Blog di Marco Castellani

Mese: Settembre 2010 Page 3 of 5

Lavora sulla luna, basta andare online!

Questa sera ho ricevuto un mail decisamente interessante, tanto che mi pare utile riportarvelo quasi per intero…

“Vi andrebbe di aiutare a classificare un’area della estensione del Mar Morto questo fine settimana? I prograssi possono essere apprezzati collegandosi alla pagina  http://www.moonzoo.org/moonometer, ma leggete pure aventi per scoprire di più.

La notte tra il 18 e il 19 settembre sarà quella dell’evento (che speriamo si ripeta annualmente) dell’Osservazione Internazionale della Luna (http://observethemoonnight.org/). Come parte di questo evento veniamo a chiedervi due cose. La prima, di uscire, guardare in alto, e godere dello spettacolo della luce lunare. Guardatela bene, la luna, poiché state prendendo parte ad una esperienza condivisa, pensiamo, da migliaia di persone intorno al mondo.

Poi tornate dentro e collegatevi al sito http://www.moonzoo.org ! Grazie al contributo di persone come voi, Moon Zoo ha già fornito alla comunità scientifica una serie di informazioni riguardo la posizione di creteri, sonde spaziali e caratteristiche geologiche per più di 24.000 miglia quadrate di suolo lunare. Questa area che è stata accuratamente scrutata è grande tre volte l’ampiezza del Galles. Per l’occasione della “notte internazionale dell’osservazione della luna” vogliamo classificare 20.000 immagini tra adesso e il 19 settembre. In questi quattro giorni, col vostro aiuto, aggiungeremo all’era classificata 275 miglia quadrate di nuove indagini. L’ampiezza del Mar Morto, o due volte la grandezza della città di Chicago.

Il logo del sito Moon Zoo, che permette di partecipare alle indagini sulla natura del suolo lunare

Ok, non sappiamo cosa si potrà trovare nelle immagini, ma sappiamo già che la luna ha un sacco di scoperte in attesa di essere compiute, come dimostra anche il volume di informazioni che ci è arrivato dalla Lunar Reconnassaince Orbiter. Potreste essere voi a scoprire qualcosa di particolare capace di aprire nuovi orizzonti alla comprensione della geologia lunare!

Potete tener traccia di quello che voi ed altri “Zooites” stanno facendo per aiutarci ad arrivare all’obiettivo al sito http://www.moonzoo.org/moonometer. (la parte davvero “impressionante” però la raggiungete collegandovi a http://www.moonzoo.org/live ove potete vedere istante per istante cosa stanno “investigando” le varie persone in diverse parti del mondo, ndt)

Vi va di invitare i vostri amici a giocare? Potete anche trarre vantaggio dall’applicazione Facebook (http://apps.facebook.com/moonzoo), che vi permette di condividere con gli amici le scoperte geologiche fatte sul suolo lunare….

In breve, guardate la luna, poi andate online e contribuite alla scienza. Grazie per il vostro aiuto.”

Adattato da una comunicazione del sito Moon Zoo agli iscritti (il processo di iscrizione è semplice e gratuito). Il mail originale in inglese è a visibile a questo link.

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Un viaggio nella Nebulosa Carena

Davvero intriganti, le immagini restituite dal Telescopio Spaziale Hubble della Nebulosa Carena! Nel freddo vuoto cosmico, la radiazione proveniente dalle stelle più grandi scava via materiale dalle gelide nubi molecolari, creando strutture bizzarre ed alquanto fantasiose… Rimangono delle specie di immensi “pilastri” di idrogeno e polvere, che determinano l’aspetto così peculiare e caratteristico della nebulosa.

Cosmic Ice Sculptures: Dust Pillars in the Carina Nebula
Source: Hubblesite.org

L’immagine è in realtà formata da una composizione di diverse foto scattate da Hubble nella Nebulosa Carena, nell’anno 2005, nella “banda dell’idrogeno” (luce emessa dagli atomi di idrogeno) insieme con analoghe osservazioni acquisite quest’anno nella “banda dell’ossigeno”. In entrambi i casi è stata utilizzata la Advanced Camera for Surveys (ACS).

L’immensa Nebulosa Carena si estende per circa 7500 anni luce nella costellazione Carena, del cielo del sud.

