Blog di Marco Castellani

Mese: Settembre 2009 Page 3 of 5

Il ritorno di Buzz Lightyear

Il lettore non sia confuso dai titolo di questo post: non stiamo annunciando un terzo film della serie…! Volevamo solo far sapere che il personaggio della Disney Buzz Lightyear – ben noto agli affezionati di Toy Story – è ritornato dallo spazio proprio qualche giorno fa, utilizzando la missione Discovery STS-128, dopo essere stato per ben 15 mesi a bordo della Stazione Spaziale Internazionale.

Il famoso “Buzz” immortalato nel momento del ritorno sulla Terra.
Crediti: NASA

Il tempo che Buzz ha trascorso sulla stazione spaziale è stato impiegato dai programmi educativi della NASA: in particolare, dalla creazione di una serie di programmi e giochi educativi da mettere a disposizione online. la NASA infatti ha in programma di creare un nuovo gioco, con associato un concorso, per i ragazzi delle scuole lungo tutto il territorio americano. Al proposito, Maggiori dettagli saranno annunciati dall’ente spaziale statunitense all’inizio del prossimo mese: non dubitiamo come il fatto che ci abbia lavorato Buzz … sarà sicuramente una garanzia per l’interesse dei più giovani scolari americani  🙂

In attesa di saperne di più… bentornato sulla terra, Buzz!

NASA – The Return of Buzz Lightyear

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Tornare a scuola… e al blog.

Curiosamente, guardando gli accessi ai miei blog, mi sono accorto di un pò di contatti che puntavano ad un post che ho scritto nel 2007: la “potenza” di Google (e dopottutto questo blog è sotto la sua giurisdizione…) che rispondeva alle ricerche riguardo il “ritorno a scuola” mostrando il mio post.

Allora me lo sono riletto… e mi sono ritrovato di colpo nelle considerazioni e nelle impressioni che avevo due anni fa, al momento della ripresa della scuola per i miei bimbi: è come se le avessi sempre avute in mente, ma non potessi accedervi se non rileggendo quanto avevo scritto a suo tempo. Rileggere quello che ho scritto è sempre un’operazione curiosa, per me. Sarà perchè ho davvero poca memoria, ma spesso è come se leggessi una cosa “nuova” scritta da qualcun’altro. Qualcuno che però (non sorprendentemente, potreste pensare a buon diritto) scrive nel modo che più mi piace, dando rilievo ed enfasi agli argomenti che mi stanno più a cuore, scegliendo le parole che mi piacciono di più.

Scrive come piace a me. Ecco perchè non posso solo leggere quello che scrivono altri, perchè devo scrivere qualcosa di mio. Non è infatti questione di quanto sia imperfetto, quello che scrivo. E’ piuttosto questione che quello che scrivo si muove esattamente nel sistema di coordinate che mi sta a cuore; dà respiro ed esposizione a quello che mi “preme”. Ne riconosco spesso la bruciante imperfezione ma non posso separarmente, non posso allontanarlo. E’ mio.

Allora anche riprendere con più frequenza questo blog mi sembra abbia senso, come proposito per il nuvo “anno scolastico”. Twitter, Facebook e cose simili hanno al momento l’esposizione maggiore sul web (e anche io li uso, spesso con soddisfazione). Però uno spazio in cui l’attività di scrivere trovi maggior respiro forse ci vuole ancora. Almeno per me.

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Hydra A, il buco nero che espelle ferro…

L’immagine ospitata sul sito della missione Chandra mostra l’ammasso di galassie chiamato Hydra A: nell’immagine a falsi colori,il gas caldo (circa 10 milioni di gradi!) è rappresentato in colore blu, mentre i getti di emissione radio osservati dal Very Large Array in colore rosa. I dati ottici sono in giallo, e provengono dal Canada-France-Hawaii Telescope e dalla Digital Sky Survey e mostrano le galassie all’interno dell’ammasso stesso. 

Le accurate analisi dei dati di Chandra mostrano come il gas che si trova in direzione dei getti radio è arricchito di ferro ed altri metalli in maniera rilevante. Gli scienziati ritengono che questi elementi siano stati prodotti da esplosioni di Supernovae di “Tipo Ia” avvenute in una grande galassia situata dalle parti del centro dell’ammasso. Un potente “scoppio” dal buco nero supermassivo poi avrebbe spinto il materiale all’esterno, su distanza che si possono estendere anche per 400.000 anni luce, cioè anche oltre la regione mostrata nell’immagine. Si ritiene che dal 10 al 20 per cento del ferro nella galassia sia stato spostato in questa maniera, il che dovrebbe aver richiesto un qualche percento dell’energia totale prodotta dal buco nero.

