema Solare

Facciamo un breve escursus storico con le immagini dei più potenti temporali che si sono presentati in questi anni sui pianeti e sul Sole.

L’idea prende spunto da un articolo apparso su Space.com: http://www.space.com/12754-photos-strongest-storms-planets-solar-system.html intitolato: ” Photos: Most Powerful Storms of the Solar System”.
La foto di apertura mostra la grande macchia rossa come vista dal Voyager II. Credit: NASA/JPL-Caltech.

Un’immagine di Saturno ripresa nel dicembre 2010 dalla sonda Cassini che mostra un enorme temporale con un’estensione in latitudine e longitudine si estende per 10 000 chilometri e 17 000 chilometri, rispettivamente. La testa del temporale si estende in latitudine per una distanza da Londra a Cape Town. Una “coda” temporalesca sta emergendo dal lato sud in direzione est.  Credit: Carolyn Porco and CICLOPS; NASA/JPL-Caltech/SSI.

Credit: NASA via Ron Garan/@Astro_Ron.
L’astronauta Ron Garan ha inserito su Twitter questa immagine dell’uragano Irene osservato dalla Stazione Spaziale Internazionale il 24 agosto 2011 con la seguente descrizione:”Ominous view #FromSpace of Hurricane #Irene east of the Bahamas @ 3:14pm EST today. East FL coast is calm b4 storm.”

La grande macchia scura su Nettuno accompagnata da nubi bianche che si trovano a latitudini maggiori, come osservata dalla sonda Voyager II. Credit: NASA/JPL-Caltech.

Un esagono bizzarro si forma sulla superficie di Saturno e circonda il polo nord di Saturno a circa 78 gradi di latitudine nord, catturato dallo spettrometro che mappa la superficie nel visibile e nell’infrarosso a bordo della sonda Cassini della NASA. Credit: NASA/JPL/University of Arizona.

La tempesta perfetta. Mercoledì 13 luglio 2011: un enorme temporale su Saturno si è sviluppato da un piccolo punto 12 settimane prima nell’emisfero nord a latitudini intermedie. Questo temporale, qui ancora attivo, è il più grande e il più intenso mai osservato da Saturno dalle sonde Voyager o Cassini. Come si osservano dalle altre immagini dello stesso temporale, esso ha una circonferenza di 300 000 chilometri. Da nord a sud esso copre una distanza che è pari a circa 15 000 chilometri.  Credit: NASA/JPL-Caltech/SSI.

Il grandioso flare solare catturato dal Solar Dynamics Observatory il 12 luglio 2011.
Credit: NASA/SDO/GSFC.

Un nuovo temporale su Giove si è presentato nell’aprile 2005 e catturato dall’Hubble Space Telescope. Una seconda macchia rossa in formato ridotto (la NASA l’ha chiamata Jupiter’s Red Spot Jr.) che mostra un cambiamento climatico su Giove. Credit: NASA, ESA, A. Simon-Miller and I. de Pater.

Giove ha una nuova macchia rossa…. Immagine ripresa il 27 febbraio 2006. Credit: Christopher Go via NASA, Cebu, Filippine.

Tutte le immagini sono scaricabili sul sito di Space.com: http://www.space.com/12754-photos-strongest-storms-planets-solar-system.html .

Sabrina

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Coltivare la gratitudine

Niente, a volte mi sembra di poter pensare allo spazio interiore come ad un giardino, oppure ad un parco; va curato e mantenuto pulito, in ordine. Seguendo un ideale di armonia, da perseguire per la sua bellezza, ma senza impazienza. Ci vuole cura e amore di sè, che è tutto il contrario della superbia e della vanagloria. Se penso ad un giardino mi viene più facile capire che devo guardare a me e ai miei pensieri con rispetto, premure e attenzione. Altrimenti crescono le erbacce, oppure non cresce niente del tutto, rimante terreno arido.

Sembrerebbe tanto facile, tanto immediata, la cura di sè. Eppure non è tanto vero; io mi bistratto molto facilmente. Volentieri mi faccio buttar giù da stupidaggini; dò molto più credito ai pensieri svalutativi e depressivi che agli altri. Accantono facilmente una lode, un incoraggiamento, una dimostrazione di stima sincera. E un piccolo rilievo, una minuscola critica, mi mette al tappeto, o mi irrita profondamente.

Perdo tempo a pensare a quello che la gente può pensare di me, a come mi vede, a come posso apparire.

Invece la direzione da prendere è un’altra.

Dolcezza, pazienza. Verso me stesso. E gratitudine. Coltivare la gratitudine come atteggiamento abituale. Mandar via i pensieri negativi, per dimorare in quelli buoni. Ce ne ho di strada da fare! La meta vale senz’altro il viaggio: essere più tranquilli, avere più forza per sognare “in grande” e investire tutte le energie risparmiate dagli atteggiamenti sbagliati, nella realizzazione dei propri sogni.

Meglio mettersi in cammino subito, non perdere altro tempo…

Pubblicato tramite DraftCraft app

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Un po’ di sole, ogni settimana…

Nel novembre dello scorso anno l’Immagine della settimana per il Solar and Heliospheric Observatory (brevemente, SOHO) ha raggiunto un traguardo notevole, come ci specifica il sito della NASA: la sua cinquecentesima edizione. L’immagine settimanale da SOHO gode ormai di una popolarità più che ottima. La formula è molto semplice: ogni settimana il team sceglie una immagine, o un video, particolarmente significativa, e la pubblica in una apposita pagina web, insieme ad un breve commento.

La serie di immagini “della settimana” (o del “giorno”) è un accadimento ormai non troppo infrequente per i siti di divulgazione astronomica; probabilmente il più famoso è l’incontrastato APOD, Astronomical Picture of the Day. Tuttavia diversi altri siti presentano immagini scelte periodicamente come più rappresentative, e seguirle è un buon modo per imparare e per familiarizzarsi con un pezzetto di universo, giorno per giorno. Se volete c’è anche l’ammasso globulare del giorno, che guadagna volta per volta la prima pagina del Galactic Globular Clusters Database (per trasparenza, va forse detto che lo cura il sottoscritto… va beh, mica potevo non citarlo…!)

Uno "sbaffo" dal sole così, non poteva non guadagnarsi il titolo di "Immagine della settimana" per SOHO/STEREO !!

Il progetto SOHO è una collaborazione tra ESA (cioè l’agenzia spaziale europea) e NASA. La sonda SOHO è stata ideata allo scopo di studiare la struttura interna del Sole, la sua estesa “atmosfera” ed anche l’origine del vento solare, il flusso di particelle altamente ionizzate che fuoriescono in continuazione dal Sistema Solare verso gli spazi esterni.

L’immagine della settimana, partita soltanto con SOHO, ha poi potuto inaugurare una fruttuosa sinergia: dal 2006 anche i dati provenienti dalla sonda STEREO (Solar Terrestrial Relation Observatory) sono stati inclusi nelle edizioni settimanali: da allora la ribalta è concessa allo strumento i cui dati, volta per volta, sembrano poter guadagnare l’attenzione più vasta.

E tutti insieme, ci aiutano a capire che il nostro sole è molto più complesso ed esuberante di quanto avremmo forse pensato.

Le stelle stanno a guardare, magari sì. Ma non sono tanto immobili!

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