HubbleSite Press Release (si veda anche il video su YouTube con un zoom dell’immagine)

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Se BP Piscium nasconde la sua età…

L’immagine  mostrata qui sotto rappresenta una vista della stella BP Piscium nella banda X e in banda ottica (sinistra) accompagnata da una rappresentazione “artistica” dell’oggetto stellare (destra). BP Piscium può essere pensato come una versione “evoluta” del nostro Sole, e si trova a circa un migliaio di anni luce dalla Terra.

BP Piscium è circondato da un disco spesso e ricco di polvere, ed ha un paio di jet che fuoriescono dal sistema, espandendosi per lunghezze di diversi anni luce (probabilmente molto più allargati di quelli mostrati in figura, rappresentati ristretti per chiarezza). A motivo del disco di polveri, la superficie della stella risulta impenetrabile per la luce in banda ottica e nel vicino infrarosso. Di fatto, dunque, la recente osservazione della sonda Chandra rappresenta la prima rilevazione diretta della stella.

X-ray (NASA/CXC/RIT/J.Kastner et al), Optical (UCO/Lick/STScI/M.Perrin et al); Illustration: NASA/CXC/M.Weiss

L’osservazione lungi dall’essere di “routine”, ha rivelato interessanti peculiarità: difatti il disco e i jet, visibili in banda ottica, forniscono una evidenza di come PB Piscium abbia (alquanto voracemente….) “assimilato” a se una stella vicina, o forse un pianeta gigante. Questo è probabilmente avvenuto quando la stella è arrivata in procinto di esaurire il suo combustibile nucleare e si è gonfiata ed espansa, entrando nella fase di “gigante rossa“.

Siccome disco e jet sono spesso prerogativa delle stelle giovani, fino ad oggi si pensava che anche BP Piscium lo fosse. I dati di Chandra però ci inducono a pensarla diversamente, poichè l’emissione in banda X appare molto più debole di quanto ci si dovrebbe attendere da stelle veramente giovani. Questo ed altri argomenti, inducono ora a pensare che la stella sia in fase avanzata di evoluzione: potremmo forse dire, con un pò di umorismo, che Chandra non si è fatta influenzare dal comportamento civettuolo della stella, ma ha capito la sua vera età 🙂

Chandra Press Release

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Preparativi per una partenza

Siamo all’Orbiter Processing Facility-3 del Kennedy Space Center di Houston (Texas). Nel giro di alcune ore lo Space Shuttle Discovery verrà trasportato fuori dal Orbiter Processing Facility-3 verso il vicino edificio di assemblaggio, chiamato Vehicle Assembly Building, dove verranno agganciati i due booster laterali e il serbatoio centrale per la nuova missione, la STS-133 in programma per il 01 / 11/ 2010. Qui il Discovery è ancora all’interno dell’Orbiter. L’alba è appena arrivata. Cortesia NASA.

Montato su un trasporto speciale, lo space shuttle Discovery viene spostato dall’Orbiter Processing Facility-3 verso l’edificio di assemblaggio. Qui lo Shuttle è ancora all’interno dell’Orbiter. Cortesia NASA.

Un paio di immagini dello Shuttle Discovery nel suo percorso verso il Vehicle Assembly Building. La mattinata è quasi conclusa ma i lavori sono frenetici. Cortesia: NASA.

Sabrina Masiero

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Hercules, o la galassia di transizione…

Il quadro generale che ormai si va consolidando, vuole che gran parte della nostra Galassia sia costituita da stelle “cannibalizzate” da galassie esterne, perlopiù galassie nane. Questa evidenza infatti si integra molto bene con altri dati sperimentali, che costituiscono tutti insieme il quadro generale della formazione delle galassie: questa al giorno d’oggi si ritiene più un processo di progressivo addensamento di piccoli pezzetti, piuttosto che un singolo, gigantesco “collasso” di gas e stelle.

Mentre diversi filamenti di queste probabili galassie “distrutte” occupano, come è logico attendersi, le parti più esterne della Galassia, ed altri oggetti ancora sono rimasti in forma di galassie nei dintorni della Via Lattea, non molti agglomerati di stelle sono stati trovati finora nel ruolo di satelliti, con evidenti segnali di distruzione mareale.