L’immagine composita dell’ammasso di galassie Hydra A
 (sul sito originale si può vedere separatamente il contributo di tutte le diverse bande)

Crediti:X-ray: NASA/CXC/U.Waterloo/C.Kirkpatrick et al.; Radio: NSF/NRAO/VLA; Optical: Canada-France-Hawaii-Telescope/DSS

E’ interessante notare come  il buco nero supermassivo centrale non abbia soltanto spostato il materiale verso l’esterno, ma abbia anche creato una serie di impressionanti cavità nel gas caldo: tali cavità si creano proprio in seguito alla “spinta” del gas caldo che crea in tal modo delle ampie regioni di “vuoto”. Ad esempio, all’attività recente del buco nero è da collegarsi la presenza di un paio di grandi cavità – visibili come regioni in nero nella immagine – intorno alle zone di maggior emissione radio. Queste cavità sono così grandi che potrebbero contenere l’intera nostra Galassia! E non è tutto: altre cavità più grandi, ma ora meno visibili, si ritiene siano presenti, formati sempre da fenomeni di attività del buco nero, ma meno recenti. La larghezza di queste ultime è davero … immensa: si ritiene infatti si estendano per circa 670.000 anni luce…!

Chandra Press Release

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ESO lancia il sito GigaGalaxy Zoom

Davvero, è proprio pieno di stelle, là fuori! Sono appena state rilasciate online le prime tre immagini del nuovo progetto di ESO GigaGalaxy Zoom: queste già ci restituiscono un nuovo stupendo panorama dell’intera volta celeste visto dai siti osservativi di ESO in Cile: un panorama di ben 800 milioni di pixel! Il progetto è in fase di sviluppo, ma già è decisamente interessante, e val  bene una visita: GigaGalaxy permetterà di ammirare il cielo notturno come viene visto, ad occhio nudo, da alcune tra le migliori locazioni osservative nel mondo!

Una veduta panoramica della volta celeste, la prima immagine del progetto GigaGalaxy Zoom di ESO
Crediti: ESO/S. Brunier

L’immagine panoramica a 360 gradi, che copre l’intera volta celeste, rivela come poche altre l’immenso “panorama cosmico” che circonda il nostro piccolo pianeta. La suggestiva immagine serve come introduzione alle prime tre immagini ad alta risoluzione ospitate nel nuovo progetto GigaGalaxy Zoom, lanciato da ESO nel quadro dell’anno internazionale dell’astronomia 2009 (IYA2009). Il progetto ci restituisce una visione mozzafiato della Via Lattea: con questo “strumento” gli appassionati possono imparare in maniera affascinante di quanto differenti ed emozionanti oggetti celesti è composto il cielo, come nebule mutlicolori, stelle in esplosione, residui di supernova, e molti altri, semplicemente cliccando sulle rispettiva immagini.

In tale prospettiva, il progetto cerca di collegare l’esame del cielo notturno fatto ad occhio nudo con tutto quanto si può vedere soltanto con gli strumenti più sofisticati, normalmente appannaggio solo degli astronomi professionisti. La stupenda qualità delle immagini è un doveroso tributo allo splendore dei cielo notturno nei siti di ESO, dove sono localizzati alcuni tra i più efficienti e produttivi telescopi nel mondo.

ESO Press Release

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Decisa la destinazione per LCROSS

La NASA ha finalmente selezionato la destinazione finale per il suo Lunar Crater Observation and Sensing Satellite (più brevemente, LCROSS): dopo un viaggio di vari milioni di chilometri che è destinato ad includere diverse orbite intorno alla Terra e alla Luna, è stato stabilito che il cratere Cabeus A sulla Luna sarà l’obiettivo finale per la sonda, per i due impatti schedulati per le 7.30 del prossimo 9 ottobre.

La sonda LCROSS in una immagine artistica
Crediti: NASA

Il cratere è stato selezionato dopo una estesa analisi delle locazioni più adatte per permettere a LCROSS di valutare se esiste ghiaccio d’acqua al polo sud lunare. Difatti, la missione di LCROSS è proprio quella di inviare il suo stadio superiore Centaur a “impattare” sulla superficie perennemente in ombra nel cratere polare. Notate l’ingegnosità del “piano”: dopo l’impatto il satellite transiterà nella nube di polvere causata dall’impatto stesso e potrà misurare le proprietà, prima di collidere anch’esso con la superficie del nostro satellite.

Il team di LCROSS ha selezionato Cabeus A dopo un acceso dibattito all’interno della comunità degli scienziati lunari (non… lunatici, attenzione!) che ha incluso l’analisi dei dati provenienti da diverse missioni, come Kaguya, Chandrayaan-1, e il Lunar Reconnaissance Orbiter.

NASA Press Release

 

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L’importanza del campo magnetico nella formazione stellare

Detto in maniera semplice, le stelle si formano da nubi giganti di gas e polveri, che collassano sotto la propria gravità, diventando più dense e più calde fino ad innescare i processi di fusione nucleare. Nella realtà il quadro, sostanzialmente corretto, è però decisamente più complesso, con l’intervento di fattori differenti dalla pura forza di gravità. Difatti, ricerche recenti mostrano come i campi magnetici, ad esempio, possano giocare un ruolo assai importante nella formazione stellare, decisamente meno marginale di quanto ritenuto nel passato.