Una grande galassia a spirale (come la Via Lattea) può indurre la frammentazione di tante piccole galassie nane al suo intorno (Crediti: Jon Lomberg)

Adesso un nuovo studio, pubblicato nel fascicolo di ottobre della prestigiosa rivista Astrophysical Journal, suggerisce come la galassia satellite Hercules possa costituire propri un esempiodi una delle prime “forme intermedie” di tal guisa.

Difatti, analizzando le caratteristiche dell’orbita, i ricercatori sono arrivati alla conclusione che il passaggio vicino alla Via Lattea (si pensa che in un remoto futuro passi a circa seimila parsec dal centro galattico) potrebbe anche provocare la distruzione della piccola galassia, che in tal caso disperderebbe le proprie stelle all’interno della Via Lattea.

I dati non permettono di arrivare ad una ferma conclusione riguardo al destino di Hercules: tuttavia, se pure non è destinata a diventare un altro flusso di stelle nella nostra Galassia, diciamo che davvero poco ci manca…

Adattatamento di un articolo di Universe Today

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Ogni volta…


Poesia
Originally uploaded by Roby1kenobi

Ogni volta che leggo di poesia
mia moglie diventa
più bella


e ho più voglia
di amarla


ho più voglia
di sentire musica,


di sorridere.


Si solleva il velo opaco
della realtà
e il grande inganno
per un poco si svela.


Si scopre il cuore
di carne


la possibilità laterale
della felicità


Cos’ forte che quasi la temo,
questa gioia.


Chi sei tu, dunque,
poesia?

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Nuove immagini da HIRISE


Al centro dell’immagine un’aread nell’emisfero nord di Marte a latitudine intermedia, un giovane cratere di circa 6 metri di diametro. Si osserva del materiale chiaro, di colore blu in questa foto a falsi colori. Crediti: NASA/JPL-Caltech/University of Arizona.

Immagine disponibile su: http://www.nasa.gov/mission_pages/MRO/multimedia/gallery/pia13315.html .

Centinaia di nuove immagini ottenute dalla camera High Resolution Imaging Science Experiment (HIRISE) a bordo del Mars Reconnaissance Orbiter della NASA offrono una visione molto dettagliata di numerosi paesaggi marziani. Nuovi aspetti interessanti sono emersi in particolare dalle 314 osservazioni compiute tra il 6 giugno e il 7 luglio 2010 che sono ora disponibili sul sito di HIRISE:  http://hirise.lpl.arizona.edu e del Planetary Data System della NASA: http://pds.jpl.nasa.gov .

La camera è uno dei sei strumenti dell’MRO che ha raggiunto Marte nel 2006. Ulteriori informazioni su: http://mars.jpl.nasa.gov/mro .

Fonte NASA: http://www.nasa.gov/mission_pages/MRO/news/mro20100804.html

Sabrina Masiero

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Hubble e gli oggetti distanti del Sistema Solare

Quello che mostriamo qui sotto è una rappresentazione artistica di un frammento (alquanto butterato…) di un residuo della formazione del nostro Sistema Solare, che fa parte degli “oggetti trans nettuniani” (TNO). La maggior parte di tali oggetti sono piccoli e molto poco luminosi, il che li rende davvero difficili da individuare (tanto per averne un’idea, si può dire che siano circa cento milioni di volte più deboli di qualsiasi oggetto visibile ad occhio nudo!).

La rappresentazione di un oggetto transnettuniano. La stellina sullo sfondo, è il Sole (Crediti: NASA, ESA, and G. Bacon, STScI)

Alcuni astronomi, spulciando gli archivi delle osservazioni di Hubble, sono stati in grado di aggiungere ben 14 TNO al catalogo di quelli noti. Ma questo è solo l’inizio: la ricerca appare molto promettente, tanto che si pensa che se ne possano trovare addirittura centinaia. Un’altra dimostrazioni di come ormai anche solo esaminando i dati già raccolti si possano fare diverse eccitanti scoperte (il che dà motivo ad iniziative come il Virtual Observatory, di cui sicuramente riparleremo in un prossimo futuro)

Gli oggetti TNO appena trovati presentano una grandezza che va da 40 a 100 km di diametro (più o meno). Nell’illustrazione, il Sole è così distante che è ridotto ad una stella brillante alla distanza di milioni di chilometri.

Per maggiori informazioni, si può visitare il seguente sito web: http://www.cfa.harvard.edu/news/2010/pr201015.html

Notizia adattata da HubbleSite.org.

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