In generale, la formazione della stella è un gioco combinato di tre fattori: la gravità, la turbolenza e il campo magnetico. Il campo magnetico incanala su delle direzioni precise il flusso del gas, mentre la turbolenza induce una pressione verso l’esterno che contrasta la gravità.

La stupenda Nebulosa Aquila, sede di attiva formazione stellare
Crediti: NASA/ESA

Proprio l’importanza relativa della turbolenza e della gravità al centro di un dibattito che dura da diverso tempo. Per fare luce sulla questione, un gruppo di ricercatori, guidati dall’astronomo Hua-bai Li dell’Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics, ha studiato 25 nuclei di nubi molecolari, grandi ognuno circa un anno luce. I loro risultati sono importanti, poichè dimostrano come l’effetto dei campi magnetici prevalga sulla turbolenza, ed influenzi profondamente la dinamica della nascita delle stelle.

CFA Press Release

 

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Hubble riparte alla grande…

Nella giornata di ieri, caratterizzata dal primo rilascio delle nuove immagini del telescopio spaziale, gli astronomi hanno decretato Hubble un osservatorio completamente “ringiovanito”, pronto per una nuova emozionante decade di esplorazione…

“Questo è un altro passo importante nella conferma di questa stupenda missione. Noi europei siamo orgogliosi  di prendervi parte e ci congratuliamo di cuore con gli ingegneri, gli astronauti e gli scienziati che ci hanno portato fin qui”, ha detto David Southwood,  Direttore del reparto Scienza ed Esplorazione Robotica dell’ESA, l’ente spaziale europeo che collabora alla gestione del Telescopio Spaziale Hubble.

Anche alla NASA gli entusiasmi, comprensibilmente, non sono meno accesi: “Questo segna un nuovo inizio per Hubble,” dice Ed Weller dell’ente spaziale americano. “Il telescopio ha subito una profonda rimessa a punto e ora appare di gran lunga più potente che mai – ben equipaggiato per cavarseala bene nella prossima decade”

Bisogna anche dire che gli entusiasmi, tutto sommato, appaiono giustificati: i nuovi strumenti sono decisamente più moderni di quelli che vi erano istallati in precedenza, sono più sensibili alla luce e dunque promettono di aumentare sensibilmente l’efficienza di Hubble. Il telescopio spaziale è ora in grado di completare le osservazioni in una frazione del tempo che avrebbe dovuto impiegare prima della missione di “aggiornamento”. Inoltre, gli scienziati non nascondono anche la soddisfazione aggiuntiva motivata dalla ottima qualità delle nuove immagini (fornite dalla Wide Field Camera 3 e dalla rinnovata Advanced Camera for Surveys) e degli spettri (dal Cosmic Origins Spectrograph e dal Space Telescope Imaging Spectrograph).

Hubble ha davanti a se un cielo meraviglioso…
Crediti: NASA/Hubble

Non sono molte, probabilmente, le missioni scientifiche i cui risultati sono stati così numerosi e incisivi, da aver concorso a ridefinire l’insieme delle conoscenze in un dato settore: Hubble è uno di questi, nel campo astronomico. E con la sostanziale “rimessa a punto”, tutto fa pensare che continuerà ad esserlo.

Tutti questi risultati – documentati dalle foto disponibili online – sono una brillante dimostrazione del pieno successo della missione STS-125 effettuata dagli astronauti nel maggio di quest’anno: a loro, e ai tecnici che hanno pianificato la missione, dovremo veramente molto, nella ricerca scientifica d’avanguardia che Hubble promette di poter fare nei prossimi anni…!

SpaceTelescope Press Release

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Online le nuove immagini di Hubble!

Ci siamo… Finalmente – dopo un’attesa di diversi giorni dal primo annuncio –  sono state rilasciate online le immagini ottenute dal Telescopio Spaziale Hubble in seguito all’intervento degli astronauti per migliorare la qualità della camera a bordo del telescopio stesso!

Bisogna dire che anche da una prima occhiata alla foto, la Servicing Mission 4 – di cui abbiamo più volte parlato in queste pagine – è sicuramente servita a regalarci di nuovo uno strumento in grado di regalarci di nuovo risultati scientifici importantissimi – e immagini davvero suggestive!

A titolo di esempio, e per… stimolare l’appetito (!), ecco una nuova immagine della stupenda nebulosa planetaria NGC6302 (Crediti: NASA), acquisita con la nuova camera a largo campo WFC3 (istallata su Hubble dagli astronauti nel maggio di quest’anno). Vale senz’altro la pena di scorrere l’album disponibile online: non c’è davvero bisogno di essere scienziati, per comprendere come con l’Hubble rimesso a posto, si apra un’altra eccitante stagione per l’osservazione astronomica al di fuori dell’atmosfera!

Ad Hubble dobbiamo già tantissimo della nostra moderna comprensione dell’Universo: con queste migliorie, i suoi futuri contributi alla scienza astronomica si prospettano ancora del massimo interesse…..

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